Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 







MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web




 


VENERDI

PAGINA 1 PAGINA 2 PAGINA 3 PAGINA 4 PAGINA 5 PAGINA 6
Notiziario Marketpress di Venerdì 04 Novembre 2011
SANGUINETTO (PALAZZO TAIDELLI): LA FONDAZIONE ALDO MORELATO PRESENTA LA MOSTRA “100 PROGETTI PER ARREDARE L’UFFICIO”  
 
La Fondazione Aldo Morelato organizzerà dal 3 dicembre 2011 al 28 febbraio 2012 presso Palazzo Taidelli a Sanguinetto (Verona) una mostra che riunirà in un’unica esposizione i migliori progetti selezionati dalla giuria durante l’edizione 2011 del Concorso “Il Mobile Significante” dal tema“I luoghi del lavoro – Oggetti d’arredo per l’ufficio”. Un’occasione dove sarà possibile vedere in anteprima il prototipo del 1° premio vincitore del Bando: Balocco di Giuseppe Di Serafino (Ap), realizzato dall’azienda Morelato. Il progetto consiste in strutture modulari “aperte” assemblabili a piacere per formare molteplici soluzioni per gli spazi di lavoro. Questi elementi possono essere posizionati a muro (anche ad angolo) e/o come divisori di ambienti, affiancati oppure in versione singola. La particolare struttura presenta due assi che sorreggono i ripiani, uno in verticale e l’altro in obliquo. Sono previsti listelli usati come schienali che tagliano trasversalmente lo spazio tra ogni ripiano e sostegni che stabilizzano l’intera struttura. Il modulo singolo misura L 106 P 38 H 233 cm. Saranno presentati gli altri lavori segnalati dalla giuria che propongono creative interpretazioni di oggetti destinati al mondo dell’ufficio, tra i quali: l’altro premio vincitore ex equo “Giano” di Rocco De Gennaro e Andrea Favoni, i selezionati progetti “Plie” di Claudia Cordaro e Arcangelo Alessio Sollo e “Co.ala” di Valentina Bottaccini, Alessia Binelli e Nadia Turazza e i premi “Scuola Appio Spagnolo” “Yin E Yan” di Giorgio Meneghello e Gloria Strobbe e il sistema “Back & Front” di Maria Bonato e Gianluca Turcato. La valutazione è stata effettuata da un’illustre commissione composta da nomi prestigiosi dell’architettura e del design: Silvana Annichiarico (Direttore del Triennale Design Museum di Milano), Ugo La Pietra (progettista, teorico delle arti applicate e art director della Fondazione Aldo Morelato), Ettore Mocchetti (progettista e Direttore della rivista Ad), Angelo Cortesi (designer), Enrico Morteo (storico e critico di design) e Giorgio Morelato (Presidente della Fondazione Aldo Morelato). L’attività della Fondazione Aldo Morelato si sta consolidando sempre più sia sul territorio nazionale che internazionale. Come ogni anno anche quest’edizione 2011 ha riscosso un ottimo successo testimoniato dai numerosi partecipanti che da ogni parte del mondo hanno inviato centinaia di elaborati. Www.fondazionealdomorelato.org    
   
   
IL SETTECENTO A VERONA. TIEPOLO, CIGNAROLI, ROTARI  
 
Il Comune di Verona, con l´Assessorato alla Cultura e il Museo di Castelvecchio, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, presenta la mostra "Il Settecento a Verona. Tiepolo, Cignaroli, Rotari. La nobiltà della pittura", una grande rassegna espositiva che vuole approfondire un momento della civiltà pittorica scaligera finora mai indagato. La mostra, curata da Fabrizio Magani, Paola Marini e Andrea Tomezzoli, è incentrata sulle peculiarità che la cultura e la tradizione pittorica assunsero nel Settecento a Verona, città che riuscì a mantenere sempre autonomia e originalità rispetto alle correnti dominanti nella vicina Venezia. Con 150 capolavori tra dipinti, disegni, stampe e documenti, provenienti da importanti musei stranieri come l´Ermitage di Pietroburgo, il Prado di Madrid, il Victoria and Albert di Londra, la Gemäldegalerie di Dresda, il Kunsthistorisches di Vienna, lo Szépmuvészeti di Budapest, oltre che dai principali musei italiani, la mostra porta Tiepolo e i suoi contemporanei alla Gran Guardia. Ampio spazio sarà dedicato a due importanti artisti veronesi: Pietro Antonio Rotari, definito il "pittore della corte russa" per aver lavorato a lungo a servizio degli zar e dell´imperatrice Elisabetta, e Giambettino Cignaroli, fondatore dell´Accademia di Pittura che porta il suo nome. I due furono emblemi di un classicismo di grande innovazione e modernità che, grazie al patrocinio di un altro grande veronese, Scipione Maffei, ha dominato la pittura dell´intero secolo. Le sezioni della mostra daranno conto anche della ricchezza e della varietà dei risultati conseguiti a Verona nell´età dei Lumi, nonché della rete di committenti prestigiosi - anche internazionali (del calibro di Stanislao Augusto Poniatowsky di Polonia, dei principi di Sassonia, di Clemente Augusto di Baviera o Carlo Firmian, plenipotenziario di Maria Teresa) - che richiesero opere veronesi. Nell´esposizione avrà un posto speciale la sezione dedicata ai vedutisti come Bernardo Bellotto, così come il nucleo di opere realizzate per la città scaligera da Giambattista e Giandomenico Tiepolo. Con modalità assolutamente innovative, grazie all´ausilio delle nuove tecnologie, il pubblico avrà il privilegio esclusivo di scoprire il lavoro di recupero che ha portato alla restituzione virtuale del soffitto dipinto da Giambattista Tiepolo per Palazzo Canossa a Verona, andato in parte distrutto al termine della seconda guerra mondiale. La mostra sarà integrata da itinerari che guideranno il visitatore alla scoperta, da un lato, di opere d´arte sacra conservate nelle chiese di Verona, dall´altro, di straordinari interventi pittorici realizzati per palazzi e ville signorili della città e della provincia che sveleranno il secolo d´oro della decorazione delle ville venete. Alla realizzazione di questa importate iniziativa partecipano il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto, Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, l´Università degli Studi di Verona, l´Università degli Studi di Padova, la Fondazione Ermitage Italia. Contribuiscono: Regione Veneto, Fondazione Cariverona, Agsm, Banco Popolare di Verona, Camera di Commercio di Verona - Winetop, Fondazione Masi, Inner Wheel Distretto 206 Italia, Rotary Distretto 2050 e 2060. Collaborano: Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Verona, Amici di Castelvecchio e dei Civici Musei d´Arte di Verona. Il Settecento a Verona. Tiepolo, Cignaroli, Rotari Verona, piazza Bra, Palazzo della Gran Guardia Dal 26 novembre 2011 al 9 aprile 2012 Catalogo Silvana Editoriale Orari lun. - dom. 9.30 alle 19.30 31 dicembre 9.30 - 18.00 1 gennaio 13.30 - 19.30 25 dicembre chiusura Biglietti Intero 10,00 euro Ridotto* 8,00 euro Prenotazioni biglietti e visite guidate: Singoli e Gruppi Silvana Editoriale tel. 02 61 83 64 44 Scuole Aster, tel . 045 80 36 353 / 045 59 71 40 www.Settecentoaverona.it    
   
   
MILANO (MATTEO LAMPERTICO - ARTE ANTICA E MODERNA): TANCREDI: NATURA E SPAZIO OPERE DAL 1955 AL 1957 A CURA DI FRANCESCO TEDESCHI  
 
La galleria Matteo Lampertico Arte Antica e Moderna ha aperto la stagione autunnale con un’importante mostra monografica dedicata all’opera di Tancredi, a cura di Francesco Tedeschi, dal titolo Tancredi: natura e spazio. Opere dal 1955 al 1957. Dopo l’antologica di Feltre, la galleria presenta - fino al 23 dicembre - uno straordinario nucleo di una decina di dipinti che coprono un arco temporale tra il 1955 e il 1957, un periodo estremamente fecondo e significativo per questo artista tragicamente scomparso nel 1964. L’evento prende in considerazione uno dei momenti cruciali dell’attività dell’artista, in cui l’interesse per lo ‘spazio’ - ispirato da Fontana e dal suo “Movimento Spaziale” a cui l’artista aveva aderito nel 1952 – si affianca al profondo interesse per la natura che Tancredi affronta avvalendosi di un linguaggio artistico completamente astratto e sperimentale, dove il colore risulta frantumato in un caleidoscopio di segni per esprimere un’idea di spazio infinito. Nel gruppo delle opere esposte spiccano 4 inediti visibili in Italia per la prima volta, oltre a 3 opere che sono state presentate in anteprima a Feltre; si tratta di un nucleo di ben 7 capolavori tra i protagonisti dell’importante esposizione presentata alla Saidenberg Gallery di New York nel marzo 1958: la prima ed unica mostra realizzata da Tancredi negli Stati Uniti, grazie al fondamentale sostegno di Peggy Guggenheim da lui conosciuta agli inizi degli anni Cinquanta a Venezia. Poche sono le informazioni relative alla mostra di New York – cui seguì la personale alla Hanover Gallery di Londra nell’aprile dello stesso anno - ma molto si è potuto comprendere al ritrovamento di questo nucleo che non è stato menzionato neppure nel catalogo generale dell’artista edito nel 1997 da Dalai Emiliani. I sette dipinti della personale del 1958 di New York ora esposti alla galleria Lampertico sono quindi presentati per la prima volta al pubblico in una galleria privata italiana. Di questo nucleo ricordiamo gli inediti in esposizione: un olio del 1956 (Senza Titolo, cm 120x140) ed un olio del 1957 (cm 100x140) a cui si affiancano due pastelli e tempera su carta, di simili dimensioni (ca. Cm 73x104 cad.) entrambi del 1955. Fra le opere già esposte a Feltre spiccano Giardini a Venezia, un grande olio su tela di quasi due metri realizzato nel 1957, che nell’antologica appena terminata era collocato accanto al dipinto di analoghe dimensioni di proprietà del Brooklyn Museum, ed altre due tele : Senza Titolo del 1955 (olio su tela, cm 120x120) ed Senza titolo (olio su tela, cm 130x160), privo di data ma riconducibile allo stesso periodo. Accanto a questo nucleo straordinario, si raccolgono in mostra altre opere di altrettanta forza e qualità espressiva che, nello spirito di un continuo bisogno di sperimentazione e cambiamento, lo accompagnano alla svolta verso l’Informale del 1958. L’ammirazione della Guggenheim per l’artista lo introdusse nei più importanti ambienti artistici e collezionistici americani ed europei, contribuendo in modo significativo alla diffusione dell’opera e dello stile di Tancredi al di fuori dei confini italiani. Fondamentali furono anche le numerose e mirate donazioni di opere a musei internazionali fatte direttamente dalla collezionista americana. Il confronto - reso possibile da Peggy Guggenheim - con i maestri a lui contemporanei delle avanguardie e dell’espressionismo astratto americano facilita la creazione di una lunga e fortunata serie di opere. “Tancredi, con la sua pittura – commenta l’americana in un testo critico per una mostra dell’artista a Venezia nel 1953 – crea una nuova filosofia poetica per coloro che non posseggono né telescopi né razzi: quanto fortunati noi che abbiamo tali cristallizzazioni da trasportarci […] verso altri mondi.” La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale con testo critico in italiano e inglese di Francesco Tedeschi. Catalogo edito da Silvana Editoriale con testo di Francesco Tedeschi info@matteolampertico.It  http://www.matteolampertico.it/  
   
   
LEGNANO (PALAZZO LEONE DA PEREGO): MOSTRA ZORAN MUSIC - DAL 19 NOVEMBRE AL 19 FEBBRAIO 2012  
 
Novanta opere – più di 50 dipinti, oltre a disegni, acquerelli, tecniche miste e incisioni – ripercorrono la carriera di uno dei maestri del Novecento, i cui lavori hanno caratterizzato il panorama creativo italiano e internazionale. In contemporanea, le sale del palazzo legnanese accoglieranno la personale di Daniele Galliano, uno dei protagonisti della pittura figurativa italiana. Dopo il successo di Rodin. Le origini del genio, con 40.000 visitatori, Legnano propone un’esposizione di rilievo storico e critico, dedicata a Zoran Music (Gorizia, 1909 – Venezia, 2005), una delle personalità più riconosciute dell’arte italiana del Novecento. Curata da Flavio Arensi, direttore artistico di Sale – Spazi Arte Legnano, l’iniziativa, dal titolo Se questo è un uomo, presenterà novanta opere – più di 50 dipinti, oltre a disegni, acquerelli, tecniche miste e incisioni – in grado di ripercorrere, attraverso i suoi cicli più importanti, la carriera dell’artista che meglio ha saputo unire tematiche e visioni dei grandi maestri europei che hanno indagato l´umanità. Music è stato celebrato dalle più importanti istituzioni italiane e straniere, come testimonia l’ampia retrospettiva del Grand Palais di Parigi nel 1995, oltre a quelle di Villa Medici a Roma e di Palazzo Reale a Milano nel 1992, del Musée d’Art Moderne della capitale francese (la prima antologica di un artista ancora vivente) e alle varie partecipazioni alla Biennale di Venezia. La mostra legnanese ruoterà attorno al fulcro costituito dal ciclo Noi non siamo gli ultimi, iniziato negli anni Settanta, dedicato al dramma della deportazione e dell´internamento nel campo di Dachau della Germania nazista, unanimemente considerato dalla critica internazionale il più interessante e intenso nucleo pittorico del maestro. Saranno esposti anche alcuni disegni del 1945 realizzati proprio a Dachau. Questi disegni e molti dei dipinti del ciclo sono totalmente inediti per l´Italia, essendo stati per lungo tempo in collezioni private americane e da poco rientrati in Europa. Sette sono le sezioni che compongono il percorso della retrospettiva, all’interno del quale si osserverà come, dai paesaggi dalmati fino alle ultime estreme figure degli anni Novanta, passando attraverso i motivi vegetali o le vedute urbane, il linguaggio di Music usi una medesima grammatica poetica, ponendo sempre al centro della propria analisi il “nodo” umano, l´esperienza esistenziale. Si tratta, dunque, di una sorta di viaggio che rimanda ai singoli nuclei pittorici, unendo tutti i periodi storici, dagli esordi degli anni Quaranta, fino alle ultime realizzazioni. All´interno del mondo di Music si sente costantemente una forte attrazione per la vita, in ogni sua particolare declinazione e forma. I grandi pini si trasformano così nelle mani aguzze dei morti, che tornano in forma di corda usata per i moli veneziani, e i grandi territori dalmati sono una amplificazione dei confini della serie litografica della Cadastre de cadavres - un doloroso cumulo di corpi scheletrici senza vita - mentre gli autoritratti e i ritratti dell’amata moglie Ida, o le figure uncinate, sono la trasfigurazione del mistero della vita, tutto con un ritmo pittorico unico fra gli artisti del secolo scorso. Per il Sindaco di Legnano Lorenzo Vitali «Le nuove iniziative espositive rappresentano, dopo il grande successo di Rodin, la continuazione di un impegno ormai decennale dell’amministrazione legnanese nel campo dell’arte. In un periodo economicamente difficile, la città tiene fede a un progetto culturale forte che in questi anni ha portato sul territorio artisti di importanza internazionale, con grandi riscontri sia di pubblico che di critica. La cultura si conferma dunque un bisogno fondamentale per tutti, tanto più in periodi duri, poiché porta alle persone ricchezza interiore e identitaria, insieme ad una speranza per il futuro». L’esposizione, che aprirà l´anno di iniziative legate alla Slovenia e a Maribor capitale della cultura europea 2012, si avvale di un comitato scientifico composto da Flavio Arensi, Adriano Baccilieri, direttore Accademia di Belle Arti di Bologna, Flaminio Gualdoni, preside del Dipartimento di comunicazione e didattica dell´arte all’Accademia di Belle Arti di Brera, Luca Beatrice, critico e storico dell´arte, Gojko Zupan, storico dell´arte e tra i maggiori esperti di Music, Lorenzo Respi, assistente alla curatela della Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano, Davide W. Pairone, ricercatore all’Università per Stranieri di Perugia. L’iniziativa s’inserisce in linea di continuità con l’attività di Sale – Spazi d’Arte Legnano, nel solco tracciato dalle monografiche dedicate a Francisco Goya, Käthe Kollwitz, Varlin, Leonardo Cremonini che di Music sono stati colleghi e compagni di viaggio o semplicemente dei maestri da cui trarre ispirazione. Catalogo Umberto Allemandi & C con testi di Flavio Arensi, Gojko Zupan, Lorenzo Respi, Davide W. Pairone, e una testimonianza su Music del grande scrittore italo-sloveno Boris Pahor. In contemporanea, dal 19 novembre 2011 al 19 febbraio 2012, Palazzo Leone da Perego di Legnano ospiterà Urbi et Orbi, la personale di Daniele Galliano, uno dei principali protagonisti della pittura figurativa del nostro paese a partire dagli anni Novanta, che ha iniziato portando all’estremo l’idea di corpo per poi indagare il paesaggio e gli spazi aperti con una ricerca tutta interna al linguaggio della pittura, ben aldilà dell’immagine stessa. La mostra, curata da Luca Beatrice, presenterà un corpus di venti dipinti dell’artista torinese (Pinerolo, 1961). La sua pittura implica un tempo che si concentra sulla dimensione del momento attuale, privo di passato e di futuro. I suoi quadri più attuali hanno inquadrature non frontali, spesso pochi colori e propongono una prospettiva priva di profondità per marcare la loro dimensione assoluta in un presente in continuo movimento. Il linguaggio espressivo dell’artista, fin dagli esordi, si caratterizza per quel lasciare in voluta evidenza il fatto che ogni dipinto è tratto da una foto, oppure nasce da un’immagine vista, catturata e rielaborata attraverso una forte componente emotiva. In catalogo testi di Luca Beatrice, Flavio Arensi, Silvia Bottani. Maurizio Cozzi, assessore alla cultura della città di Legnano, sottolinea «la grande attenzione che la città dedica ai maestri della nostra contemporaneità. Music, d´altronde, ha caratterizzato il dialogo fra la cultura mediterranea e quella nordeuropea, traducendo in pittura il dramma che ha segnato il nostro continente, ma senza trasformalo in una presa di posizione faziosa, invece richiamando tutti gli uomini ai propri doveri di esseri civili. Anche Galliano dimostra un´attenzione particolare per l´uomo, in tutte le sue dimensioni, da quella intima e sessuale, fino ai grandi raduni di massa, ed è un piacere per la città cercare un confronto fra due personalità tanto potenti nell´uso del linguaggio pittorico». Catalogo Umberto Allemandi & C. Anton Zoran Music nasce nel 1909 il 12 febbraio 1909 nel villaggio di Bukovica presso Gorizia, all’epoca città sotto il dominio austro-ungarico. Nel 1922 segue la famiglia in Austria, dove realizza i primi disegni. Tra il 1930 e il 1935 frequenta l’Accademia di Belle Arti a Zagabria, allievo del pittore croato Babic, formatosi presso Von Stuck a Monaco. Sempre nel 1935, conclusi gli studi, soggiorna a Madrid e a Toledo. L’anno seguente risiede in Dalmazia. Partecipa a due mostre collettive a Zagabria e Lubiana (1941-1942). In seguito all’occupazione italiana di territori dalmati e sloveni, rientra a Gorizia. Nel 1943 espone a Trieste (Galleria De Crescenzo) e alla Piccola Galleria di Venezia. Nel 1944 le Ss lo deportano a Dachau, dove disegna in una febbrile e segreta attività le vittime dell’Olocausto. Dall’aprile del 1945 è libero. Torna a Venezia, dove dipinge i primi Cavallini, che diverrano un soggetto tipico, assieme alle serie delle Zattere e di San Marco. Nel 1948 espone a Venezia (Biennale) e a Roma (Galleria l’Obelisco). Kokoschka visita più volte il suo studio, molto frequentato anche da Campigli. Vende diversi dipinti alla contessa Pecci-blunt e alla principessa Caetani (sue collezioniste). Soggiorna spesso in Svizzera, specie a Zurigo e vi esegue le prime litografie (1948), incide per la prima volta a puntasecca nel 1949 a Venezia (le più antiche acqueforti risalgono invece al 1955). Vince, assieme a Corpora, il Premio Parigi per la pittura (1951), esponendo quindi alla Galérie de France a Parigi (1952), con la quale stipula un contratto che gli consente di stabilirsi nella città francese (1953). In questo periodo si afferma professionalmente. Ha uno studio a Montparnasse, un altro presso l’Accademia di Venezia; si fa conoscere a New York (1953-1954), Londra e partecipa alla Quadriennale romana con una sala personale (1955). Ottiene il Premio della Grafica alla Biennale Internazionale di Venezia (1956), alla Biennale di Lubiana (1957) e il Premio Unesco alla Biennale veneziana (1960). Nel frattempo incrementa l’attività d’incisore e, più tardi, di litografo. Nel 1962 viene pubblicato il catalogo completo dei suoi disegni dal 1947 al 1961, anno peraltro cui risale l’avvio di una produttiva collaborazione con il gallerista Ugo Meneghini. Vanno citate le ampie retrospettive svoltesi a Parigi (1972), Darmstadt (1977), Venezia (1980), e l’antologica del Grand Palais di Parigi (1995) e le mostre “Music opere” 1946-1985, Venezia, Ala Napoleonica e Museo Correr (1985) e “Zoran Music” all’Accademia di Francia in Roma (1992). Muore nel 2005 a Venezia. Daniele Galliano nasce a Pinerolo (To) nel 1961. Completamente autodidatta, da ragazzo dipinge ritratti di turisti in Liguria e studia i grandi maestri e la storia della pittura. Incoraggiato da alcuni suoi giovani colleghi, presenta i suoi lavori all’Unione Culturale di Torino nel 1991, ottenendo immediato successo e iniziando a collaborare con alcune prestigiose gallerie italiane, tra cui In Arco, Torino, Studio Cannaviello, Milano, Studio Raffaelli, Trento, Marco Noire, Torino. Nel 1996 tiene la sua prima personale da Annina Nosei a New York, esponendo diverse volte all’estero – Galerie Voss, Düsseldorf, Galeria Districto Cu4tro, Madrid, Livingstone Gallery, De Haag, Esso Gallery, New York, Södertälje konsthall, Svezia. Nel 2009 ha rappresentato l´Italia alla Biennale di Venezia. Vive e lavora a Torino. Info: Zoran Music. Se questo è un uomo - Legnano, Palazzo Leone da Perego (via Gilardelli, 10) - 19 novembre 2011/19 febbraio 2012: Daniele Galliano. Urbi et Orbi - Legnano, Palazzo Leone da Perego (via Gilardelli, 10)- 19 novembre 2011/19 febbraio 2012  
   
   
LEGNANO (PALAZZO LEONE DA PEREGO): MOSTRA ZORAN MUSIC - DAL 19 NOVEMBRE AL 19 FEBBRAIO 2012  
 
Novanta opere – più di 50 dipinti, oltre a disegni, acquerelli, tecniche miste e incisioni – ripercorrono la carriera di uno dei maestri del Novecento, i cui lavori hanno caratterizzato il panorama creativo italiano e internazionale. In contemporanea, le sale del palazzo legnanese accoglieranno la personale di Daniele Galliano, uno dei protagonisti della pittura figurativa italiana. Dopo il successo di Rodin. Le origini del genio, con 40.000 visitatori, Legnano propone un’esposizione di rilievo storico e critico, dedicata a Zoran Music (Gorizia, 1909 – Venezia, 2005), una delle personalità più riconosciute dell’arte italiana del Novecento. Curata da Flavio Arensi, direttore artistico di Sale – Spazi Arte Legnano, l’iniziativa, dal titolo Se questo è un uomo, presenterà novanta opere – più di 50 dipinti, oltre a disegni, acquerelli, tecniche miste e incisioni – in grado di ripercorrere, attraverso i suoi cicli più importanti, la carriera dell’artista che meglio ha saputo unire tematiche e visioni dei grandi maestri europei che hanno indagato l´umanità. Music è stato celebrato dalle più importanti istituzioni italiane e straniere, come testimonia l’ampia retrospettiva del Grand Palais di Parigi nel 1995, oltre a quelle di Villa Medici a Roma e di Palazzo Reale a Milano nel 1992, del Musée d’Art Moderne della capitale francese (la prima antologica di un artista ancora vivente) e alle varie partecipazioni alla Biennale di Venezia. La mostra legnanese ruoterà attorno al fulcro costituito dal ciclo Noi non siamo gli ultimi, iniziato negli anni Settanta, dedicato al dramma della deportazione e dell´internamento nel campo di Dachau della Germania nazista, unanimemente considerato dalla critica internazionale il più interessante e intenso nucleo pittorico del maestro. Saranno esposti anche alcuni disegni del 1945 realizzati proprio a Dachau. Questi disegni e molti dei dipinti del ciclo sono totalmente inediti per l´Italia, essendo stati per lungo tempo in collezioni private americane e da poco rientrati in Europa. Sette sono le sezioni che compongono il percorso della retrospettiva, all’interno del quale si osserverà come, dai paesaggi dalmati fino alle ultime estreme figure degli anni Novanta, passando attraverso i motivi vegetali o le vedute urbane, il linguaggio di Music usi una medesima grammatica poetica, ponendo sempre al centro della propria analisi il “nodo” umano, l´esperienza esistenziale. Si tratta, dunque, di una sorta di viaggio che rimanda ai singoli nuclei pittorici, unendo tutti i periodi storici, dagli esordi degli anni Quaranta, fino alle ultime realizzazioni. All´interno del mondo di Music si sente costantemente una forte attrazione per la vita, in ogni sua particolare declinazione e forma. I grandi pini si trasformano così nelle mani aguzze dei morti, che tornano in forma di corda usata per i moli veneziani, e i grandi territori dalmati sono una amplificazione dei confini della serie litografica della Cadastre de cadavres - un doloroso cumulo di corpi scheletrici senza vita - mentre gli autoritratti e i ritratti dell’amata moglie Ida, o le figure uncinate, sono la trasfigurazione del mistero della vita, tutto con un ritmo pittorico unico fra gli artisti del secolo scorso. Per il Sindaco di Legnano Lorenzo Vitali «Le nuove iniziative espositive rappresentano, dopo il grande successo di Rodin, la continuazione di un impegno ormai decennale dell’amministrazione legnanese nel campo dell’arte. In un periodo economicamente difficile, la città tiene fede a un progetto culturale forte che in questi anni ha portato sul territorio artisti di importanza internazionale, con grandi riscontri sia di pubblico che di critica. La cultura si conferma dunque un bisogno fondamentale per tutti, tanto più in periodi duri, poiché porta alle persone ricchezza interiore e identitaria, insieme ad una speranza per il futuro». L’esposizione, che aprirà l´anno di iniziative legate alla Slovenia e a Maribor capitale della cultura europea 2012, si avvale di un comitato scientifico composto da Flavio Arensi, Adriano Baccilieri, direttore Accademia di Belle Arti di Bologna, Flaminio Gualdoni, preside del Dipartimento di comunicazione e didattica dell´arte all’Accademia di Belle Arti di Brera, Luca Beatrice, critico e storico dell´arte, Gojko Zupan, storico dell´arte e tra i maggiori esperti di Music, Lorenzo Respi, assistente alla curatela della Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano, Davide W. Pairone, ricercatore all’Università per Stranieri di Perugia. L’iniziativa s’inserisce in linea di continuità con l’attività di Sale – Spazi d’Arte Legnano, nel solco tracciato dalle monografiche dedicate a Francisco Goya, Käthe Kollwitz, Varlin, Leonardo Cremonini che di Music sono stati colleghi e compagni di viaggio o semplicemente dei maestri da cui trarre ispirazione. Catalogo Umberto Allemandi & C con testi di Flavio Arensi, Gojko Zupan, Lorenzo Respi, Davide W. Pairone, e una testimonianza su Music del grande scrittore italo-sloveno Boris Pahor. In contemporanea, dal 19 novembre 2011 al 19 febbraio 2012, Palazzo Leone da Perego di Legnano ospiterà Urbi et Orbi, la personale di Daniele Galliano, uno dei principali protagonisti della pittura figurativa del nostro paese a partire dagli anni Novanta, che ha iniziato portando all’estremo l’idea di corpo per poi indagare il paesaggio e gli spazi aperti con una ricerca tutta interna al linguaggio della pittura, ben aldilà dell’immagine stessa. La mostra, curata da Luca Beatrice, presenterà un corpus di venti dipinti dell’artista torinese (Pinerolo, 1961). La sua pittura implica un tempo che si concentra sulla dimensione del momento attuale, privo di passato e di futuro. I suoi quadri più attuali hanno inquadrature non frontali, spesso pochi colori e propongono una prospettiva priva di profondità per marcare la loro dimensione assoluta in un presente in continuo movimento. Il linguaggio espressivo dell’artista, fin dagli esordi, si caratterizza per quel lasciare in voluta evidenza il fatto che ogni dipinto è tratto da una foto, oppure nasce da un’immagine vista, catturata e rielaborata attraverso una forte componente emotiva. In catalogo testi di Luca Beatrice, Flavio Arensi, Silvia Bottani. Maurizio Cozzi, assessore alla cultura della città di Legnano, sottolinea «la grande attenzione che la città dedica ai maestri della nostra contemporaneità. Music, d´altronde, ha caratterizzato il dialogo fra la cultura mediterranea e quella nordeuropea, traducendo in pittura il dramma che ha segnato il nostro continente, ma senza trasformalo in una presa di posizione faziosa, invece richiamando tutti gli uomini ai propri doveri di esseri civili. Anche Galliano dimostra un´attenzione particolare per l´uomo, in tutte le sue dimensioni, da quella intima e sessuale, fino ai grandi raduni di massa, ed è un piacere per la città cercare un confronto fra due personalità tanto potenti nell´uso del linguaggio pittorico». Catalogo Umberto Allemandi & C. Anton Zoran Music nasce nel 1909 il 12 febbraio 1909 nel villaggio di Bukovica presso Gorizia, all’epoca città sotto il dominio austro-ungarico. Nel 1922 segue la famiglia in Austria, dove realizza i primi disegni. Tra il 1930 e il 1935 frequenta l’Accademia di Belle Arti a Zagabria, allievo del pittore croato Babic, formatosi presso Von Stuck a Monaco. Sempre nel 1935, conclusi gli studi, soggiorna a Madrid e a Toledo. L’anno seguente risiede in Dalmazia. Partecipa a due mostre collettive a Zagabria e Lubiana (1941-1942). In seguito all’occupazione italiana di territori dalmati e sloveni, rientra a Gorizia. Nel 1943 espone a Trieste (Galleria De Crescenzo) e alla Piccola Galleria di Venezia. Nel 1944 le Ss lo deportano a Dachau, dove disegna in una febbrile e segreta attività le vittime dell’Olocausto. Dall’aprile del 1945 è libero. Torna a Venezia, dove dipinge i primi Cavallini, che diverrano un soggetto tipico, assieme alle serie delle Zattere e di San Marco. Nel 1948 espone a Venezia (Biennale) e a Roma (Galleria l’Obelisco). Kokoschka visita più volte il suo studio, molto frequentato anche da Campigli. Vende diversi dipinti alla contessa Pecci-blunt e alla principessa Caetani (sue collezioniste). Soggiorna spesso in Svizzera, specie a Zurigo e vi esegue le prime litografie (1948), incide per la prima volta a puntasecca nel 1949 a Venezia (le più antiche acqueforti risalgono invece al 1955). Vince, assieme a Corpora, il Premio Parigi per la pittura (1951), esponendo quindi alla Galérie de France a Parigi (1952), con la quale stipula un contratto che gli consente di stabilirsi nella città francese (1953). In questo periodo si afferma professionalmente. Ha uno studio a Montparnasse, un altro presso l’Accademia di Venezia; si fa conoscere a New York (1953-1954), Londra e partecipa alla Quadriennale romana con una sala personale (1955). Ottiene il Premio della Grafica alla Biennale Internazionale di Venezia (1956), alla Biennale di Lubiana (1957) e il Premio Unesco alla Biennale veneziana (1960). Nel frattempo incrementa l’attività d’incisore e, più tardi, di litografo. Nel 1962 viene pubblicato il catalogo completo dei suoi disegni dal 1947 al 1961, anno peraltro cui risale l’avvio di una produttiva collaborazione con il gallerista Ugo Meneghini. Vanno citate le ampie retrospettive svoltesi a Parigi (1972), Darmstadt (1977), Venezia (1980), e l’antologica del Grand Palais di Parigi (1995) e le mostre “Music opere” 1946-1985, Venezia, Ala Napoleonica e Museo Correr (1985) e “Zoran Music” all’Accademia di Francia in Roma (1992). Muore nel 2005 a Venezia. Daniele Galliano nasce a Pinerolo (To) nel 1961. Completamente autodidatta, da ragazzo dipinge ritratti di turisti in Liguria e studia i grandi maestri e la storia della pittura. Incoraggiato da alcuni suoi giovani colleghi, presenta i suoi lavori all’Unione Culturale di Torino nel 1991, ottenendo immediato successo e iniziando a collaborare con alcune prestigiose gallerie italiane, tra cui In Arco, Torino, Studio Cannaviello, Milano, Studio Raffaelli, Trento, Marco Noire, Torino. Nel 1996 tiene la sua prima personale da Annina Nosei a New York, esponendo diverse volte all’estero – Galerie Voss, Düsseldorf, Galeria Districto Cu4tro, Madrid, Livingstone Gallery, De Haag, Esso Gallery, New York, Södertälje konsthall, Svezia. Nel 2009 ha rappresentato l´Italia alla Biennale di Venezia. Vive e lavora a Torino. Info: Zoran Music. Se questo è un uomo - Legnano, Palazzo Leone da Perego (via Gilardelli, 10) - 19 novembre 2011/19 febbraio 2012: Daniele Galliano. Urbi et Orbi - Legnano, Palazzo Leone da Perego (via Gilardelli, 10)- 19 novembre 2011/19 febbraio 2012  
   
   
SONDRIO: IN CONFIDENZA COL SACRO  
 
"In confidenza col sacro" racconta della tradizione, antichissima e ormai desueta o residuale, di vestire le statue, soffermandosi in particolare nelle vallate al centro dell´arco alpino tra l´Alta Lombardia e la Svizzera meridionale, con uno sguardo aperto ai territori limitrofi, lombardi e non solo. La mostra, promossa dalla Fondazione - Centro Studi "Nicolò Rusca", dal Gruppo Credito Valtellinese e dal Mvsa - Museo Valtellinese di Storia e Arte, e curata da Francesca Bormetti, è allestita a Sondrio, in Valtellina, dal 10 dicembre 2011 al 26 febbraio 2012 nella doppia sede espositiva Galleria Credito Valtellinese e del Mvsa. Le statue vestite, in stragrande maggioranza simulacri della Madonna, avevano il corpo (in molti casi un semplice "torsolo") in legno o in altri materiali "poveri", i volti modellati in modo naturalistico e gli arti generalmente snodabili. Vestite con biancheria intima, corpetti e preziosi abiti, gioielli e corone, si trasformavano in un suntuoso simbolo sacro e costituivano un patrimonio di fede, prima ancora che d´arte, amato in tutto il mondo cattolico, dall´Europa all´America Latina. Portate in processione, ospitate sugli altari, venerate dalle confraternite, testimoniavano di un Sacro familiare e "indigeno": simile e prossimo ai suoi fedeli. In seguito, questi simulacri, ritenuti indecorosi e fatti oggetto di un culto a rischio di superstizione, vennero esautorati e sostituiti da effigi "moderne", qualche volta in legno ma anche in gesso o in plastica. Prodotti seriali, coloratissimi e di grande effetto scenico, simulacri però "freddi", da ammirare a distanza, non più da vestire e da accudire. I documenti ricordano, per esempio, come alcune delle antiche Madonne godessero di corredi che nemmeno una principessa poteva permettersi: in una chiesa veneziana la dotazione di una sola Vergine era di 61 diversi abiti completi. Le cerimonie di vestizione erano veri e propri rituali di "sacralizzazione" affidati rigorosamente a mani femminili cui toccava "far bella" la statua alla vigilia dell´annuale esposizione in chiesa e della processione. Per preparare al meglio la statua, le vestitrici facevano ricorso ai capi migliori del corredo tessile, e in alcune zone era contemplato anche l´uso di profumi e del trucco per le labbra e il viso. In occasione della festa o di particolari circostanze bisognose di riti propiziatori o di riparazione, toccava agli uomini, in genere, porsele sulle spalle e portarle in processione, attorno alla chiesa o lungo le vie del paese o anche percorrendo erte mulattiere di montagna. Probabilmente erano tantissime le chiese in cui si veneravano queste "statue vive", con cui si entrava in "amorosa corrispondenza" donando anche solo semplici gioiellini, vestiti, fazzoletti, corone, o ex voto per grazie ricevute. Di questo diffuso fenomeno, la mostra di Sondrio delinea un segmento, territorialmente limitato, ma altamente significativo. Un materiale di conoscenza e di confronto prezioso in quanto frutto di una indagine capillare, approfondita e precisa. Nella doppia sede della mostra nel cuore storico di Sondrio, vengono presentate al pubblico una ventina di statue vestite, proposte in un allestimento raffinato e "leggero". Accanto alle effigi di Madonne avvolte nello splendore di ori e sete, ma anche in "sottana" o "nude", vengono esposti corredi tessili, gioielli, materiali relativi al contesto storico e geografico, e filmati che documentano usanze e riti tutt´ora in uso. Il volume di studi, che accompagna la mostra, documenta il lavoro di studio e di ricerca multidisciplinare che il gruppo di autorevoli studiosi, coordinato da Francesca Bormetti, ha prodotto. Un risultato frutto di rigorose e estese indagini sul campo, di pazienti e intelligenti affondi negli archivi storici del territorio, oltre che di ben fondate metodologie di indagine e di aggiornate e approfondite teorie interpretative nell´ambito dei saperi specialistici espressi da discipline quali storia della chiesa, antropologia, storia del tessuto e della moda, storia dell´arte e storia della fotografia. Risultati che hanno restituito testimonianze di un numero significativo di simulacri, presenti sul territorio con una diffusione insospettata, purtroppo in buona parte dispersi. Le indagini, comunque, hanno consentito di mettere in giusta evidenza ciò che rimane e, in alcuni casi, anche il recupero di esemplari ormai nell´ombra e condannati all´oblio e alla distruzione. Sono oggetti di storia sacra, del costume e dell´arte che, attraverso la grande doppia esposizione sondriese, vengono restituiti al territorio e alla più complessiva conoscenza della civiltà contadina, con il dichiarato auspicio che questa mostra possa promuovere un rinnovato rispetto per questi manufatti e metta in luce la necessità di una adeguata conservazione. Il volume di studi, edito da Fondazione - Centro Studi "Nicolò Rusca", Gruppo Credito Valtellinese e Mvsa - Museo Valtellinese di Storia e Arte, sarà in vendita, durante tutto il periodo espositivo, presso le sedi della mostra al prezzo speciale di euro 42,00, anziché di euro 50,00. Titolo In Confidenza Col Sacro Statue vestite al centro delle Alpi. Sedi Galleria Credito Valtellinese Piazza Quadrivio, 8 - Sondrio, Mvsa - Museo Valtellinese di Storia e Arte Via M. Quadrio, 27 - Sondrio. Durata 10 dicembre 2011 - 26 febbraio 2012.522.738 www.Creval.it    
   
   
“QUATTRO PASSI CON VIRGILIO” UNA MOSTRA MA ANCHE ITINERARI, EVENTI TEATRALI E MUSICALI SULLE ORME DEL GRANDE POETA TRA MANTOVA E SABBIONETA, REGINE UNESCO  
 
Fino all’8 gennaio 2012 “Mantua me genuit”. Così è scritto sulla tomba del poeta Virgilio e Mantova che in ogni angolo riecheggia della sua memoria, lo celebra per ben 3 mesi. Un’occasione unica, fino all’8 gennaio 2012, per ripercorrere lo sviluppo della poetica e del pensiero filosofico e politico legato al creatore dell’Eneide e per scoprire curiosità e scorci virgiliani. L’intento è di rendere il patrimonio d’arte, di tradizioni e di cultura, un bene alla portata di tutti, con il poeta come guida “ideale”. Mantova Tourism e Federagit propongono “Quattro Passi con Virgilio”, tra le vie e le piazze del centro storico, divenuto patrimonio Unesco, quel patrimonio che il poeta avrebbe tanto apprezzato. Da dove partire? Dall’edicola di Virgilio, sul lato destro di piazza Broletto, la scultura è in marmo rosso di Verona, con tracce di policromia inserita nella facciata di Palazzo del Podestà (a pochi passi da Piazza delle Erbe e da Piazza Sordello). Virgilio è rappresentato in cattedra sotto un baldacchino, con il capo coperto dal berretto dei dottori medievali. Il grande poeta latino ha lo sguardo fisso da secoli sulla fontana dei Delfini e sembra voler continuare la sua lezione ex cathedra, incurante degli sberleffi affettuosi dei mantovani che lo hanno soprannominato “la Vecia”. Le mani sono congiunte e appoggiate al leggio, su cui sono incise le parole “Virgilius Mantuanus Poetarum Clarissimus”. Ci si può spostare poi in Piazza Virgiliana, una vasta aerea verde ricavata dalla bonifica di una zona paludosa. Fu dedicata a Virgilio nel 1801, anno in cui fu eretta una colonna sormontata dal busto del poeta. Negli anni quella statua è stata sostituita con un nuovo monumento a Virgilio, progettato da Luca Beltrami: vi compare la figura del poeta, al centro, realizzata in bronzo da Emilio Quadrelli, affiancata da gruppi marmorei raffiguranti la “Poesia Eroica” e la “Poesia Pastorale”, opera di Giuseppe Menozzi. A Palazzo Te, invece, ci sarà l’esposizione dal titolo “Virgilio. Volti e immagini del poeta” (a cura di Vincenzo Farinella). In mostra selezionati e preziosi pezzi illustreranno la fortuna universale e millenaria del Poeta. Si salderà, inoltre, il mito virgiliano con la contemporaneità un Convegno Internazionale sul tema: “Virgilio e l’idea d’Italia” (teatro Bibiena, 14-15 ottobre). E ancora concerti, letture, confronti e dibattiti tra personaggi del teatro e della cultura: Vittorio Sgarbi, Giordano Bruno Guerri, Giorgio Albertazzi. Da Mantova ci si può spostare a Sabbioneta, altra regina Unesco. Qui da non perdere è il camerino di Enea. E’ l’ambiente più prezioso e armonioso del fastoso palazzo Giardino, consacrato all’otium, e costituisce lo studiolo del duca Vespasiano Gonzaga. È una piccola stanza quadrata coperta da una volta a cupola compartita da una complessa cornice di stucco dorata. Nella parte alta della parete il pittore cremasco Carlo Urbino nel 1585 dipinse le storie d´Enea, otto episodi tratti dai primi sei libri del poema virgiliano l’Eneide. Da qui il nome. E´ visitabile tutti i giorni eccetto il lunedì se non festivo. Il biglietto costa 5 euro (prevede il solo ingresso a Palazzo Giardino e Galleria degli Antichi). **** Proposta Quattro Passi con Virgilio Un percorso guidato, accessibile a tutti. Ogni sabati la partenza è prevista alle ore 15.30 di fianco alla Chiesa di Sant’andrea e la domenica alle ore 11.00 presso l’altorilievo dedicato a Virgilio, in piazza Broletto. Costo di partecipazione: € 6 a persona (gratuito fino a 14 anni), per massimo 30 persone. Info www.Mantovatourism.it ; www.Cittadimantova.it  ; www.Comune.sabbioneta.mn.it  ; www.Mantovasabbioneta-unesco.it    
   
   
ROMA (CHIOSTRO DEL BRAMANTE): GLI ORIENTALISTI. INCANTI E SCOPERTE NELLA PITTURA DELL´OTTOCENTO ITALIANO, A CURA DI EMANUELA ANGIULI E ANNA  
 
Il Chiostro del Bramante propone una mostra di grande attualità " Gli Orientalisti. Incanti e scoperte nella pittura dell´Ottocento italiano", a cura di Emanuela Angiuli e Anna Villari, una accurata selezione di circa una ottantina di opere, che raccontano l´Oriente nella pittura dell´Ottocento italiano. Gli echi della spedizione di Napoleone in Egitto, i resoconti di esploratori, faccendieri e ardimentosi avevano infiammato la fantasia del Vecchio Continente. Le cronache di piaceri proibiti, odalische, harem, hammam avevano fatto il resto. Poi c´era la voglia di saperne di più, di scoprire e capire terre geograficamente non tra le più lontane, eppure distanti per cultura, storia, atmosfere. Una malia che stregò molti artisti, alimentata da committenti altrettanto presi dal fascino di un Oriente vicino e, allo stesso tempo, lontanissimo. La mostra dà conto di questa ventata d´Oriente in pittura riconoscendo come punto d´avvio, non unico ma certo particolarmente importante, Francesco Hayez. Il veneziano non si mosse dall´Italia tuttavia si lasciò felicemente contagiare dal vento d´Oriente, dall´esotismo, dall´erotismo che al mondo arabo sembrava connaturato. E che colpisce un altro veneto, Ippolito Caffi, che decide di viverlo di persona in un lungo viaggio tra Costantinopoli, Smirne, Efeso e il Cairo da cui trae opere memorabili e un gusto che connoterà per sempre la sua pittura. Da Parma, prima Alberto Pasini e poi Roberto Guastalla, il "Pellegrino del sole", percorrono carovaniere e città per raccontare questi altri mondi. Il secondo lo fa portandosi dietro, oltre a tavolozza, cavalletto e pennelli anche uno strumento nuovo, la macchina fotografica. Da Firenze parte alla volta dell´Egitto Stefano Ussi che in quel Paese, subito dopo l´apertura del Canale di Suez, lavora per il Pascià prima di trasferirsi in Marocco con l´amico Cesare Biseo, anch´egli proveniente dalla corte del Viceré d´Egitto. Da questo viaggio i due traggono gli spunti per illustrare, magistralmente, "Marocco" di Edmondo De Amicis. Al fascino della scoperta che si fa suggestiva visione di mondi "altri" soggiacciono Federico Faruffini, Eugenio Zampighi, Pompeo Mariani Augusto Valli, Giulio Viotti, Achille Glisenti, Giuseppe Molteni, a conferma della trasversalità e del dilagare in tutta la penisola dell´affascinante pandemia. Al contagio dell´Orientalismo non sfugge certo il Mezzogiorno d´Italia. Ne è testimonianza, a Napoli, Domenico Morelli che, senza mai aver messo piede nei territori d´oltremare, descrive magistralmente velate odalische, figure di arabi, mistiche atmosfere di preghiere a Maometto. Visioni esotiche soffuse di raffinato erotismo si ritrovano anche negli oli scenografici di Vincenzo Marinelli, Fabio Fabbi, del siciliano Ettore Cercone e del pugliese Francesco Netti. Quest´ultimo in particolare, di ritorno da un viaggio in Turchia, si dedicò alla produzione di opere orientaliste di tono intimista, come per esempio Le ricamatrici levantine, venate dallo stesso "garbo mediterraneo", presente nelle odalische di Morelli. Il catalogo della mostra è edito da Silvana Editoriale. Info: Gli Orientalisti. Incanti e scoperte nella pittura dell´Ottocento italiano - Chiostro del Bramante - Via della Pace Roma - fino al 22 gennaio 2012 - Tel 06.68.80.90.35 - info@chiostrodelbramante.It  - www.Chiostrodelbramante.it    
   
   
ALFONSO LEONI DISEGNI: URBINO TORNA A RENDERE OMAGGIO ALL’ARTE CERAMICA CON UNA IMPORTANTE MOSTRA RETROSPETTIVA DEDICATA AD ALFONSO LEONI (FAENZA 1941-1980), GENIALE CERAMISTA E SCULTORE FAENTINO, CHE NEGLI ANNI SESSANTA E SETTANTA CONTRIBUÌ AL RINNOVAMENTO DELLA TRADIZIONE CON OPERE AVANZATISSIME PER SUO IL TEMPO  
 
Ospitata dall‟Accademia Raffaello di Urbino e voluta da Gian Carlo Bojani e Marta Leoni, la mostra “Alfonso Leoni. Sentimenti del gioco” è allestita alla Casa natale di Raffaello – Bottega Giovanni Santi, dal 31 ottobre al 27 novembre 2011 (orari: 31 ottobre 9,00 - 12,30 / 15,00 - 18,30; dal 1° novembre lunedì – sabato 9,00 – 14,00 / domenica e festivi 10,00 - 13,00 | info 0722 320105). In concomitanza nella città natale dell´artista, a Faenza, si tiene la piccola ma preziosa mostra “Alfonso Leoni - Disegni”, a cura di Antonella Ravagli, alla Bottega Bertaccini - Libri e Arte (Corso Garibaldi, 4 – Faenza) per la prima volta presenta al pubblico opere grafiche realizzate dall‟artista nel corso degli anni sessanta (15 ottobre - 30 novembre 2011| orari 10 – 13 / 15,30 - 19,30 chiuso domenica e lunedì mattina | info T 0546 681712). La Mostra A Urbino A cura di Gian Carlo Bojani, già direttore del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza e conoscitore diretto dell‟arte di Leoni, l‟esposizione di Urbino riunisce novanta opere straordinarie, provenienti dalla collezione della moglie dell‟artista e da collezioni private. Sono ceramiche, maioliche, sculture in bronzo e opere in carta, di cui venticinque del tutto inedite e presentate al pubblico per la prima volta, che esemplificano al meglio l‟audace e intensa, ma anche ludica, sfida alla materia di Alfonso Leoni. A cura di Gian Carlo Bojani, già direttore del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza e conoscitore diretto dell‟arte di Leoni, l‟esposizione riunisce novanta opere straordinarie, provenienti dalla collezione della moglie dell‟artista e da collezioni private. Sono ceramiche, maioliche, sculture in bronzo e opere in carta, di cui venticinque del tutto inedite e presentate al pubblico per la prima volta, che esemplificano al meglio l‟audace e intensa, ma anche ludica, sfida alla materia di Alfonso Leoni. Scomparso a soli 39 anni nel 1980, Leoni ha vissuto sempre intensamente la sua arte e non ha mai smesso di sperimentare e rinnovarsi, a partire dalle prime esperienze all‟Istituto d‟Arte per la Ceramica G. Ballardini di Faenza, dove viene subito riconosciuto come talento dallo scultore Angelo Biancini che ne coglie l‟abilità eppure la vena trasgressiva e personale. Leoni diventa a sua volta insegnante di “Plastica” presso l‟istituto faentino, dal 1961. La bella mostra di Urbino presenta un‟antologia di capolavori, divisi per soggetti: i lavori “ceramico-meccanici” degli anni sessanta ovvero i misteriosi “ciotoloni” (1964-1980) che il giornalista Renzo Biason definiva “orologi privi di coperchio, dentro alla cui cassa si vedono rotelle muoversi e pulsare come un cuore segreto …”, i “carrarmati” (1968-1980) miniaturizzati, in sintonia con le coeve armi-giocattolo di Pino Pascali, i “geometrici” (1968) e i “traforati” (1967-70) in maiolica, le composizioni optical (1965) realizzate con carta e le sperimentazioni con carta ripiegata, che già fanno presagire la svolta concettuale degli anni settanta. Il periodo concettuale vede Leoni abbandonare l‟opera-oggetto per arrivare ad un contenuto mentale del suo lavoro. Attratto dalle molteplici possibilità dei materiali, sperimenta altresì i procedimenti industriali come lo stampo, da cui ottiene le note “torsioni” (dal 1974) in maiolica vivacemente colorata, e la trafila o boudineuse con cui crea i “flussi” (1972-1980) e i “piegati” (1975-80), più noti come il “Pugno di Leoni”, da ammirare in mostra in vari esemplari inediti, tra i quali una maiolica trafilata, smaltata in bruno d´orato del 1972 circa, assemblata postuma sul suo piedistallo e mai esposta prima. “Esibizioni materiche in termini di plasticità pura”, così le definiva Enrico Crispolti che vedeva in Leoni “… una sorta di volontà di azzerare l‟immagine sul portato dello strumento impiegato, evidenziandolo poi con un colore monocromo squizzante e assoluto”. Serie a cui appartengono anche i Pugni del 1973 per il nuovo stabilimento delle Maioliche Faentine di Ercole Baldini, eseguiti con 5 tonalità di nero in mille esemplari, plasmati uno per uno. Completano l‟esposizione un gruppo di quadri (1964-1970), collegabili in buona parte ai “ciotoloni”, i “bronzetti” (1970-1971), le “porcellane” (1977-80), assemblaggi di frammenti e scarti di lavorazione delle stoviglie del periodo di progettazione alla Villeroy e Boch in Germania, veri e propri ready-made sulla memoria di oggetti funzionali, e le ultime “terrecotte” del 1980 accanto alla Pietà del marzo 1980. La Ricerca Artistica Una ricerca all‟avanguardia quella di Leoni e in stretto contatto con gli esiti dell‟arte contemporanea, a partire dagli stupefacenti lavori degli anni sessanta in carta, d‟impronta optical, e dalle sculture metalliche di piccolo formato con sovrapposizione di piani e giochi di pieno e vuoto, in sintonia con i lavori dei Basaldella, di Franco Garelli e più in generale del „nouveau réalisme‟ che da Milano iniziava a diffondersi tramite Pierre Restany . “Ritengo tuttavia – spiega il curatore Gian Carlo Bojani - che la somma manipolazione dell‟argilla, Leoni la trovasse con l‟adozione della trafila, un mezzo meccanico ma straordinariamente duttile nell‟offrire alla mano dell‟artista l‟elaborazioni migliori e mature come: i flussi, le torsioni, i traforati e i geometrici, i cosiddetti ciotoloni ripieni di „ratatouilles‟, memorie dell‟infanzia dove si esprimono al meglio i sentimenti del gioco, nel riporre e comporre e sfidare la fragilità di tanti giochi o parti di giochi della memoria, meccanismi smontati e rimontati, come sono soliti fare i bambini”. Opere certamente in sintonia con gli assemblages di Jean Tinguely, César, Arman, Daniel Spoerri, Joseph Cornell. Leoni era per altro polemico e irriverente nei confronti di ogni codificazione ideologica e artistica. Contestava le regole del celebre Premio Faenza e nel 1974, quando la commissione giudicatrice ammette all‟esposizione del Concorso solo parte di un suo lavoro più complesso, decide di non mostrare al pubblico le opere nascondendole sotto un telo bianco. Due anni dopo, la performance al Museo di Faenza, in cui rompeva, con valenza fortemente metaforico/simbolica, i suoi pezzi per assemblarli in una palla di argilla informe, e la vincita del Premio Faenza 1976 con Composizione di due vetrine "archeologiche", contenenti frammenti di ceramica e medaglioni cimiteriali con immagini della storia dell‟arte. Nel filmato del 1976 “Terra Viva. Scultura ceramica italiana negli anni settanta”, del regista Aldebrando De Vero e a cura di Enrico Crispolti, veniva documentata la performance al Museo di Faenza, accanto agli esiti di altri artisti del tempo: Federico Bonaldi, Nino Caruso, Candido Fior, Nedda Guidi, Pompeo Pianezzola, Alessio Tasca, Nanni Valentini e il faentino Carlo Zauli; ma l‟unico a sovvertire, a mettere in discussione, l‟opus ceramico era Alfonso Leoni che ardiva ad una azione molto ardua, quella concettuale appunto, non consona di per sé – per il carattere hard - alla ceramica. Leoni voleva dimostrare che la ceramica può essere altro dall‟oggetto smaltato e aveva maturato la grande ambizione di fare della terra un linguaggio. Alimentato dal clima di rottura di quegli anni, sperimentava materiali e tecniche compositive, per creare nuovi cortocircuiti di senso ma soprattutto anticipava l‟aria di cambiamento che negli anni ottanta avrebbe generato un pubblico “indeciso a tutto”, sostenendo che non possono esistere concetti di bellezza o bruttezza, ma semplicemente il “dubbioso” e che andare oltre il semplice “bello” voleva dire cogliere la vita nelle sue contraddizioni, nella sua crudezza, nella sua realtà. “Ricerca. In questa parola – dichiarava Leoni - si può sintetizzare tutto il mio modo di far ceramiche. Una delle cause che mi ha spinto lontano dalla tradizione fatta di bei vasi panciuti, gocciolanti smalti preziosi e di statuine deliziose, è stata la presa di coscienza della preziosità del materiale … ”. Ma non bisogna incantarsi alla piacevolezza che esso emana, bensì usarlo e tentarne nuove espressività, fino a saggiarne i limiti e a sviscerarne ogni possibilità. Leoni cercava il senso dell‟uomo negli oggetti quotidiani e nelle piccole cose al fine di migliorare le condizioni di vita e la condivisione con gli altri. Da qui il suo avvicinamento al disegno industriale. Dal 1977, con la collaborazione alla Villeroy e Boch, inizia ad assaporare i vantaggi di una posizione di successo. Realizza tre collezioni di valore internazionale, garantite nella produzione per dieci anni e iniziano per lui le collaborazioni e le mostre all‟estero, in Giappone, in Belgio, in Canada, in Inghilterra. Nel 1979 si ammala precocemente, ma non cessa, neppure per un istante, di pensare al proprio lavoro. Dotato di una grande fertilità intellettuale e di una versatilità straordinaria, dallo stupore dell‟infanzia, all‟intelligenza della ricerca, alla curiosità dell‟ignoto, in un ventennio Alfonso Leoni ha lasciato opere di eccezionale vitalità. A distanza di un decennio dalla grande antologica del 1993 curata da Andrea Emiliani, in concomitanza con il 48° Concorso Internazionale della Ceramica d´Arte di Faenza, la mostra alla Casa Natale di Raffaello a Urbino è l‟occasione per riscoprire il genio e la felice produzione di un artista che si annovera tra i più interessanti del Xx secolo. Alfonso Leoni è inoltre presente tra gli artisti documentati nella mostra ´´Il Futuro nelle Mani Artieri Domani´´, a cura di Enzo Biffi Gentili, in corso fino al 20 novembre 2011 alle Officine Grandi Riparazioni di Torino. Infine, la piccola ma preziosa mostra “Alfonso Leoni - Disegni”, a cura di Antonella Ravagli, alla Bottega Bertaccini - Libri e Arte (Corso Garibaldi, 4 – Faenza) per la prima volta presenta al pubblico opere grafiche realizzate dall‟artista nel corso degli anni sessanta (15 ottobre - 30 novembre 2011 / info 0546 681712). Le opere di Alfonso Leoni si trovano: al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, alla Galleria Nazionale d‟Arte Moderna di Valle Giulia a Roma, al Museo d‟Arte Moderna di Kyoto (Giappone), al Centro di Ricerche “Pio Manzù” a Verucchio (Rn), nella Collezione Cidonio a Marina di Pietrasanta (Lu), all‟Università di Bologna presso la Facoltà di Matematica, all‟Ospedale Civile di Faenza, al Santuario di Gesù Bambino di Praga ad Arenzano (Ge), alle sedi provinciali Inps di Roma e di Verona, all´Ospedale Civile di Codigoro (Fe), arredo urbano ad Alfonsine (Ra), arredo urbano a Bagnacavallo (Ra), nel Cimitero dell´Osservanza di Faenza, e in varie collezioni pubbliche e private in America, Inghilterra, Sud Africa, Francia, Germania, Polonia, Russia, Giappone, Belgio, Canada, Italia  
   
   
ROMA: TRA ARCHITETTURA E CONTESTO URBANO, LA MOSTRA A ROMA DI LARA ALMACEGUI PER LA FONDAZIONE PASTIFICIO CERERE  
 
Giovedì 10 novembre inaugura a Roma, presso la Fondazione Pastificio Cerere, la prima mostra personale in Italia dell’artista spagnola Lara Almarcegui (Saragozza, 1972). Aperta al pubblico con ingresso gratuito fino al 28 gennaio 2012, l’esposizione fa parte di un ciclo annuale di attività proposto da Vincenzo de Bellis, curator in residence della Fondazione per il 2011. La mostra di Lara Almarcegui è composta da due distinti e complessi progetti, realizzati appositamente per l’occasione, che rappresentano l’elaborazione di un suo più semplice lavoro esposto nel 2010 a Vienna. Pur diverse fra loro, entrambe le opere indagano la città di Roma, evidenziando l’interesse dell’artista nei confronti delle relazioni fra architettura e contesto urbano, fra ciò che accade in strada e ciò che accade negli spazi espositivi. Guide to Wastelands of the River Tevere, 12 Empty Spaces Await the 2020 Rome Olympics (2011) è il titolo del primo lavoro realizzato per la mostra. Il progetto, già sperimentato in diverse capitali, è basato sull’idea di creare una mappa delle aree abbandonate delle città. A Roma, Lara Almarcegui si concentra soprattutto su una grande area a nord-est del Tevere, inclusa nel piano di sviluppo urbanistico del parco fluviale destinato alla costruzione di infrastrutture per i giochi olimpici del 2020. In Fondazione l’artista presenta il risultato del suo operato: una serie di guide, frutto delle ricerche condotte in loco, insieme a dossier e proiezioni di diapositive. La seconda opera esposta, dal titolo Construction Rubble of Pastificio’s exhibition space (2011), è un’installazione composta da cumuli di macerie di materiali da costruzione, corrispondenti a quelli utilizzati anni fa per realizzare l’attuale spazio espositivo nel quartiere San Lorenzo. Con questo lavoro l’artista riflette sulla storia della sede della Fondazione, così strettamente legata alla città di Roma, e s’interroga sulle potenzialità di tali elementi e su di un loro possibile utilizzo futuro. Lara Almarcegui è anche la quarta protagonista di Postcard from…, il progetto promosso dalla Fondazione Pastificio Cerere e ideato dal suo direttore artistico, Marcello Smarrelli, per portare l’arte nel contesto urbano. L´iniziativa, realizzata in collaborazione con A.p.a. - Agenzia Pubblicità Affissioni, è curata in questa occasione da Vincenzo de Bellis. Postacrd from… prevede che di volta in volta venga chiesto a un artista di ideare un manifesto di dimensioni 400x300 cm, come quelli usati nella cartellonistica pubblicitaria. L’immagine scelta dall’artista viene affissa su una struttura installata nel cortile del Pastificio Cerere e contemporaneamente riproposta nei due mesi successivi in dieci impianti di Roma gestiti da A.p.a. – con il turnover di quattordici giorni tipico delle affissioni pubblicitarie – il cui elenco viene aggiornato sul sito internet della Fondazione www.Pastificiocerere.it. Il manifesto ideato da Lara Almarcegui è un ideale proseguimento del progetto Guide to Wastelands of the River Tevere, 12 Empty Spaces Await the 2020 Rome Olympics e mostra una delle immagini provenienti da quella ricerca. Esposta temporaneamente nei cartelloni pubblicitari, destinati poi ad altri manifesti, rappresenta un naturale amplificamento concettuale della ricerca dell’artista, volta a sottolineare il preservamento e la tutela di quegli spazi pubblici in attesa di utilizzo. Lara Almarcegui vive e lavora a Rotterdam. Ha frequentato la facoltà di Belle Arti presso l’Università di Cuenca, proseguendo poi gli studi presso il de Ateliers 63 ad Amsterdam. Ha esposto in numerosi spazi pubblici e privati fra cui: Sala Rekalde, Bilbao (2008); Centro Galego de Arte Contemporánea, Santiago de Compostela (2008); Centre of Contemporary Art, Malaga (2007); the Frac Bourgogne, Dijon (2004); Index, Stoccolma (2003). Tra le sue ultime personali ricordiamo: Secession, Vienna (2010); Ludlow38, New York (2010); Art Basel - Art Statements con la Gallery Ellen de Bruin Projects (2010). Fra le sue recenti mostre collettive: Taipei Biennale (2010); 3a Moscow Biennale of Contemporary Art (2009); 7a Gwangju Biennale (2008); 5th Lofoten International Art Festival, Svolvaer (2008); Greenwashing: Environment: Perils, Promises and Perplexities, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2008); Sharjah Art Biennial 8 (2007); 27a Biennale di San Paolo (2006); Biacs2, 2a Biennale di Siviglia (2006); Momentum, Nordic Festival of Contemporary Art, Moss (2006); Offentlig Handling (Public Ac)t, Lunds Konsthall, Lund (2005). Scheda tecnica degli appuntamenti Artista: Lara Almarcegui A cura di: Vincenzo de Bellis Inaugurazione: giovedì 10 novembre 2011 ore 18.30 Periodo: 11 novembre 2011 – 28 gennaio 2012 Titolo del progetto: Postcard from… Lara Almarcegui Un progetto di: Marcello Smarrelli A cura di: Vincenzo de Bellis Caratteristiche tecniche del manifesto 400x300 cm; luce interno cornice 380X280 cm; stampati in digitale su carta Blue Back 120gr/mq. Caratteristiche tecniche del poster 95x70 cm; stampato in Off-set alta risoluzione su carta di grammatura superiore (200/300gr/mq) opaca; opera in edizione limitata di 300 esemplari. Informazioni Orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19 Ingresso: libero Presso: Fondazione Pastificio Cerere, Via degli Ausoni 7, Roma tel. 06 45422960, info@pastificiocerere.It, www.Pastificiocerere.it  
   
   
COSENZA (MUSEO DELLE ARTI E DEI MESTIERI): LE STRADE DEL PAESAGGIO - V EDIZIONE - DAL 4 NOVEMBRE ALL´11 DICEMBRE 2011  
 
Al via la quinta edizione de “Le strade del paesaggio”, la rassegna che, come per gli anni precedenti, coniugando arti visive, musica, convegni e percorsi formativi elabora un percorso che punta decisamente alla cultura come motore dello sviluppo locale. Organizzato e cofinanziato dalla Provincia di Cosenza, il festival aprirà i battenti il 4 novembre con l´inaugurazione di due mostre: “Astarte & Zanardi, Andrea Pazienza at the war” a cura di Marina Comandini Pazienza e “Annibale – Segni e disegni di un mito”, una collettiva europea nell´ambito della quale diversi artisti hanno dato volti e colori al racconto di Paolo Rumiz. Performance artistiche e musicali accompagneranno la giornata di inaugurazione, insieme ad una sezione dedicata ai bambini curata dalla casa editrice Coccole & Caccole. Le attività del festival proseguiranno per circa un mese: quelle laboratoriali e di formazione consisteranno in due corsi, uno di sceneggiatura e uno di disegno, finalizzati alla realizzazione e pubblicazione di un volume a fumetti; docenti saranno Sergio Nazzaro, scrittore e giornalista e Max Frezzato, disegnatore. Il centro storico di Cosenza sarà il teatro dei numerosi eventi che scandiranno il ricco programma della manifestazione volta alla valorizzazione del paesaggio e delle interrelazioni tra i fattori umani e territoriali. “Le strade del Paesaggio”, consolidata esperienza nell’ambito dell’offerta culturale della Calabria, intende collocarsi quale attrattore di nuovi e qualificati segmenti del settore del turismo culturale. Il progetto si caratterizza, inoltre, per l’attenzione verso percorsi formativi legati alle figure professionali proprie dell’economia della conoscenza, nell’intento di fornire concrete opportunità ai giovani del territorio, anche attraverso politiche di attrazione di talenti, da attuare nell’ambito di un processo di internazionalizzazione della manifestazione e dell’iniziativa culturale nel suo complesso. Il programma completo è consultabile sul sito della manifestazione: www.Lestradedelpaesaggio.com Info. Museo delle Arti e dei Mestieri della Provincia di Cosenza - Corso Telesio, 17 - “Astarte & Zanardi, Andrea Pazienza at the war” - 4 novembre / 11 dicembre; Museo delle Arti e dei Mestieri della Provincia di Cosenza - Corso Telesio, 17 - "Annibale - Segni e disegni di un mito” - dal 19 novembre al 11 dicembre; Museo delle Arti e dei Mestieri della Provincia di Cosenza - Corso Telesio, 17 - “Nostalgia Canaglia”  
   
   
“ANNE FRANK UNA STORIA ATTUALE”, MOSTRA DOCUMENTARIA A CASCINA OVI  
 
Segrate - L’attualità della vicenda di Anne Frank e della sua famiglia, in un oggi in cui discriminazione, razzismo, tolleranza, rispetto dei diritti umani sono temi e realtà su cui purtroppo ancora si lotta e ci si scontra, emerge potente dai contenuti della mostra documentaria “Anne Frank una storia attuale”, che rimarrà allestita a Segrate (Mi) fino al 16 novembre presso il Centro Civico Cascina Ovi - via Olgia, con ingresso gratuito. Domenica 6 novembre alle ore 17.00, la presentazione ufficiale della mostra. Farà da cornice, il breve concerto di apertura "Una Storia Attuale" realizzato in collaborazione con il Conservatorio "G. Verdi" di Milano. Un breve cameo in musica con la Sonatina brevis per violino, viola, violoncello (2011) di Anna Gemelli e il Quartetto per archi (1948-54) di Nino Rota, eseguiti dal Quartetto “Antares”. Seguiranno il saluto e l’intervento di Adriano Alessandrini, Sindaco di Segrate, Novo Umberto Maerna Vicepresidente e Assessore alla Cultura della Provincia di Milano, Aart Heering, Portavoce dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, Roberto Jarach, Presidente della Comunità Ebraica di Milano, Andrea Jarach, Presidente della Proedi Editore. E le testimonianze vissute di Nico Kamp, Console onorario del Regno dei Paesi Bassi a Firenze, figlio di Inge Kamp, compagna di prigionia di Anne Frank ad Auschwitz, e della scrittrice Maria Pia Bernicchia, curatrice del libro che racconta la storia di Inge Kamp e dei suoi figli Nico e Rolf  
   
   
BOLZANO: “SPAZIO LIB(E)RO” PER AUTORI, EDITORI E LETTORI  
 
Da venerdì 4 a sabato 12 novembre 2011 il Centro Trevi a Bolzano per iniziativa del vicepresidente della Provincia, Christian Tommasini, ospiterà “Spazio Lib(e)ro”, un’importante occasione d’incontro tra gli operatori del settore editoriale e librario ed il pubblico. Vengono promosse lettura e scrittura riferite all’Alto Adige ed alle sue specificità. Inizierà domani, venerdì 4 novembre, alle ore 18,00, presso il Centro Trevi, in via Cappuccini,28 a Bolzano l´iniziativa editoriale “Spazio Lib(e)ro” dedicata all’esposizione dei prodotti editoriali pubblicati di recente in lingua italiana dalle case editrici locali: Alpha&beta, Athesia, Curcu&genovese, Folio e Raetia. Si tratta di una produzioen editoriale incentrata su tematiche strettamente connesse alle vicissitudini storiche, artistiche e letterarie che, dall’antichità ad oggi, hanno caratterizzato e che caratterizzano l’Alto Adige e i suoi abitanti. Come sottolinea il vicepresidente della Provincia Christian Tommasini “Al fine di stimolare nella nostra popolazione l’interesse per la terra plurilingue in cui viviamo e il senso di appartenenza a una comunità multiculturale, il Dipartimento cultura italiana sostiene la realizzazione e diffusione di libri nonché l’organizzazione di iniziative che favoriscono la produzione letteraria". “Spazio Lib(e)ro 2011”, aprirà i battenti domani, venerdì 4 novembre, alle ore 18,00, con la proclamazione dei vincitori della quinta edizione del Premio “Alto Adige Autori da scoprire”. Il Dipartimento Cultura italiana indice il premio, riservato ad editori che operano sul territorio nazionale, per la realizzazione di progetti editoriali inediti, in lingua italiana, con attinenza all´Alto Adige o per i contenuti o per la provenienza dell´autore. Accanto alle singole presentazioni editoriali e agli incontri “live” tra autori e pubblico, la manifestazione propone anche conferenze a tema, proiezioni cinematografiche e specifici eventi legati al mondo del libro. Giovedì 10 novembre 2011 è in programma un incontro con i traduttori di opere letterarie dal titolo “Traduzione e dintorni” al quale parteciperanno Umberto Gandini, giornalista e traduttore di saggistica e narrativa, Silvia Bortoli e Giuliano Geri. Moderatore sarà Stefano Zangrando. Venerdì 11 novembre 2001 vi sarà la conferenza “Nuova narrativa italiana” moderata da Vincent Raynaud editor della casa editrice francese Gallimard; nel dibattito si alterneranno giovani scrittori emergenti quali Alcide Pierantozzi e Gianluigi Ricuperati nonchè Giulia Ichino, editor presso la casa editrice Mondadori. Nel corso delle otto giornate ampio spazio sarà dedicato ai giovani. Sarà presentata la nuova edizione del “Cantiere della parole” a cura di Arciragazzi e ripercorsa quella precedente. Gli allievi delle scuole medie inferiori parteciperanno alla gara di lettura organizzata in collaborazione con i bibliotecari scolastici. Gli studenti delle scuole medie superiori assisteranno alla presentazione degli approfondimenti di carattere storico locale realizzati dagli studenti del Liceo classico “G. Carducci” e dell’Istituto per il commercio “Claudia de Medici” con la supervisione dello storico Carlo Romeo e dei docenti dei rispettivi Istituti. Sabato 12 novembre 2011 la giornata sarà interamente dedicata ai “giovanissimi” in età prescolare. Accompagnati dai familiari, i piccoli potranno ascoltare alcuni racconti e immergersi così nel favoloso mondo delle fiabe e della fantasia. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con la Biblioteca “ Sandro Amadori” di Bolzano e la casa editrice Aer. Martedì 8 novembre 2011 avrà luogo la proiezione di un film tratto da un’opera letteraria vincitrice del prestigioso “Premio Strega”, mentre mercoledì 9 novembre 2011 si potrà giocare alla “Tombola letteraria”, una formula innovativa di Tombola incentrata sul mondo del libro e della letteratura. Questi appuntamenti sono aperti a tutta la cittadinanza.