|
|
|
MERCOLEDI
|
 |
 |
Notiziario Marketpress di
Mercoledì 14 Marzo 2012 |
 |
|
 |
SCIENZIATI SCOPRONO CHE L´ESERCIZIO FISICO ALTERA IL DNA |
|
|
 |
|
|
Bruxelles, 14 marzo 2012 - Alcuni ricercatori in Danimarca, Irlanda e Svezia hanno scoperto che l´esercizio fisico può alterare l´acido deossiribonucleico (Dna) in appena un paio di minuti. Anche se il codice genetico sottostante rimane invariato, le molecole di Dna dentro le cellule dei muscoli subiscono cambiamenti chimici e strutturali, in modi molto specifici. Acquistano o perdono segni di gruppi metilici su specifiche e familiari sequenze di Dna. Presentato sulla rivista Cell Metabolism, lo studio è stato in parte finanziato da contributi avanzati del Programma Idee del Consiglio europeo della ricerca, nell´ambito del Settimo programma quadro (7° Pq) dell´Ue. Coordinati da scienziati del Karolinska Institutet in Svezia, i ricercatori hanno esaminato come l´esercizio fisico influenzi il Dna di persone sane anche se inattive. Secondo il team, le cosiddette modifiche epigenetiche al Dna, in punti precisi, sembrano essere una componente chiave dei benefici fisiologici dell´attività fisica. "I nostri muscoli sono veramente plasmabili," spiega la professoressa Juleen Zierath del Dipartimento di Medicina molecolare e chirurgia del Karolinska Institutet. "Spesso diciamo "Siamo quello che mangiamo". I muscoli invece si adattano a quello che facciamo. Se non li usiamo, li perdiamo, e questo è uno dei meccanismi che permettono che ciò avvenga. I risultati indicano che il Dna dei muscoli scheletrici prelevato da persone che avevano praticato attività fisica per un breve periodo ha meno gruppi metilici rispetto a prima dell´attività fisica. Le alterazioni emergono anche in zone del Dna nelle quali si posano vari enzimi, che gli esperti chiamano fattori di trascrizione. Questi fattori di trascrizione hanno un ruolo nella stimolazione dei geni strumentali per l´adattamento dei muscoli all´attività fisica. Il professor Zierath sottolinea che i fattori di trascrizione sono come chiavi che aprono i geni di un corpo. Quando i gruppi metilici sono saldamente a posto, queste "chiavi" non possono entrare nei "lucchetti" del Dna. Le cose cambiano quando i gruppi metilici non sono a posto, permettendo alle chiavi di aprire i lucchetti e aumentare la capacità dei muscoli di lavorare. "Si sa già che l´attività fisica induce cambiamenti nei muscoli, come un più alto metabolismo dello zucchero e del grasso," dice la professoressa Zierath. "La nostra scoperta è che il cambiamento della metilazione avviene prima." Il team ha contratto muscoli in laboratorio e ha scoperto una perdita di gruppi metilici qui. I ricercatori hanno anche esposto i muscoli a caffeina, ottenendo lo stesso effetto, poiché la caffeina provoca il rilascio di calcio in un modo che imita la contrazione del muscolo risultato dell´esercizio fisico. Bisogna però precisare che il team non consiglia alle persone di bere caffè invece di fare movimento, perché non ci sono prove valide che la caffeina fornisca tutti gli effetti benefici dell´attività fisica. "Il movimento è una medicina e sembra che per alterare i nostri epigenomi verso una salute migliore basti una semplice corsa," osserva il professor Zierath. Hanno contribuito a questo studio esperti dell´Università di Copenhagen in Danimarca e della Dublin City University in Irlanda. Per maggiori informazioni, visitare: Karolinska Institutet: http://ki.Se/ki/jsp/polopoly.jsp;jsessionid=amzpoz-r0uw7wj6tey?l=en&d=130 Cell Metabolism: http://www.Cell.com/cell-metabolism/home |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
SANITÀ, FIRMATO ACCORDO PROGRAMMA OSPEDALE COMPRENSORIALE NARNI E AMELIA |
|
|
 |
|
|
Perugia, 14 marzo 2012 - Avrà 140 posti letto, di cui 74 dedicati a funzioni riabilitative e 14 per la dialisi, 4 per il pronto soccorso, mentre il restante numero sarà distribuito tra degenza ordinaria; una struttura architettonica all´avanguardia, con dotazioni tecnologiche modernissime; sarà realizzato recuperando una cava dismessa; il costo complessivo dell´opera è di circa 55 milioni di euro. I lavori dovrebbero prendere avvio nel 2013 e concludersi presumibilmente entro il 2015. E´ il nuovo ospedale comprensoriale di Narni ed Amelia per la cui realizzazione è stata sottoscritto ieri a Palazzo Donini, a Perugia, l´accordo di programma tra Regione Umbria, Provincia di Terni, Comuni di Narni ed Amelia ed Asl di Terni. L´atto è stato sottoscritto dalla presidente della Regione, Catiuscia Marni, dal presidente della Provincia di Terni, Feliciano Polli, dai sindaci dei due Comuni, Stefano Bigaroni (Narni) e Riccardo Maraga (Amelia) e Vincenzo Panella, direttore generale della Asl n.4. Presenti anche l´assessore regionale alla sanità, Franco Tomassoni, ed il direttore regionale alla sanità, Emilio Duca. "Con la firma di oggi la sanità regionale compie un altro importante passo in avanti verso la completa riorganizzazione e potenziamento di tutto il sistema ospedaliero e sanitario regionale. Il nuovo ospedale comprensoriale di Narni ed Amelia, infatti, avrà una specificità indirizzata alla riabilitazione e sarà parte integrante del servizio sanitario regionale". È quanto affermato dalla presidente della Regione, Catiuscia Marini, che ha voluto sottolineare come anche il nuovo sito ospedaliero "sarà in grado di offrire risposte sempre più moderne ed efficaci per la salute dei cittadini ed avrà una vocazione territoriale particolarmente spiccata, integrandosi pienamente nel nostro sistema sanitario". "Grazie allo sblocco delle risorse destinate all´edilizia ospedaliera, decisa dal nuovo Governo - ha aggiunto la presidente - potremo utilizzare i circa 19 milioni di euro provenienti dal fondo nazionale". Per l´assessore regionale alla sanità, Franco Tomassoni, la realizzazione del nuovo ospedale rappresenta "un esempio concreto di modernizzazione e razionalizzazione, anche in termini di costi. Chiuderemo due vecchi ospedali, per realizzarne uno nuovo che da decenni le comunità di quell´area attendono. Ed è assolutamente falso affermare che la realizzazione di questo nuovo presidio ospedalieri rappresenta uno spreco. Tutt´altro". "Realizzeremo un ospedale - ha sottolineato Tomassoni - che garantirà non solo una risposta di qualità in termini di appropriatezza alla domanda di salute dei cittadini, ma grazie alla sua specializzazione per le funzioni riabilitative ci permetterà di recuperare risorse dalla mobilità ospedaliera che oggi pesa sui nostri bilanci per sette milioni di euro all´anno". Particolarmente soddisfatti i sindaci di che hanno salutato la firma dell´accordo di programma come un "fatto storico". Di "splendido e grandioso" risultato ha parlato Stefano Bigaroni, sindaco di Narni, per il quale tutta la comunità del comprensorio è grata alla presidente marini ed all´assessore Tomassoni "per aver onorato un impegno che consentirà di realizzare un nuovo ospedale comprensoriale di cui si parla da decenni. Così come l´amministrazione comunale onorerà l´impegno previsto nell´accordo e cioè chiudere il procedimento amministrativo entro i prossimi trenta giorni, essendo il nuovo ospedale localizzato nel territorio comunale di Narni, in località Camartana". Di "perfetta integrazione" nel sistema sanitario regionale del nuovo ospedale comprensoriale ha invece detto il sindaco di Amelia, Maraga, per il quale "la realizzazione del nuovo presidio risponde ai due imperativo che oggi sono d´obbligo, soprattutto in sanità: risparmio e razionalizzazione. Andremo, infatti, al superamento di due vecchi presidi, ormai obsoleti e non in grado di coprire adeguatamente la domanda di salute di un comprensorio di oltre 60 mila abitanti, per realizzare un moderno ospedale di comunità". Il presidente della Provincia di Terni, Polli, per parte sua ha sottolineato la "razionalità" dell´intervento che si andrà a realizzare ed ha dato atto alla Presidente marini ed all´assessore Tomassoni della loro correttezza, avendo mantenuto gli impegni assunti: "l´intera provincia di Terni, con gli interventi previsti sull´ospedale del capoluogo e la realizzazione di quello comprensoriale, potrà contare su una infrastruttura sanitaria di qualità ed eccellenza". Sulla vocazione "riabilitativa" del nuovo ospedale si è infine soffermato il direttore della asl 4 Panella che ha spiegato come "con i 74 posti letto che saranno realizzati a Narni ed Amelia, in aggiunta a quelli già disponibili a terni ed Orvieto, potremo coprire tutto il fabbisogno del´intera provincia, inoltre avremo tre ospedali che si integreranno perfettamente nelle loro funzioni. Per quel che ci riguarda - ha proseguito Panella - non sarà nostro compito costruire solo le mura del nuovo ospedale, ma anche costituire una squadra di professionisti (medici e specialisti della riabilitazione) di primissimo ordine. Lavoro che abbiamo già avviato, in maniera tale da essere operativi non appena saranno conclusi i lavori di costruzione dell´ospedale". |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
PROTESI ALL´ANCA DEPUY: NELLE MARCHE UTILIZZATE SU 41 PAZIENTI. RUTA: ´LA REGIONE STA PROCEDENDO NELLE VERIFICHE SOLLECITATE DAL MINISTERO´ |
|
|
 |
|
|
Ancona, 14 marzo 2012 - ´La Regione si e` prontamente attivata per effettuare un monitoraggio completo sui pazienti coinvolti, in modo da seguire l´evolversi clinico e legale della questione´. Lo afferma il direttore del dipartimento Salute e Servizi Sociali, Carmine Ruta, al termine della riunione dedicata alla vicenda delle protesi all´anca della Depuy. Nelle Marche risultano 47 protesi vendute alle strutture sanitarie regionali, di cui solo 41 impiantate su pazienti. ´Dopo la circolare ministeriale del 24 gennaio 2012, che sollecitava un monitoraggio della situazione ´ afferma Ruta ´ abbiamo subito attivato il sistema sanitario regionale per trasmettere le disposizioni e le sollecitazioni del Ministero. Alle Aziende sanitarie, all´Asur e all´Inrca sono stati chiesti di avviare i controlli sui pazienti, di conoscere le revisioni effettuate e le motivazioni dell´eventuale sostituzione chirurgica delle protesi. Le informazioni sono pervenute, ora abbiamo un quadro completo della situazione. Comunque le verifiche continueranno, in modo che tutte le persone coinvolte abbiano un supporto medico adeguato e un´assistenza clinica continua´. Il monitoraggio effettuato dalla Regione evidenzia che le protesi d´anca Depuy sono state vendute a cinque strutture ospedaliere marchigiane: Ospedale civile di Jesi (20 le protesi fatturate, di cui 17 impiantate), l´Ospedale civile ´Fraternita` Santa Maria della Misericordia´ di Urbino (13 acquistate, 10 utilizzate), l´Inrca di Ancona (10 acquistate, 10 impiantate), la Casa di cura Villa Anna di San Benedetto del Tronto (utilizzate tutte le 3 protesi fatturate), il Polo ospedaliero di Loreto (impiantata la sola protesi acquistata). Nosocomi come l´Ospedale regionale di Torrette (Ancona) e Marche Nord di Pesaro, invece, non risultano tra gli acquirenti del modello segnalato dal Ministero. |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
BERGAMO,RESIDENZA UNIVERSITARIA IN AREA OSPEDALE VIA LIBERA A TERZO ATTO INTEGRATIVO DELL´ACCORDO DI PROGRAMMA FORMIGONI: CONTINUA IMPEGNO PER PORTARE A TERMINE OPERAZIONE |
|
|
 |
|
|
Milano, 14 marzo 2014 - Convocato dal presidente Roberto Formigoni, si è riunito ieri il Collegio di Vigilanza dell´Accordo di Programma per il nuovo Ospedale di Bergamo, che ha approvato il terzo Atto Integrativo all´Accordo stesso. Il documento - varato con il consenso di tutti i soggetti coinvolti (Ministero della Salute, Regione Lombardia, A.o. Ospedali Riuniti, Comune e Provincia di Bergamo) - riguarda la proposta urbanistica di valorizzazione della sede di largo Barozzi, attuale sede del presidio ospedaliero. Via libera dunque alla modifica dell´area destinata a servizi universitari, che, da 20.000 mq di superficie lorda di pavimento, passa a 15.000, suddivisa in: - 5.000 mq destinati a centro sportivo universitario; - 10.000 mq destinati a residenze per studenti e docenti universitari. L´università ritiene infatti, con la condivisione di tutti i soggetti coinvolti, di dover realizzare un´adeguata, accogliente e moderna struttura residenziale, destinata a quei studenti e docenti fuori sede in costante aumento, in particolare grazie allo sviluppo delle attività di internazionalizzazione dell´Ateneo. A Bergamo inoltre non esiste a tutt´oggi un impianto sportivo universitario, che possa rappresentare un luogo di aggregazione degli studenti italiani e stranieri e che potrebbe essere anche aperto ai residenti. Nel ringraziare tutti i partecipanti al tavolo per il lavoro svolto nell´ambito dell´Accordo di Programma, Formigoni ha ribadito la necessità di "una costante e forte collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti e di proseguire nell´impegno comune". "Regione Lombardia - ha aggiunto Formigoni - ha inteso e intende accompagnare con grande attenzione questo percorso fino al termine, garantendone una piena riuscita secondo le modalità e i tempi definiti, per offrire un sempre più elevato livello di servizi ai suoi cittadini". |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
SLA, INCONTRO IN REGIONE CAMPANIA CON AISLA |
|
|
 |
|
|
Napoli, 14 marzo 2012 - Si è tenuto ieri a palazzo Santa Lucia un incontro con l´Associazione sclerosi laterale amiotrofica sulle malattie neurodegenerative. Alla riunione erano presenti il presidente della Soresa Salvatore Varriale, il presidente dell´Aisla Antonio Tessitore con il vicepresidente Francesca Ferrara e il consigliere Giuseppe De Rosa, i dirigenti dell´Area Politiche sociali Antonio Oddati e del Settore Fasce Deboli Rosanna Romano. Nel corso della riunione, Varriale ha sottolineato che, sulla base degli impegni assunti dal presidente Caldoro con Aisla, Soresa sta predisponendo una intesa quadro con le ditte fornitrici di comunicatori per favorire il noleggio degli stessi da parte delle Asl. La soluzione della centralizzazione per l´approvvigionamento degli ausili nasce per assicurare tempestività nelle procedure, economicità nella spesa e una migliore assistenza per tutti gli ammalati di Sla. Al termine dell´incontro, è stato deciso che verrà aperto un apposito tavolo presso l´Area delle Politiche sociali per una valutazione dei fabbisogni ed un continuo monitoraggio della situazione. Il prossimo 28 marzo si riunirà il Comitato tecnico-scientifico per la Sla, istituito dal presidente Caldoro, per condividere i provvedimenti sull´acquisizione dei comunicatori e per affrontare il tema dei ventilatori al servizio dei pazienti. |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
ECCO LE SCELTE DA FARE PER “GUADAGNARE SALUTE” |
|
|
 |
|
|
Firenze, 14 marzo 2012 – “Guadagnare salute in Toscana – Rendere facili le scelte salutari” è un programma che la Regione Toscana porta avanti da anni, con l’obiettivo di promuovere, soprattutto tra i bambini e gli adolescenti, stili di vita sani, scelte alimentari corrette, e intervenire sui comportamenti modificabili (alimentazione, fumo, abuso di alcol, sedentarietà). Oggi, nel corso di un convegno organizzato da Regione Toscana, Ars (Agenzia Regionale di Sanità) e Azienda sanitaria 10 di Firenze, che si tiene per l’intera giornata nell’auditorium Sant’apollonia, via San Gallo 25, a Firenze, si farà il punto sui risultati. L’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia presenterà i risultati del sistema di sorveglianza e i contenuti del convegno (con dati aggiornati su fumo, alimentazione, attività fisica) nel corso di una conferenza stampa che si terrà domani, mercoledì 14 marzo, alle ore 11, nella sala stampa di Palazzo Strozzi Sacrati, piazza Duomo 10. Con lei, prenderanno parte alla conferenza stampa Francesco Cipriani, direttore dell’Ars, Mariano Giacchi, responsabile del Creps, Centro interdipartimentale di ricerca educazione e promozione della salute dell’Università di Siena, e Donatella Lippi, docente di Storia della medicina all’Università di Firenze, nonché autrice del libro “A ‘regolo’ d’arte”, strumento didattico utlizzato dalla Regione per promuovere tra i ragazzi la conoscenza della stagionalità di frutta e verdura. Il libro verrà distribuito ai giornalisti presenti. |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
SI È SVOLTA A VIBO VALENTIA LA “CENA LA BUIO” ORGANIZZATA DALL’ASSESSORATO AL LAVORO E DALL’UNIONE ITALIANA DEI CIECHI E DEGLI IPOVEDENTI DELLA CALABRIA |
|
|
 |
|
|
Catanzaro, 14 marzo 2012 - Si è svolta in un hotel di Vibo Valentia la prima edizione regionale della “Cena al buio”, organizzata dall’assessorato regionale al Lavoro, formazione professionale e politiche sociali, in collaborazione con l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti della Calabria, intitolata “L’essenziale è invisibile agli occhi”. Nel corso della cena, dopo la consegna dei grembiuli da parte dell’assessore regionale al Lavoro Francescantonio Stillitani e della vice presidente regionale della Uici Luciana Loprete, uno dei camerieri non vedenti che hanno servito la cena in una sala completamente buia, ha esposto le istruzioni per muoversi dopo essersi seduti a tavola. I partecipanti per scoprire il menù hanno dovuto affidarsi ai propri sensi. Sono stati tanti i momenti di riflessione e di discussione in merito ad un mondo, quale quello della disabilità, che oltre a vivere le difficoltà fisiche di ogni giorno deve fare i conti con la quasi totale mancanza di fondi nazionali e, di conseguenza, regionali, senza i quali è difficile poter aiutare e supportare i disabili nella loro quotidianità. “Un evento unico – ha dichiarato Stillitani - vissuto dai numerosi partecipanti all’insegna delle emozioni sensoriali. Un momento ludico e conviviale per far vivere ai rappresentanti istituzionali presenti, alle autorità religiose, ai rappresentati dell’informazione e dell’associazionismo, le difficoltà dei non vedenti, per avvicinarli al mondo non certo rassicurante della cecità. Cenare al buio – ha spiegato l’assessore - ha significato, infatti, andare oltre la vista affidandosi completamente agli altri sensi, ma soprattutto affidarsi alle persone non vedenti che per una volta hanno fatto da guida ai normovedenti. Una cena che è servita per capire e addentrarsi all’interno del mondo della cecità. Vivere l’esperienza della cena al buio è stato come vivere nello spazio di due ore il buio lungo una vita. Un’esperienza del tutto innovativa, importante e toccante”. Per l’assessore Stillitani si è trattato di “un’esperienza del tutto emozionante che sicuramente – ha detto - ci ha permesso di centrare l’obiettivo che ci eravamo prefisso, ovvero quello di far riflettere i rappresentanti istituzionali sulle necessità e sui bisogni del mondo della disabilità, per una piena integrazione all’interno del tessuto sociale. Una cena che ha fatto capire ad ognuno che forse i ciechi siamo proprio noi, persone cosiddette normali, che pur vedendo non vedono, dando così tutto per scontato. Un momento di riflessione per parlamentari e consiglieri regionali presenti, affinché, al momento della stesura dei bilanci non taglino i fondi, come già è stato fatto dal governo nazionale, destinati alle politiche sociali. Ingenti tagli che stanno comportando l’impossibilità di poter mantenere in vita quella rete di aiuti al mondo del sociale che si stava tentando di realizzare”. |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
MILANO: UN MILIONE DI EURO PER ASSICURARE IL SOSTEGNO A 1.624 PERSONE CON DISABILITÀ LE RISORSE COPRIRANNO I COSTI DI ASSISTENZA A DOMICILIO E IN STRUTTURA |
|
|
 |
|
|
Milano, 14 marzo 2012 - Un milione di euro per assicurare il sostegno economico a 1.624 persone con disabilità e alle loro famiglie. Lo stanziamento è stato deliberato oggi dalla Giunta comunale per permettere la continuità nei mesi di marzo-aprile 2012 con il servizio offerto nel 2011. “In un periodo di crisi economica e di tagli alle risorse, continua la nostra ostinata e convinta azione e per aiutare i più deboli. Con questo spirito si è deliberato un nuovo stanziamento a favore delle persone con disabilità”, afferma l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, ieri in visita al centro diurno a gestione convenzionata Cascina Bianca a Quinto Romano. “Il primo giorno di primavera – ha annunciato Majorino – lo dedicheremo per incontrare associazioni e organizzazioni che si occupano di persone con disabilità”. Nel 2011 l’Amministrazione comunale ha erogato interventi economici integrativi del reddito per 1.142 cittadini con disabilità e sostenuto 113 progetti individuali di inserimento nei centri diurni non convenzionati con il Comune. Sempre nel 2011 il Comune ha favorito il mantenimento a domicilio di 230 persone con l’ausilio di apposito personale assunto, e ha sostenuto il costo delle rette di 139 disabili in strutture residenziali del privato sociale non convenzionate. Al fine di utilizzare al meglio le risorse è stato confermato il criterio di priorità a favore dei cittadini con disabilità grave e gravissima, con una percentuale di invalidità superiore al 74%. |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
ALBANIA, LA REGIONE EMILIA-ROMAGNA PARTECIPA AL PROGRAMMA NAZIONALE SEENET |
|
|
 |
|
|
Bologna, 14 marzo 2012 - Il sistema di welfare emiliano-romagnolo come modello per la riforma dei servizi sociali in Albania. E’ quanto prevede un accordo tra Regione Emilia-romagna e Ministero del lavoro e degli affari sociali albanese. “Siamo orgogliosi di poter contribuire con la nostra esperienza alla realizzazione di un efficace sistema di welfare in Albania – ha detto ieri a Bologna l’assessore regionale alla cooperazione allo sviluppo Donatella Bortolazzi che ha firmato l’accordo - quello dei servizi sociali è infatti un ambito importante, che più di altri qualifica l’azione di governo di un territorio e che è un indicatore significativo della crescita civile di una comunità”. L’accordo odierno è nell’ambito del programma nazionale Seenet, promosso dal Ministero degli affari esteri italiano, al quale partecipano anche le Regioni Toscana, in qualità di capofila, Friuli Venezia Giulia, Marche, Piemonte, Toscana, Veneto e Provincia autonoma di Trento. Seenet si propone di favorire la cooperazione tra le istituzioni italiane e quelle balcaniche nell’ambito del processo di integrazione europea dei Paesi del Sud Europa. In questo ambito l’Emilia-romagna avrà appunto il compito di fornire supporto tecnico per il processo di riforma del sistema dei servizi sociali in atto nel paese balcanico. All’incontro odierno hanno partecipato per l’Albania i presidenti delle Regioni di Valona Anesti Dhimojani e di Scutari Maxhid Cungu |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
TRENTO: "IL NOSTRO IMPEGNO PER UN WELFARE INCLUSIVO" |
|
|
 |
|
|
Trento, 14 marzo 2012 - "Quello che iniziamo oggi è un percorso che toccherà tutte le caratteristiche del nostro modo di essere: sono questi gli stati generali dell´Autonomia. Lo facciamo partendo da un settore, quello del welfare, che rappresenta uno dei tratti distintivi della nostra società. Poter decidere come allocare le nostre risorse ed indicare i campi di intervento, è una grande responsabilità. Però non possiamo chiamarci fuori dal contesto: la crisi finanziaria ci pone davanti a scelte precise e noi non possiamo sottrarci a questa sfida". Con queste parole Ugo Rossi, assessore alla salute e alle politiche sociali della Provincia autonoma di Trento ha aperto il 12 marzo, alla sala della Cooperazione, "Gli stati generali del welfare trentino: quali prospettive e quali cambiamenti possibili?". Una operazione ascolto, in un Trentino dinamico che su questo terreno è stato comunque capace di mettere in campo molte politiche: così gli stati generali sono stati definiti nella presentazione, con una citazione letteraria dall´"Oliver Twist" di Charles Dickens. "Il contesto in cui troviamo ad operare - ha aggiunto Rossi - è molto cambiato in questi anni. Basti un dato: nel 2007 il Fondo nazionale per le politiche sociali era di 745 milioni di euro, l´anno scorso è stato di 274 milioni, questi sono i tagli apportati dai governi nazionali. Poi c´è stata la riforma pensionistica, fatta nel giro di poche settimane, ma la sfida è l´invecchiamento della popolazione: in Trentino nel 1981 c´erano 11 mila persone con più di 80 anni di età, oggi sono 30 mila e le stime ci dicono che diventeranno oltre 50 mila nel 2030. Viviamo di più, ma è chiaro che le cronicità ci accompagnano per un periodo assai più lungo della nostra vita. Si lavora in modo discontinuo, non ci sono coperture pensionistiche, abbiamo anche un modello familiare in crisi, le difficoltà nelle genitorialita sono gravi e lo stesso disagio ha cambiato i suoi connotati: basti pensare al gioco d´azzardo. La crisi ha cambiato il contesto in cui viviamo e sono nate nuove povertà. In questo quadro altre indicazioni, ad esempio sull´immigrazione: oggi i nuovi trentini sono il 10 per cento della popolazione, erano meno dell´1 per cento nel 1992". A fronte di questo quadro, Rossi ha così continuato: "Il Trentino oggi mette in campo 268 euro, contro i 107 della media italiana, nella spesa pro capite in politiche sociali. La Provincia dovrà sempre più garantire reti di protezione, mentre toccherà alle Comunità, al territorio, al privato sociale e al volontariato essere chiamati a realizzare le risposte personalizzate al bisogno. Diverse sono le sfide: assegno di cura, ammortizzatori del lavoro - ricordo che con l´accordo di Milano possiamo sperimentare e sostenere ingresso e uscita dal lavoro -, sostegno alla natalità (e lo abbiamo fatto con legge apposita), frontiera della politiche della casa con una attenzione particolare nel far sì che all´abitazione possano accedere in particolare i giovani. Infine le politiche assistenziali, dove accanto al reddito di garanzia abbiamo voluto affidare responsabilità al territorio assegnando alle Comunità la competenza diretta. Già in questo 2012 avremo per la prima volta i piani sociali della Comunità, elaborati sul territorio con tutti i soggetti". Quello a cui si punta, ha concluso Rossi, è dunque "un welfare inclusivo, capace di assegnare il giusto valore al capitale sociale, con attenzione alla solidarietà ed attenzione al merito. Chiediamo a tutti gli attori - qui oggi protagonisti con noi di questo importante momento - di aiutarci a trovare le criticità, per poi predisporre le nuove regole sull´accreditamento e l´affidamento dei servizi che attueranno la legge 13. Dobbiamo lavorare per definire le priorità sul riparto del Fondo socio assistenziale che ammonta a circa 88 milioni di euro. Abbiamo cercato di tarare maggiormente i bisogni sui territori nel ripartire le risorse, è un processo difficile che si accompagna con l´informatizzazione del sistema. Dobbiamo arrivare a definire costi standard: il dibattito non è facile neppure a livello nazionale, ma dobbiamo arrivarci per raggiungere una programmazione di maggiore efficacia. In questo 2012 dovremo affrontare anche il tema della compartecipazione, oggi la media è del 9 per cento, dobbiamo garantire che il welfare di oggi resista anche domani, abbiamo tutti gli strumenti per farlo (a partire dall´Icef) e dobbiamo garantire maggiore equità e sostenibilità. Quindi l´impegno è quello di lavorare assieme in una logica di corresponsabilità, già sperimentata con i piani di Comunità. Questo è il cammino che stiamo facendo. Oggi è il momento di una riflessione comune". Una curiosità: nel presentare i lavori degli stati generali del welfare è toccato a Giampaolo Pedrotti, capo ufficio stampa della Provincia, ricordare l´origine storica del termine welfare che gli esperti fanno risalire all´arcivescovo William Temple (1941) anche se le origini delle sistematiche attenzione dello Stato al benessere dei propri cittadini affondano nel 1883 quando Bismarck fece approvare la legge per le assicurazioni contro le malattie, seguita pochi anni dopo dalla legge contro gli infortuni e dalla legge per l´assicurazione su vecchiaia e invaliditá. |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
"IL WELFARE SI DECIDE NEL CONTESTO LOCALE" |
|
|
 |
|
|
Trento, 14 marzo 2012 - E´ di Kai Leichsenring, esperto austriaco dell´European Centre for Social Welfare Policy and Research di Vienna il secondo intervento - dopo quello dell´assessore Ugo Rossi - agli stati generali del welfare trentino in corso alla sala della Cooperazione di Trento. Il welfare - ha detto - si decide nel contesto locale. Dobbiamo creare un welfare che sia capace di essere orientato alle fasi diverse della vita, per evitare le emergenze e per evitare che le famiglie debbano inventarsi le soluzioni, come è successo con le badanti per quel che riguarda l´assistenza alle persone anziane. L´integrazione socio-sanitaria ha bisogno di nuovi modelli organizzativi che siano vicini all’utente, dove il nucleo familiare è una risorsa da sostenere e dove ci sia innovazione professionale". In precedenza Leichsenring aveva delineato un quadro comunitario del welfare. L´europa - ha detto - ha promosso un modello basato sul lavoro, sulla crescita. Lisbona fissava come target per il 2010 un tasso di partecipazione al lavoro al 70%, per le donne almeno il 60% e per lavoratori anziani almeno il 50% con una crescita annuale del 3%. Questo non ha funzionato del tutto, è arrivata la crisi e bisognava cambiare i target, ma non è stato fatto: perché è rimasto come indicatore il tasso di partecipazione al lavoro anche se è stato un ridotto di poco e nazionalizzato, cioè ogni paese può cambiarlo, mentre un altro obiettivo è quello di ridurre il numero di cittadini a rischio povertà. Per Italia si tratta così di raggiungere il 67-69% di cittadini occupati e di ridurre i 2.200.000 cittadini a rischio povertà. "La spesa sociale - ha aggiunto - è aumentata in tutti i paesi, anche durante la crisi, quindi il welfare State funziona. Certo, non c’è un modello europeo ma ci sono svariati modelli, la flexicurity (flessibilità unita alla sicurezza dal punto di vista lavorativo) è stata implementata solo in alcuni paesi, ad esempio la Danimarca, dove il welfare è già sviluppato, i target non sono stati raggiunti neanche prima della crisi, i nuovi target sono un po’ meno ambiziosi ma sempre focalizzati su crescita e aumento dell’occupazione. Va però detto che il settore socio-sanitario è uno dei pochi settori che negli ultimi dieci anni ha contributo in maniera superiore alla media all’aumento del tasso di occupazione. Questo dunque è anche un settore che può creare lavoro. Peraltro l´aspettativa di vita è cresciuta sempre di più negli ultimi trent’anni ed è cresciuto quindi anche il periodo pensionistico". Infine un accenno alla "sussidiarietà alla rovescia" e le sue conseguenze. "Abbiamo una generazione sandwich - ha concluso l´esperto austriaco - che si trova tra la cura prestata ai bambini e l´assistenza agli anziani nel mentre è in atto una crisi della famiglia, con pressione sociale e mancanza di servizi. Quindi assistiamo alla globalizzazione della cura e dell’economia domestica. A questo proposito ecco che le badanti possono essere definite una nuova invenzione della “società civile”, forse una soluzione con una data di scadenza. Dunque pressioni che arrivano sull’individuo e sulla famiglia. La sfida è quella di arrivare ad un´Europa, nel 2020, capace di introdurre innovazioni sociali. In questa direzione va il fatto che questo sia l´anno dedicato all´invecchiamento attivo e sano: fatto di attività, progetti, ricerca, prevenzione". |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
VOCI E PROPOSTE DELL´"OPERAZIONE ASCOLTO" |
|
|
 |
|
|
Trento, 14 marzo 2012 - Folto pubblico anche nel pomeriggio del 12 marzo per gli stati generali del welfare, promossi dalla Provincia autonoma di Trento e che hanno visto il coinvolgimento - alla sala della Cooperazione - di tutti i soggetti che operano nel campo sociale in Trentino, ma anche di numerosi amministratori di Comuni, Comunità e istituzioni. Se al mattino la chiusura è stata affidata al dibattito con alcuni interventi preordinati nonché ad alcune riflessioni dell´assessore alla salute e politiche sociali, Ugo Rossi, il pomeriggio si è aperto con una tavola rotonda, moderata da Ugo De Ambrogio, del Comitato provinciale per la programmazione sociale. In apertura Paolo Cavagnoli, presidente dell´Associazione provinciale Problemi Minori, ha evidenziato la necessità di coinvolgere sempre piu i giovani nelle politiche del welfare. Quindi Massimo Komatz, della Cooperativa Samuele - Fondazione Villa Sant´ignazio, ha auspicato che la giornata di oggi sancisca il confronto fra le diverse categorie: "In un´ottica di cooperazione e non di contrapposizione alla politica", portando quindi alcuni esempio pratici. Santino Boglioni, presidente della Cooperativa sociale Gruppo ´78 ha portato la sua esperienza maturata alla meta degli anni ´80 con la legge 35, ormai superata, e con i principi di sussidiarietà orizzontale. Anna Michelini, della Fondazione Opera Famiglia Materna, ha invece sottolineato la profonda trasformazione della società negli ultimi anni: "La nostra struttura esiste da 93 anni, ma mai come negli ultimi anni ha visto una rivoluzione nel profilo sociale delle persone che a noi si rivolgono. Si tratta spesso di stranieri, con percorsi difficili, di gravi conflitti, ma anche di persone che non reggono più i ritmi della normalità non solo per fragilità, bensì anche per aver perso il lavoro, per aver assistito allo sfacelo della famiglia. Assistiamo quindi alla crescita della domanda e alla sua diversificazione, si tratta di un cambiamento sociale di tale portata che non è più concepibile rispondere con i modelli tradizionali". A Silvano Deavi, presidente di Consolida, il compito di muovere alcune critiche all´amministrazione provinciale in favore di un welfare privato. Deavi ha anche presentato un documento unitario, sviluppato dalle organizzazioni del Terzo Settore trentino e contenente dieci passi per un welfare nuovo e partecipato. "Il terzo settore trentino avanza riflessioni e proposte che muovono dall´attuale stagione del nostro territorio in cui a fronte della contrazione delle risorse pubbliche e della moltiplicazione dei bisogni sociali è necessario mettere in modo processi innovativi che valorizzino le risorse dei nostri territori. Innovazione e partecipazione sono i punti di forza della nostra terra, su cui fare leva...". Anna Pia Rigon, direttore Casa della Giovane ha quindi messo in evidenza la necessità di lavorare in rete, soprattutto per le donne. L´ultimo rappresentante del terzo settore, Arrigo Dalfovo presidente Acli Trentine, ha ricordato: "Bisogna fare una selezione sulle priorità è questa l´equità, inoltre è necessario ricordare il valore educativo di quello che stiamo facendo, perché i processi devono generare inclusione, infine attenzione al neo mutualismo, che è quanto stiamo cercando di fare". Dalfovo, che ha ricordato che sono oltre 131.000 le persone che vengono incontrate da Acli, patronato e Caaf, ha concluso: "Alla nostra autonomia manca il senso del vivere civile, ovvero di riuscire a mettere assieme il vivere quotidiano con il dono di vivere in una comunità". Quindi la parola alla comunità: Maria Angela Zadra, responsabile Servizi Sociali di Comunità, ha ripercorso la legislazione provinciale e l´evoluzione del welfare che hanno via via messo al centro dell´azione i cittadini e la famiglia e favorito integrazione fra i diversi servizi e soggetti, ricordando infine che "le famiglie sono sempre più in difficoltà a sostenere gli anziani, ma le soluzioni a casa sono sentite più limitanti, c´è anche la necessita di sostenere genitorialità e di dare risposta al disagio minorile". Per Sergio Menapace, presidente della Comunità Val di Non, la scelta di affidare i servizi al territorio è giusta perché risponde ad una "necessità di innovazione a un cambiamento che va affrontato assieme. Il Piano sociale di comunità va in questa direzione, verso una pianificazione sociale integrata per individuare i veri bisogni". Infine Antonio Giacomelli, presidente Upipa ha chiuso la Tavola rotonda, prima di lasciare nuovamente spazio agli interventi preordinati del pubblico, parlando di sostenibilità nel medio periodo e ricordando il ruolo delle strutture per l´assistenza: "L´aumento dell´età della popolazione e la contrazione delle risorse porteranno ad un aumento delle richieste e dovremo intervenire con nuovi strumenti: i soci di Upipa stanno lavorando su questo da tempo. Non si tratta di appaltare ai privati ma di indirizzare meglio la domanda e di ridurre le domande improprie, puntando infine a servizi personalizzati e di qualità, come il modello ´Qualità e Benessere´, che è un marchio sottoscritto da oltre cinquanta strutture residenziali per anziani al di qua e al di là delle Alpi". |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
"UNA SPERIMENTAZIONE DI LIVELLO NAZIONALE" |
|
|
 |
|
|
Trento, 14 marzo 2012 - "Tra i punti di forza del welfare trentino, il maggiore è costituito dal suo impianto. È riuscito a limitare i malfunzionamenti del mercato e a scaricare la famiglia da compiti impropri, per consentirle di svolgere le funzioni che le sono proprie. Il sistema di welfare trentino è diventato di stampo universalistico, capace di riconoscere una gamma universale di servizi e dunque di offrire anche elevati criteri di equità e buone capacità redistributive. In questo senso è un unicum in Italia". Così Antonio Schizzerotto, Prorettore alla ricerca della facoltà di Sociologia - Università di Trento ha aperto il suo intervento - il quarto oggi in programma - agli stati generali del welfare trentino in corso alla sala della Cooperazione di Trento. Dunque "un welfare universalistico diretto principalmente all’individuo, queste sono le caratteristiche del welfare trentino". Nel suo intervento Schizzerotto ha scelto tre ambiti per mettere in luce questi aspetti universalistici ed equitativi del welfare trentino. 1. Politiche istruzione. "Ricordo trasporto, corsi di formazione, servizi di orientamento, stage all’estero: tutte queste misure hanno fatto crescere scolarizzazione superiore e universitaria nell’arco degli ultimi dieci anni. Oggi i trentini sono al di sopra della media nazionale anche grazie a questo perché si è tradotto in una crescita del grado di meritocrazia e del peso dell’istruzione nell´assegnare i destini lavorativi delle persone". 2. Sfera lavorativa. "In questo ambito la Provincia autonoma di Trento ha posto in essere (caso più unico che raro in Italia) una massa cospicua di politiche attive del lavoro (corsi di qualificazione), innovativo veicolo di attuazione di servizi per l’impiego. Con l´Agenzia del lavoro è stato messo in campo un esperimento di integrare politiche attive e politiche passive del lavoro nonché indennità standard con corsi di aggiornamento". 3. Assistenza. "Ci sono circa 50 interventi nelle politiche assistenziali ed una in particolare vorrei riprendere, perché emblematica di assistenza: il reddito di garanzia. È l’unica misura contro la povertà, esempio unico nel nostro paese. E´ la dimostrazione palese del carattere inclusivo ed equitativo del sistema di welfare trentino. Nel 2011 risultavano poveri il 4,6% dei trentini contro una media nazionale di oltre il 12%". Schizzerotto ha concluso indicando problematiche e limiti del welfare trentino ("le misure dovrebbero essere temporane e spingere gli individui a diventare autonomi, in Trentino non ci sono grandi stimoli in tal senso ed inoltre non si evitano fenomeni di opportunismo nelle politiche di welfare") e i margini di miglioramento, che ci sono: "Per il futuro io ritengo che il Trentino debba cercare di promuovere a livello nazionale la sperimentazione di alcune riforme che si sono qui attuate, ovvero va diffuso a livello nazionale il carattere di sperimentazione che il Trentino ha assunto". |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
"IL TRENTINO ELEMENTO DI STIMOLO PER L´INTERO PAESE" |
|
|
 |
|
|
Trento, 14 marzo 2012 - "Il Trentino è una delle realtà che si stanno muovendo in modo più positivo riguardo alla sfida del welfare e quindi può essere elemento di stimolo per l’intero paese". Così Emanuele Ranci Ortigosa, direttore scientifico dell´Irs, l´Istituto per la Ricerca Sociale e direttore di "Prospettive Sociali e Sanitarie" ha chiuso il suo intervento - il terzo in programma il 12 marzo - agli stati generali del welfare trentino in corso alla sala della Cooperazione di Trento. Il welfare - ha esordito Ranci Ortigosa - ha due dimensioni: "I diritti di cittadinanza che si sono venuti affermando negli anni e i livelli di assistenza, livelli che vanno comunque assicurati. Welfare non vuol dire limitarsi a tutelare questi requisiti essenziali, ma è un concetto più ampio che riguarda la tenuta sociale, riguarda la società nel suo insieme, riguarda anche le politiche di prevenzione. In Italia non c’è nessuna riforma sul welfare, c’è la legge 328 del 2000 (Legge Quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali) che ha avviato un percorso di riforma che è quella della programmazione locale dei servizi. L´italia è toccata da molte trasformazioni: minor natalità, più anziani, famiglie più piccole e meno stabili, parecchie famiglie con un solo genitore, crescente presenza di immigrati, poca occupazione femminile e giovanile, una profonda divisione anche in questo fra nord e sud. In più l´Italia subisce accelerazioni notevoli: il fenomeno dell’immigrazione è stato molto più veloce rispetto agli altri paesi, così per l’invecchiamento, il che apporta ulteriori difficoltà". Altri dati forniti dal direttore dell´Irs: "L´incidenza della povertà relativa in Italia è all´11%, mentre la povertà assoluta è tra il 4,1 e il 4,6% perché i redditi non sono cresciuti e dunque abbiamo un impoverimento crescente. Abbiamo anche un indice crescente di famiglie con una persona sola che lavora, il 10%, mentre gli altri sono al 6%. Inoltre particolarmente accentuato nel nostro paese è anche l’elemento della diseguaglianza che permane anche fra le famiglie. E negli anni ’90 la nostra diseguaglianza si è andata accentuando fra i paesi Ocse e non si è ridotta. E a tutto questo le risposte delle nostre politiche sono particolarmente inadeguate. Abbiamo un sistema che non è mai stati riformato che non ha un approccio universalistico alla situazione. L’impatto della spesa sociale sulle povertà è molto basso, attorno al 20%, perché ci sono tante misure frammentate e la spesa non è elevata, gli altri paesi riescono ad incidere molto di più. Anche per i servizi agli anziani l’Italia, rispetto agli altri Paesi, è molto carente e il 47,8% sono ancora pagati dalle famiglie. Così il paradosso è che il nostro welfare non è familiare, ma scarica gli oneri sulle famiglie. La spesa per la protezione sociale diminuisce in rapporto al Pil mentre va detto che in Trentino la spesa sociale pro capite è fra le più elevate del nostro paese". Dunque, se il welfare in Italia è un settore critico e marginale, che fare? Così ha concluso il suo intervento Emanuele Ranci Ortigosa: "Abbiamo poche risorse e spese male. Dunque il primo problema è quello di rendere più efficace il nostro intervento. La spesa per assistenza sociale nel 2010 ammonta a quasi 62 miliardi di euro, il 4% del pil, ma è frammentata. Bisogna invece analizzare il bisogno per capire di cosa c’è effettivamente bisogno, per fare questo dobbiamo decentrare le risorse per avvicinarci al bisogno, dobbiamo decentrare funzioni e risorse sul territorio e ottimizzare il sistema istituzionale di governo delle politiche sociali perché il territorio deve essere preparato a gestirle, quindi fare un federalismo del welfare, che è quello che dice la costituzione, ovvero assegnarli ai territori e non gestirli come Stato, come fate qui che li assegnate alle Comunità, perché i Comuni sono troppo piccoli per gestirli. Come dimenticare poi che in Italia il 34% degli assegni familiari e il 24% delle pensioni e degli assegni sociali vanno a famiglie con redditi medi e addirittura alle famiglie ricche? Questo non è accettabile, bisogna chiedere una compartecipazione al reddito per le famiglie che possono permetterselo. Per contrastare la povertà bisogno introdurre un reddito minimo di attivazione, che sia una politica non solo di sostegno ma appunto di attivazione, di inserimento. Questo si può fare a costo zero riorganizzando le risorse, salvo per la non autosufficienza che nel tempo richiederà risorse aggiuntive. Ecco quindi una proposta di riforma che punti ad ottimizzare e integrare il sistema dei servizi pubblici e privati sul territorio, garantisca diritti e livelli di servizio, contribuisca allo sviluppo visto che il welfare è anche opportunità di crescita". |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
BOLZANO: APPROVATI DALLA GIUNTA GLI AUMENTI DELLE PRESTAZIONI FINANZIARIE PER INVALIDI CIVILI, CIECHI E SORDI |
|
|
 |
|
|
Bolzano, 14 marzo 2012 - - È stato deliberato dalla Giunta provinciale l´aumento delle prestazioni e indennità destinate agli invalidi civili, ciechi e sordi e dei limiti di reddito per ottenerle per il 2012. Su proposta dell’assessore provinciale delle politiche sociali Richard Theiner le indennità destinate agli invalidi civili, ciechi e sordi verranno aumentate con decorrenza dal 1° gennaio 2012. La pensione mensile per invalidi civili, ciechi e sordi e l’assegno mensile per invalidi civili minori sarà di 422,80 Euro. L’indennità di accompagnamento per invalidi civili passa a 492,97 Euro. Le prestazioni aggiornate verrano pagate da aprile. Coloro che sono già titolari delle prestazioni suddette riceveranno il relativo conguaglio con la rata di aprile. Aumentato anche il limite di reddito che non può essere superato per percepire la pensione: Il limite di redditto per l’anno 2011 per le persone con invalidità totale, per i ciechi e sordi è stato portato a 15.627,22 Euro, per gli invalidi parziali a 4.596,02 Euro. Le prestazioni finanziarie nel dettaglio (in vigore dal 1° gennaio 2012): Prestazione finanziaria Importo mensile: Indennità di accompagnamento per invalidi civili € 492,97; Indennità di accompagnamento per ciechi civili assoluti € 827,05; Pensione per invalidi civili, ciechi e sordi € 422,80; Assegno mensile per invalidi civili minori € 422,80; Indennità speciale per ciechi civili parziali € 193,26; Assegno integrativo per ciechi civili totali € 110,77; Assegno integrativo per ciechi civili parziali € 79,13; Indennità di comunicazione per sordi € 245,63. |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
 |
GRAN PREMIO D’ITALIA SUPERMOTO A OTTOBIANO: VIA AL COUNTDOWN |
|
|
 |
|
|
Torino, 14 marzo 2012 – A metà marzo manca un mese esatto al via del mondiale Supermoto 2012 che si aprirà in Italia il 14 e 15 aprile, a Ottobiano (Pv); solo quattro settimane prima di vedere nuovamente in pista i piloti a sfidarsi per il primo gran premio dell´anno, e di contorno ci sarà anche la prima prova dell’Uem European Supermoto Championship. Il francese Campione del Mondo uscente Adrien Chareyre (Aprilia) dovrà guardarsi le spalle da molti avversari, primo tra tutti il fratello Thomas Chareyre (Tm-fra), che deve riscattare una stagione fantastica e un finale con una caduta che gli è costata la corsa al titolo 2011. La lista dei pretendenti al titolo è lunga e fra questi non può mancare il numero tre al mondo, il pesarese Ivan Lazzarini ancora in sella all’Honda Hm con la quale ha chiuso sul terzo gradino del podio assoluto nella passata stagione. Ci sono poi il finlandese Mauno Hermunen (Honda Shr Racing), Uros Nastran (Suzuki Lux Performance - Slo), Matthew Winstanley (Honda Shr-gb), i poliziotti bolognesi Christian Ravaglia (Ktm Miglio) e Massimo Beltrami, il veneto Elia Sammartin (Suzuki Pergetti-rigo Moto), il piemontese Giovanni Bussei (Honda Sbd Union Bike), il lombardo Andrea Occhini, il francese Thierry Van Den Bosch (Ktm Team Mtr) per citare i primi della classifica iridata 2011. Atteso anche il ritorno alle gare di un altro fuoriclasse della specialità, il bresciano Davide Gozzini (Aprilia Racing Pmr), che torna dopo una stagione difficile a causa di un infortunio. Dopo il successo delle precedenti edizioni, ritorna quest´anno la sfida dell’ Uem European Championship. Il livello tecnico dei partecipanti è di assoluto rilievo, con il campione in carica Teo Monticelli che come sempre recita la parte del leone, ma anche alcuni nuovi agguerritissimi concorrenti. Un interessante challenge per nulla scontato poiché altri concorrenti italiani quotati cercheranno di inserirsi nella corsa al titolo 2012. Il circuito South Milano è abituato a ospitare prove iridate e internazionali di Supermoto, e per il gran premio di metà aprile, stando a quanto comunicano i gestori, non è da escludere che si correrà già con le nuove modifiche sulla pista. |
|
|
|
|
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|