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VENERDI

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Notiziario Marketpress di Venerdì 23 Marzo 2012
TORINO (OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI): RIAPRE LA MOSTRA FARE GLI ITALIANI CON LA NUOVA SEZIONE LA FORZA DELL’UNITÀ - FINO AL 4 NOVEMBRE 2012  
 
Il 17 marzo, arricchita da una nuova, coinvolgente sezione espositiva, ha riaperto Fare gli italiani. 150 anni di storia nazionale, la seconda tra le mostre più visitate in Italia nel 2011: un imponente allestimento multimediale che, su una superficie di 10.000 mq, segue le tappe fondamentali della storia dell’Italia unita. Anche quest’anno a organizzare la manifestazione è il Comitato Italia 150, con il sostegno della Città di Torino e il prezioso contributo di Intesa Sanpaolo. Teatro della riapertura la struttura industriale delle Officine Grandi Riparazioni, rinate a nuova vita in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia e divenute in brevissimo tempo un importante polo della cultura e del tempo libero, grazie al continuo susseguirsi di mostre, dibattiti, spettacoli, concerti, proiezioni. L’idea di un nuovo inizio per Fare gli italiani è stata determinata anche dallo straordinario afflusso di pubblico – oltre 500 mila visitatori in nove mesi di apertura – e dalle richieste di prolungare l’esperienza. Attraverso una pluralità di strumenti, narrazioni e linguaggi, oltre che con il supporto di filmati interattivi e di sorprendenti busti parlanti, che riproducono la fisionomia del nostri eroi risorgimentali, torneremo a confrontarci con la lettura della storia d’Italia fornita dai curatori della mostra, Walter Barberis e Giovanni De Luna, con l’immaginifico allestimento realizzato da Paolo Rosa, direttore artistico e da Studio Azzurro: un percorso segnato dalla progressiva integrazione di spazi e realtà inizialmente separati e conflittuali, che attraverso prove lunghe e difficili hanno saputo trovare finalmente una sintesi, nonostante le persistenti contraddizioni e tendenze alla separazione e alla disgregazione. La nuova sezione della mostra – dal titolo La Forza dell’unità – il cui progetto di allestimento è di Carlo Pession e Riccardo Mazza – è uno strumento di approfondimento in più, che consente di osservare con sguardo complessivo, la trasformazione di un Paese considerato un tempo quale semplice “espressione geografica”, in una realtà politica ed economica importante, riconosciuta e dotata di un’identità unitaria forte. Una prima area focalizza l’attenzione sugli Stati preunitari, con la citazione degli eventi più significativi degli anni che vanno dal 1815 al 1861 e una serie di dati statistici-quantitativi in grado di tracciarne un profilo storico . Un secondo spazio vuole mostrare il passaggio da un’Italia divisa e multicentrica a un’Italia unita ed economicamente forte, ai primi posti tra le potenze industriali. Il processo di crescita avvenuto tra il 1861 e il 2011 viene analizzato lungo quattro assi cronologici, che sviluppano altrettanti temi: l’economia, la partecipazione politica, la vita quotidiana e la cultura. Info: www.Officinegrandiriparazioni.it  
   
   
AMENO (SPAZIO MUSEALE PALAZZO TORNIELLI): MOSTRA "DUPLICE PAESAGGIO" A CURA DI GIOVANNA NICOLETTI - INAUGURAZIONE 24 MARZO 2012 ORE 17.30 - 25 MARZO/3 GIUGNO 2012  
 
Asilo Bianco, ente promotore del progetto di valorizzazione "Cuore Verde tra due Laghi", attivo sul territorio tra il lago d’Orta e il Lago Maggiore, grazie al sostegno di Regione Piemonte,fondazione Cariplo, Provincia di Novara e dei comuni aderenti, presenta la mostra "Duplice Paesaggio" con la curatela di Giovanna Nicoletti, per indagare il tema del rapporto tra l´uomo e la natura attraverso la lente dell´arte. Come spesso accade per i progetti firmati dall´associazione di Ameno, la mostra avrà una doppia valenza: invita infatti l´arte di fine ottocento a confrontarsi, a essere termine di riflessione e di spunto per i nuovi artisti della scena contemporanea. In questo dialogo-incontro nasce il percorso dell´allestimento dove le opere di artisti attivi alla fine dell´ottocento si intrecciano e si amplificano nell´analisi degli sguardi contemporanei. I temi del controluce espressi da Giovanni Battista Ciolina, dell´acqua da Emilio Longoni, della neve di Carlo Fornara e Riccardo Galli, delle presenze da Angelo Morbelli, Mario Moretti Foggia e Giovanni Segantini, del colore di Eugenio Gignous e Cesare Maggi e degli alberi da Antonio Fontanesi e Giovanni Fattori, diventano il pretesto per costruire delle camere delle meraviglie nelle quali il linguaggio di Franco Rasma, Robert Gschwantner, Marcovinicio, Salvo, Arthur Kostner, le fotografie di Gioberto Noro e Paola De Pietri traducono la diversità dello sguardo. Il genere del paesaggio è utilizzato come pretesto per la rivisitazione dell´esperienza figurativa: rappresentazione semplificata del moto dell´anima e insieme documentazione del territorio. Evento nell´evento, in concomitanza con il vernissage, sabato 24 marzo si inaugura anche il nuovo Spazio Museale Palazzo Tornielli, che ha visto una serie di interventi di ammodernamento nelle sale dedicate all´accoglienza dei visitatori. Un nuovo punto informativo (dotato di accesso internet) e un nuovo bookshop con gadget e prodotti del territorio Cuore Verde tra Due Laghi illustrano le bellezze di questa area collinare tra il lago d´Orta e il lago Maggiore, oggetto di un importante progetto di valorizzazione territoriale. La Stanza del Cuore Verde si presenta come una sorta di foresta immaginaria sinuosa e irregolare. L´artista Johannes Pfeiffer ha utilizzato per la sua costruzione grandi tronchi di robinia, un albero ampiamente presente nei boschi del Piemonte. Questa sorta di sipario si chiude su pareti grigie e nere, a richiamare l´effetto della carbonizzazione del legno. Al suo interno dispositivi interattivi, informatici e non, restituiscono all´utente numerose informazioni sul territorio: eventi in programma, pubblicazioni scientifiche e artistiche e, in generale, iniziative di forte richiamo turistico. Il progetto della Stanza del Cuore Verde è stato curato da Da-a Architetti, con il contributo tecnico di Sikkens per la consulenza sul colore e i prodotti vernicianti da utilizzare. Ameno partecipa nelle giornate di sabato 24 e domenica 25 marzo alla Xx Giornata Fai di Primavera, con l´apertura di beni artistici e architettonici. Completano il progetto: - un convegno di tre giorni sul tema del paesaggio, a cura di Fondazione Fitzcarraldo; - una rassegna cinematografica con film dedicati al paesaggio di montagna, a cura di Paola Fornara; - incontri letterari con autori che hanno affrontato nella loro produzione i temi del paesaggio, a cura di Davide Vanotti; - concerti di musica tradizionale con il coro degli Alpini di Domodossola e musica sperimentale con Riccardo Sinigaglia; - laboratori didattici e artistici, per tutte le età, a cura di Asilo Bianco. Info: Duplice passaggio - Spazio Museale Palazzo Tornielli, Piazza Marconi 1, Ameno (No) - 25 marzo/3 giugno 2012 - vernissage 24 marzo 2012 ore 17.30 - Ingresso libero – www.Museotornielli.it  - info@asilobianco.It  
   
   
MILANO (GALLERIA GIÒ MARCONI): BONJOUR TOURIST - PRIMA PERSONALE DI WILL BENEDICT (1978, VIVE E LAVORA A VIENNA) - . DAL 14 APRILE AL 19 MAGGIO 2012 - INAUGURAZIONE: VENERDÌ 13 APRILE 2012 DALLE 19.00 ALLE 22.00 (IN OCCASIONE DELLA NOTTE BIANCA DI MIART)  
 
Nel 2008 Will Benedict inizia la serie “Post Card”: imitando su foamcore - uno strato di poliuretano espanso racchiuso da 2 fogli di cartone bianco - il retro di una cartolina vuota, Will lavora sul tema della comunicazione e del ruolo della pittura nella contemporaneità. La linea verticale che separa lo spazio dell’indirizzo da quello del testo e il piccolo dipinto nell’angolo solitamente destinato al francobollo si prestano a questo gioco: spesso le sue “cartoline” non hanno un destinatario, o in alcuni casi si limitano o più genericamente al classico messaggio “Vorrei fossi qui”; altre invece, come quella per Silvio Berlusconi (2011), contengono una nota scritta a mano, poco leggibile, che recita “Buona fortuna con l’indigestione”. Sempre nel 2008 Will propone il corpus di lavori “Camera”: qui il cerchio vuoto all’interno suggerisce l’idea della lente, mentre l’intervento pittorico si sposta ancora una volta nell’angolo in alto a destra a richiamare il flash della macchina fotografica. Sia per la serie “Post card” che per “Camera” è interessante la posizione “marginale” della pittura, non più dominante rispetto alla composizione ma decentrata e ridotta ai minimi termini. L’indagine sulla pittura o sulla fotografia come rappresentazione della realtà prosegue nelle opere più recenti, fino a trovare la sua ubicazione dietro i protagonisti in primo piano, che assistono agli eventi come cronisti o conduttori dei telegiornali. In occasione delle sua prima mostra presso la galleria Giò Marconi Will Benedict presenterà lavori inediti. Will Benedict ha studiato all’Art Center College of Design, Pasadena, e alla Staedelschule, Frankfurt am Mein. I lavori di Will Benendict sono stati recentemente presentati nelle personali presso Neue Alte Brücke, Frankfurtam Main, 2010, Galerie Meyer Kainer, Vienna, 2009 e in occasione delle collettive ‘Flaca’, a cura di Tom Humphreys, Portikus, Frankfurt am Main. 2011, ‘Will Benedict, Nikolas Gambaroff, Carissa Rodriguez’, Renwick Gallery, New York, 2011 e ‘Before and After’, Balice Hertling, Paris, 2010. Per il 2012 sono previste una nuova personale presso la Meyer Kainer e la partecipazione in veste di curatore presso la Andrew Kreps Gallery di New York. Dal 2008 si occupa insieme a Lucie Stahl dello spazio espositivo Pro Choice, Vienna. Info: Fondazione Marconi Arte Moderna e Contemporanea - Via Tadino, 15, Milano - Tel. 02 29 41 92 32 - fax 02 29 41 72 78 - info@fondazionemarconi.Org  - www.Fondazionemarconi.org  – fino al 17 maggio 2012 - Ingresso gratuito  
   
   
MILANO (FONDAZIONE MARCONI): MOSTRA “MITOGRAFIE” DI GIANLUIGI COLIN - INAUGURAZIONE: 13 APRILE 2012 ORE 19  
 
Gianluigi Colin, voce originale e autonoma nel panorama dell’arte italiana, mette al centro della sua riflessione i simboli della nostra contemporaneità utilizzando il “materiale che il mondo gli offre”: soggetti delle sue opere sono le icone e gli eventi del presente, selezionate in quell’oceano di informazioni che i mezzi di comunicazione di massa ci presentano incessantemente. Nel lavoro di Colin c’è un dialogo costante tra immagini e parole, che trova le sue radici nelle teorie del più grande semiologo del Xx secolo, Roland Barthes. Mitografie vuole proporre al pubblico parte della mostra, da cui il titolo, realizzata qualche mese fa al museo Ivam (Instituto Valenciano de Arte Moderno) di Valencia. Dodici opere di grande formato suddivise in quattro gruppi: Venere, Marte, Saturno e Mercurio. Nelle sue Mitografie, Gianluigi Colin muove da una interrogazione: cosa sono diventati – per noi - Mercurio, Marte, Saturno e Venere? La sua scommessa non consiste nell´avviare un percorso nostalgico. Prova a rintracciare sopravvivenze lontane. Scruta i tanti e spesso distratti affioramenti della classicità disseminati negli interstizi del nostro presente. Si serve del mito come di uno strumento privilegiato non per uscire da "questo" mondo, ma per attraversarlo e comprenderlo. L’artista riflette sul modo in cui la società contemporanea reinterpreta e rielabora la mitologia classica, partendo da dettagli in cui si imbatte per caso e che colpiscono la sua immaginazione. Si tratta di opere di grande formato che indagano il rapporto tra miti classici e contemporanei. Sono messaggi chiari, di forte impatto visivo, che ci aiutano a leggere un presente sempre più confuso. E’ lo stesso Colin a dichiararlo: “Se nel passato la tradizione orale o le grandi narrazioni classiche rappresentavano un racconto corale che diventava forma delle nostre paure, gioie e dolori, oggi i miti si sedimentano nella nostra mente attraverso le copertine dei settimanali, li facciamo nostri guardando la televisione, andando al cinema. E il mondo dei media rappresenta una specie di nuovo Olimpo dove tutte queste divinità, molto terrene eppure così irraggiungibili, mandano messaggi ai “poveri mortali”, condizionandoli, modificando le loro azioni, in qualche modo plasmando le loro coscienze.” L’artista lavora “dentro un mondo di carta” operando con una tecnica complessa: attinge immagini dai quotidiani, accartoccia quei fogli, li fotografa e li stampa su carta di giornale. Il materiale viene poi incollato su un’ulteriore stratificazione fatta di sedimentazioni di carta sempre di giornale e da ultimo l’artista interviene sulla sua opera con nuove stropicciature. Quasi un tentativo di preservare quelle immagini e quelle parole dall’inevitabile destino dei quotidiani a cui appartengono: la breve durata di ventiquattrore. Scrive Gillo Dorfles: “ Colin - rivendicatore e "decontesatatore" di un´arte elaborata e sublimata "con le sue mani" - finisce per ottenere un´immagine mitica del nostro tempo e insieme ammonitrice di vicende future. Ma restituisce anche - e va sottolineato - un´immagine plastica e figurativa (senza bisogno di pennelli di sgorbi che spesso ne tradiscono l´autentica valenza). Un´ immagine, in definitiva, che testimonia molto bene l´aspetto della più recente creatività italiana. E che non ha bisogno di ostentare le etichette di "arte" o di cronaca. C´è solo un modo davvero appropriato per commentare queste opere: "mitografia estetica". Scrive Barbara Rose, che ha curato la recente mostra al Museo Madre di Napoli: “Colin pensa che oggi la realtà sia percepita come uno stravagante mosaico formato da frammenti adiacenti e sovrapposti di immagini riprodotte fotograficamente. Appartiene al novero di quegli artisti che vogliono essere testimoni della storia come Goya, Rauschenberg e Warhol. Invece di limitarsi a riprodurre un’immagine fotografica, però, Colin la trasforma, stropicciando e deformando la pagina stampata su cui è impressa per poi fotografarne gli effetti di rilievo scultoreo”. Scrive Vincenzo Trione che ha curato la sua mostra all’Ivam: “Colin compone affreschi postmoderni, nei quali si rompe ogni centralità. Impegnato a portarsi al di là delle regole consuete del racconto, estrae frammenti senza origine, che fonde in almanacchi eccentrici, che rivelano un audace post-realismo. È’ come assistere a un seduttivo naufragio. L´opera si dona come tessuto increspato, arsenale di memorie sfrangiate, mare agitato da onde, esercizio dotato di un´inattesa consistenza plastica e poetica”. Per l’occasione sarà pubblicato il Quaderno della Fondazione n. 7 una pubblicazione che raccoglie immagini delle opere esposte, fotografie, con testi di Gillo Dorfles, Umberto Galimberti, Giorgio Marconi, Arturo Pèrez-reverte, Arturo Carlo Quintavalle, Barbara Rose, Emilio Tadini e Vincenzo Trione. Allo Studio Marconi ’65 sarà presentata una retrospettiva con opere di piccolo formato dal 1995 ad oggi. Gianluigi Colin nato a Pordenone nel 1956, conduce da molti anni una ricerca artistica intorno al dialogo tra le immagini e le parole. Il suo lavoro nasce come investigazione sul passato, sul senso della rappresentazione, sulla stratificazione dello sguardo. Si tratta di una poetica densa di richiami alla storia dell’arte e alla cronaca, che tende a porre sul medesimo piano memoria e attualità, facendo sfumare i confini tra le epoche. Una poetica dal forte impegno civile ed etico, che vuole restituire all’esperienza artistica forti valenze militanti. Personalità eclettica, Colin è art director del “Corriere della Sera”, ha tenuto conferenze, seminari e corsi universitari. E ha scritto anche saggi e articoli sulla fotografia e sulla comunicazione visiva. Sue personali si sono tenute in numerose città italiane e straniere (tra le sue mostre, da segnalare quelle all’Arengario di Milano (nel 1998), al centro Cultural Recoleta di Buenos Aires (nel 2002), al Museo Manege di San Pietroburgo (nel 2003), al Museo Madre di Napoli, alla Bienal del Fin del Mundo a Ushuaia e al Museo Ivam di Valencia (nel 2011). Protagonista di performance (organizzate in varie parti del mondo), è stato invitato a “Valencia09” (presso l’Ivam di Valencia, nel 2009) e selezionato per il Padiglione Italia della 54 esposizione d’Arte Internazionale della Biennale d’arte di Venezia. Sue opere sono presenti in collezioni private, musei e istituzioni pubbliche in Italia e all’estero. Vive e lavora tra Milano e Roma Info: Fondazione Marconi Arte Moderna e Contemporanea - Via Tadino, 15, Milano - Tel. 02 29 41 92 32 - fax 02 29 41 72 78 - info@fondazionemarconi.Org  - www.Fondazionemarconi.org  – fino al 17 maggio 2012 - Ingresso gratuito  
   
   
BERGAMO (SHOTS GALLERY): ANDREA MORUCCHIO - “ENJOY THE SILENCE” - 24 MARZO / 3 MAGGIO 2012  
 
Dal 24 marzo al 3 maggio 2012 si terrà alla Shots Gallery di Bergamo, la personale di Andrea Morucchio, ”Enjoy the silence”, 15 immagini che raccontano del "silenzio dell’architettura". Cesare Colombo, nel testo critico elaborato per l´esposizione scrive: “L’indagine urbana che fotografi autori, in tutto il mondo, stanno oggi conducendo, è un’ indagine artistica e contemporaneamente esistenziale... L’uomo è qui assente ma presente, tutto appare artificiale, eppure vissuto. Tutto è manufatto. A Cuba come a Venezia, o in Sicilia... Queste fotografie non sono decorative, malgrado tutto. Sono il frutto di un recupero raffinato di forme, dentro cui stanno però chiusi dei pezzi della nostra vita. Vicende non facilmente narrabili, enigmi privati e sociali. Sono fotografie che si possono leggere in modo veloce, occhiate piene di dinamismo. Ma che si può tentare anche di decifrare con lentezza e rispetto. Noi possiamo trovare qui l’eco di nostre emozioni, di lontane esperienze, di ricordi dolcissimi o di oscure tensioni. Alla fine, c’è un po’ di noi stessi in ognuna.” Laureato in Scienze Politiche presso l’Università di Padova, Andrea Morucchio (Venezia 1967) inizia l’attività di fotografo nel 1989, realizzando alla metà degli anni ‘90 un importante ciclo di lavori legati alle permanenze a Cuba e in Nepal. Dalla fine degli anni ‘90 amplia la propria ricerca linguistica - sovente supportata da riflessioni di carattere politico-sociale - su diversi fronti, dalla scultura all’installazione, dal video alla fotografia, alla performance. Nel 2000 ha la sua prima personale, Dinamiche, a cura di A. Pagnes alla Galleria Rossella Junck di Venezia, dove presenta il nucleo iniziale della sua produzione plastica (Blade, Enlightenments). Nel 2002 realizza l’installazione ambientale Percer-voir presso i Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia e partecipa al progetto Gemine Muse, a cura di V. Baradel, al Museo Mocenigo di Venezia con l’ audiovideo-installazione Le Nostre Idee Vinceranno. Nel 2003 è artist in residence della Claudio Alcorso Foundation presso la Tasmanian School of Art di Hobart in Australia dove idea l’opera multimediale Eidetic Bush - scaturita dalla visione dei boschi incendiati della Tasmania, che presenta alla Plimsoll Gallery di Hobart nello stesso anno. Nel 2004 con l’installazione luminosa Pulse Red, il Globo d’Oro della Punta della Dogana viene fatto pulsare di luce rossa per diverse notti, trasformando lo storico punto di convoglio delle informazioni in simbolo del bombardamento informativo massmediale. Nel 2007, in concomitanza con la 52^ Biennale di Venezia, presenta un’articolata installazione multimediale site-specific intitolata Laudes Regiae nell’ex convento dei Santi Cosma e Damiano alla Giudecca (Venezia). Nel 2008 ha avuto una personale al Centro Culturale Candiani, Mestre, dedicata al lavoro fotografico svolto a Cuba nel ‘95 (Cuba, un Popolo una Nazione). Nel 2009 partecipa alla collettiva Krossing, evento collaterale della 53^ Biennale di Venezia, con il trittico fotografico Improvviso terrore mi sospende il fiato e allarga nella notte gli occhi, Forte Marghera, Venezia. Nel 2011 durante la 54^ Biennale di Venezia allestisce nella Sala 10 della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia la personale Back in Black. In mostra una selezione di opere particolarmente rappresentative del percorso artistico di Andrea Morucchio il cui legame formale più evidente è il colore nero. Sue opere sono conservate presso il Museo del Vetro di Murano e il Museum of Old and New Art di Hobart, Australia. Testo critico Cesare Colombo Inaugurazione: 24 marzo 2012 ore 18:00 Info: Shots Gallery Piazzetta del Santuario 2 d (Borgo Santa Caterina), Bergamo www.Shotsgallery.it  mail:info@shotsgallery.It  phone: 347.8141887 ingresso libero  
   
   
MILANO: MOSTRE E CONVEGNI - HIMALAYA: IMPARIAMO A RESPIRARE  
 
E’ stato presentato, a Milano, presso Palazzo Isimbardi il Progetto “Breathing Himalaya: Impariamo a Respirare”. L’iniziativa, realizzata grazie al sostegno della Provincia di Milano, è nata dalla collaborazione tra l’Associazione “Comitato Ev-k2-cnr”ed Interactivecom e promossa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, con il patrocinio della Provincia di Milano, dell’Università di Ferrara e di Assintel ed il supporto non condizionato di Boehringer Ingelheim Italia e Pfizer Italia. L’iniziativa, che prevede una serie di eventi sul territorio, si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica e la comunità medico-scientifica nei confronti delle problematiche connesse all’inquinamento e alle malattie respiratorie croniche (in particolare la Bpco – Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva), con la conseguente necessità di abbattere le fonti di inquinamento o almeno ridurre l’esposizione ai fattori di rischio e di informare ed educare la popolazione verso una corretta strategia preventiva. Breathing Himalaya: Impariamo a respirare prende origine dal progetto Share – Stations High Altitude for Research on the Environment (ad opera del Comitato Ev-k2-cnr), rivolto al monitoraggio climatico e ambientale nelle zone d’alta quota del nostro pianeta, in particolare, lungo la Valle del Khumbu. Share si è concentrato sull’inquinamento domestico e sulla raccolta di dati relativi all’incidenza delle patologie respiratorie, evolvendosi poi, grazie alla sinergia tra Ev-k2-cnr e Interactivecom, in un’iniziativa educazionale che fosse capace di divulgare - tra un pubblico eterogeneo (scuole, associazioni e famiglie) e con la collaborazione delle istituzioni pubbliche - le preziose informazioni ottenute. “La Provincia di Milano è particolarmente lieta di aver collaborato alla promozione di questa iniziativa e alla possibilità di far conoscere i risultati di straordinario interesse di un eccellente lavoro di squadra, condotto da esperti e ricercatori italiani – afferma Paolo Giovanni Del Nero, Assessore allo Sviluppo Economico, Formazione e Lavoro – Inoltre, l’obiettivo di costruire in loco competenze, grazie al trasferimento delle nostre tecnologie e conoscenze, rende il progetto ancora più apprezzabile e significativo”. "Il Ministero dell´Istruzione, dell´Università e della Ricerca ha sostenuto questo progetto sin dalla sua nascita – aggiunge Mario Alì, Direttore Generale per l’Internazionalizzazione della Ricerca del Miur - ed intende continuare a fornire il proprio supporto a tutte le iniziative volte a perseguire i suoi obiettivi, tra cui quello di costruire e diffondere competenze, trasferire tecnologie e conoscenze, seguendo l´evolversi dei progressi scientifici nel corso degli anni". “Parte da Milano per tutta Italia, un’iniziativa che ci auguriamo incontri attenzione da parte del pubblico – dichiara Roberto Franchi, Direttore di Interactivecom - Le nuove tecnologie ci danno la possibilità di proporre un percorso ipermediale che unisce solidarietà ed eccellenza scientifica, a favore di quella che abbiamo definito cultura della salute”. “I dati raccolti dal Comitato Ev-k2-cnr, grazie al Progetto Share, lungo la Valle del Khumbu e presso il Laboratorio-osservatorio Piramide a 5.050 metri di quota sul versante nepalese del monte Everest, si trasformano, così, in un momento di informazione e riflessione su una esperienza tutta italiana di studio e solidarietà” afferma Agostino Da Polenza, Presidente del Comitato Ev-k2-cnr. “Tramite una mostra/evento itinerante e interattiva - continua Da Polenza - si vuole promuovere, soprattutto tra il pubblico più giovane, una “cultura della salute”, sottolineando l’importanza di una diagnosi precoce nella prevenzione della Bpco (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva) e delle malattie cardiovascolari anch’esse correlate all’inquinamento”. Se tra i fattori di rischio accertati della malattia (quarta causa di morte al mondo) il più importante è senza dubbio il fumo, non bisogna, tuttavia, sottovalutare l’incidenza dell’inquinamento, sia esterno dovuto alle emissioni dei veicoli, sia domestico prodotto dai combustibili utilizzati per cucinare e riscaldare ambienti mal ventilati.
“Le popolazioni più esposte all’inquinamento indoor sono quelle delle aree in via di sviluppo dove vengono utilizzate le biomasse (legna, sterco, residui del raccolto) per il riscaldamento e la cucina, bruciandole in bracieri aperti, spesso in assenza di camini – sottolinea Paolo Bonasoni, Responsabile Scientifico del Progetto Share - Generalmente è piuttosto difficile diversificare il ruolo di questi fattori di rischio, dato che spesso la popolazione è esposta a più fattori contemporaneamente.” “Esistono, però, popolazioni che vivono in aree montane o rurali non esposte ad inquinamento esterno ma solo a quello degli ambienti domestici – aggiunge Bonasoni – Per questo le ricerche condotte in questi luoghi dal Comitato Ev-k2-cnr acquistano grande rilievo per capire il solo effetto dell’inquinamento indoor, grazie alla raccolta di dati estremamente significativi”. “Nonostante la correlazione tra inquinamento indoor e Bpco appaia ormai chiaro – continua la Professoressa Annalisa Cogo della Clinica Pneumologica e Centro Studi Biomedici applicati allo Sport dell’Università di Ferrara - bisogna considerare che tutti i soggetti studiati in ricerche precedenti erano esposti anche al fumo di sigaretta e all’inquinamento ambientale outdoor. Nel nostro caso, invece, la popolazione non è esposta all’inquinamento da traffico ed ha una irrilevante abitudine al fumo di sigaretta (il 3%-4% della popolazione)”. “Il progetto ha offerto, dunque, la possibilità di svolgere una rigorosa attività scientifica in un ambiente particolare, dove l’assistenza medica è generalmente assente o molto difficile da raggiungere e dove normalmente la diagnosi si basa solo sull’esame clinico. Per la prima volta queste popolazioni sono state sottoposte anche ad un esame semplice e non invasivo quale la spirometria, diventata oramai per noi strumento diagnostico imprescindibile – conclude la Professoressa Cogo - In questo modo si è verificata l’importanza degli esami strumentali e si è dimostrato come sia possibile rispettare sempre ed ovunque i criteri di corretta esecuzione degli esami di funzionalità respiratoria anche in situazioni disagiate”. La problematica della Bpco, così come del danno cardiovascolare, viene letta attraverso quanto il progetto di studio della Professoressa Cogo e dei suoi collaboratori ha verificato nell’esperienza himalayana, con l’obiettivo di contrastare attivamente una patologia respiratoria che si manifesta anche nel mondo occidentale in costante crescita. Sensibilizzazione e prevenzione, soprattutto del pubblico più giovane, possono, infatti, contribuire a una diagnosi sempre più precoce della malattia fin dalle fasi iniziali, migliorando i risultati delle terapie oggi disponibili, in grado di contrastare la stessa in modo efficace. Milano è la prima tappa del Progetto Breathing Himalaya: Impariamo a respirare, cui seguiranno una serie di altri appuntamenti che toccheranno tutto il territorio nazionale. La mostra fotografica, finalizzata ad offrire suggestioni e spunti per la migliore conoscenza dell’ambiente himalayano e delle sue popolazioni potrà essere visitata presso la prestigiosa sede della Provincia di Milano dal 1° al 9 aprile prossimi, dalle ore 9.00 alle ore 18.00. Nell’ambito dell’evento stesso il visitatore potrà assistere alla proiezione di un video educazionale dedicato al “making of” del progetto e delle sue fasi principali, così come interagire nelle postazioni ipermediali a disposizione del pubblico per verificare le informazioni acquisite con la metodica “Learn and Play”. Si svolgeranno, poi, una serie di incontri aperti al pubblico, presso la Sala Pedenovi di Palazzo Isimbardi, da domenica 1° aprile a giovedì 5 aprile 2012, volti approfondire i temi oggetto della ricerca. L’agenda degli incontri “milanesi”, così come il calendario e le tappe dei successivi eventi locali possono essere consultati sul sito http://www.breathinghimalaya.org/  e tramite una App dedicata al progetto scaricabile gratuitamente su Appstore e Google Play. Per ulteriori informazioni: http://www.breathinghimalaya.org/  
 
   
   
AOSTA (SEDE ESPOSITIVA HôTEL DES ÉTATS): MOSTRA ELLIOTT ERWITT. ICONS - DAL 24 MARZO AL 24 GIUGNO 2012  
 
L’assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta propone al pubblico, dal 24 marzo al 24 giugno 2012, presso la sede espositiva Hôtel des États, situata nel centro di Aosta, la mostra Elliott Erwitt. Icons. L’esposizione, organizzata dall’Assessorato in collaborazione con Sudest57 di Milano, ripercorre la carriera e i temi principali della poetica del grande fotografo e artista americano Elliott Erwitt, attraverso 42 scatti da lui stesso selezionati come i più rappresentativi, quale sintesi della sua arte. Saranno esposti per la prima volta alcuni autoritratti mai presentati prima in mostra, ma solo pubblicati in alcuni libri. Tali opere costituiscono un “evento nell’evento”, rendendo unica l’esposizione di Aosta. Tra gli autoritratti esposti anche quelli a colori in cui l’artista veste i panni di André S. Solidor, alter ego inventato per ironizzare sul mondo dell’arte contemporanea e sui suoi stereotipi. Grande autore Magnum, reclutato nel 1953 all’interno della celebre agenzia direttamente da Robert Capa, Elliott Erwitt ha firmato immagini diventate icone del Novecento. Tra queste, in mostra ad Aosta alcune delle più celebri: il bacio dei due innamorati nello specchietto retrovisore di un’automobile, una splendida Grace Kelly al ballo di fidanzamento, un’affranta Jacqueline Kennedy al funerale del marito, i ritratti di Che Guevara e Marilyn Monroe, alcune foto appartenenti alla serie di incontri tra i cani e i loro padroni, iniziata nel 1946. E ancora, gli scatti che Erwitt, reporter sempre in viaggio, ha raccolto per il mondo, a contatto con i grandi del Novecento ma anche con la gente comune. Tra le fotografie presentate vi sono, inoltre, i paesaggi, le metropoli e gli scatti di denuncia, che rivelano il suo sguardo di grande narratore e la capacità di cogliere, con ironia e leggerezza, i lati surreali e buffi anche nelle situazioni drammatiche. Nel catalogo della mostra, l’intervista di Biba Giacchetti a Elliott Erwitt. Elliott Erwitt è nato in Francia da una famiglia di emigrati russi, nel 1928. Passa i suoi primi anni in Italia. A 10 anni si trasferisce con la famiglia in Francia e da qui negli Stati Uniti nel 1939, stabilendosi dapprima a New York, poi, dopo due anni, a Los Angeles. Nei primi anni ‘50, Erwitt, dopo aver soggiornato a Pittsburg, in Germania e in Francia, si stabilisce a New York, città che elegge sua base operativa. Dotato di flessibilità e spirito di adattamento, Erwitt ha viaggiato in tutto il mondo. Durante i suoi studi alla Hollywood High School, Erwitt lavora in un laboratorio di fotografia sviluppando stampe “firmate” per i fan delle star di Hollywood. Nel 1949 torna in Europa, viaggiando e immortalando realtà e volti in Italia e Francia. Questi anni segnano l’inizio della sua carriera di fotografo professionista. Chiamato dall’esercito americano nel 1951 continua a lavorare per varie pubblicazioni e, contemporaneamente, anche per l’esercito americano stesso, mentre soggiorna in New Jersey, Germania e Francia. La grande opportunità gli viene offerta dall’incontro, durante le sue incursioni newyorchesi a caccia di lavoro, con personalità come Edward Steichen, Robert Capa e Roy Stryker che amano le sue fotografie al punto da diventare suoi mentori. Nel 1953 congedato dall’esercito, Elliott Erwitt viene invitato da Robert Capa, socio fondatore, ad unirsi a Magnum Photos, di cui diventa presidente nel 1968. Ancora oggi resta una delle figure leader nel competitivo mondo della fotografia. I libri di Erwitt, i saggi giornalistici, le illustrazioni e le sue campagne pubblicitarie sono apparse su pubblicazioni di tutto il mondo per oltre quarant’anni. Pur continuando il suo lavoro di fotografo Elliot Erwitt negli anni ‘70 comincia a girare dei film. Tra i suoi documentari si ricordano Beauty Knows No Pain (1971) Red White and Blue Glass (1973), premiato dall’American Film Institute e The Glass Makers of Heart (1997). Negli anni ‘80 Erwitt produce commedie televisive satiriche per la Home Box Office. Dagli anni ‘90 fino ad oggi continua a svolgere un’intensa vita professionale che tocca gli aspetti più disparati della fotografia. Queste le sedi espositive più prestigiose dove Erwitt ha presentato i suoi lavori: The Museum of Modern Art di New York, The Chicago Art Institute, The Smithsonian Institution di Washington D.c., The Museum of Modern Art di Parigi (Palais de Tokyo), The Kunsthaus di Zurigo, il Museo Reina Sofia di Madrid, The Barbican di Londra, The Royal Photografic Society di Bath, The Museum of Art del New South Wales a Sidney. Catalogo Silvana Editoriale Inaugurazione Venerdì 23 marzo 2012, ore 18.00 Spazio espositivo Sede espositiva Hôtel des États Piazza Émile Chanoux 8, Aosta Orario Martedì - domenica 9.30-12.30; 14.30-18.30 Chiuso il lunedì Ingresso Ingresso libero Per informazioni Regione autonoma Valle d’Aosta Assessorato Istruzione e Cultura Servizio attività espositive Tel. 0165 274401 - u-mostre@regione.Vda.it  - www.Regione.vda.it    
   
   
BIELLA, INAUGURAZIONE DEL CORTILE DEL CHIOSTRO DI SAN SEBASTIANO  
 
Sabato 24 marzo, alle ore 17:30, si terrà l’inaugurazione della nuova pavimentazione del cortile del Chiostro di S. Sebastiano a Biella, l’edificio rinascimentale che ospita il Museo del Territorio biellese. Presenteranno il progetto di restaurazione gli architetti Mauro e Andrea Vercellotti. Il “nuovo” cortile diventerà la piazza ideale per ospitare eventi. Per l’occasione verrà scoperta anche la scultura di Filippo Dobrilla “Virgultum Iuvene” posizionata all’ingresso del Museo che dà sul sagrato della Chiesa. Www.comune.biella.it/sito/file/biellaonline/primopiano/2012-03-24-inaugurazione-museo-del-territorio.pdf    
   
   
NASCE ZEGNART, PIATTAFORMA DI INTERVENTI IN AMBITO CONTEMPORANEO REALIZZATI DA ERMENEGILDO ZEGNA  
 
E’ stato presentato a Milano Zegnart, un progetto di Ermenegildo Zegna dedicato all’arte del nostro tempo. L’avvio di Zegnart è stato sancito da un incontro cui hanno preso parte Anna Zegna, Image Director del Gruppo e Presidente della Fondazione Zegna e Severino Salvemini, professore di Organizzazione Aziendale presso l’Università L. Bocconi, che hanno tracciato le origini, i contorni e gli obiettivi del progetto; Cecilia Canziani e Simone Menegoi, curatori di Zegnart-public, Mrs.tasneem Mehta, Direttore del Dr Bhau Daji Lad Museum di Mumbai, e Maria Luisa Frisa, curatrice del primo Zegnart-special Project. Zegnart è l’insieme articolato delle attività realizzate dal gruppo Ermenegildo Zegna in ambito contemporaneo. Sotto questa comune denominazione rientrano tutti i diversi progetti realizzati dall’azienda in Italia e all’estero nel campo delle arti visive, in collaborazione con artisti, curatori, enti e istituzioni culturali. Pensato come un impegno indipendente ma al contempo complementare e di continuità rispetto alle attività della Fondazione e in linea con una tradizione di famiglia e di impresa che risale sino al suo fondatore Ermenegildo, Zegnart si basa sul principio della forte partecipazione aziendale in ogni fase di ideazione e realizzazione delle singole iniziative, con l’obiettivo di dar vita a un circolo virtuoso, capace di creare un punto di incontro tra due mondi, quello dell’azienda e quello della cultura. Zegnart è strutturato in tre macroaree, ciascuna caratterizzata da una propria missione, da una precisa area di intervento e da un diverso impianto curatoriale: • Public • Art in Global Stores • Special Projects Questa struttura tripartita permette di identificare gli aspetti specifici di ogni sezione, offrendo maggiore leggibilità da parte del pubblico, illuminandone le differenze e restituendo l’impegno del Gruppo nelle arti visive come un complesso di azioni diverse e coordinate, espressione di una volontà progettuale unica e coerente. Public Public è un progetto di lungo periodo che opera come un format annuale di commissioni e residenze basato sul principio del dialogo e dello scambio reciproco con paesi emergenti e con le loro istituzioni. Attraverso l’ideale combinazione tra la commissione di un’opera pubblica e una borsa di ricerca residenziale, Public si propone di promuovere una nuova modalità di confronto e contaminazione culturale attraverso l’arte contemporanea. A partire dall’individuazione del paese con cui instaurare la partnership, uno ogni anno, il progetto prevede l’attivazione di un percorso unitario a due vie: da una parte la realizzazione in loco di un’opera d’arte pubblica commissionata a un artista mid career del paese ospite, in collaborazione con un’istituzione locale di profilo internazionale; dall’altra il finanziamento di una residenza offerta a un giovane artista del paese ospitante invitato a trascorrere un periodo di studio in Italia. Zegnart Public guarda all’arte contemporanea come a un’esperienza capace di muovere un confronto fra culture, favorire lo scambio di risorse e conoscenze e, come modello educativo, supportare la crescita di valori etici e civili. Lo spazio pubblico può essere vissuto in modi diversi: è un luogo di negoziazione e scambio, uno spazio di resistenza e dialettica. La missione di Zegnart Public è quella di esplorare questa gamma di possibilità in contesti sociali e culturali molto differenti fra loro. L’intero progetto è curato da Cecilia Canziani e Simone Menegoi, che di volta in volta collaboreranno con il curatore dell’istituzione culturale locale prescelta. Public nasce con un calendario triennale di interventi, che vede l’India protagonista del primo episodio, per il 2012, e che successivamente coinvolgerà la Turchia (2013) e il Brasile (2014). L’india è dunque il primo Paese d’intervento di Public: la città scelta, Mumbai. Un contesto che non potrebbe essere più carico di significato, complesso, difficile e stimolante. Il primo compito di Zegnart Public sarà quello di mettere alla prova la nozione di spazio pubblico a confronto con il tessuto urbano della metropoli più densamente popolata dell’India. L’istituzione partner del progetto a Mumbai è il Dr Bhau Daji Lad Museum (www.Bdlmuseum.org), il più antico museo della città, le cui collezioni documentano le arti applicate e la vita quotidiana della Mumbai del Xix secolo. Sotto la guida della sua direttrice, Tasneem Mehta, il museo ha aperto le porte all’arte contemporanea, con un ambizioso e lungimirante programma che coinvolge artisti indiani. La scelta di questa istituzione è avvenuta sulla base di una comune visione dell’arte come fattore di sviluppo e presa di coscienza per l’intera comunità. Nel corso dei prossimi mesi, insieme a Tasneem Mehta, Zegnart Public entrerà in contatto con la scena artistica indiana e offrirà la sua prima commissione pubblica. Special Projects Special Projects è un contenitore pensato per raccogliere progetti speciali di grande impegno e profilo, distinti da Public e Art in Global Stores per caratteristiche e modalità d´intervento, presentati in collaborazione con istituzioni culturali o originati in contesti particolari. Gli Special Projects non hanno un´unica guida curatoriale, ma sono affidati di volta in volta a curatori diversi, in base alla tipologia del singolo progetto e agli artisti coinvolti, con l’obiettivo di dar voce ai protagonisti della scena artistica del nostro tempo. Il primo appuntamento Zegnart Special Project sarà presentato in anteprima a Roma il 21 marzo 2012. Realizzato in collaborazione il Maxxi, Museo Nazionale delle Arti del Xxi Secolo, con il supporto del Centre for Sustainable Fashion, London College of Fashion, “Fabulae Romanae” è una speciale commissione del gruppo Ermenegildo Zegna a Lucy e Jorge Orta, a cura di Maria Luisa Frisa. L’installazione, appositamente concepita per il luogo, sarà esposta al pubblico dal 22 marzo al 23 settembre 2012 e farà parte del nuovo allestimento della Collezione del Maxxi Arte, “Tridimensionale”. Al termine dell’esposizione, uno dei lavori che costituiscono il complesso dell’installazione sarà offerto in dono dal gruppo Ermenegildo Zegna al Maxxi per entrare a far parte della collezione permanente del museo. Art In Global Stores Art in Global Stores è una speciale linea di intervento che consiste in commissioni di opere d’arte ad hoc, affidate ad artisti dal curriculum internazionale, per la realizzazione di lavori ispirati allo spirito e alla filosofia del gruppo Zegna. Tutte le opere sono concepite per essere ospitate all’interno dei Global Stores Ermenegildo Zegna. Il progetto testimonia un punto essenziale dell’identità del Gruppo che attribuisce all’arte un ruolo fondamentale come irrinunciabile strumento di ricerca e sviluppo e consente di avvicinare alle opere d’arte un pubblico internazionale. Gildo Zegna, Ceo del gruppo Ermenegildo Zegna ha così commentato il progetto: “Zegnart raccoglie sotto a un’unica comune intenzione una serie di attività che, come impresa, ci proponiamo di realizzare nell’ambito delle arti contemporanee, in Italia come all’estero ed è la naturale prosecuzione di un impegno che l’azienda e la famiglia hanno da sempre sentito. Nella nostra visione Zegnart è la premessa per la creazione di nuovo pensiero, di nuovi legami e occasioni di dialogo con mondi e interlocutori diversi. L’immaterialità che caratterizza il progetto e la sua natura coerente e di lungo periodo fa di Zegnart un luogo dove le forze vive del nostro tempo si incontrano, vengono messe in scena, si rendono accessibili al pubblico, realizzano uno scambio, creano valore riverberandosi positivamente sulla collettività e il territorio. L’ambizione è proprio quella di disegnare un modo novo di intervento, in cui la “reciprocità” nell’incontro tra mondi diversi sia la chiave di volta attorno a cui costruire il futuro”. E’ attivo il sito web del progetto www.Zegnart.com  dove sono disponibili le informazioni sulle singole aree e dove saranno pubblicati tutti gli aggiornamenti in tempo reale  
   
   
TORINO (PALAZZO REALE): HENRI CARTIER-BRESSON PHOTOGRAPHE - 21 MARZO/24 GIUGNO 2012  
 
Dal 21 marzo al 24 giugno, le storiche e prestigiose sale di Palazzo Reale di Torino ospiteranno la mostra Henri Cartier-bresson. Photographe, una retrospettiva antologica che rende omaggio al genio francese della fotografia. L’esposizione, patrocinata dal Comune di Torino, è organizzata da Silvana Editoriale e nasce dalla collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-bresson e con Magnum Photos, celebre agenzia fotografica di cui proprio Henri Cartier-bresson, insieme, fra gli altri, a Robert Capa e David Seymour, fu uno dei soci fondatori nel 1947. In mostra oltre 130 fotografie in bianco e nero, scattate fra i primi anni ’30 e la fine degli anni ’70, concorrono a raccontare la storia di uno sguardo eccezionale, del fotografo che fu definito “l’occhio del secolo”. Nel corso della sua lunga carriera infatti, Henri Cartier-bresson non ha mai smesso di esplorare con lucidità i grandi movimenti artistici, politici e sociali del proprio tempo. Egli ha avuto la capacità, e talvolta la fortuna, di trovarsi nel posto giusto al momento giusto, riuscendo a immortalare avvenimenti di portata storica come la Cina alla fine del Kuomintang, il funerale di Mahatma Gandhi in India, il campo di deportazione di Dessau in Germania, nel 1945. Eventi raccontati con un tale sforzo di rigore e di misura, da spingerci a pensare che non sarebbe stato possibile restituirli in maniera differente dal modo in cui Cartier-bresson li ha fissati per sempre nel nostro immaginario. Accanto a queste immagini ormai storiche, nel percorso in mostra sono presenti anche fotografie di persone comuni: donne, bambini, lavoratori, anziani, ritratti nella propria quotidianità. Scatti di getto, dove i soggetti non sono quasi mai in posa, ma vengono sorpresi nell’atto di compiere un gesto o nello svolgersi di una situazione, nel tentativo di rappresentare la realtà senza orpelli, nella sua immediatezza. Le immagini esposte a Palazzo Reale di Torino costituiscono una perfetta testimonianza della poetica del kairòs – il momento opportuno – e mostrano come Cartier-bresson abbia tracciato un segno indelebile nell’arte della fotografia, rivelandosi come un artista che ha sempre scelto l’anonimato nell’azione per meglio cogliere l’istante. Più di chiunque altro, Henri Cartier-bresson è riuscito a catturare le segrete analogie fra il soggetto e la realtà che lo circonda, traducendo le proprie intuizioni in fotografie in cui la perfezione formale si accompagna a un alone di mistero che spesso le pervade. E’ come se in particolari condizioni, si manifestasse all’artista un rapporto speciale e denso di significato fra la luce, il luogo e le persone, tale da rendere palese al suo occhio l’organicità degli elementi. La composizione, la geometria e la forma, non sono altro che questa lucida consapevolezza, che egli ha la capacità di riconoscere e di accogliere, riuscendo a scattare nell’istante liberatorio dell’intuizione. “Quando guardo un’opera di Henri Cartier-bresson – scrive Yves Bonnefoy nel volume Henri Cartier- Bresson. Photographe (1979) – provo dapprima meraviglia che possano essere accadute situazioni così ricche di senso, così intense..” quello stesso stupore che proviamo noi oggi, a distanza di anni, di fronte a queste fotografie senza tempo, capaci di esprimere l’essenza delle cose e di trascinare lo spettatore nella verità dell’attimo immortalato. Info: Henri Cartier- Bresson Photographe 21 marzo – 24 giugno 2012 Palazzo Reale Piazzetta Reale, 1 - Torino  
   
   
MILANO (MUSEO DIOCESANO): IN OCCASIONE DEL PERIODO PASQUALE ECCEZIONALMENTE ESPOSTO UN CAPOLAVORO INEDITO DI GIULIO CESARE PROCACCINI - DAL 23 MARZO AL 27 MAGGIO 2012 ECCE HOMO  
 
In occasione del periodo pasquale, al Museo Diocesano di Milano (Corso di Porta Ticinese, 95), dal 23 marzo al 27 maggio 2012, verrà eccezionalmente esposto un capolavoro inedito di Giulio Cesare Procaccini, Ecce Homo. L’iniziativa s’inserisce a pieno titolo nel programma del Museo Diocesano che intende approfondire il contesto figurativo nel quale nascono le opere che appartengono alla sua collezione permanente. Nel percorso espositivo è infatti presente una Pietà di Giulio Cesare Procaccini, proveniente dalla Quadreria Arcivescovile di Milano. Ben poco si conosce a riguardo di questa tela. Il dipinto rivela la mano di Giulio Cesare Procaccini in un momento molto precoce della sua attività. Pur riprendendo un impianto iconografico di stampo bolognese, l’artista, nella delicata resa della dolente figura di Cristo, si ispira innanzitutto all’Ecce Homo di Correggio oggi alla National Gallery di Londra. Per la figura dello sgherro che solleva il velario, il riferimento principale sembra invece lo studio naturalistico condotto da Ludovico Carracci. L’originalità del Procaccini si riscontra nella figura di Ponzio Pilato, la cui vitalità appare acquisita dalla densità cromatica veneta e il contatto diretto con la pittura di Rubens. È infatti verosimile che Giulio Cesare avesse ammirato il dipinto del grande maestro fiammingo raffigurante L’incoronazione di spine già nella chiesa di Santa Croce di Gerusalemme a Roma, con la quale l’Ecce Homo del Procaccini trova più di un riscontro nella resa cromatica e luministica, oltre che nell’analoga figura dello sgherro in controluce sulla sinistra. L’ecce homo costituisce molto probabilmente la prima significativa opera del Procaccini a Milano, senza la quale sarebbe difficile spiegare le ragioni della prestigiosa commissione all’artista, in concorrenza col Cerano, di opere per l’importante chiesa milanese di San Celso. Il catalogo, edito da Grafiche dell´Artiere di Bologna, contiene saggi di Giulio Bora, Davide Dotti, Jonathan Bober, Davide Bussolari, Simone Ferrari. Giulio Cesare Procaccini nacque a Bologna il 30 maggio 1574 e venne battezzato nella Cappella di San Tommaso del Mercato il primo di Giugno dello stesso anno. Trasferitosi a Milano con la famiglia verso il 1585, il giovane artista è documentato dal 1591 al 1599 quale scultore presso la fabbrica del Duomo e in Santa Maria presso San Celso, dove realizza alcuni assai apprezzati rilievi della facciata. Improvvisamente, abbandonando ogni altro progetto, egli decide di dedicarsi totalmente alla pittura, probabilmente indotto dall’iniziativa dei fabbricieri di San Celso di avviare la decorazione delle navate e degli altari laterali. Di fronte a un incarico di simile portata, affidatogli all’inizio del 1601 contestualmente al Cerano, egli si impegna ad aggiornare il suo linguaggio pittorico (già nel 1595 era indicato anche come pittore) intraprendendo un viaggio di studio fra Venezia, Parma, Bologna, presumibilmente Firenze, e Roma, documentato puntualmente dal biografo Cesare Malvasia nella Felsina pittrice. Al suo rientro, già nel 1602 è al lavoro in San Celso su due campate per realizzare alcune figure di profeti e sibille che lasciano emergere tratti di una sorprendente modernità, evidenti in particolare nel puntuale illusionismo luministico e naturalistico. Il felice esito di quelle prove induce immediatamente i fabbricieri ad assegnargli anche due pale d’altare. La prima, una Pietà già ultimata nel 1604, condotta su un sottile gioco di penombre correggesche e cromatismi barocceschi, mostra anch’essa traccia dei modelli recepiti durante le sue ricognizioni centroitaliane, ormai assunti con sorprendente maturità e sottigliezza; la seconda, il Martirio dei Santi Nazaro e Celso, firmata e datata 1607, rivela un linguaggio più intenso e diretto, soprattutto nella definizione plastica delle figure che riflette l’approdo del maestro alle “mosse del Tintoretto”, come ricorda il Malvasia. Dopo l’esecuzione di dieci dipinti per la Cappella della Provvisione (1605-1606), nel 1610 Giulio Cesare riceve la prestigiosa commissione per sei quadroni del ciclo dei Miracoli di San Carlo per il Duomo di Milano, realizzato in concomitanza della canonizzazione del Borromeo. Il successo che ottenne in questa occasione determinò la crescente richiesta di suoi lavori da parte sia di committenti pubblici che privati, tra i quali il marchese genovese Gian Carlo Doria, in contatto con il Procaccini già a partire dal 1611. Nel 1618 il pittore soggiorna a Genova ospite del Doria, mentre all’8 giugno 1619 risale la chiamata a Torino, ove l’artista lavorerà fino al 1623 lasciando significative testimonianze della sua arte, quali il Paliotto della Sindone, oggi di proprietà della National Gallery di Ottawa, e il Caino e Abele della Galleria dell’Accademia Albertina. A partire dal dicembre del 1621 le condizioni di salute di Giulio Cesare sono abbastanza precarie; l’artista riesce comunque a lavorare ancora per quasi quattro anni, fino al sopraggiungere della morte avvenuta il 14 Novembre 1625. Info: Ecce Homo di Giulio Cesare Procaccini - Milano, Museo Diocesano (Corso di Porta Ticinese, 95) - 23 marzo / 27 maggio 2012 - Orari: dal martedì alla domenica, 10-18, lunedì chiuso - Ingresso al Museo: intero: 8 Euro; ridotto 5 Euro - Catalogo: Grafiche dell´Artiere, Bologna - tel. 02.89420019 - info.Biglietteria@museodiocesano.it  - www.Museodiocesano.it    
   
   
ASTI (PALAZZO MAZZETTI): ETRUSCHI, L’IDEALE EROICO E IL VINO LUCENTE - FINO AL 15 LUGLIO  
 
Il Piemonte, dopo quasi mezzo secolo, offre una grande esposizione dedicata agli Etruschi, prima cerniera culturale fra il mondo mediterraneo e l’Europa celtica. La mostra è l’occasione per svelare al grande pubblico una pregevole selezione di oggetti etruschi e greci poco noti, provenienti dai Musei Vaticani e dalle principali raccolte etrusche italiane. La sede di Asti non è casuale: viene infatti esposto, per la prima volta in città, l’elmo crestato villanoviano in bronzo, celato per molti secoli nelle acque del Tanaro e riportato alla luce alla fine dell’Ottocento. L’elmo, simbolo del primo contatto fra Etruschi e comunità della valle del Tanaro, è il punto di partenza per approfondire le relazioni più remote fra il Mediterraneo greco e orientale e l’Occidente etrusco, con inevitabili riverberi nell’Italia settentrionale e nell’Europa celtica. I racconti omerici sono il “filo rosso” che accompagna i visitatori lungo la prima parte della mostra, alla stessa maniera in cui gli stessi poemi trasmisero nuovi ideali di vita e di comportamento alle aristocrazie etrusche e italiche. L’elmo di Asti risale alla fase “villanoviana” (inizi del I millennio a.C.), cultura italiana dell’età del Ferro in cui identifichiamo i primi Etruschi, caratterizzata dal rituale funerario crematorio e dalla forte connotazione guerriera delle figure di potere. Accanto ai capi-guerrieri villanoviani (qualificati da armi e da accessori legati anche al possesso del cavallo), figurano le spose, identificate dal cinturone bronzeo, finemente lavorato, dagli ornamenti personali e dal fuso, emblema della signora filatrice. La bevanda prescelta da queste antiche famiglie è un tradizionale vino italico ottenuto sin dall’età del Bronzo dalla vite vinifera silvestre e consumato in grandi tazze d’impasto. Dall’viii secolo a.C. Il contatto con l’Oriente porta sulle mense dell’aristocrazia etrusca nuovi vasi e contenitori, e con essi la moda di bere un vino raffinato: la grattugia e la coppa tripode testimoniano infatti il consumo di vino lavorato (con il formaggio, come narra Omero o speziato, come avviene nel Levante). Le famiglie più agiate stabiliscono con i Fenici e con i Greci rapporti così intensi da assorbirne alcuni temi figurativi e modelli culturali. Con l’introduzione della scrittura e l’adozione di un nuovo modo di banchettare e di un’ideologia funeraria eroica, si afferma un nuovo stile di vita aristocratico, che muterà profondamente la fisionomia della società italica. La mostra si articola in due parti. La prima descrive la diffusione dell’ideale eroico e dei costumi “omerici” in Etruria, attraverso una serie di temi (commercio, mito, oplitismo, atletismo, costume, cura del corpo) che caratterizzano le prime fasi della civiltà etrusca. Il richiamo ai convivi aristocratici di età micenea e geometrica greca è documentato da vasi del periodo, come anche il contatto iniziale fra l’Oriente e l’Occidente italico. Con la diffusione dell’epopea omerica nella nostra penisola muta l’autorappresentazione delle figure più autorevoli della società etrusca che aderiscono ora all’ideale del principe-eroe e si distinguono, oltre che per le capacità militare, anche per le ingenti ricchezze accumulate e le pratiche cerimoniali. Particolari ambientazioni richiamano le virtù dei principi e dell’aristocrazia etrusca: come la suggestiva ricostruzione, con oggetti reali, di un guerriero-oplita di età arcaica, il cui volto è celato dalla splendida visiera in bronzo dai Musei Vaticani. Ma l’uomo etrusco si dedica anche all’attività sportiva e alla cura della persona; parimenti la donna utilizza balsami e unguenti di tradizione orientale. Un’area sensoriale avvolge poi il pubblico con antiche fragranze. Le raffinate tempere ottocentesche di Carlo Ruspi, copie al vero che riprodussero fedelmente due delle più rappresentative tombe dipinte di Tarquinia (“delle Bighe” e “del Triclinio”), consentono di rivivere le atmosfere dei giochi atletici e delle cerimonie svolte in omaggio dei nobili defunti. Con il banchetto, nelle sue diverse rappresentazioni, si apre la seconda parte della mostra. Servizi di pregio (anche da esportare), arredi ed eloquenti immagini di pittura e scultura illustrano la pratica del banchetto fra gli Etruschi. Il tema viene illustrato dalla ricomposizione originale di una tomba a camera dipinta (“della Scrofa nera”, le cui pitture furono staccate dall’ipogeo a scopo conservativo), con una vivace scena di convivio del V secolo a.C., che offre al pubblico la straordinaria possibilità di visitare un ambiente affrescato. Altra novità archeologica è rappresentata dalla riunificazione, per la prima volta dopo la scoperta ottocentesca, del pregevole sarcofago dei Vipinana da Tuscania, con l’immagine del defunto banchettante sul coperchio (conservato al Museo archeologico di Firenze) e la rappresentazione del mito dei Niobidi sulla cassa (ai Musei Vaticani). La sezione si chiude con una suggestiva rassegna di immagini di Etruschi, composta da teste votive provenienti da santuari, con una successione di tipi, dal bambino in fasce all’anziano, fino a due volti grotteschi, di grande intensità emotiva, usciti per l’occasione, in anteprima, dai depositi dei Musei Vaticani. Conclude la mostra una rarità espositiva e un ritorno in terra piemontese: si tratta di un omaggio al rapporto fra Etruschi e Savoia e al gusto artistico “all’etrusca” che si diffuse in Europa fra Sette e Ottocento. Viene infatti riproposto il lussuoso gabinetto “etrusco” del Castello di Racconigi, commissionato da re Carlo Alberto al genio artistico di Pelagio Palagi: per la prima volta sono raccolti assieme disegni originali, arredi e decori dello studiolo neoclassico. Le due parti espositive sono raccordate da un affascinante percorso che si svolge nei sotterranei di Palazzo Mazzetti, dove gli eleganti ambienti voltati in cotto ospitano pregevoli oggetti etruschi che rimandano ai temi affrontati al piano superiore. Etruschi. L’ideale Eroico E Il Vino Lucente è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, in collaborazione scientifica con i Musei Vaticani e il sostegno della Regione Piemonte. Alla mostra, curata da Alessandro Mandolesi e Maurizio Sannibale, contribuiscono, con significativi prestiti, importanti istituzioni museali e culturali italiane. Proposte didattiche Per l’utenza scolastica e per le famiglie: visite guidate generali, tematiche e laboratori. Per i gruppi: visite guidate generali e con approfondimenti tematici. A richiesta le visite possono essere precedute da una breve “lezione” introduttiva. Si prevedono serate a tema con degustazioni. Per coloro che non conoscono la città e per coloro che vogliono conoscerla meglio, a corollario della mostra, saranno organizzate apposite visite guidate. Tutte le attività didattiche sono svolte da operatori specializzati e giovani etruscologi che metteranno a disposizione del pubblico la propria esperienza. La Sede Palazzo Mazzetti, costruito tra Seicento e Settecento su un nucleo di case medievali affacciato lungo corso Alfieri, testimonia l’ascesa di una nobile famiglia astigiana arricchitasi con l’attività della Zecca e con attenti investimenti immobiliari. La Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, proprietaria del palazzo, dopo un lungo e accurato restauro, lo restituisce alla cittadinanza nel suo antico splendore. L’edificio è visitabile dalle suggestive cantine, oggetto di scavi archeologici musealizzati, al piano terreno, dove gli ambienti di servizio sono stati trasformati in sede di esposizioni temporanee, fino al piano nobile con gli stucchi, i decori originali e le opere delle collezioni civiche. Info e Prenotazioni: Tel. 02-43353522 – E-mail: servizi@civita.It  Info contenuti mostra: 335-6175139 – E-mail: alemand@libero.It  Biglietti 9,00 intero 7,00 ridotto gruppi, minori di 18 e maggiori di 65 anni, titolari di apposite convenzioni 3,00 ridotto speciale scuole http://www.palazzomazzetti.it/    
   
   
TRIESTE (GALLERIA RETTORI TRIBBIO): VISIONI - MOSTRA PERSONALE DELLA PITTRICE LIVIA BUSSI – FINO AL 6 APRILE  
 
Sabato 24 marzo 2012 alle ore 18.00 a Trieste alla Galleria Rettori Tribbio (Piazza Vecchia 6) avrà luogo l’inaugurazione della mostra personale della pittrice Livia Bussi, intitolata Visioni. La rassegna, che propone quasi una trentina di pastelli su carta realizzati tra il 2010 e il 2011, sarà introdotta sul piano critico dall’architetto Marianna Accerboni. Visitabile fino al 6 aprile (orario: feriali 10.00 - 12.30 e 17.00 - 19.30 / festivi 10.00 - 12.00 / lunedì e venerdì pomeriggio chiuso). C’è un’anima culturale austro-tedesca, probabilmente inconscia - scrive Accerboni - che sopravvive in molti artisti triestini, i cui antenati, se pittori o scultori, frequentarono le Accademie di Monaco, di Berlino e di Vienna tra la fine dell’800 e il primo novecento, raccogliendovi i semi di quella coeva avanguardia internazionale che collegava Parigi a Mosca e al mondo slavo, passando per Trieste, allora in posizione centro-europea. È così, credo, che si può spiegare l’intenso respiro espressionista che si leva e s’intravvede in molti lavori di artisti locali: tra questi, mi ha sempre particolarmente colpita la traccia di malinconia e d’angoscia che s’insinua nel segno pittorico intenso ed elegante, sobrio e al tempo stesso incisivo, di Livia Bussi, autrice dal temperamento discreto e signorile, che, formatasi in gioventù a Roma, è poi vissuta un trentennio in Piemonte e Lombardia, per poi ritornare nella città natale; e testimoniare nella sua pittura non solo le origini culturali centro-europee, ma anche il dramma dell’esodo dall’Istria, vissuto quasi in prima persona. Immerso nelle atmosfere rarefatte e nella grazia dei pastelli dai colori soffusi, che ricordano alcuni borghi istriani arroccati sui colli, il sogno, protagonista del linguaggio surrealista, ammanta e intride i suoi lavori su carta: in un sogno di nebbia s’addentrano infatti uomini donne e cani, che a volte corrono, in un’atmosfera onirica, nei prati o verso una nave, simbolo forse dell’agognato ritorno. E, di quando in quando, lo stesso paesaggio si fa notte e nel contempo si fa giorno, componendo visioni straniate, che sorprendono l’astante. Un simbolismo magico e sottile pervade le opere della Bussi: “Sogno queste atmosfere” confessa l’artista “e talvolta il mattino mi sveglio con esse e le dipingo; mentre i cavalli, ripresi in un delizioso dipinto al galoppo nel bosco, sono evocati nella mia mente dalla musica”. Disegnatrice ambita da importanti studi d’architettura per la sua abilità nel reinterpretare in modo vivo, originale e fantastico il linguaggio architettonico, la pittrice - conclude Accerboni - ci consegna un universo ricco di suggestione, in bilico tra elementi sensoriali e spirituali, il cui legame è accentuato da quella sorta di memoria e conoscenza universale che aleggia in ognuno di noi. Dove: Galleria Rettori Tribbio – Piazza Vecchia 6 - Trieste Quando: 25 marzo - 6 aprile 2012 Orario: feriali 10.00 - 12.30 e 17.00 - 19.30 / festivi 10.00 - 12.00 / lunedì e venerdì pomeriggio chiuso A Cura Di: Marianna Accerboni Catalogo: no Info: 335 6750946  
   
   
CORSO DI INTRODUZIONE ALLA FOTOGRAFIA  
 
In programma una nuova edizione del corso di fotografia organizzato dall´Informagiovani in collaborazione con l´associazione Cuneo Fotografia. Il programma prevede 10 lezioni, con inizio mercoledì 4 aprile. I temi trattati nel corso delle serate saranno: la storia della fotografia; la tecnica fotografica: attrezzatura e strumenti fotografici; esposizione e profondità di campo; la luce, il colore e la composizione; lettura dell’immagine. Ci sarà anche la possibilità di sperimentare sul campo le nozioni apprese attraverso alcune uscite diurne teorico-pratiche e successiva visione e commento. Www.comune.cuneo.gov.it    
   
   
IL PARCO DEL DELTA DEL PO EMILIA-ROMAGNA E LE SUE ECCELLENZE PROTAGONISTI DI PRIMAVERA SLOW 2012  
 
Torna la Primavera Slow nel Parco del Delta del Po Emilia-romagna, e con essa la possibilità di scoprire un territorio e le sue eccellenze, le suggestioni, i paesaggi e i colori attraverso le tantissime iniziative in programma dal 24 marzo al 3 giugno, per un totale di 11 settimane di eventi. Escursioni a piedi, in barca, passeggiate a cavallo, biciclettate, laboratori didattici, degustazioni e molto altro ancora: non mancheranno le occasioni per trascorrere qualche giorno in relax nel Parco del Delta, da Goro a Mesola, passando dalle Valli di Comacchio per arrivare alle oasi più a sud, nei dintorni di Cervia e Ravenna. Tra le curiosità dell’edizione 2012 le passeggiate immersi nell’atmosfera notturna in alcuni siti naturalistici più interessanti del Parco, per riconoscere suoni e canti degli animali; dedicato, invece, a chi si sente un birdwatcher preparato l’escursione 100 specie in un giorno, in cui si cercherà di osservare il maggior numero di specie di uccelli nell’arco di una giornata intera. Ancora, escursioni in pullmino elettrico sulle tracce del cervo della Mesola, e in trenino sulle Valli sud di Comacchio, quelle che abbinano le tradizioni della pesca con le degustazioni dei “frutti del mare”. I laboratori non saranno solo per ragazzi; tra i tanti in programma infatti ce ne sono alcuni pensati anche per gli adulti dedicati alle erbe e ai loro segreti. Primavera Slow sarà caratterizzata da diversi eventi speciali che si svolgeranno in diversi luoghi del Parco del Delta, a partire dai Green Days: Ravenna profumo di Parco (…e di Tartufo) presso la Pineta di Classe, Parco I maggio, in località Fosso Ghiaia (Ra), il 24-25 marzo, e 31 marzo-1 aprile, dove si svolgerà la Xxxiv Sagra del tartufo. Per l’occasione ci saranno stand gastronomici, degustazioni con cuochi professionisti, mercatini con i prodotti tipici del Parco del Delta del Po, mostre, conferenze, camminate in pineta, raduni sportivi ed escursioni; l’evento inaugurale, in agenda per il 24 marzo, riguarderà il nuovo centro visite della Bevanella, un intervento realizzato grazie al cofinanziamento del Programma Fesr. Dal 27 al 29 aprile si svolgerà la Vi edizione della Fiera Internazionale del Birdwatching e del Turismo naturalistico a Comacchio (Fe) con l’allestimento di padiglioni espositivi dedicati ad ottica, fotografia, editoria specializzata, abbigliamento sportivo, Biodiversità e Slow Tourism, la possibilità di testare sul campo le ultime novità in termini di attrezzature per la fotografia e per il birdwatching, e numerosi eventi collaterali ad arricchire il programma delle giornate. I visitatori potranno infatti partecipare ad escursioni nelle Valli di Comacchio e in altri siti di enorme pregio naturalistico, laboratori didattici, incontri con fotografi e birdwatcher di fama internazionale in collaborazione con Ebn Italia, convegni, degustazioni e molto altro. “Ospite d’onore” della Vi edizione il Fotofestival 2012, con l’allestimento delle immagini e la premiazione del noto concorso fotografico Asferico 2012. La Fiera sosterrà come di consueto un progetto di Birdlife International di cui partner italiano è Lipu presente alla manifestazione con laboratori didattici per scuole e famiglie con bambini, focus di approfondimento dedicati ad alcune specie e la presentazione di un libro dedicato all’Aquila reale. Info: Delta 2000 Soc. Cons. A r.L. - Tel. +39 0533 57693 – 57694, Fax +39 0533 57674, www.Podeltabirdfair.itdeltaduemila@tin.It - info@podeltabirdfair.It  
   
   
OLTRE IL GIARDINO, INCONTRI DI BOTANICA AL MUSEO DI SCIENZE  
 
La sezione piemontese dell’Adipa, Associazione per la Diffusione di Piante fra Amatori, in collaborazione con il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, propone il terzo ciclo di Oltre il giardino. Passioni da coltivare, appuntamenti domenicali a ingresso libero nella sala conferenze del Museo. Gli incontri di carattere botanico saranno un’occasione per condividere con il pubblico le esperienze degli ospiti, studiosi ed esperti sul mondo delle piante e sulla promozione della cultura e dell’arte legate al mondo vegetale. Il primo appuntamento è per domenica 25 marzo alle 16:30, con la conferenza Alcune cose da non dimenticare per educare e mantenere un bonsai. Per informazioni: tel. 800329329 o 011/4326354. Www.mrsntorino.it    
   
   
UOVA DI PASQUA AIL A BIELLA  
 
Torna la tradizionale iniziativa di solidarietà delle uova di Pasqua Ail – Associazione Italiana contro le leucemie, organizzata dalla sezione provinciale Ail Fondazione Clelio Angelino con l’Asl Biella. I volontari della Fondazione saranno presenti a Biella, in via Italia, nella piazzetta antistante la Chiesa della Santissima Trinità, nelle date di venerdì 23, sabato 24 e domenica 25 marzo, dalle ore 9:30 alle 19; e a Cossato nella piazza della chiesa, sabato e domenica 24 e 25 marzo, dalle ore 9 alle 19. A coloro che acquisteranno l’uovo Ail, andrà in omaggio la fotografia autografata di Matteo Soragna, cestista dell’Angelico Pallacanestro Biella e testimonial della Fondazione Angelino. Www.aslbi.piemonte.it/    
   
   
CONCERTO MULTIMEDIALE “DANTE - LISZT – GUGGENHEIM”  
 
Per la rassegna I cerchi eccentrici dell’Arca, sabato 24 marzo, alle ore 21, al Teatro Civico di Vercelli, in via Monte di Pietà 15, verrà interpretata la Sinfonia Dante di Franz Liszt nella versione per due pianoforti e coro, caratterizzata da 2 finali, che saranno entrambi eseguiti. Sarà un concerto multimediale sulla Divina Commedia, proiettato in un contesto più contemporaneo e targato Guggenheim, con diversi scambi artistici: voce recitante di citazioni letterarie e videoproiezioni di schegge cinematografiche provenienti dal repertorio del film muto del primo Novecento. Si esibirà il coro di voce bianche della Scuola comunale di musica Vallotti di Vercelli. L’ingresso è libero. Www.comune.vercelli.it    
   
   
“FINO A DOMANI” AL PICCOLO TEATRO GIRAUDI  
 
Ritorna "Fino a domani", spettacolo proposto dalla Compagnia di Teatrodanza artigiana Experimenta, al Piccolo Teatro Giraudi di Asti, sabato 31 marzo, alle ore 21. Dopo il tutto esaurito di gennaio, proprio nella “Giornata della memoria”, il successo delle repliche e le buone recensioni raccolte dalla critica, viene riportata sul palcoscenico la performance di teatro danza ispirata ad una storia vera e toccante, avvenuta proprio nel period della persecuzione nazista. La regia è di Walter Cinquinella e Andrea Versari: il primo, in veste di direttore artistico, curerà la coreografia, mentre Versari sarà supervisore artistico, costumista e scenografo. Lo spettacolo sarà introdotto dal professor Paolo De Benedettin teologo e biblista, docente di giudaismo alla Facoltà teologica di Milano. I biglietti sono disponibili al prezzo di 10 euro. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi allo 0141399057, il martedì ed il giovedì con orario 10-13 e 15-17. Nel giorno degli spettacoli i biglietti di potranno acquistare dalle 19. Www.comune.asti.it    
   
   
CAMELIE IN MOSTRA A VERBANIA E CANNERO RIVIERA  
 
Sabato 24 e domenica 25 si terrà la 46ª mostra nazionale della camelia di Verbania, prima manifestazione dedicata in Italia a questo fiore. L’evento è abbinato alla mostra della camelia di Cannero Riviera in programma nelle stesse date. Un’occasione unica per trascorrere uno o più giorni sul Lago Maggiore, nel primo weekend di primavera, ammirando le camelie e le fioriture nei giardini botanici che riaprono i battenti dopo la chiusura invernale. A Verbania saranno oltre 300 le varietà di camelie in mostra, mentre a Cannero Riviera sono in programma escursioni e visite guidate. Www.distrettolaghi.it    
   
   
LA LIBERTÀ DI CHOFSHI  
 
Tre donne si raccontano la storia di un´altra donna che ha dato l´avvio ad un cambiamento epocale: una ragazza prigioniera in un epoca dove la donna deve essere sottomessa e ignorante, cerca con tutte le sue deboli forze di opporsi. Raccoglierà tutte le forze e la determinazione per ribadire la sua ribellione al mondo maschile. Lo spettacolo teatrale, a cura della compagnia Voci Erranti e organizzato dalla sezione soci Ipercoop di Cuneo, fa parte della rassegna 8 marzo e dintorni e si terrà domenica 25 marzo, alle ore 21, presso il Teatro Toselli con ingresso libero fino ad esaurimento dei posti. Www.comune.cuneo.gov.it    
   
   
GAETA (CASTELLO ANGIOINO): L’INFERNO DI DANTE. UNA STORIA NATURALE - IN MOSTRA UNA SELEZIONE DELLE ILLUSTRAZIONI PIÙ BELLE DEL VOLUME CURATO DA FABRICA  
 
L’affascinante scenario del Castello Angioino di Gaeta fa da sfondo alla mostra dedicata al volume “L’inferno di Dante. Una storia naturale”, edizione illustrata e commentata da Fabrica. L’esposizione, organizzata insieme al laboratorio di “Dipartimento di Scienze Umane Sociali e della Salute” dell’Università di Cassino e del Lazio meridionale e all’Assessorato alla Cultura del Comune di Gaeta, sarà inaugurata il 24 marzo con una tavola rotonda sul tema “La Commedia e la cultura popolare”. Circa settecento anni di storia ci separano dall’epoca in cui la Divina Commedia ha visto la luce. In questo lunghissimo lasso di tempo l’opera dantesca non ha mai smesso di stimolare la fantasia di miniatori, pittori e incisori. È proprio la vastità di questo repertorio iconografico a far sì che illustrare oggi l’Inferno rappresenti una vera e propria sfida. Fabrica ha deciso di raccogliere questa sfida e si è affidata a due suoi giovani talenti inglesi, Patrick Waterhouse e Walter Hutton, che per mesi hanno letto, sottolineato, e poi ancora riletto l’Inferno, affrontando l’opera con lo sguardo fresco e curioso di chi, non essendo mai stato vincolato da letture scolastiche, vi si accosta per la prima volta con un misto di smarrimento e stupore. Il risultato è un imponente mosaico di figure, immagini, commenti, diagrammi e schizzi, organizzato intorno a un’idea portante: esplorare le storie reali e mitologiche, la genesi delle fiere, i demoni, i personaggi, le creature mitologiche e quelle fantastiche secondo lo stile e i modi propri dei testi di storia naturale. Prende corpo così una sorta di taccuino di viaggio, composto da più di 300 disegni, tutti eseguiti a mano e corredati di commento, di cui in questa mostra viene presentata una selezione. L’intento è di offrire un’interpretazione fresca e originale di uno dei più grandi capolavori della letteratura di ogni tempo. Questa rivisitazione dell’Inferno di Dante è nata a Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione del Gruppo Benetton, costituito nel 1994 con l’obbiettivo di coniugare cultura e industria. Fin dalla sua nascita è stato concepito come un laboratorio di idee, che investe con entusiasmo e convinzione nella creatività vivace di giovani artisti-sperimentatori di ogni parte del mondo e li chiama a esplorare le nuove frontiere della comunicazione, spaziando da design e grafica a musica e video, passando per la fotografia, l´interaction e i progetti editoriali, in un percorso in cui si fondono i confini tra le culture, le lingue, le discipline e le sensibilità più diverse. Info: “L’inferno di Dante. Una storia naturale” - 24 marzo/6 maggio - Castello Angioino di Gaeta - Tavola rotonda “La Commedia e la cultura popolare” - 24 marzo 2012, 10.30  
   
   
GROTTAGLIE (CITTÀ DELLE CERAMICHE, VIA CRISPI 63/A): SACRALITÀ DOMESTICA’ - MOSTRA DEDICATA ALLE STATUETTE VOTIVE IN TERRACOTTA CURATA DALL’ARCHEOLOGO SIMONE MIRTO E DAL CERAMISTA MIMMO VESTITA - DAL 29 MARZO FINO AL 15 APRILE - LE OPERE REALIZZATE TRA LA FINE DELL’OTTOCENTO E LA PRIMA METÀ DEL NOVECENTO SARANNO CORREDATE DA 15 SCATTI DEL FOTOGRAFO CIRO QUARANTA CHE NARRANO ASPETTI DELLA FEDE POPOLARE IN PUGLIA  
 
Saranno raccolte ed esposte per la prima volta in assoluto 95 statuette votive in terracotta che rappresentano alcuni dei santi venerati in Puglia, testimonianza tangibile della diffusa devozione casalinga meridionale. Aprono la mostra 15 scatti del fotografo Ciro Quaranta, che negli ultimi trenta anni ha portato avanti un minuzioso lavoro di ricerca sulla fede popolare in Puglia, riuscendo a mettere insieme un archivio che racconta momenti di fede e devozione che si sono ciclicamente ripetuti nel corso dei secoli. Le statuette votive corredate dalle immagini fotografiche racconteranno l’intimo rapporto che intercorre tra l’uomo ed il sacro; uno straordinario percorso espositivo porterà il visitatore in ambienti di epoche diversi, tutti racchiusi nella suggestiva cornice di Casa Vestita, nel cuore della ‘Città delle Ceramiche’. Grottaglie si prepara così alla prima mostra che accende i riflettori su un aspetto della devozione popolare, in un momento specifico come quello della Pasqua, in cui il mistero della fede viene particolarmente percepito dalla comunità. L’esposizione dal titolo ‘Sacralità domestica’, curata dall’archeologo Simone Mirto e dal ceramista Mimmo Vestita aprirà i battenti, in via Crispi 63/a il prossimo 29 marzo e seguirà fino al 15 aprile, arricchendo così il ventaglio delle offerte culturali regionali durante il periodo pasquale in cui numerosi turisti raggiungono il Salento per godere delle miti temperature primaverili o per assistere ai rinomati Riti della Settimana Santa di Taranto. L’inaugurazione è prevista per giovedì 29 marzo ore 18.30, durante gli altri giorni fino domenica 15 aprile la mostra seguirà i seguenti orari (17 – 22). Per la giornata di Pasquetta l’esposizione propone un’apertura straordinaria (10 -22). “Un’esposizione preziosa e rara – commenta Simone Mirto curatore della mostra – Sacralità domestica è la prima che in Italia ripercorre la produzione minore delle statuette votive in terracotta realizzate a Grottaglie. Quella esposta è l’unica collezione conosciuta che raccoglie un numero così consistente di Santi, Madonne e statuette di Gesù inerenti alla Passione, Morte e Resurrezione, di produzione strettamente locale. La straordinarietà delle opere è nella riproduzione miniaturizzata, in chiave fresca e popolare, degli abiti e degli ornamenti che rispecchiano con fedeltà le caratteristiche delle statue a grandezza naturale presenti nelle Chiese della zona. Particolari sono infine i colori vivaci e decisamente sgargianti delle immagini sacre che stesi “a freddo” sono caratteristici delle produzioni minori grottagliesi, ritornano infatti anche nelle statuette presepiali coeve”. Intimamente legate alla famiglia, le statuette dei santi in terracotta facevano parte di un dialogo costante nella vita di ogni giorno tra l’uomo ed il sacro; spesso collocate nelle nicchie scavate nel tufo delle mura domestiche, sulle angoliere delle cucine, sui cassettoni o sui comò delle stanze da letto erano adornate da fiori e poste sotto campane di vetro. Sotto lo sguardo fisso delle statuette sacre vivacemente colorate scorrevano tutte le immagini della vita familiare, le nascite e le morti, le liti e gli abbracci riappacificatori. Ad esse gli adulti rivolgevano le preghiere quotidiane ma anche lo sguardo triste nei momenti di sconforto e difficoltà, ad esse i bambini con occhi vivaci su invito degli anziani di casa indirizzavano le loro prime preghierine ricevendo in cambio caramelle che misteriosamente cadevano dall’alto. Interamente realizzate a mano e dipinte a freddo dai ceramisti grottagliesi nelle loro case al ritorno dalla lunga giornata lavorativa in bottega, le statuette che non superavano i 15-20 centimetri di altezza, erano vendute in occasione delle feste patronali nei paesi della Puglia  
   
   
PARIGI: PRIMA MOSTRA PERSONALE DEL FOTOGRAFO DI MARE CARLO BORLENGHI  
 
Giovedì 29 marzo alle ore 18,30 inaugura presso la Mairie Xvi Arrondisment di Parigi Carlo Borlenghi Paris 2012, la prima mostra personale del grande fotografo di mare Carlo Borlenghi. L’esposizione raccoglie per la prima volta le più belle immagini scattate nei suoi trenta anni di carriera. Oltre settanta fotografie guidano il visitatore attraverso un percorso originale e suggestivo dove le vele, gli scafi e la spuma delle onde assumono forme nuove e inattese, si trasformano in ombre e geometrie e ridefiniscono il mondo che rappresentano. La sagoma di un uomo che appare come una visione alle spalle di una vela colorata, uno spinnaker che emerge dall’oscurità gonfiato dal vento, Luna Rossa che incrocia l’Amerigo Vespucci nei mari della Nuova Zelanda, lo scafo di Alinghi trasportato in elicottero dalla Svizzeraall’italia: le immagini di Carlo Borlenghi raccontano i più importanti momenti della nautica internazionale con una visione e una poesia unici. La mostra è suddivisa in due sezioni: nel salone principale sono esposte 17 fotografie di grande formato (120x180 cm) e due gigantografie di 2,50 metri x 3. Si tratta di immagini suggestive, caratterizzate da straordinari giochi di luce e da un taglio molto particolare. La seconda stanza raccoglie 56 scatti da 40x60 cm che immortalano le fasi più spettacolari dei grandi eventi della nautica e ne raccontano i protagonisti. L’allestimento, ideato dal designer Arturo Montanelli, è stato concepito attraverso la lettura e la reinterpretazione della “vela”, in un rapporto improntato su un’architettura leggera e temporanea tesa alla valorizzazione delle opere, evocando la fugacità e l’istantaneità del lavoro dell’artista sul mare. Una struttura tessile temporanea capace di dare sostanza ad una materia duttile e transitoria come le vele, nel loro rapporto con gli elementi naturali, realizzata da Model System e composta da centinaia di pannelli verticali semitrasparenti che sostengono e raccolgono le gigantografie degli scatti, stampati dal laboratorio Spazio81 di Milano su carta Fine-art Giclée e montati su B-bond 3mm. La mostra resterà aperta al pubblico dal 30 marzo al 5 aprile, da lunedì a venerdì dalle 10 alle 17, il giovedì fino alle 19 e il sabato dalle 10 alle 12.30; nella Salle des Fêtes presso la Mairie Xvi Arrondissement, 71 Avenue Henri Martin, 75016 Parigi. Carlo Borlenghi è il fotografo di mare e di vela più conosciuto al mondo. Nato nel 1956 a Bellano sul Lago di Como, ha iniziato la sua carriera di fotografo seguendo le regate locali. Dal 1983 fotografa le regate di Coppa America: è stato il fotografo ufficiale per le campagne italiane di Italia, Moro di Venezia e Luna Rossa e per il Team svizzero di Alinghi. Dal 1994 segue le barche e le imprese di Giovanni Soldini. Ha inoltre coperto diverse edizioni della Whitbread Round the World Race ed è stato il fotografo ufficiale del team Amer Sports durante la Volvo Ocean Race 2001-2002. E’ fotografo ufficiale degli eventi nazionali e internazionali di Rolex. Nel 1983 riceve il premio «Marian Skubin» per la migliore fotografia sportiva pubblicata in Italia, nel 1986 ha vinto a Parigi il “Grand Prix Professional de la photo de Mer” organizzato dalla Camera di Commercio Francese e nel 2007 il Premio “Grand Prix de l’Image Course au large Salon Nautique de Paris” 2007. Sempre nel 2007, riceve dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una targa “per i molti anni di intensa attività a favore del mondo della vela”. Arturo Montanelli, Ingegnere-designer, è nato a Milano nel 1962. Oltre a svolgere attività didattica e di consulenza presso il Dipartimento Best delPolitecnico di Milano, è docente all’interno del Laboratorio di Sintesi Finale del corso di Laurea in Ingegneria Edile-architettura del Politecnico di Milano. E’ titolare di uno studio professionale con sede a Lecco. Alle numerose realizzazioni per enti pubblici e privati, Montanelli affianca la curiosità di un fare che lo porta spesso ad avvicinarsi al mondo dell’arte e del design. Invitato agli eventi collaterali dell’ultima Biennale d’Architettura di Venezia con il progetto Off Leash, prototipo di un museo itinerante realizzato in collaborazione con Velasco Vitali, sta intraprendendo collaborazioni che lo vedono sempre più impegnato in ambito artistico come i numerosi eventi progettati per il Salone del Mobile di Milano e altre mostre di artisti contemporanei  
   
   
ESTRAZIONE LOTTERIA ARCA NOVENE  
 
Le 90 opere realizzate dalle scuole della Provincia di Alessandria partecipanti al concorso “I mestieri del cane” ed alcune opere di pittori dell’area novese, di alcuni rappresentanti dei laboratori d’arte di Novi e di Serravalle, saranno oggetto di una mostra, ad ingresso gratuito, da giovedì 22 a domenica 25 marzo 2012, presso il Centro fieristico Dolci Terre di Novi nel viale di Campionissimi e costituiranno i premi di una lotteria a favore di Arca Novese Onlus (progetto Patentino per Proprietari di cani) che si concluderà il 25 marzo al Centro fieristico con l’estrazione finale. I biglietti della lotteria si possono acquistare presso il canile di Novi Ligure (Località Tuara) ed al Centro fieristico, nelle giornate di apertura della mostra (prezzo di un biglietto 2 euro, 3 biglietti 5 euro). Www.comune.noviligure.al.it