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MERCOLEDI
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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 10 Aprile 2013 |
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AL VIA IL PREMIO ILARIA ALPI 2013: PUBBLICATO IL BANDO DELLA 19ª EDIZIONE. C´È TEMPO FINO AL 31 MAGGIO PER PRESENTARE I SERVIZI E LE INCHIESTE TELEVISIVE; LA PREMIAZIONE A RICCIONE DAL 5 AL 7 SETTEMBRE. |
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Bologna, 10 aprile 2013 - Una
giuria internazionale, che valuterà le opere proposte da giornalisti stranieri.
Un nuovo presidente di giuria, Luca Ajroldi, che sostituisce Italo Moretti,
storico presidente del Premio. Un nuovo riconoscimento, dedicato alle inchieste
giornalistiche televisive su tematiche ambientali. Sono alcune delle novità
della 19esima edizione del Premio Ilaria Alpi. Promosso dalla Regione
Emilia-romagna, dal Comune di Riccione e dalla Provincia di Rimini, organizzato
dall’Associazione Ilaria Alpi, il Premio è realizzato con la collaborazione di
Rai, Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-romagna, Federazione Nazionale della
Stampa, Usigrai. I concorrenti avranno tempo fino al 31 maggio per presentare i
servizi e le inchieste televisive; la premiazione si svolgerà a Riccione dal 5
al 7 settembre 2013.
“Potremmo definire quest’edizione del Premio come quella del
rinnovamento nella continuità – spiega il presidente Ajroldi – . Una continuità
che è dettata dalla ferma volontà di essere sempre uno stimolo per la ricerca
della piena luce sull’uccisione di Ilaria e Miran in Somalia. Ma anche dalla
voglia di continuare a essere un punto di riferimento per il giornalismo
televisivo d’inchiesta. Al tempo stesso, sono avvenuti dei cambiamenti: Italo
Moretti, presidente della giuria dal 2000 ha deciso di lasciare quest’incarico.
A lui va un ringraziamento per il lavoro svolto e un saluto di grande affetto.
Altri colleghi che ci hanno accompagnato con impegno e passione sono usciti
dalla giuria; insomma – conclude Ajroldi – , ci sono novità, cambiamenti, ma lo
stesso desiderio di sempre: vedere del buon giornalismo d’inchiesta sulla
strada di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin”.
Novità dell’edizione 2013
Oltre al presidente la giuria avrà anche nuovi membri: entrano il
giornalista e corrispondente Rai dal Cairo Marc Innaro, il regista televisivo
Alessandro Renna, la direttrice di Rainews 24 Monica Maggioni e il giornalista
freelance e direttore della Scuola di giornalismo dell’Università Cattolica di
Milano Matteo Scanni. Inoltre la vincita del Premio dal 2013 darà diritto ad
alcuni concorrenti di far parte della giuria dell´edizione successiva. Già tre
vincitori del Premio Ilaria Alpi 2012 entreranno in giuria per quest’anno:
Barbara Cupisti, vincitrice lo scorso anno della sezione Miglior Reportage
Italiano Lungo; Emilio Casalini, vincitore della sezione Miglior Reportage
Italiano Breve, e Giulio De Gennaro, vincitore della sezione miglior servizio
da tg. Per quanto riguarda invece la giuria internazionale sarà composta da
Paul Moreira, giornalista freelance, vincitore del Premio Speciale Ilaria Alpi
nel 2012 con un’inchiesta sul caso Alpi; Marco Nassivera, direttore
dell’informazione di Arte, e Juliana Ruhfus, reporter di Al Jazeera English.
Altra novità dell’edizione 2013, un nuovo riconoscimento:
l’Associazione Ilaria Alpi, in collaborazione con Coop, ha istituito il premio
Coop Ambiente, rivolto alle inchieste giornalistiche televisive dedicate alle
tematiche ambientali. Tra i servizi giornalistici realizzati su quest’argomento
e inviati al Premio Ilaria Alpi verrà selezionata una rosa di concorrenti; i
servizi scelti saranno poi visionati e valutati da una giuria composta da
Antonio Cianciullo (Repubblica), Stefano Rodi (Sette – Corriere della Sera),
Paolo Volterra (Sky) e Silvia Mastagni (Coop).
L’edizione 2013: modalità per concorrere e riconoscimenti
Punta tutto sul giornalismo d’inchiesta televisivo e sulle web-tv la
diciannovesima edizione del Premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi, e lo
fa confermando la sezione dedicata alle video inchieste realizzate per il web.
Il bando scade il 31 maggio 2013: sono aperte le iscrizioni (obbligatoriamente
online) al concorso fino alle ore 12. Sul sito www.Premioilariaalpi.it sono
disponibili il bando e il regolamento del concorso.
Viene confermato il forte investimento verso le sezioni più recenti,
ormai di prestigio, come quella per le produzioni inedite e il Premio per le
inchieste internazionali. Anche quest’anno Rai Tre e Rainews 24 saranno partner
del Premio Ia Doc per dare la possibilità di acquisto e messa in onda alle
inchieste, reportage o documentari giornalistici inediti. A decretare il
vincitore di questa sezione sarà una giuria a parte composta da Luca Ajroldi,
presidente della giuria del Premio Alpi; Andrea Vianello, direttore di Rai Tre,
Monica Maggioni, direttore di Rainews 24; Gerardo Bombonato, presidente Ordine
dei Giornalisti dell’Emilia-romagna, e Matteo Scanni, giornalista freelance e direttore
della Scuola di Giornalismo dell’Università Cattolica di Milano. Viene
riproposto, infine, anche il Premio della critica riservato a servizi e
programmi d’approfondimento trasmessi dalle emittenti televisive italiane,
segnalati da una giuria di critici televisivi composta da Paolo Ojetti (Il
Fatto Quotidiano), Riccardo Bocca (l’Espresso), Alessandra Comazzi (La Stampa),
Antonio Dipollina (Repubblica), Francesco Specchia (Libero), Maurizio Turrioni
(Famiglia Cristiana).
Il Premio Ilaria Alpi 2013 ha il Patrocinio della Commissione Italiana
per l´Unesco, della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea e
dell´Ordine dei Giornalisti nazionale. Ha il contributo di Unicredit Group,
Coop, Vodafone, e il supporto tecnico di Hi - Net. Media Partner sono Raitre,
Rainews24, Larepubblica.it, Internazionale.
Regolamento completo e scheda di iscrizione per concorrere:
http://www.premioilariaalpi.it/
Premio Ilaria Alpi 2013: tel. 335 1386454; info@ilariaalpi.It
Associazione Ilaria Alpi, Villa Lodi Fè, viale delle Magnolie 2, 47838 Riccione
(Rn), tel. 0541 691640; info@premioilariaalpi.It
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CINERESIDENZE, MASTERCLASS DI ALTA FORMAZIONE DEDICATE AI MESTIERI DEL CINEMA. A LEZIONE DAI GRANDI MAESTRI. |
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Ancona, 10 aprile 2013 - Un progetto di alta formazione in cui giovani
professionisti si confronteranno con le tecniche del fare cinema. Otto weekend,
da maggio ad ottobre, nei quali maestri come Giuseppe Piccioni, Massimo
Gaudioso per Sceneggiatura, Gianluca Arcopinto e Ciro Scognamiglio per
Produzione e Organizzazione di set, Lia Francesca Morandini per Costumi,
Giancarlo Basili per Scenografia, Daniele Ciprì per Direzione della Fotografia,
Marco Parollo per Suono, Francesca Archibugi, Luigi Lo Cascio e Lucia Mascino
per Regia e Direzione d´attore daranno vita a veri e propri laboratori
destinati alla produzione di una messa in scena completa. Una villa
ottocentesca, Villa Nappi di Polverigi, già sede storica di Inteatro, protetta
da un parco rivolto verso le colline marchigiane, come dimensione ideale per
una esperienza che meriti di essere vissuta, tra magia e artigianato puro
dell´intelletto. Tutto questo, ma anche qualche cosa in più, è Cineresidenze.
Un progetto che nasce da un’idea di Sofia Cecchetti, giovane collaboratrice di
Marche Film Commission e attenta osservatrice della realtà culturale e
cinematografica del territorio e dalla volontà di Fondazione Marche Cinema
Multimedia di offrire alle Marche e nelle Marche una preziosa occasione di
specializzazione e aggiornamento riservata a tutti coloro che già operano, in
modo professionale o semi-professionale, nell’industria audiovisiva e del
Cinema. Le Cineresidenze, vere e proprie masterclass, saranno dedicate a
giovani professionisti provenienti da tutta Italia di età compresa tra i 18 e i
35 anni, operanti nei campi della sceneggiatura, fotografia, ripresa
audio-video, recitazione, scenografia, costumi, e nondimeno della produzione
cine-televisiva. I partecipanti, dodici per ciascun corso, verranno selezionati
sulla base del proprio curriculum professionale. Il 50% dei posti previsti
saranno riservati a professionisti residenti nelle Marche. Di “un vecchio sogno
che si realizza”, ha parlato l’attrice anconetana Lucia Mascino nella
conferenza stampa di presentazione, oggi presso la sede di Marche Cinema
Multimedia. “ Fin da bambina sognavo di poter incontrare i maestri del Cinema e
condividere momenti ed esperienze arricchenti. Ora questa bellissima iniziativa
mi dà anche l’opportunità di stare accanto a personalità del Cinema e di
offrire la mia esperienza ai giovani in un contesto ideale come Villa Nappi a
cui sono particolarmente legata per gli esordi della mia carriera.” Il progetto
finanziato (118 mila euro di cui 99 mila da parte della Regione Marche)
nell’ambito dell’intervento I Luoghi dell’Animazione, contenuto nell’Accordo
Quadro I Giovani c’entrano siglato tra Dipartimento della Gioventù della
Presidenza del Consiglio dei Ministri e Regione Marche. “ C’è un grande
fermento culturale e voglia di aggregazione tra i giovani– ha detto l’assessore
regionale alle Politiche giovanili, Paolo Eusebi –e non è vero che se ne stanno
isolati davanti ad un pc. Tutti i progetti presentati hanno una elevata qualità
e proposte originali. Cineresidenze in particolare ha un plus valore perché
contiene molteplici elementi di attrattività sul territorio: non solo la
valorizzazione culturale di un luogo, ma un percorso nuovo che unisce
formazione e rivitalizzazione applicate ad una delle più belle arti che è il
Cinema. Contiamo che, con i presupposti qualitativi che lo caratterizzano,
possa essere un punto di partenza per diventare strutturato ed ampliato negli
anni futuri. “ “Quello che ci inorgoglisce come Fondazione – ha ricordato il
direttore, Stefania Benatti- è che questo progetto, costruendo una rete
virtuosa di soggetti attivi sul territorio, compendia la filiera del prodotto
audiovisivo e contiene nello stesso tempo gli scopi e gli obiettivi che ci
siamo dati fin dall’inizio, dal sostegno alle produzioni cinematografiche, alla
valorizzazione del territorio, allo sviluppo delle professionalità, con la
volontà di mettersi a servizio di chi lavora nel Cinema. “ “Una rianimazione
profonda in poco tempo – ha ricordato Anna Olivucci, responsabile di Marche
Film Commission – in questo settore, grazie alla pervicacia e alla passione con
cui abbiamo lavorato tutti. Un impegno, premiato dall’arrivo di troupe
cinematografiche importanti, tre in pochi mesi, (la prossima, con Christopher
Zanussi fra pochi giorni). Ed è fondamentale che si consolidi l’idea che il
Cinema non è solo una bellissima espressone culturale e immaginifica, ma una
realtà produttiva vera e propria, che crea lavoro ed economia locale. Con la
nostra attività abbiamo garantito ciò che serve al Cinema: dal sostegno alle
produzioni, alla promozione dell’opera,alla distribuzione ed ora alla
formazione che significa dare struttura ad un settore emergente per le Marche .
Questo progetto formativo ha, inoltre, il merito di portare sul nostro
territorio , personalità del Cinema che sicuramente apprezzeranno i luoghi e
divulgheranno la nostra immagine.” Cineresidenze nasce grazie alla
collaborazione tra realtà consolidate ed emergenti della regione.
Dall´associazione Inteatro, da più di trent´anni fautrice dell´omonimo festival
internazionale, alle giovani associazioni I Bicchieri di Pandora e Officine
Mattòli, ad Hacca Editore, sino al Comune di Polverigi; ed ancora Associazione
Nie Wiem, Fango&assami e Agheiro al fianco di Cgs Marche, Guasco srl e il
media partner Marche Movie. Una cordata che rende possibile un progetto
innovativo, così come “Il tuo Backstage Migliore” un concorso cineletterario
per offrire un’opportunità per giovani scrittori e blogger marchigiani
appassionati di Cinema, di età compresa tra i 18 ed i 35 anni. Coordinato dalla
Casa Editrice Hacca prevede un vincitore che potrà seguire gratuitamente gli 8
fine settimana di formazione cinematografica previsti dal progetto diventandone
il curatore del blog ufficiale; avrà il tutoraggio dello scrittore, autore
teatrale e radiofonico Andrea Bajani (Einaudi, Feltrinelli, Nottetempo);-
pubblicherà un e-book a propria firma. Ll concorso consiste nell’invio, entro
il termine tassativo del 18 aprile 2013, all’indirizzo
tiracconto@cineresidenze.It di una mail avente per oggetto “Il mio backstage
migliore” che contenga un solo racconto in lingua italiana di 800 caratteri che
abbia come soggetto un qualsiasi backstage vissuto o immaginato in prima
persona dal candidato.
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LA VERSILIANA E TOSCANA SPETTACOLO UNISCONO LE FORZE PER ACCRESCERE L’OFFERTA DI CULTURA SULLA COSTA |
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Firenze, 10 aprile 2013 – “La collaborazione tra Fondazione la
Versiliana e Fondazione Toscana Spettacolo è il corretto percorso per
migliorare sempre di più l’offerta culturale regionale”. Lo afferma l’assessore
regionale alla cultura e al turismo Cristina Scaletti, commentando la nascita
della partnership tra i due soggetti culturali. “Abbiamo voluto sostenere
fortemente questa scelta, che risulta particolarmente significativa
nell’attuale momento di crisi generale. Accanto ad eventi culturali ci saranno
attività di animazione e promozione in un’area importante per la nostra costa,
che contribuirà anche al sostegno del settore turistico. Grazie a questa legame
artistico garantiremo una qualificata offerta turistico-culturale che potrà
aumentare la nostra competitività”.
Questo nuovo rapporto condiviso fra la Fondazione Toscana Spettacolo e
la Fondazione La Versiliana, istituzioni che da molti anni operano sul
territorio, sottolinea le comuni affinità e la volontà di avvantaggiarsi delle
reciproche competenze. L’ intesa raggiunta consentirà al territorio di
Pietrasanta e della Versilia di usufruire di una nuova sponda culturale
all’insegna della promozione dell’attività dello spettacolo dal vivo.
L’obiettivo è potenziare strumenti e risorse per estendere l’offerta e per moltiplicare
la possibilità di fruizione degli eventi da parte del pubblico. La
collaborazione tra le due Fondazioni partirà già con la prossima stagione del
Festival della Versiliana, attraverso la realizzazione di iniziative per la
formazione del pubblico e si rafforzerà con la stagione invernale di prosa del
Teatro Comunale di Pietrasanta.
“Siamo molto soddisfatti – ha dichiarato Beatrice Magnolfi, presidente
della Fondazione Toscana Spettacolo – di costruire un altro tassello di una
rete toscana dello spettacolo sempre più stretta. Varare questa collaborazione
significa promuovere e diffondere la cultura dello spettacolo dal vivo,
interpretando così un ruolo e uno spirito che guarda al futuro con speranza ed
ottimismo”.
“La Fondazione La Versiliana – aggiunge la presidente Dianora Poletti –, con il suo prestigio e la
sua lunga esperienza, intende dare il proprio contributo a questo nuovo
rapporto per far crescere ed avvicinare sempre più nuovo pubblico alla cultura e
alla fruizione dello spettacolo dal vivo. Per una rinnovata e più efficace
politica culturale occorre unire le forze e l’autorevolezza dei soggetti;
questa è secondo noi, proprio nei momenti di crisi, la strategia giusta”.
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APPROVATO DAL CDA DEL TEATRO REGIO DI PARMA IL FESTIVAL VERDI 2013 |
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Parma, 10 aprile 2013 - Il Consiglio di Amministrazione della
Fondazione Teatro Regio di Parma, riunitosi ieri, ha approvato all’unanimità il
progetto artistico e il budget del Festival Verdi 2013, che avrà luogo dal 30
settembre al 31 ottobre 2013.
Gli appuntamenti principali del programma prevedono due opere e quattro
concerti.
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CULTURA. INSEDIATO NEL VENETO TAVOLO DI COORDINAMENTO SULLE POLITICHE PER LO SPETTACOLO |
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Venezia, 10 aprile 2013 - “Per la prima volta parte un tavolo tecnico
permanente a livello regionale, dedicato alle politiche per il settore dello
spettacolo dal vivo”. Lo ha sottolineato il vicepresidente e assessore
regionale alla cultura Marino Zorzato insediando ieri a Palazzo Balbi, a
Venezia, il tavolo di coordinamento sulle politiche culturali per lo spettacolo
dal vivo con A.g.i.s. (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo) delle
Tre Venezie.
“Con l’attivazione di questo gruppo di lavoro – ha detto da parte sua
il presidente di A.g.i.s. Franco Oss Noser - la Regione si è dimostrata
sensibile ad un’esigenza che avevamo espresso lo scorso settembre in occasione
delle Giornate dello Spettacolo a Piazzola sul Brenta”. ” La cultura è la linfa
vitale dello sviluppo futuro del Veneto – ha aggiunto Zorzato - e solo
lavorando insieme si può migliorare. Il nostro obiettivo è di mettere insieme
in una logica di rete tutti gli operatori. Ogni giorno si fa un piccolo passo,
si aggiunge un tassello per costruire un’offerta culturale di qualità, in grado
di attirare anche nuovi flussi turistici. I piani e gli strumenti di governo di
un settore strategico come la cultura e lo spettacolo vanno costruiti giorno
dopo giorno, grazie ad un lavoro comune”.
Il tavolo insediato oggi si occuperà delle politiche per lo spettacolo
dal vivo (teatro, musica, danza) e riprodotto (cinema) per arrivare a una
progettualità – è stato detto - che sia il più possibile condivisa e in grado
di sviluppare le grandi potenzialità del Veneto in questo campo. Tra i temi su
cui è stata avviata la riflessione, che proseguirà con incontri programmati, figurano
l’analisi e la verifica degli strumenti normativi vigenti in materia di
spettacolo; le nuove linee di sviluppo per lo spettacolo del Veneto da inserire
nell’ambito della programmazione Por-fesr 2014-2020; lo sviluppo del sistema
delle spettacolo del Veneto.
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NOVE PITTORI SCRITTORI INAUGURANO A TORINO IL NUOVO “SPAZIO DON CHISCIOTTE”: LUIGI BARTOLINI, DINO BUZZATI, ITALO CREMONA, FILIPPO DE PISIS, ALBINO GALVANO, MARIO LATTES, CARLO LEVI, ALBERTO SAVINIO, EMILIO TADINI |
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Torino, 10 aprile 2013
- Nove pittori scrittori per un nuovo
spazio espositivo. Giovedì 18 aprile apre a Torino (ore 18, via
della Rocca 37) Spazio Don Chisciotte con la mostra Pittoriscrittori:
una ventina di opere di alcuni protagonisti culturali del Novecento, che hanno
dedicato la loro vita alla pittura e alla letteratura, alle immagini e alle
parole: Luigi Bartolini, Dino Buzzati, Italo Cremona, Filippo
de Pisis, Albino Galvano, Mario Lattes, Carlo Levi, Alberto
Savinio, Emilio Tadini.
Spazio Don Chisciotte
è il nuovo luogo espositivo ideato e voluto da Caterina Bottari Lattes,
presidente della Fondazione Bottari Lattes. Porta il nome della storica
galleria romana diretta da Giuliano De Marsanich, che aprì la sua attività nel
1962, testimonial Alberto Moravia, proprio con una mostra di Mario Lattes.
Idealmente dedicata allo scrittore e pittore scomparso nel 2001, la rassegna
torinese presenta nove artisti che, come Lattes, trovarono nella pittura e
nella scrittura scambievole e paritaria modalità espressiva.
Curata da Vincenzo
Gatti, la mostra è aperta fino a sabato 22 giugno (da martedì a
giovedì 15,30-19,30; venerdì e sabato 10-12,30 e 15,30-19,30) ed è realizzata
da Spazio Don Chisciotte in collaborazione con la Fondazione Bottari
Lattes di Monforte d’Alba.
Il catalogo Pittoriscrittori,
distribuito presso lo Spazio Don Chisciotte, presenta un saggio introduttivo di
Bruno Quaranta, che ritrae i nove artisti nel loro percorso
artistico, sospeso tra penna e pennello.
Ai nove pittori scrittori
saranno dedicati incontri tematici, tenuti da critici d’arte, critici
letterari e scrittori, sempre allo Spazio Don Chisciotte, per indagare sui legami
tra le loro opere visive e quelle scritte. Il programma degli appuntamenti sarà
pubblicato sul sito www.Fondazionebottarilattes.it.
L’esposizione
raccoglie personalità di area torinese (Cremona, Galvano, Lattes,
Levi), accanto a protagonisti storici della ricerca artistica del
Novecento, come Savinio e de Pisis. In tempi più vicini si
colloca l’opera del milanese Tadini, mentre con Bartolini e Buzzati
ci si trova di fronte a individualità del tutto originali: Bartolini,
incisore tra i più grandi del secolo scorso, acceso polemista e umoroso
scrittore, e Buzzati, il grande visionario della letteratura, che
diceva: “...Sono un pittore il quale, per hobby, durante un periodo purtroppo
alquanto prolungato ha fatto anche lo scrittore e il giornalista. Ma dipingere
e scrivere per me sono in fondo la stessa cosa...”. In queste parole potrebbe
forse riassumersi il senso profondo della ricerca che accomuna gli artisti in
mostra.
Spiega Bruno Quaranta nella sua introduzione al catalogo:
«Che cosa accomuna Mario Lattes e Carlo Levi, Dino Buzzati e Albino, Galvano,
Italo Cremona e Luigi Bartolini, Alberto Savinio e Emilio Tadini e Filippo De
Pisis qui adunati? L’essere pittori e scrittori, indissolubilmente,
esibendo una sola carta d’identità. Lo stesso Montale, sospeso fra accordi
e pastelli, preoccupato di distinguere fra primo e secondo mestiere, infine
comporrà ad unità e l’uno e l’altro, benedicendo il secondo, ed eventualmente
il terzo, che consentono di salvare la dignità della poesia, non riducendola a
merce, tutelandone la libera, liberissima manifestazione.
Nella città jamesiana che è Torino – come non evocare la
devozione di un Maestro incisore quale Mario Calandri verso Giro di vite
–, una mostra di arte e letteratura naturalmente s’impone. Immagini e
parole irrevocabilmente intrecciate».
Tra
le opere in mostra, provenienti da collezioni private: La fragile conchiglia
(1936) di Luigi Bartolini; Il Babau (1967) di Dino Buzzati;
Vittoria sul cavallo di gesso (1939) di Italo Cremona; Vaso di
Fiori (1944) di Filippo de Pisis; Calligramma (1960) di
Albino Galvano; Biblioteca (1991) di Mario Lattes; Il
fratello (1926) di Carlo Levi; Prometeo (1929) di Alberto Savinio;
Museo dell’uomo (1974) di Emilio Tadini.
Gli artisti
Luigi Bartolini (1892 – 1963), pittore,
incisore, scrittore e poeta. Nato a Cupramontana (Ancona), è considerato
tra i maggiori incisori italiani del Novecento, insieme con Giorgio Morandi e
Giuseppe Viviani. Il suo stile artistico si riallaccia alla tradizione
naturalista italiana dell’Ottocento, ispirandosi anche alle stampe di
Rembrandt, Francisco Goya, Telemaco Signorini, Giovanni Fattori e degli
incisori del Settecento italiano. Nel corso della carriera sviluppa diverse
maniere definite maniera bionda, nera e lineare, con le
quali realizza numerose acqueforti, dedicate ai paesaggi delle Marche e della
Sicilia, e le serie Gli insetti, Le farfalle, Gli uccelli
e Scene di caccia.
La prolifica attività di
scrittore, poeta, critico d’arte e polemista, lo vede autore numerose
pubblicazioni presso le maggiori case editrici: Vallecchi, Mondadori,
Longanesi, Nistri Lischi. È stato collaboratore dei principali giornali e
riviste italiani: Il Selvaggio, Frontespizio, Quadrivio, Maestrale,
Corriere della Sera, il Borghese.
Nel 1946 pubblica per
l’editore Polin di Roma il romanzo Ladri di biciclette, dal quale Cesare
Zavattini trae spunto per la sceneggiatura dell’omonimo film di Vittorio De
Sica.
Dino Buzzati (1906 – 1972), scrittore, giornalista, drammaturgo,
librettista, pittore. Nato a San Pellegrino di Belluno, poco prima di terminare
gli studi universitari entra come praticante al Corriere della Sera, del
quale diverrà in seguito redattore e infine inviato. Nel 1933 esce il suo primo
romanzo, Bàrnabo delle montagne
(Treves), al quale segue Il segreto del Bosco Vecchio (Treves, 1935),
entrambi portati sul grande schermo: il primo da Mario Brenta nel 1994, il
secondo da Ermanno Olmi nel 1993. È del 1940 il suo più grande successo: Il
deserto dei Tartari (Rizzoli), dal quale nel 1976 Valerio Zurlini trae il
film omonimo.
Autore realistico,
con toni narrativi fiabeschi, nei suoi romanzi e racconti affronta temi e
sentimenti quali l’angoscia, la paura della morte, la magia e il mistero, la
ricerca dell’assoluto e del trascendente, la disperata attesa di un’occasione
di riscatto da un’esistenza mediocre (Le mura di Anagoor, Il
cantiniere dell´Aga Khan, Il deserto dei Tartari), l’ineluttabilità
del destino (I sette messaggeri) e l’illusione (L’uomo che voleva
guarire).
Accanto all’attività
di scrittore e giornalista, Buzzati si dedica alla pittura: realizza bozzetti e
dipinti di vario genere e partecipa a numerose mostre. Con Poema a
fumetti (premio Paese Sera nel 1970) fonde la visionarietà della pittura,
la dimensione popolare del fumetto e il racconto fantastico. Il suo dipinto più
noto è Il Duomo di Milano (1952), raffigurato come una montagna
dolomitica, con guglie e pinnacoli, e con pascoli verdi al posto della piazza.
Quest’anno è stato
rieditato da Mondadori Le storie dipinte, a cura di Lorenzo Viganò.
Italo Cremona (1905 – 1979),
pittore e scrittore. Nato a Cozzo Lomellina (Pavia), compie a Torino gli
studi classici e universitari.
La sua carriera espositiva
è caratterizzata da un’intensa attività fin dal 1928. Dal 1946 al 1955 insegna
Decorazione all´Accademia di Torino, esponendo nel frattempo nelle mostre
d´arte italiana a Vienna (1949-50) e in Germania (1950-51). Alla Biennale del
1950 il dipinto Inondazione di Torino viene acquistato dal Ministero
della Pubblica Istruzione. Partecipa al Premio Michetti, al Premio La Spezia, a Peintres de Turin
a Nizza, nel 1951, e ha una sala di suoi disegni alla Biennale del 1954. Tra il
1959 e il 1960 collabora con Maccari all´almanacco L´antipatico. Dal
1966 è Accademico di San Luca.
Artista poliedrico,
le sue opere si caratterizzano per una singolare fusione di elementi metafisici
e di effetti surrealisti (Capriccio, 1938), cui fa seguito una personale
interpretazione del realismo magico. Tra i suoi soggetti: nudi di donna,
demoni, figure animalesche, danze macabre, forme che si plasmano e si ricreano,
ma anche limpidi ritratti e paesaggi di Torino e del quartiere San Salvario.
È stato
sceneggiatore e costumista di cinema dal 1937 al 1947, incisore, illustratore
di testi, collaboratore con scritti sull’arte e la letteratura a riviste e
giornali come Il Selvaggio, Paragone, Il Caffè, La Fiera Letteraria,
Emporium, Primato, Costume.
È autore di romanzi
ricchi di sogno e fascino, come La coda della cometa.
Filippo de Pisis (1896
– 1956), pittore e scrittore. Nato a Ferrara, è uno tra i maggiori
interpreti della pittura italiana della prima metà del Novecento. Inizia
adolescente a scrivere poesie, ma si dedica subito anche allo studio della
pittura, che lo porterà a vivere una vita avventurosa e appassionata in varie
città italiane ed europee.
Scrive prose,
liriche e poesie, raccolte in Canti della Croara (in cui la malinconia
crepuscolare si alterna alla ricerca di una dimensione cosmica) ed Emporio,
entrambi del 1916. Nel 1920 inizia a redigere il saggio La città dalle 100
meraviglie, che sarà pubblicato nel 1923. La visione nostalgica e
malinconica presente nelle opere scritte lo porta, nei primi quadri da autodidatta,
a connettere la spazialità metafisica delle superfici distese e ben calcolate
con una pittura di tocco, di tipo lirico e sensorio. La stagione metafisica si
inaugura del tutto dopo l’incontro con Giorgio De Chirico e il fratello Alberto
Savinio e Carlo Carrà, non senza l’influenza di Giorgio Morandi (1920-1924).
Impiega sovente il collage, secondo una tecnica derivata dal Dadaismo, ma con
intenzioni liriche e non polemiche. Al Futurismo si accosta attraverso Ardengo
Soffici e Corrado Govoni, di cui coglie il valore ritmico delle opere.
Stabilitosi a Parigi nel 1925, dove conosce Edouard Manet, Camille Corot, Henri
Matisse, amplia il suo timbro cromatico e accentua l’immediatezza e la
gestualità del suo tocco grazie agli insegnamenti dell’Impressionismo e dei
Fauves. Dipinge nature morte, nudi maschili e immagini d´ermafroditi.
Sottigliezze
coloristiche di tipo nordico compaiono invece nei paesaggi londinesi del 1935 e
del 1938. Tornato in Italia allo scoppio della guerra, lavora a Milano
(1940-43) e a Venezia (1944-48). Le ultime opere sono caratterizzate da labili
tratti di colore su una tela lasciata in gran parte scoperta. Eugenio Montale
definì il suo tratto pittorico e sincopato “pittura a zampa di mosca".
Albino Galvano (1907 – 1990),
pittore, storico dell’arte e filosofo. Nato a Torino, è allievo e poi
assistente di Felice Casorati presso l’Accademia Albertina di Torino, quindi
professore di filosofia al Liceo Classico Vincenzo Gioberti. Nel 1945 fonda,
insieme con Franco Antonicelli, l’Unione Culturale di Torino, associazione che
raccoglie intellettuali e artisti quali Norberto Bobbio, Vittorio Foa, Ludovico
Geymonat, Francesco Menzio, Massimo Mila. Nel 1947 pubblica il primo numero
della rivista Tendenza:
nell’articolo programmatico La
pittura, lo spirito, il sangue,
mette a fuoco le coordinate teoriche della sua poetica, fondata sul
richiamo al vitalismo e all’immoralismo di Friedrich Nietzsche.
Tra il 1945 e il
1949 nella sua pittura si apre una fase espressionista, caratterizzata dalla
semplificazione dei contorni lineari e dal cromatismo bidimensionale. Gli
sviluppi di questa ricerca lo conducono all’astrazione e a costituire con
Annibale Biglione, Adriano Parisot e Filippo
Scroppo la sezione torinese del Movimento arte concreta (Mac), di cui faceva
parte anche Carol Rama.
Sia nelle vesti di
organizzatore culturale sia in quelle di pittore i suoi obiettivi sono la
salvaguardia dell’indipendenza della ricerca artistica e il rinnovamento dei
mezzi linguistici. Molte sue composizioni astratte sono segnate da forti
valenze religiose e metafisiche. Alla metà degli anni Cinquanta si apre a
ricerche segniche e gestuali di impronta informale. Alla fine del decennio, in
una serie di dipinti dedicati all´iris e concepiti come omaggio a Stéphane Mallarmé,
avvia il recupero della figuratività.
Tra i saggi
pubblicati: Storicità e
significato dell´arte astratta (1953); Le
poetiche del simbolismo e l´origine dell´astrattismo figurativo (1956);
L´erotismo del liberty e la
sublimazione astrattistica (1963). I volumi Per un´armatura (Lattes, 1960 –
ripubblicazione nel 2010 a
cura della Fondazione Bottari Lattes) e Artemis
Efesia. Il significato del politeismo greco (Milano 1967) attingono
alla storia delle religioni, alla filosofia, alla psicoanalisi e all´antropologia.
Mario Lattes (1923 –
2001), pittore, scrittore ed editore. Nato a Torino.
La sua pittura, dopo un
iniziale periodo informale, è sempre stata figurativa, con valenze visionarie e
fantastiche, tale da evocare illustri discendenze, da Gustave Moreau a Odilon
Redon a James Ensor. Capace di dare vita a immagini oniriche, ha sperimentato
tecniche e linguaggi eterogenei, con i quali ha espresso il dolore
dell´esistenza e la propria rivendicazione di libertà da ogni pregiudizio. La
sua opera racchiude momenti d´ispirazione ora astratta, ora espressionista, ora
visionaria, per approdare a suggestioni visive, senza mai essere imprigionata
in categorie o movimenti. Dagli oli su tela o su carta, alla grafica, fino agli
acquerelli, alla tempera e alle tecniche miste, la produzione pittorica si
distingue anche per i temi affrontati: le contraddizioni della vita, il dolore
e le difficoltà nella quotidianità, le memorie e la consapevolezza della
propria frammentata identità, la ribellione alle idee preconfezionate, alla
volgarità delle mode. Tanto che il critico d’arte Marco Vallora commentava nel
2008: “Lattes è sempre là dove non te lo attendi, anche tecnicamente”.
Del
1947 è la sua prima mostra alla galleria La Bussola di Torino. Negli anni Cinquanta allestisce
personali a Torino, Roma, Milano e Firenze e partecipa con successo a due
edizioni della Biennale di Venezia. Segue una regolare attività espositiva in
tutta Italia. Dopo la Seconda
guerra mondiale si dedica alla casa editrice torinese Lattes, fondata nel 1893
dal nonno Simone. Nel 1953 fonda la rivista Galleria che dall´anno
seguente, con il titolo Questioni, diventa voce influente del mondo
culturale piemontese e non solo. Vi partecipano intellettuali italiani e
stranieri come Nicola Abbagnano, Albino Galvano e Theodor W. Adorno.
Tra il 1959 e il 1985
pubblica diversi di romanzi, tra cui: La stanza dei giochi (Ceschina,
1959), Il borghese di ventura (Einaudi, 1975), L´incendio del Regio (Einaudi,
1976; Marsilio, 2011), L´amore è niente (La Rosa, 1985).
Carlo Levi (1902 – 1975),
pittore, giornalista e scrittore. Nato a Torino, dopo gli studi di medicina
comincia a dipingere sotto la guida di Felice Casorati. Esordisce appena
ventenne come pittore, partecipando alla Quadriennale torinese del 1923 e alle
Biennali di Venezia del 1924 e 1926. Due soggiorni a Parigi lo mettono in
contatto con la lezione dei Fauves, ma anche di Modigliani e degli
espressionisti Chaïm Soutine e Oskar Kokoschka, orientandolo verso una pittura
dove l’adesione alla realtà si stempera in un emozionato cromatismo (L’eroe
cinese, 1930). Partecipa con Gigi Chessa, Nicola Galante, Francesco Menzio,
Enrico Paulucci e Jessie Boswell al gruppo dei Sei di Torino, costituitosi del 1929 in aperta opposizione
al novecentismo.
Nel dopoguerra
continua la sua attività espositiva in Italia e all’estero. La sua attività di
pittore culminerà nella mostra personale tenuta alla Biennale di Venezia del
1954.
Amico di Piero
Gobetti, fondatore con i fratelli Rosselli del movimento clandestino Giustizia
e Libertà, durante la
Resistenza è membro del Cln toscano e condirettore della Nazione
del Popolo, quindi direttore del quotidiano L’italia libera. Viene
condannato dal regime fascista al soggiorno coatto in Lucania (1935-1936),
esperienza che gli ispira il libro Cristo si è fermato a Eboli (1945,
Einaudi) e numerosi ritratti della gente del luogo, caratterizzati da forme di
elementare monumentalità.
Altri suoi libri nel
catalogo Einaudi sono: Paura della libertà, Le parole sono pietre,
L’orologio, Il futuro ha un cuore antico, La doppia notte dei
tigli, Un volto che ci somiglia, Tutto il miele è finito,
Quaderno a cancelli e Scritti politici.
Alberto Savinio (1891 – 1952),
pseudonimo di Andrea De Chirico, scrittore, pittore, musicista e compositore.
Nato ad Atene, fratello di Giorgio De Chirico, studia pianoforte e composizione
al Conservatorio della sua città natale, quindi studia a Monaco. Nel 1910 si
trasferisce a Parigi, dove, insieme con il fratello, frequenta l’avanguardia di
quegli anni (Breton, Picasso, Apollinaire, Cendras, Cocteau). Qui esordisce
come scrittore con il poema drammatico Les chants de la mi-mort (1914).
Nel 1916 a
Ferrara entra in contatto con gli artisti metafisici e diventa il più acuto
teorico di questa corrente pittorica – che comprende il fratello, Filippo de
Pisis, Carlo Carrà e Giorgio Morandi – con articoli pubblicati in Valori
Plastici tra il 1918 e il 1922.
Nel 1927 tiene a
Parigi la sua prima mostra di pittura. Da allora svolge, in parallelo con
l’intensa attività letteraria, un’attività pittorica riferibile al Surrealismo,
ma intesa soprattutto a dar forma ai due principi fondamentali della poetica
metafisica: la spettralità e l’ironia. I temi più frequentati sono paesaggi e
figure metaforiche (L’annunciazione, 1932), spesso complicate da un
repertorio di immagini derivate dalla classicità, mai idealizzata, ma guardata
con intenzioni di ironico disvelamento. All’inizio degli anni Trenta è
nuovamente a Roma. Dopo la mostra del 1940 alla Galleria del Milione a Milano,
si dedica soprattutto all’attività grafica. Pubblica L´infanzia di Nivasio, Dolcemare e Ascolto il tuo cuore, città (1941);
Narrate uomini la vostra
storia (1942); Casa
"La Vita"
(1943). Fra i suoi lavori musicali ricordiamo i balletti Perseo (1924, su soggetto
di Michel Fokine), Ballata
delle stagioni (1925), La
morte di Niobe (1927), La
vita dell´ uomo (1946), tutti su soggetto proprio. Nel 1852 cura
regia, allestimento scenico e costumi per l’Armida di Gioachino Rossini
al Maggio Musicale Fiorentino.
Nel 1954 la Biennale di Venezia gli
dedica una retrospettiva, con presentazione di Libero de Libero.
Emilio Tadini (1927 – 2002)
pittore, scultore e poeta. Nato a Milano, laureato in lettere, nel 1947
pubblica il poemetto La passione di san Matteo sul Politecnico di
Vittorini. Negli anni Cinquanta inizia la sua carriera di pittore che nel giro
di un decennio lo porta ai vertici dell´arte italiana contemporanea.
Innumerevoli le sue mostre personali in Italia e all´estero.
Sin dal suo esordio
artistico nel 1961 lavora per cicli tematici, preferendo gamme cromatiche
fredde, nell’ambito dell’avanguardia della nuova figurazione (Giardini
freddi, 1966; Colore e Co, 1969), non senza alcuni riferimenti al
Surrealismo e alla Pop-art (Museo dell’uomo: donne che corrono in riva al
mare, 1974). Una delle più ricche è la grande retrospettiva di Palazzo
Reale, a Milano, del 2001.
Sul fronte della
scrittura il suo primo romanzo è Le armi l´amore, del 1963. Dopo un
periodo dedicato esclusivamente alla pittura, è la volta di L´opera
(1982), La lunga notte (1987), La tempesta (1993), Eccetera
(2002). Del 1991 è il suo libro di poesie L´insieme delle cose. Due le
sue pièces rappresentate a teatro: La tempesta (tratta dal
romanzo, 1995) e La deposizione (1997). Sempre per il teatro ha tradotto
Re Lear (2000). Importanti anche i suoi interventi saggistici, come La
distanza (1998) e L´occhio della pittura (1999). Per molti anni è
critico d’arte e letteratura sul Corriere della Sera e fa del
giornalismo culturale di alto livello, anche televisivo. Presiede l´Accademia
di Brera dal 1997 al 2000. Muore nel 2002 nella sua città.
Ha detto di lui Umberto Eco: “uno scrittore
che dipinge, un pittore che scrive”.
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Vernissage: giovedì 18 aprile
2013, ore 18
Orari mostra: da giovedì 18 aprile a sabato 22 giugno 2013
martedì-giovedì 15,30-19,30;
venerdì e sabato 10-12,30 e 15,30-19,30
Sede: Via della Rocca 37, Torino
http://www.fondazionebottarilattes.it/
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AOSTA, CONFERENZA: EREDITÀ DELLA CULTURA CLASSICA NELLA CULTURA EUROPEA DI OGGI |
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Aosta, 10 aprile 2013 - L’assessorato dell’istruzione e cultura della
Regione autonoma Valle d’Aosta, nell’ambito della Saison Culturelle 2012/2013,
con la consulenza scientifica della delegazione valdostana dell’Associazione
Italiana di Cultura Classica (A.i.c.c.), propone la conferenza sul tema Eredità
della cultura classica nella cultura europea di oggi, relatore Renzo Tosi,
venerdì 12 aprile 2013 alle ore 21, nella Sala conferenze della Biblioteca
regionale di Aosta.
Si ricorda che lo spettacolo rientra nella programmazione della
manifestazione Plaisirs de Culture en Vallée d’Aoste (6 – 14 aprile 2013).
Renzo Tosi
Laureatosi in Letteratura Greca nel 1973, Renzo Tosi, ha insegnato varie
discipline classiche nelle università di Bologna, Padova e Parma, dal 2000 è
professore ordinario di Letteratura Greca presso l’Università di Bologna. I
suoi principali interessi riguardano l’esegesi antica e la tradizione indiretta
dei classici, la tradizione proverbiale, antica e moderna, Eschilo, Tucidide,
il mondo bizantino, la storia degli studi classici. E’ infine membro della
direzione della rivista Eikasmòs, è presidente del Corso di laurea in Filologia
Letteratura e Tradizione Classica dell’Università di Bologna, Coordinatore del
Dottorato in Culture Letterarie Filologiche Storiche della medesima Università,
vicedirettore del Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica e membro
del Comitato Ministeriale dei Garanti per la Cultura Classica.
Per ulteriori informazioni rivolgersi all’Assessorato Istruzione e
Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta, Attività culturale, musicale,
teatrale ed artistica, n. Verde 800141151, 0165 32778, 0165 273277, Sito
Internet: http://www.regione.vda.it/ e-mail: saison@regione.Vda.it
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LO “SMIELATORE” DI PETER MITTERHOFER PROTAGONISTA AL MUSEO DELLE MACCHINE DA SCRIVERE |
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Bolzano, 10 aprile 2013 -
Inventore della macchina da scrivere, Peter Mitterhofer si occupò anche di
apicoltura. Lo “smielatore” (o centrifuga per il miele) da lui realizzato oltre
100 anni fa entrerà a breve, con presentazione il 14 aprile alle ore 18, a far
parte della collezione del Museo delle macchine da scrivere a Parcines.
Contestualmente, dal 14 al 20 aprile il museo proporrà la mostra “Il mondo
delle api”. I due appuntamenti si collocano nell’ambito dell’“Anno dell’oggetto
museale” e sono parte delle Giornate del miele di Parcines.
Originario di Parcines, Peter Mitterhofer (1822-1893) non fu solo
l´inventore, incompreso, della macchina da scrivere. Il suo genio multiforme lo
portò a confrontarsi con i campi più svariati: desideroso di cimentarsi nella
musica, ma povero di mezzi, si costruì ad esempio da solo alcuni strumenti
musicali.
Ma Mitterhofer si dedicò anche all´apicoltura: forse ispirato da quanto
aveva visto in uno dei suoi numerosi viaggi, precisamente a Vienna, tra il 1865
e il 1870 egli costruì di propria mano un innovativo "smielatore", o
centrifuga per realizzare il miele spremendo il favo.
Proprio lo "smielatore" realizzato da Peter Mitterhofer
entrerà a breve a far parte dell´esposizione permanente del Museo delle
macchine da scrivere a Parcines, dedicato a questo illustre inventore. La
consegna ufficiale dell´oggetto avrà luogo domenica 14 aprile 2013 alle ore 18
per mano di Engelbert Pohl, presidente dell´Associazione apicoltori
altoatesini, attuale proprietaria dello smielatore ora affidato al museo con
prestito permanente. Durante la serata, la direttrice del museo Maria Mayr e
Artur Ungerer, antico proprietario della smielatrice, racconteranno alcune
storie su questo speciale oggetto.
Contestualmente, prenderà inoltre il via la mostra temporanea "Il
mondo delle api", un progetto transfrontaliero collettivo ideato da Parco
nazionale dello Stelvio, Parco naturale Kaunergrat (A) e la cooperativa per lo
sviluppo regionale "Martello 3B" e promossa dal Coordinamento delle
associazioni culturali di Parcines. Integrano l´esposizione, visitabile fino al
20 aprile di quest´anno, alcuni prestiti dal Museo dell´apicoltura Maso
Plattner di Renon.
La presentazione dello smielatore e la mostra sulle api rientrano nelle
manifestazioni dell´"Anno dell´oggetto museale 2013", ciclo di eventi
promosso dalla Ripartizione Musei della Provincia di Bolzano per valorizzare
presso un ampio pubblico gli oggetti espositivi e le magiche storie che
racchiudono in sé.
La serata del 12 aprile al Museo delle macchine da scrivere darà
inoltre il via alle Giornate del miele di Parcines al motto di "Parcines
centrifuga", serie di appuntamenti incentrati sulle api e sul loro
delizioso prodotto di scena fino al 20 aprile.
Questo il programma: passeggiata per le vie del paese a tema miele (15
aprile, ore 15, appuntamento davanti al museo); serata sulle proprietà curative
del miele (16 aprile, ore 20, sala Gerold di Rablà); pomeriggio per bambini con
giochi e bricolage dedicati alle api (17 aprile, ore 14.30-17.30, biblioteca di
Rablà); passeggiata guidata con gli apicoltori attraverso Rablà (18 aprile, ore
15, piazza della chiesa, Rablà); serata artistica con Matthias Schönweger (18
aprile, ore 20, biblioteca di Parcines); dimostrazioni dal vivo del lavoro
degli apicoltori (19 aprile, ore 8, Stachlburg, Parcines); e, per chiudere,
presentazione del documentario "More than Honey" (20 aprile, ore 20,
sala Gerold, Rablà).
Info: Museo delle macchine da scrivere, piazza della Chiesa 10,
Parcines, tel. 0473 967581, http://www.Schreibmaschinenmuseum.com/
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