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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 16 Dicembre 2014
COMMISSIONE EUROPEA: SEMAFORO VERDE PER I PRIMI TRE PROGRAMMI DI SVILUPPO RURALE  
 
La Commissione europea ha approvato il 12 dicembre i primi tre dei 118 programmi di sviluppo rurale (Psr) intesi a migliorare la competitività del settore agricolo dell’Ue, a preservare l’ambiente rurale e il clima e a rafforzare il tessuto economico e sociale delle comunità rurali nel periodo fino al 2020. Ai 118 programmi pluriennali, che saranno attuati a livello nazionale o regionale, è assegnata una dotazione unionale complessiva di 95,6 miliardi di Eur da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr) per il periodo 2014-2020, cui si aggiungeranno finanziamenti nazionali, regionali e privati. Oltre a quelli odierni – i Psr di Danimarca, Polonia e Austria – altri sei programmi[1] saranno adottati entro la fine dell’anno, per uno stanziamento complessivo di oltre 20 miliardi di Eur. Phil Hogan, Commissario per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale, ha dichiarato: “Oltre ad ospitare il settore agricolo e numerose altre attività, le nostre zone rurali ci offrono posti di lavoro, possibilità di svago e di riposo, bellezze naturali e luoghi gradevoli in cui vivere e lavorare. Hanno però bisogno di sostegno per sviluppare appieno il loro potenziale, e questo è precisamente l’obiettivo della prossima generazione di programmi di sviluppo rurale. I primi tre programmi approvati oggi, insieme ai sei che seguiranno la settimana prossima, rappresentano circa il 22% della spesa finanziata dal bilancio dell’Ue a favore dello sviluppo rurale. Entro Pasqua si prevede lo stanziamento di quasi un terzo degli importi destinati ai programmi. Uno dei principali punti di forza del nostro concetto di sviluppo rurale è che, sulla base di sei priorità fondamentali, spetta ai singoli Stati membri o alle singole regioni definire i programmi più consoni alla loro situazione. Non mancano gli esempi positivi di questa strategia: si pensi al programma polacco, che prevede la creazione di oltre 22 000 posti di lavoro, un sostegno agli investimenti per circa 200 000 aziende agricole e la creazione di circa 1 800 associazioni di produttori. In Danimarca l’accento è posto sulla necessità di promuovere l’innovazione, con l’obiettivo di creare quasi 1 000 “posti di lavoro verdi”, raddoppiare la superficie destinata all’agricoltura biologica e investire nelle pratiche agricole rispettose dell’ambiente. In Austria la priorità va alle problematiche ambientali e climatiche: il programma punta ad instaurare una gestione atta a preservare e rafforzare la biodiversità per oltre l’80% delle superfici agricole, a offrire possibilità di formazione a più di 600 000 agricoltori e a far si che oltre la metà della popolazione rurale possa fruire di servizi più efficienti, come la banda larga ad alta velocità. Come dimostra il mio paese nativo, l’Irlanda, un settore agricolo dinamico e moderno può costituire un motore per la crescita economica e l’occupazione, in particolare nelle zone rurali. I programmi di sviluppo rurale cofinanziati dall’Unione offrono agli Stati membri e alle regioni la chiave per liberare tale potenziale.” Nell’ambito dello sviluppo rurale, 2º pilastro della politica agricola comune, l’Unione europea mette a disposizione degli Stati membri una dotazione finanziaria che è gestita a livello nazionale o regionale nell’ambito di programmi pluriennali cofinanziati. In totale sono previsti 118 programmi per l’insieme dei 28 Stati membri. Il nuovo regolamento sullo sviluppo rurale per il periodo 2014-2020 stabilisce sei priorità in campo economico, ambientale e sociale, sulla cui base i programmi nazionali definiscono precisi obiettivi. Inoltre, per favorire il coordinamento degli interventi e massimizzare le sinergie con gli altri Fondi strutturali e di investimento europei (Sie), con ogni Stato membro è stato concluso un accordo di partenariato che ne delinea la strategia generale per gli investimenti strutturali finanziati dall’Ue.  
   
   
CIBO: I CONSUMATORI EUROPEI AVRANNO UNA MIGLIORE ETICHETTATURA DAL 13 DICEMBRE 2014  
 

Bruxelles - A partire dal 13 dicembre 2014, le nuove norme in materia di etichettatura dei prodotti alimentari nell´Unione europea, adottato dal Parlamento europeo e dal Consiglio nel 2011, significherà che i consumatori riceveranno informazioni più chiare, più completa e più accurate sulla composizione degli alimenti e sarà in grado di effettuare scelte consapevoli. Il Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis, ha parlato in questi termini: "Dal 13 Dicembre 2014, i cittadini europei potranno vedere i risultati di anni di lavoro per migliorare le norme in materia di etichettatura alimentare alimentare. Le informazioni chiave sulla composizione ora appaiono più chiaramente in etichetta, che consentirà ai consumatori di fare scelte consapevolmente al momento dell´acquisto di prodotti alimentari. Le nuove regole mettono prima il consumatore; forniscono informazioni più chiare al pubblico e questo, in modo che rimane gestibile per business ". Le principali modifiche Tra le principali modifiche alle regole in materia di etichettatura sono: leggibilità delle informazioni (dimensione minima dei caratteri per le informazioni obbligatorie); una presentazione armonizzata e più chiara di allergeni come la soia, le noci, il glutine o lattosio, nella lista degli ingredienti per preconfezionati Foods (evidenziato con la dimensione carattere, stile o il colore di sfondo); indicazioni obbligatorie relative agli allergeni per gli alimenti non preconfezionati, compresi in ristoranti e caffè; l´obbligo di includere determinate informazioni nutrizionali sulla maggior parte dei prodotti alimentari trasformati; l´etichettatura di origine obbligatoria per le carni suine, ovini, caprini e carni fresche di pollame; requisiti di etichettatura identici per le vendite online, vendita a distanza e la vendita nei negozi; un elenco di nanomateriali fabbricati tra gli ingredienti; informazioni specifiche sulle oli e grassi vegetali raffinati; rafforzare le norme per evitare pratiche ingannevoli; l´indicazione degli ingredienti sostitutivi per sostituti alimentari; le chiare indicazioni "carne formata" o "pesce ricostituiti"; e chiari segni di prodotti scongelati. Tuttavia, le norme in materia di etichettatura nutrizionale obbligatoria per gli alimenti trasformati si applicheranno solo dal 13 dicembre 2016. Gli operatori del settore alimentare hanno ottenuto un periodo di tre anni per passare agevolmente al nuovo sistema di etichettatura dei prodotti alimentari preconfezionati e non preconfezionati. Inoltre, il regolamento consente la commercializzazione di alimenti immessi sul mercato o etichettati prima del 13 dicembre 2014 fino ad esaurimento scorte (si fa notare che le scorte di etichette non beneficiano di questa disposizione). La Commissione ha lavorato con le aziende per assicurare la corretta applicazione delle nuove norme. Il lavoro è in corso anche di istituire una banca dati europea di fornire un modo semplice tutti i requisiti di etichettatura obbligatoria, sia a livello nazionale e comunitario, in modo che siano facilmente accessibili. Questo sarà uno strumento pratico per controllare tutti gli operatori del settore alimentare e le Pmi. Il lavoro di sviluppo di questa banca dati dovrebbe essere effettuata durante il 2015. Il contesto Regolamento (Ue) n 1169/2011 sull´informazione dei consumatori sui prodotti alimentari sostituisce e combina in un unico atto legislativo in precedenza requisiti di etichettatura a norma della direttiva 2000/13 / Ce in materia di etichettatura, presentazione cibo e la pubblicità dei prodotti alimentari di direttiva 90/496 / Cee relativa all´etichettatura nutrizionale dei prodotti alimentari e altre legislazioni che disciplinano specifiche categorie di alimenti. Per ulteriori informazioni Memo / 14/2561 http://ec.Europa.eu/food/food/labellingnutrition/
foodlabelling/index_en.htm

http://ec.Europa.eu/fisheries/documentation/publications/eu-new-fish-and-aquaculture-consumer-labels-pocket-guide_en.pdf 

 

 
   
   
UE: DOMANDE E RISPOSTE RELATIVE ALLE INFORMAZIONI SUGLI ALIMENTI FORNITE AI CONSUMATORI  
 
Bruxelles - Indipendentemente dal fatto che acquistino online o al supermercato, i consumatori odierni esigono che l´etichettatura degli alimenti sia sempre più chiara e comprensibile così da poter compiere scelte consapevoli. Sempre più persone inoltre soffrono di allergie: come fa dunque un adolescente allergico alle arachidi a sapere cosa può mangiare quando esce con gli amici? Come può una persona che intende ridurre il consumo di sale sapere qual è lo spuntino più adatto? In che modo possono i consumatori essere certi dell’origine della carne che hanno comprato? Nuove norme per affrontare questi e altri tipi di problemi entreranno in vigore in tutta l´Unione europea a partire dal 13 dicembre 2014. Era davvero necessario modificare la legislazione relativa all’etichettatura degli alimenti? La legislazione attuale sull´etichettatura generale degli alimenti risale al 1978; le regole relative all´etichettatura nutrizionale sono state adottate nel 1990. Le esigenze dei consumatori e le pratiche commerciali hanno nel frattempo subito una considerevole evoluzione. I consumatori europei vogliono essere meglio informati quando acquistano alimenti. Vogliono etichette comprensibili, precise e non ingannevoli. Dopo più di tre anni di preparazione la nuova legislazione li aiuterà a prendere decisioni consapevoli in merito agli alimenti che acquistano e potrà contribuire a stili di vita migliori e a scelte più sane. Quali cambiamenti aspettarsi dal nuovo sistema di etichettatura? La nuova legislazione stabilisce principi generali per l´etichettatura degli alimenti. Essa prevede inoltre prescrizioni più specifiche che comprendono, ad esempio: migliore leggibilità delle informazioni (dimensione minima dei caratteri per le informazioni obbligatorie); presentazione più chiara e armonica (tipo e stile del carattere o colore di sfondo) degli allergeni nell’elenco degli ingredienti per gli alimenti preconfezionati; obbligatorietà delle informazioni sugli allergeni per gli alimenti non preconfezionati, compresi quelli di ristoranti e bar; obbligo di fornire determinate informazioni nutrizionali per la maggior parte degli alimenti trasformati preconfezionati; obbligatorietà delle informazioni sull´origine delle carni fresche di suini, ovini, caprini e pollame; identiche prescrizioni in tema di etichettatura per gli acquisti online, a distanza o in negozio; elenco dei nanomateriali ingegnerizzati negli ingredienti; informazioni specifiche sull’origine vegetale di oli e grassi raffinati; norme più rigorose per impedire pratiche ingannevoli; indicazione del prodotto di sostituzione per i prodotti alimentari «d´imitazione»; chiara indicazione «tagli di carne combinati» o «tagli di pesce combinati»; nonché chiara indicazione dei prodotti scongelati. Verrà affrontato il problema delle informazioni a caratteri microscopici? Si tratta di una delle questioni fondamentali affrontate dalla nuova normativa, la quale fissa la dimensione minima dei caratteri per le informazioni obbligatorie e stabilisce che le informazioni volontarie (ad esempio slogan pubblicitari o affermazioni) non intralcino la presentazione delle informazioni obbligatorie. Ulteriori regole in tema di la leggibilità saranno stabilite in futuro. Le nuove regole aiuteranno a mangiare più sano? In linea di massima, sì. Verranno fornite informazioni più chiare su alcune importanti caratteristiche nutrizionali degli alimenti trasformati – valore energetico, grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale. I consumatori potranno così confrontare i diversi prodotti alimentari prima dell’acquisto e compiere scelte dietetiche più consapevoli per soddisfare esigenze specifiche. Le informazioni relative a determinati elementi nutritivi potranno essere riportate sulla parte anteriore della confezione, rendendo più semplice per il consumatore confrontare i prodotti. In che modo si tiene conto delle esigenze di informazione delle persone allergiche? Le nuove norme rafforzeranno le informazioni esistenti su alcune sostanze che provocano allergie o intolleranze. L’obiettivo è quello di informare e proteggere meglio la salute di chi soffre di allergie alimentari. Gli operatori del settore alimentare sono tenuti a fornire tali informazioni per tutti gli alimenti; spetta alle autorità nazionali degli Stati membri dell’Unione europea decidere i mezzi con cui tali informazioni devono essere fornite. Quali sono le prescrizioni in materia di informazione alimentare nel caso degli acquisti online o mediante vendita a distanza? Le nuove norme stabiliscono esplicitamente che, qualora il prodotto alimentare sia venduto a distanza, la maggior parte delle informazioni obbligatorie sull’etichetta debba essere fornita prima dell´acquisto. Queste informazioni dovranno figurare sul supporto della vendita a distanza (pagina web o catalogo) o essere fornite mediante altri strumenti appropriati. Questa prescrizione tiene pienamente conto di tutte le modalità di fornitura di prodotti alimentari ai consumatori. In altri termini, le etichette degli alimenti devono riportare le medesime informazioni a prescindere dal fatto che il prodotto sia acquistato online, a distanza (ad esempio via catalogo) o in un supermercato. Con le nuove regole si avranno maggiori informazioni sull´origine degli alimenti? Le nuove regole mantengono in generale l’impostazione attuale: l´indicazione del paese d’origine o del luogo di provenienza dei prodotti alimentari è volontaria, a meno che la sua assenza possa indurre in errore il consumatore. Il regolamento introduce l´obbligo dell´etichettatura d´origine per le carni fresche di ovini, caprini, suini e pollame. La Commissione ha adottato norme di attuazione che determinano il modo in cui possono essere riportate le informazioni sull’origine dei prodotti. Le norme, con alcune eccezioni, dispongono che lo Stato membro o paese terzo in cui l’animale è stato allevato e macellato figuri sull’etichetta. Il paese d´origine o il luogo di provenienza degli ingredienti principali va indicato qualora tali ingredienti provengano da un luogo diverso da quello del prodotto finito. Ad esempio il burro prodotto in Belgio a partire da latte danese potrebbe essere etichettato quale "prodotto in Belgio da latte danese". Queste regole tuteleranno i consumatori contro indicazioni d´origine fuorvianti e garantiranno parità di condizioni tra gli operatori del settore alimentare. Come sapere se un alimento è "autentico" o "contraffatto"? La contraffazione degli alimenti e delle bevande suscita gravi preoccupazioni. Essa può assumere forme diverse: è possibile adulterare un prodotto diluendolo o usando ingredienti di qualità inferiore, oppure suggerire una falsa origine del prodotto. Le nuove regole faranno sì che, qualora un alimento non sia ciò che sembra, le informazioni fornite evitino che i consumatori vengano tratti in inganno dalla presentazione o dall´aspetto del prodotto. Se determinati ingredienti, che normalmente dovrebbero essere nell´alimento, sono stati sostituiti da altri, questi succedanei verranno indicati in modo particolarmente evidente sull´etichetta e non solo riportati sulla lista degli ingredienti. Per quanto concerne le carni e i prodotti della pesca, verranno fornite informazioni ben visibili sull´aggiunta di acqua o di proteine di origine animale diversa. Tali alimenti saranno inoltre identificati sull´etichetta quali "tagli di carne combinati" o "tagli di pesce combinati" qualora sembrino essere prodotti da un unico taglio di carne o pesce nonostante consistano di parti diverse combinate assieme. Per quanto concerne gli alimenti che indicano o suggeriscono un´origine falsa, le nuove regole stabiliscono criteri per garantire che le indicazioni d´origine volontarie non traggano in inganno i consumatori. Gli operatori che riportano indicazioni relative all´origine del prodotto devono fornire informazioni aggiuntive per consentire ai consumatori di sapere da dove provengono gli ingredienti che caratterizzano l´alimento, e non solo l´ultimo paese in cui questo è stato trasformato. I cambiamenti sulle etichette saranno visibili a partire dal 13 dicembre 2014? Sì, l’industria alimentare ha avuto un periodo transitorio di tre anni perché le suddette norme potessero entrare in vigore il 13 dicembre 2014. Tuttavia sarà ancora possibile trovare sul mercato prodotti etichettati secondo le vecchie norme, dato che il regolamento prevede che si esauriscano delle scorte di prodotti alimentari commercializzati o etichettati prima del 13 dicembre 2014 (attenzione: non l´esaurimento delle scorte di etichette). Le norme sulle informazioni nutrizionali obbligatorie saranno applicate solo a partire dal 13 dicembre 2016. Se fornita in etichetta dopo il 13 dicembre 2014, la dichiarazione nutrizionale dovrà tuttavia rispettare le norme del regolamento. Cosa fare nel caso in cui un´etichetta non rispetti le nuove norme dopo il 13 dicembre 2014? L’applicazione delle norme comunitarie sull’etichettatura è affidata agli Stati membri e i reclami vanno indirizzati alle autorità nazionali competenti.  
   
   
USI CIVICI, TOSCANA: GRAZIE ALLA NUOVA LEGGE POTRANNO ACCEDERE AI FONDI UE DEL PSR  
 
Firenze - Anche gli "usi civici" potranno usufruire delle opportunità dei fondi comunitari ed in particolare di quelli del nuovo Psr, il programma di sviluppo rurale della Regione Toscana per gli anni 2014-2020 che ha una dotazione complessiva di 960 milioni di euro. E´ questa una delle opportunità, che in precedenza non era possibile, legata alla nuova legge regionale sugli "usi civici", la legge n.27 del 23 maggio 2014, che oggi è stata illustrata durante un affollato e partecipato convegno che si è tenuto all´Accademia dei Georgofili a Firenze. L´annuncio della possibiltà di fruizione anche da parte degli "usi civici" di alcune misure previste dal Psr è stato dato dall´assessore regionale all´agricoltura e foreste della Regione, Gianni Salvadori, che nel fare le osservazioni conclusive, ha risposto ad una domanda sul tema. "E´ grazie alla nuova legge - ha detto in proposito Salvadori - e alla definizione che essa contiene sulla natura giuridica degli usi civici che sarà possibile usufruire di alcune misure del nuovo Psr. A Bruxelles - ha aggiunto - non sapevano cosa erano gli "usi civici" e abbiamo dovuto spiegarlo, ma è proprio grazie alla legge che stiamo illustrando e che finalmente abbiamo in Toscana, che sarà possibile accedere a queste misure." Quanto all´approvazione del Programma di Sviluppo Rurale, che compete all´Unione Europea, Salvadori ha detto che è prevista per l´inizio del prossimo anno. L´assessore ha sottolineato l´importanza di aver raggiunto un risultato, quello di una legge regionale che per la prima volta disciplina questa materia, e che in precedenti legislature non si era mai riusciti a condurre in porto. "Abbiamo battuto - ha detto - tutti gli sfiduciati e sono orgoglioso di questo risultato, oggi abbiamo una legge, che sarà perfettibile come tutte le cose, ma c´è, e questo è un grande fatto, perchè permette di dare una disciplina a "usi civici" che comprendono molte cose (dai boschi alle cave di marmo) che non sono affatto marginali." Infine Salvadori ha concluso richiamando Expo 2015 e la definizione di "buon vivere" relativa alla Toscana. "Nel buon vivere della Toscana - ha detto - è inserito anche il suo senso civico, legato a una quantità di cose, anche gli "usi civici" rientreranno in questa definizione". Durante la mattinata di lavori numerosi sono stati gli interventi da parte di esperti, giuristi e rappresentanti delle comunità interessate. Gli spunti emersi dal dibattito saranno utilizzati per predisporre il regolamento attuativo della legge del quale è cominciato l´iter preparatorio. In Toscana 30 mila ettari di beni civici. Lucca, Grosseto e Massa Carrara ne hanno di più In Toscana la superficie interessata da beni civici, che possono essere comunali o frazionali, a seconda se ne usufruisce l´intero comune o una o più frazioni, è di circa 30.000 ettari. Le aree di uso civico, accertate, si concentrano principalmente nelle province di Lucca Grosseto e Massa Carrara e sono soprattutto aree silvo-pastorali, ma alcune zone sono interessate da attività estrattiva (ad esempio cave) e date in concessione temporanea a privati. Gli usi civici maggiormente esercitati sono quelli di pascolo, legnatico, raccolta dei frutti del sottobosco, pesca in acque interne. In 57 Comuni della Toscana è stata accertata la presenza di diritti civici. In 37 Comuni i diritti civici sono di tutti i residenti. In altri appartengono ad una Frazione. Prima della nuova legge erano state istituite 30 Amministrazioni Separate di Beni di Uso Civico (Asbuc), relativi a frazioni, all´interno di 20 Comuni. I 57 Comuni con presenza di diritti civici per provincia Prov Arezzo 4; Prov Di Massa-carrara 11; Prov Firenze 2; Prov Di Pisa 4; Prov Grosseto 15; Prov Livorno 5; Prov Lucca 16.  
   
   
VITIENOLOGIA, ANNATA DIFFICILE IN CAMPO MA VINI DI BUONA QUALITA’  
 
Il 2014 non sarà certo un anno da ricordare per la viticoltura trentina. La produzione ha raggiunto i minimi storici attestandosi ad un meno 25 per cento rispetto all’anno scorso. Tutto ciò a causa del clima umido e piovoso (1600 millimetri di pioggia caduti ad oggi) che ha provocato botrite e peronospora, ma anche marciume acido, giallumi, in particolare flavescenza dorata, e problemi di Drosophila suzukii. Un’annata difficile in campo, con una qualità delle uve non sempre ottimale, che ha richiesto un notevole lavoro di selezione in vigneto e un’oculata gestione dei mosti e delle fermentazioni in cantina, ma che ha portato a vini bianchi complessivamente buoni e vini rossi soddisfacenti con un livello di qualità superiore alle aspettative per le varietà autoctone. Il punto è stato fatto oggi alla Fondazione Edmund Mach, nell’ambito della 7^ giornata tecnica della vite e del vino che ha chiamato a raccolta 180 operatori del settore, tra viticoltori, tecnici di campagna ed enologi. L’incontro di aggiornamento, promosso dal Centro Trasferimento Tecnologico e moderato dal dirigente Michele Pontalti, ha fatto il punto sull’andamento fitosanitario e ha proposto alcuni risultati delle attività di sperimentazione condotte. Si è parlato di Piano di Azione Nazionale e viticoltura trentina, dato che è entrata in vigore la direttiva sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e i viticoltori trentini sono chiamati a prestare particolare attenzione alla formazione. Spazio poi alla distribuzione ottimale dei prodotti fitosanitari e alla riduzione del fenomeno della deriva in un’ottica di salvaguardia della salute dell’ambiente e dell’uomo, tematica sui cui la sperimentazione di San Michele è molto attiva, ma anche alla biodiversità del vigneto con la presentazione di un interessate studio condotto in valle di Cembra e Lavis che dimostra come il vigneto sia un ambiente molto ricco di biodiversità grazie al rinvenimento di ben 71 specie di api selvatiche. E’ stato fatto il punto sul report climatico e fitosanitario 2014 per fare poi una valutazione della vendemmia 2014 che ha portato a vini di buona qualità. L’incontro è stata l’occasione per annunciare una giornata tecnica specifica sul tema Drosophila Suzukii, in programma venerdì 9 gennaio. I 5 punti tecnici affrontati. Il Piano di Azione Nazionale: viticoltori a lezione di utilizzo di prodotti fitosanitari Il 13 febbraio 2014 è entrato in vigore il Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, articolato in sette azioni. Renato Martinelli della Provincia autonoma di Trento ha spiegato che i viticoltori trentini sono prioritariamente interessati alla formazione finalizzata al rilascio/rinnovo delle abilitazioni per l’acquisto ed utilizzo dei prodotti fitosanitari, all’informazione preventiva nel caso di esecuzione di trattamenti in prossimità di aree frequentate dalla popolazione, ai controlli funzionali delle attrezzature per l’applicazione dei prodotti fitosanitari, al rispetto di distanze minime nell’utilizzo dei prodotti maggiormente pericolosi in prossimità di determinate aree frequentate dalla popolazione, all’applicazione della difesa integrata. Altre disposizioni potranno essere introdotte a tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile e per la riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari in aree naturali protette ma per conoscere esattamente il da farsi occorre attendere l’emanazione di specifiche linee guida da parte dei Ministeri interessati. Corretta distribuzione dei prodotti fitosanitari: tecniche e tecnologie per ridurre la deriva Daniel Bondesan ha evidenziato l’importanza di una corretta tecnica di distribuzione degli agrofarmaci nel vigneto al fine di ridurre la deriva cioè la dispersione del prodotto chimico nell’ambiente, mettendo in luce le sperimentazioni in corso a San Michele. Focus, dunque, sugli aspetti della regolazione e sulle scelte operative che permettono di creare e mantenere un efficace deposito di miscela sulla chioma durante tutta la stagione produttiva, agendo in particolare sui parametri da impiegare in funzione del tipo di ugello impiegato e delle caratteristiche costruttive dell’atomizzatore al fine di ottenere una bagnatura della chioma quanto più omogeneo possibile. Infine sono stati discussi i risultati emersi dal confronto tra applicazioni standard ed impiegando ugelli anti-deriva ad inclusione d’aria, ribadendo la possibilità d’impiego di questi ultimi in alternativa agli ugelli a turbolenza quando si renda necessario adottare misure di mitigazione del rischio deriva. Vigneto, un’esplosione di biodiversità. Censite 71 specie di api selvatiche in val di Cembra Il vigneto, da sempre ritenuto un ambiente povero ed estremamente semplificato dal punto di vista della biodiversità animale, può essere invece un ambiente agricolo dall’elevata biodiversità e di inaspettato interesse naturalistico, e non solo in un contesto biologico ma anche di viticoltura convenzionale. Lo dice uno studio condotto in valle di Cembra e Lavis dalla Fondazione Mach che ha indagato questo ecosistema, considerando la fauna ad invertebrati ed in particolare le api selvatiche. In totale – ha spiegato Paolo Fontana- sono stati raccolti ed esaminati 42.544 artropodi cioè ragni, insetti, acari, ecc. Di cui 524 api selvatiche appartenenti a 71 specie differenti. Nonostante lievi differenze tra le tesi, il quadro generale emerso è di una notevole ricchezza e complessità dei popolamenti ad artropodi, sia nei vigneti convenzionali che biologici. Report fitosanitario 2014: focus su botrite, peronospora, marciume acido e giallumi Maurizio Bottura ha spiegato che le motivazioni del calo di produzione sono essenzialmente fitosanitarie. L´eccezionale piovosità estiva (430 mm a San Michele, oltre i 500 nel sud del Trentino) ha determinato la comparsa di forti attacchi di peronospora e botrite, nonché marciume acido. Inoltre le temperature basse dell´annata hanno condizionato, rallentando, la maturazione. Infatti dopo un germogliamento molto anticipato dovuto al clima mite dell´inverno e della primavera, abbiamo assistito ad una estate molto fresca e piovosa, seguita da un autunno molto caldo. Altre problematiche riguardanti la viticoltura trentina sono i giallumi della vite, soprattutto Flavescenza dorata in espansione su tutto il territorio e il mal dell´esca. Da segnalare che al momento abbiamo superato i 1600 mm di pioggia di media in fondovalle, valore molto elevato. Vini di buona qualità, varietà autoctone superiori alle aspettative Mario Malacarne e Luciano Groff hanno spiegato che a causa dell’annata anomala sotto il profilo climatico, il contenuto zuccherino delle uve è risultato mediamente inferiore alla concentrazione degli anni precedenti, obbligando a generalizzati interventi di arricchimento con mosti concentrati. L’acidità totale dei mosti è risultata superiore alla media del 20-30%, principalmente a causa dell’anomala ed elevata presenza di acido malico che non è stato degradato nelle settimane precedenti la raccolta. Il precoce sviluppo di Botritis cineria e marciume acido, favorito dall’umidità e dalle temperature ancora estive, non ha permesso di ritardare la raccolta sino alla maturazione ottimale. Il timore di incrementi dell’acidità volatile dei vini è stato scongiurato da decorsi fermentativi ben controllati e regolari. I vini bianchi presentano un profilo aromatico interessante anche nelle tipologie aromatiche, soprattutto per le uve provenienti dalla media/alta collina, meno interessate dai problemi sanitari. Più critica l’armonia gustativa per qualche eccesso di acidità. Nei vini rossi le varietà autoctone si presentano con un livello di qualità superiore alle aspettative, in particolare nell’intensità colorante in linea con le scorse annate. L’acido gluconico, un marcatore dello stato sanitario delle uve, controllato su una panoramica di vini bianchi trentini, ha evidenziato concentrazioni sicuramente superiori alla media, ma confortanti per i vini ottenuti da partite vendemmiate con accurata selezione delle uve; maggiore criticità si è evidenziata dove è mancata la cernita alla raccolta.  
   
   
VOTO ON LINE PER SOSTENERE IL MADE IN ITALY  
 
Votare per sostenere l’indicazione di origine negli alimenti e, con essa, il Made in Italy a tavola. E’ questo l’obiettivo della consultazione pubblica on line per spingere a livello europeo la necessità di rendere le etichette più trasparenti. Per votare basta collegarsi al sito del Ministero delle Politiche Agricole, dove si può trovare un questionario rivolto a tutti gli italiani. Proprio un anno fa Coldiretti ha messo in campo una grande mobilitazione, partita dal Brennero ed estesa poi a tutto il territorio nazionale, a difesa del vero Made in Italy e del suo valore reputazionale nel mondo, e a sostegno dei consumatori e delle nostre imprese agricole, minacciate dalla concorrenza sleale del cibo di provenienza estera “travestito” di italianità. Una battaglia che trova ora un ulteriore strumento in questa consultazione pubblica per coinvolgere la collettività sul tema della trasparenza delle informazioni sugli alimenti e il ruolo dell’etichettatura, per la valorizzazione dell’origine e del patrimonio agroalimentare italiano. I suoi risultati saranno utilizzati come supporto e rafforzamento delle scelte nazionali che l´Italia farà sul tema dell’etichettatura. In particolare la normativa comunitaria offre agli stati membri la possibilità di introdurre disposizioni sull’etichettatura dell’origine degli alimenti assegnando un ruolo fondamentale alle valutazioni dei consumatori circa l’importanza di queste informazioni e il valore aggiunto attribuito ai prodotti in relazione al territorio di provenienza. Il questionario è rivolto a consumatori, produttori e operatori, si compone di 11 domande ed è di agevole compilazione, con l’indicazione per ogni domanda di un’opzione di risposta tra quelle individuate.  
   
   
LATTE, LOMBARDIA: CONTROPRODUCENTE NEGOZIARE PREZZO CON AZIENDA STRANIERA  
 
Montichiari/bs - "La liquidazione operata da Enrico Bondi con Parmalat è stata un disastro, che ha consegnato l´azienda in mano ai francesi. Bisogna avere il coraggio di dirlo, anche perché viviamo il paradosso di essere gli unici in Europa che nella trattativa del prezzo del latte vedono contrapporsi produttori lombardi e un´azienda di trasformazione che sigla il contratto che è straniera". L´intervento sul caso Parmalat e le conseguenze che oggi pagano gli allevatori lombardi è dell´assessore all´Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, che è intervenuto alla cooperativa Agricam sulla "Sfida delle filiere cooperative agroalimentari bresciane". Un appuntamento inserito nel ciclo di Confcooperative Lombardia "Coop & Cook", per la promozione della cooperazione agroalimentare verso Expo 2015. Riconoscere Valore Aggiunto Dei Controlli - "Il latte lombardo è molto diverso da quello del Nord Europa o di altre realtà - dichiara Fava - ed è naturale che costi di più. Dobbiamo spiegare al resto dell´Unione europea i motivi di questi costi superiori, che però garantiscono una sicurezza alimentare e una qualità che deve essere riconosciuta. Ogni giorno in Lombardia facciamo 70.000 analisi sul latte, dobbiamo fare in modo che questo servizio per la collettività venga riconosciuto dall´industria". "In caso contrario - ammonisce l´assessore lombardo - il rischio è che venga meno una straordinaria filiera come quella del latte. E se dovesse scomparire l´agricoltura, verrà meno anche il presidio del territorio e non ci sarà ente pubblico in grado di colmare la mancanza".  
   
   
AOSTA, INCONTRO SU DROSOPHILA SUZUKII E VITICOLTURA VALDOSTANA  
 

L’assessorato dell’agricoltura e risorse naturali e l’Institut Agricole Régional organizzano venerdì prossimo, 19 dicembre, dalle ore 14.15 alle ore 18, nella Cave expérimentale Joseph Vaudan dell’Iar ad Aosta, l’incontro Drosophila suzukii e viticoltura valdostana. L’incontro, aperto a tutti gli interessati, approfondirà i temi legati all’insetto Drosophila suzukii, parassita proveniente dal sud-est asiatico che causa danni alle produzioni viticole e dei piccoli frutti. Gli interventi tratteranno i principali aspetti legati all’arrivo dell’insetto e le prospettive di difesa emerse nei primi anni di ricerche. Tra i relatori, alcuni rappresentanti del mondo accademico del nord Italia e un ricercatore della stazione di ricerca svizzera di Changins. Per informazioni: 0165.275405-275401 http://www.Regione.vda.it/agricoltura/incontro_drosophila_i.aspx

 

 
   
   
BOLZANO: SFIDE PER LA ZOOTECNIA NELLE ZONE MONTANE: ESPERTI A CONFRONTO  
 
Gli aspetti economici e le prospettive delle produzioni zootecniche nelle zone montane, integrati da attuali risultati della ricerca sulla qualità del foraggio e su fonti supplementari di reddito, sono stati al centro della 2° edizione del convegno "Foro degli esperti in agricoltura montana" tenutosi presso la scuola professionale Salern a Varna. Al convegno, organizzato dal Centro di Sperimentazione Laimburg, la scuola professionale Salern ed il Centro di Consulenza per l´agricoltura montana, dove sono intervenuti ricercatori e tecnici, hanno partecipato 120 persone presso la scuola professionale Salern di Varna. La qualità del foraggio e la gestione dell´alimentazione sono importanti per il successo economico Martin Elsässer, esperto del Centro agricolo Baden-württemberg a Aulendorf ha esposto nella sua relazione i risultati del progetto triennale "Dairyman", nel cui ambito sono stati rilevati ed analizzati dati relativi alla gestione ed alla economicità di aziende situate in diversi paesi europei (Germania, Benelux, Francia e Irlanda). "Hanno successo le aziende che conoscono i propri costi di produzione e che sono capaci di ottenere un alto livello di produzione lattiera con il proprio foraggio", ha spiegato Elsässer. Per le aziende attive nella produzione di latte, l´esperto consiglia di puntare sull´alta qualità del foraggio e sul contenimento dell´impiego di concentrati. A livello internazionale esiste un trend verso l´aumento di dimensione delle aziende, ma le aziende di dimensioni ridotte sono più flessibili e possono poggiare su più fonti di reddito tra le quali la trasformazione in azienda, la vendita diretta o l´offerta di altri servizi come l´agriturismo, che le rende meno vulnerabili alle crisi del settore. Studio sui costi di produzione del foraggio in Alto Adige In collaborazione con 19 aziende della Val Pusteria, la Ripartizione Agricoltura, la Fondazione Edmund Mach e la Consulenza per l´agricoltura di montagna, i ricercatori del Centro di Sperimentazione Laimburg hanno studiato in un progetto triennale i costi di produzione del foraggio in Alto Adige. I risultati mostrano che i costi di produzione per unità di superficie aumentano con l´aumento della pendenza e la diminuzione delle dimensioni degli appezzamenti, perché "salgono i costi per il personale ed i macchinari impiegati", ha detto il responsabile di progetto Giovanni Peratoner. Se invece i costi vengono riferiti alla quantità di foraggio prodotta, i costi dipendono anche dall´altitudine delle superfici foraggere, dato che con l´altitudine diminuisce la produzione di foraggio. I risultati della ricerca sono stati presentati ai partner del progetto durante una manifestazione, tenutasi oggi, giovedì 11.12 presso il Centro di Sperimentazione Laimburg a Vadena. Il pascolo come chance per l´allevamento Nella sua relazione, il prof. Matthias Gauly della Libera Università di Bolzano ha fornito un´analisi ad ampio raggio delle opportunità e dei rischi della produzione di latte e carne basata sul pascolo, dalla scelta della razza più adatta fino alla qualità e all´immagine del prodotto ottenuto. "In Alto Adige la lunga tradizione nella produzione di latte, la diversità delle razze allevate e lo stretto legame dell´agricoltura con il turismo costituiscono delle opportunità per la gestione basata sul pascolo. Anche la produzione di carne può contare su un notevole potenziale di mercato", ha concluso il prof. Gauly. Altre relazioni del convegno si sono dedicate alla qualità del foraggio nel 2014 - che causa maltempo si è rilevato notevolmente sotto la media - e la concimazione di Selenio. Il foraggio in Alto Adige ha contenuti mediamente troppo ridotti di questo elemento essenziale. I risultati delle prove sperimentali del Centro di Sperimentazione Laimburg con un concime speciale contenente Selenio hanno dimostrato che con una concimazione annuale è possibile assicurare il raggiungimento dei livelli minimi consigliati, mentre una concimazione ad anni alterni consente solamente un avvicinamento ai livelli minimi negli anni senza concimazione. Il convegno si è concluso con la presentazione del progetto di filiera a sostegno delle colture di nicchia Nikupas, che è stato terminato di recente.  
   
   
EXPO 2015: TUTTA LA REGIONE LOMBARDIA COME UNA FATTORIA DIMOSTRATIVA  
 
Montichiari/ Bs - "Durante Expo mi piacerebbe che la Lombardia diventasse una mega demo-farm per mostrare alle delegazioni internazionali come funziona l´agricoltura del nostro territorio. Solo così potremmo spiegare ai 144 Paesi e alle tre delegazioni internazionali presenti per l´Esposizione Universale di Milano perché produrre meglio costa di più. E se riusciamo a differenziare le produzioni anche per una commodity come i cereali, che servono per la zootecnia lombarda e per le grandi Dop del Made in Italy, avremo compiuto un grande passo avanti". Lo dice l´assessore all´Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, rispondendo alla cooperativa Agricam di Montichiari all´annuncio del presidente di Fedagri-confcooperative Lombardia, Fabio Perini, della volontà di presentare nelle prossime settimane la domanda per il riconoscimento di un distretto cerealicolo lombardo. Un Distretto Cerealicolo Lombardo - L´ipotesi per il distretto coinvolgerebbe le province di Brescia, Mantova, Cremona, Pavia e Bergamo. "Quando parliamo di cereali, però, è bene sapere che facciamo i conti con fattori esogeni - spiega Fava - perché il prezzo non si fa a Montichiari, ma a Chicago, perché è una commodity, che segue le oscillazioni del mercato mondiale". Così, se la Pac a livello comunitario incentiva l´aggregazione e la formazione di organizzazioni di produttori e, dunque, la cooperazione, l´assessore Fava mette le mani avanti e specifica alcune distinzioni normative. "Il distretto è una modalità aggregativa - riconosce - ma per legge non costituisce una priorità per accedere ai finanziamenti. Non vorrei che ci fossero sul tema aspettative che la Regione non è in grado di soddisfare. I vantaggi per un distretto ci sono se questo funziona autonomamente e se va incontro ai temi del mercato". Interventi E Misure Di Sostegno - La Lombardia, comunque, nel prossimo Programma di sviluppo rurale 2015-2020, già pubblicato sul sito www.Agricoltura.regione.lombardia.it e in attesa dell´autorizzazione da Bruxelles, ha previsto per il comparto cerealicolo alcune misure di sostegno, anche alla luce del fatto che "una Pac negoziata dall´Italia in maniera balorda porterà un taglio dei contributi del Primo pilastro quasi del 50% sulla monocoltura", sentenzia Fava. Motivi per cui Palazzo Lombardia ha cercato di mitigare i danni con gli aiuti accoppiati e con misure di intervento sul mais e per favorire l´agricoltura conservativa: semina su sodo e minima lavorazione. "Nello specifico - anticipa Fava - abbiamo previsto un contributo di 240 euro all´ettaro per la semina su sodo e 55 euro per la minima lavorazione, che può contare anche su un premio aggiuntivo di 150 euro per ettaro".  
   
   
BARILLA, I LAVORATORI APPROVANO IL RINNOVO DEL CONTRATTO INTEGRATI  
 
I 360 dipendenti dello stabilimento Barilla di Melfi, riuniti in assemblea, hanno approvato il contratto integrativo di gruppo siglato poco meno di un mese fa a Parma. Ne danno notizia i segretari generali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil, Antonio Lapadula, Vincenzo Esposito e Gerardo Nardiello, e la Rsu. Alle tre assemblee - una per ogni turno di lavoro - ha partecipato anche Claudio Risso della Fai Cisl nazionale. Il nuovo contratto di gruppo prevede, per la parte economica, un sostanzioso incremento salariale legato alla produttività per il triennio 2014-2016 pari a 7.450 euro (cifra massima nel triennio). Sul fronte normativo l´accordo prevede, tra l’altro, l’implementazione del sistema smart working per gli impianti di sede e l’aumento dei permessi retribuiti per congedi parentali per tutti i dipendenti. Viene inoltre istituita la giornata della sicurezza alla quale parteciperanno ogni anno i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e i responsabili del servizio prevenzione e protezione. Barilla implementerà inoltre il "Learning Management System" per la certificazione della formazione professionale. Le singole Rsu di stabilimento concorderanno infine con l’azienda i parametri specifici per il premio di produzione, un aspetto questo che rappresenta un precedente importante nella contrattazione del settore. Per i segretari regionali di Fai Flai Uila "il rinnovo del contratto integrativo alla Barilla getta le basi di un modello di relazioni industriali sempre più attento alla qualità delle produzioni, al benessere dei lavoratori e all´apprendimento continuo. L´incremento del salario di produttività consentirà inoltre ai lavoratori una maggiore disponibilità di reddito che in una fase di forte contrazione dell´economia costituisce un importante segnale di fiducia per la ripresa dei consumi. È stato un rinnovo difficile - concludono Lapadula, Esposito e Nardiello - ma il risultato conseguito sia sul piano economico sia sul piano normativo premia lo sforzo delle parti e riconosce la centralità della contrattazione nelle relazioni industriali".  
   
   
SCOIATTOLO ROSSO; AL VIA PROGETTO IN UMBRIA PER SALVAGUARDIA DELLA SPECIE, CECCHINI: CONSERVARE LA BIODIVERSITÀ  
 
Perugia - Ha come obiettivo la salvaguardia dello scoiattolo rosso e della biodiversità in tutto il Centro Italia il progetto comunitario U-savereds, finanziato dal Programma "Life+" dell´Unione Europea e presentato nel corso di una conferenza stampa, a Perugia, cui hanno partecipato, fra gli altri, l´assessore regionale all´agricoltura Fernanda Cecchini, il responsabile nazionale Fauna e Benessere animale di Legambiente Antonino Morabito; il vicequestore aggiunto Daniele Arcioni, responsabile Cites del Corpo Forestale dell´Umbria; Piero Genovesi, dell´Ispra, l´Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, che è capofila del progetto. Il progetto ha come partner le Regioni Umbria e Lazio, il Comune di Perugia, l´Istituto zooprofilattico sperimentale Umbria e Marche, Legambiente Umbria e Istituto Oikos (società che opera nel campo della conservazione e gestione sostenibile delle risorse naturali) e nasce dall´esigenza di tutelare lo scoiattolo comune europeo, conosciuto come scoiattolo rosso, dalla progressiva diffusione, anche in Umbria, dello scoiattolo grigio americano, che ne insidia l´habitat e la stessa sopravvivenza. "Un progetto – ha sottolineato l´assessore Cecchini – che si inserisce tra le azioni che la Regione Umbria ha messo in atto per la difesa della biodiversità dell´Umbria, animale e vegetale. Un obiettivo che rappresenta una priorità per la salvaguardia dei nostri elementi identitari, dei nostri habitat naturali, e che ci viene sollecitato anche dalla Commissione Europea, in considerazione della crescente perdita di biodiversità, a livello europeo e mondiale". "A questo progetto in particolare – ha aggiunto – che è cofinanziato al 50 per cento dalla Commissione Europea, contribuiamo con una quota di cofinanziamento del 5% e mettendo a disposizione il personale regionale. Gli interventi saranno mirati a favorire il reinsediamento di una specie importante quale è lo scoiattolo rosso, ‘sentinella´ dei nostri boschi e fondamentale per il loro rinnovamento, e la presenza tra i partner di un organismo autorevole come l´Ispra, di rappresentati dello Stato, e di Legambiente rappresenta un´ulteriore garanzia della correttezza delle azioni che verranno svolte". "Un progetto di importanza nazionale – ha rilevato Genovesi, dell´Ispra, presidente del gruppo specialista sulle specie invasive dell´Unione mondiale per la conservazione della Natura – In Italia sono presenti 2654 specie alloctone e tra le più pericolose figura lo scoiattolo grigio. Le specie alloctone invasive – ha proseguito – sono probabilmente la prima causa di estinzione di specie animali nel mondo negli ultimi secoli, corresponsabili del 50 per cento dei casi noti di estinzione e unica causa di estinzione di un quinto dei casi. E causano anche perdite economiche enormi, stimate in Europa in oltre 12 miliardi di euro all´anno". Una emergenza, quella delle specie alloctone, che è stata affrontata a livello europeo con un Regolamento che entrerà in vigore il prossimo 1 gennaio 2015 e che vieta l´introduzione e la diffusione di specie che possono causare danni all´ambiente, all´economia e alla salute umana, imponendo obblighi di intervento a tutti gli Stati membri. "In Italia – ha ricordato il vicequestore aggiunto Arcioni – in seguito a una modifica dell´articolo 2 della legge 157/1992 è possibile intervenire sulle specie invasive, che possono essere eradicate in caso di danni ambientali. Quanto allo scoiattolo grigio americano, dal febbraio 2013, ne è vietata la detenzione e la commercializzazione, con pesanti sanzioni, anche pecuniarie". "Si sta intervenendo per salvare una specie locale ed è urgente farlo, prima che gli scoiattoli grigi possano raggiungere l´Appennino umbro-marchigiano", ha rilevato il giornalista Umberto Mazzantini, mentre Antonino Morabito ha sottolineato come Legambiente si proponga di "salvare il maggior numero di animali e la rete di relazioni che li tiene insieme", aggiungendo che "dove sono cresciuti gli scoiattoli grigi sono morti quelli rossi cui sono stati sottratti rifugi e cibo, facendo venir meno anche la funzione svolta da questi ultimi nel processo di rinnovamento del bosco". Il Progetto, di durata quadriennale e che si concluderà nel 2018, come ha spiegato Daniele Paoloni dell´Istituto Oikos, prevede dal prossimo anno una serie di attività per definire la presenza dello scoiattolo grigio sul territorio regionale, approfondendo gli studi effettuati negli ultimi tre anni. Ad oggi questa specie è stata individuata in un´area di circa 50 km quadrati attorno a Perugia, ma segnalazioni della sua presenza arrivano anche nell´Alta Valle del Tevere, al confine tra Umbria e Toscana. Parallelamente sarà avviata una campagna di informazione per sensibilizzare la popolazione sull´importanza della difesa della biodiversità, sulla necessità della rimozione delle specie invasive, come avvenuto in altri territori, e sulle problematiche derivanti da rilasci più o meno volontari di specie alloctone. Saranno coinvolte anche le scuole e azioni di sensibilizzazione verso i più giovani saranno portate avanti anche in occasione del Festival delle Figure animate, a Perugia. Tutte le informazioni e gli aggiornamenti relativi al progetto saranno accessibili su un sito web e su social network dedicati. Dal 2016 prenderanno il via le "operazioni di gestione" con la rimozione vera e propria degli scoiattoli grigi, sia direttamente, che attraverso la cattura, la sterilizzazione chirurgica e il successivo rilascio degli animali. Si lavorerà anche per migliorare le "condizioni vitali" dello scoiattolo rosso a Perugia, con la messa a dimora di piante appetibili per questa specie, e il ripristino e rinforzo delle popolazioni oggi in difficoltà a causa della presenza dello scoiattolo grigio. Lo ha sottolineato anche Giorgio Fusco, del Comune di Perugia, che ha voluto anche richiamare "la responsabilità dell´uomo" per il conflitto oggi esistente fra la specie locale e quella che è stata introdotta in Umbria diffondendosi dai primi anni del 2000. È inoltre prevista la creazione di un protocollo (Early Warning System and Rapid Response) per intercettare, tramite il monitoraggio di alcune aree sensibili, l´espansione oltre il confine regionale dello scoiattolo grigio che, per la conformazione dell´Umbria, ha facilità ad insediarsi in tutto il Centro Italia.  
   
   
LOMBARDIA. AGRICOLTURA BLU: RISORSE CI SONO,EVITIAMO LO STALLO ASSESSORE: LUNEDÌ SCRIVO A MINISTRO, SBLOCCARE QUESTIONE PSR  
 
Montichiari/bs - "Nel Programma di sviluppo rurale 2014 le domande per la semina su sodo, cioè la misura 214, sono state 36, mentre 402 quelle pervenute per la minima lavorazione, per 21.600 ettari e risorse complessive per 5,5 milioni di euro". La sintesi dei finanziamenti per l´agricoltura blu, che vede la Lombardia coinvolta nel progetto ´Life and Soil´ con la Macroregione agricola del Nord e investimenti per circa 3 milioni di euro, la fa l´assessore all´Agricoltura della Lombardia Gianni Fava, intervenendo al Centro Fiera del Garda di Montichiari (Brescia) alla giornata di studio di Condifesa Lombardia Nord-est sulla ´Agricoltura conservativa: dalla teoria alla pratica. Folta la partecipazione, con circa 300 persone provenienti da 10 regioni italiane. Psr, Occorre Via Libera Per Far Partire Bandi - L´agricoltura blu sarà sostenuta anche nella nuova programmazione, assicura Fava. "Abbiamo previsto un contributo di 240 euro all´ettaro per la semina su sodo - anticipa - e 55 euro per la minima lavorazione, che può contare anche su un premio aggiuntivo di 150 euro per ettaro". Semmai, sul Programma di sviluppo rurale non si è ancora risolta la questione dell´autorizzazione. "Oggi sono stati licenziati a Bruxelles i primi otto Psr in Europa - ha detto Fava - e lunedì scriverò formalmente al ministro Martina, perché la Lombardia è l´unica Regione in Italia che ha già concluso la procedura ma purtroppo non ha ancora ricevuto il via libera dall´Unione europea perché c´è la tentazione di adeguare la scadenza sull´autorizzazione dei Psr a giugno. Non possiamo accettarlo, perché significherebbe perdere la possibilità di emanare i bandi anche nel 2015". Oltretutto, spiega Fava, "rispetto ad altre Regioni che non hanno utilizzato tutte le risorse del Psr 2007-2013 e che possono impiegarle in questa fase, la Lombardia non le ha più, in quanto le ha già assegnate in maniera virtuosa per il 99,75 per cento". Innovazione Da Sostenere - Quanto al tema dell´agricoltura conservativa, l´assessore lombardo ribadisce che "tutto ciò che è innovazione è finanziabile, purché ci siano i requisiti. Anzi, sulla meccanizzazione ho fatto anche un passo in più, per allargare il tema della finanziabilità alle aziende agromeccaniche, perché le imprese agricole più piccole non sono in grado di fare investimenti sulla 20 meccanizzazione agricole e ricorrono ai contoterzisti, che riescono a innovare, ma devono poter partecipare ai bandi. Le logiche corporative non ci portano lontano".  
   
   
SESSIONI FORESTALI A BRUNICO, VIPITENO E SILANDRO  
 
Partono l´8 gennaio le sessioni forestali nei Comuni della giurisdizione di Brunico, a seguire quelle a Vipiteno, Silandro e Bolzano 2. Sono presentate le novità nel settore boschivo e dell´alpeggio, concordati i programmi annuali con altre amministrazioni e concesse autorizzazioni relative a esercizio del pascolo, tagli straordinari di legname, utilizzo di prodotti forestali Gli Ispettorato forestali competenti comunicano che le prossime sessioni forestali nei Comuni della rispettiva giurisdizione si svolgeranno dall´8 gennaio a Brunico, dal 13 in quella di Vipiteno (iniziando dal Comune di Fortezza), nell´Ispettorato forestale Bolzano 2 (apre Meltina) e a Silandro (con prima tappa a Laces). Le sessioni proseguiranno per tutto il mese nei diversi Comuni di riferimento.  
   
   
FVG: VINI BUONI ITALIA PREMIA ESSENZA TERRITORIO  
 
 Buttrio - "Il ruolo centrale dell´agricoltura nel contesto dell´economia del Friuli Venezia Giulia va riscoperto, e la Regione è impegnata su questo versante anche favorendo il raccordo tra il settore primario, quello manifatturiero e l´offerta turistica". Lo ha ribadito il vicepresidente della Regione, Sergio Bolzonello, intervenendo, a Buttrio, alla premiazione dei vini del Nord Est che hanno partecipato alle selezioni organizzate dalla Guida ´Vini buoni d´Italia´. Guida, che da tre anni ha scelto quale punto di riferimento per i propri eventi la città del vino friulana. Buttrio, infatti, come ha rilevato Bolzonello, si presta, per la splendida location della Villa di Toppo Florio, ma anche per l´attenzione che viene assicurata sul territorio alla vitivinicoltura di pregio, a ospitare iniziative che hanno l´obiettivo di valorizzare uno dei prodotti di eccellenza del nostro territorio. In questo caso, ha soggiunto il vicepresidente, le scelte dell´amministrazione locale hanno saputo concentrare l´interesse dei viticoltori e dei degustatori verso i vitigni autoctoni. Che per Bolzonello costituiscono un valore aggiunto, non soltanto della filiera vitivinicola regionale, ma anche del territorio. Il vicepresidente, ha quindi auspicato che il raccordo tra Buttrio e la Guida ´Vini buoni d´Italia´ possa non soltanto essere confermato in futuro, ma concorra a far germinare altre iniziative finalizzate a promuovere la nostra terra attraverso i suoi talenti. La premiazione, che ha coinvolto una trentina di aziende del Friuli Venezia Giulia, selezionate dalla Guida curata da Mario Busso tra 25 mila campioni di prodotti enologici di tutta Italia, era stata introdotta dal sindaco di Buttrio, Giorgio Sincerotto.  
   
   
DAL 1 AL 4 DICEMBRE CSO HA ORGANIZZATO UNA MISSIONE COMMERCIALE IN INDONESIA PER APPROFONDIRE LE CONOSCENZE RELATIVE AL PAESE CERCANDO NUOVI POTENZIALI BUYER PER LE PRODUZIONI ITALIANE.  
 
L’indonesia risulta essere uno dei paesi più popolati, ha superato recentemente i 240 milioni di abitanti, divenendo così il quarto paese più popoloso al mondo, dopo Cina, India e Stati Uniti. Circa la metà della popolazione è concentrata sull’isola di Giava, in cui si trova anche la capitale Giacarta. Più del 50% della popolazione ha un’età compresa tra i 5 e i 34 anni, e circa il 70% degli abitanti è di religione islamica. La distribuzione della frutta fresca coltivata in Indonesia è alquanto limitata alle aree di produzione. Inoltre le tecniche di lavorazione e di coltivazione ancora arretrate, fanno sì che i produttori locali non riescano a raggiungere economie di scala utili a guadagnare profitti elevati. Le produzione principali riguardano: Banane, mango, ananas, arance, papaya, avocado e melone. Sebbene i market tradizionali dominino tuttora il panorama distributivo indonesiano, il canale distributivo moderno è in forte crescita. Infatti i punti vendita tradizionali, come wet market e piccoli negozi di alimentari indipendenti, stanno gradualmente lasciando il passo alla Gdo. La missione ha permesso ai partecipanti di incontrare i principali operatori del settore ortofrutticolo locali, tra cui i principali importatori, catene della Gdo, l’associazione degli importatori, il mercato ortofrutticolo, e la direzione del Ministero dell’Agricoltura locale. La missione è stata di esito positivo e si prevede a breve l’aumento delle importazioni dei nostri principali prodotti quali mele e kiwi.  
   
   
ABATE FETEL: RISULTA GIA’ VENDUTO IL 45% DEL PRODOTTO  
 
I dati definitivi relativi alla produzione italiana di pere indicano, per quest’anno, circa 736.000 tonnellate a livello nazionale, confermando così per l’Italia un raccolto di pere piuttosto contenuto, nettamente al di sotto del potenziale produttivo. L’offerta si pone su livelli molto simili a quelli dell’anno scorso ed al di sotto del 6% rispetto alla media del quadriennio 2009/2012. E’ quanto emerge dai dati diffusi dall’Oi Pera sulla base delle elaborazioni condotte da Cso. Per quanto riguarda le giacenze di pere in Emilia Romagna i dati relativi ad inizio dicembre evidenziano un ritmo di vendita fino ad oggi molto sostenuto: al 1° dicembre 2014 risulta già immesso sui mercati il 53% del totale delle pere immagazzinate, contro il 40% dello scorso anno. Forte la richiesta per tutte le varietà; Per quanto riguarda l’Abate Fetel vede oggi già venduto il 45% del totale prodotto, contro il 27% dello stesso periodo dello scorso anno. Ad inizio dicembre, quindi, a fronte di una produzione di Abate pari al 18% in più rispetto all’anno precedente si è registrata una disponibilità di prodotto pari all’11% in meno grazie alle maggiori vendite di tutto il periodo autunnale. “ Siamo di fronte – dichiara Gianni Amidei , Presidente dell’Oi Pera – ad una campagna commerciale che ha mostrato fino ad ora una grande vivacità, come attestato anche dall’alta percentuale di venduto raggiunta già ai primi di dicembre. Negli ultimi giorni stiamo assistendo ad un lieve rallentamento della domanda che va ritenuto fisiologico in questo periodo che vede il mercato più orientato sulle promozioni degli agrumi. Va sottolineata comunque – conclude Gianni Amidei – una buona qualità del prodotto che rappresenta un elemento di garanzia anche nei prossimi mesi.”