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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 21 Dicembre 2010
MILANO (TRIENNALE DESIGN MUSEUM): GIOIELLI PER MILANO E IL SISTEMA ORAFO LOMBARDO - 11 GENNAIO / 9 FEBBRAIO 2011  
 

Gioielli per Milano presenta quaranta gioielli dedicati a Milano, realizzati da designer e produttori orafi lombardi che per la prima volta hanno lavorato insieme per dedicare un omaggio orafo al capoluogo meneghino. I 40 prototipi sono stati realizzati espressamente per la mostra e rappresentano, secondo la curatrice Alba Cappellieri, professore di design del gioiello al Politecnico di Milano, “l’opportunità per mettere insieme persone e idee, maestri del gioiello e giovani designer, imprenditori e artigiani, ricerca e business, tradizione e innovazione, territorio e globalità, in quel clima di collaborazione capillare che è  tipica del sistema produttivo lombardo. A tale visione sistemica si deve, del resto, il riconoscimento di Milano come capitale della moda e del design. Anche per il gioiello il territorio lombardo presenta i medesimi caratteri di eccellenza: la compresenza di progetto, produzione, formazione, promozione e comunicazione ma, contrariamente, a quanto avvenuto per la moda e il design, tali forze non si sono mai coagulate né tantomeno hanno mai avviato progetti condivisi e strategie comuni“.

 

La prima azione di sistema è stata riunire insieme 14 microimprese orafe (Albor, Alvaro Bossi, Casellato, Maurizio Colombo, Elite Gioielli, Giampiero Fiorini, Gioielli Unici, Gioielmede, Jew & Co., Macrì, Remo Mondia, Silmar, Dante Socci, Maurizio Zanardi) attraverso l’Associazione Orafa Lombarda, il CSO di Mede e il Consorzio Varese Orafi che con il Politecnico di Milano - dipartimenti Indaco (Industrial design, arti e comunicazione) Dig (Ingegneria gestionale) il  Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica e Fondazione Politecnico di Milano hanno partecipato al bando regionale Artemide con l’acronimo di Regio (Rete Eccellenza Gioiello).

Alle microimprese di Regio si sono aggiunte altre aziende orafe lombarde, eterogenee per dimensione di impresa e linguaggi espressivi, che sono state abbinate ad altrettanti designer lombardi per realizzare un gioiello per Milano. E’ la prima volta che i principali attori della filiera del gioiello convergono in un progetto comune che sigla la costituzione di un sistema orafo lombardo. Fare sistema rappresenta del resto  l’imperativo categorico della contemporaneità, i cui vantaggi sono sia commerciali, perche’ rivolti alle imprese, sia culturali perché indirizzati alla valorizzazione delle risorse territoriali.

E’ nato il gioiello made in Lombardia all’insegna del “bello e ben fatto”!
 
   
   
AL TEATRO DAL VERME DI MILANO KOINÈ 2011 DIRETTORE ARTISTICO, IVAN FEDELE  
 
La seconda edizione di Koinè, progetto intorno alla musica d’oggi che ha visto la luce l’anno scorso proponendo tematiche di alto profilo e interesse, prosegue privilegiando la creazione, una particolare attenzione ai giovani talenti (compositori ed esecutori), secondo quella vocazione che da sempre ha caratterizzato I Pomeriggi Musicali. Sono molte le novità di quest’anno: innanzitutto il numero dei concerti è sensibilmente aumentato, proprio allo scopo di offrire al pubblico milanese una sempre più ampia proposta. I concerti quest’anno sono nove: tre dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali, uno dell’Ensemble dei Pomeriggi Musicali, due dell’Ensemble Sentieri Selvaggi, ensemble in residenza per il 2011, un recital del pianista Alfonso Alberti e due concerti in collaborazione con il Conservatorio Giuseppe Verdi e l’Accademia della Musica di Milano. Proprio questi due concerti testimoniano la volontà di trovare collaborazioni virtuose con gli istituti di formazione musicale della città. È anche in quest’ottica che bisogna interpretare l’intervento creativo della Naba (Nuova Accademia di Belle Arti) che contribuirà a contrappuntare con immagini creative ben quattro concerti della stagione. Gli studenti della Naba sono guidati e coordinati da Andrew Quinn. A queste collaborazioni si aggiungono anche quella con l’Ambasciata Francese in Italia, nell’ambito del progetto “Suona francese”, e con il concorso di composizione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, del cui vincitore dell’edizione 2009, Christian Cassinelli, sarà eseguito Halak. Un’altra collaborazione importante è quella con il Centro Culturale San Fedele, dove si terranno il concerto del 16 febbraio dell’Ensemble Sentieri Selvaggi, dedicato a quattro grandi maestri (Stockhausen, Boulez, Andriessen e Reich), e il recital di Alfonso Alberti, dedicato agli studi di Ligeti interpolati da quattro creazioni di Yoichi Sugiyama, Riccardo Panfili, Alessandro Melchiorre e Karol Beffa. Un focus importante è anche dedicato a Iannis Xenakis (concerto del 21 gennaio dell’Ensemble dei Pomeriggi Musicali diretto da Sandro Gorli e concerto del 18 marzo con l’ensemble di percussioni dell’Accademia della Musica). Avremo inoltre modo di ascoltare uno dei pezzi più significativi di Hans Werner Henze, altro totem della musica d’oggi. Accanto a questi lavori, segnaliamo la musica giovane italiana: il già citato Cassinelli, Pasquale Corrado, Riccardo Panfili, Filippo Del Corno, Mauro Montalbetti e la generazione di mezzo italiana rappresentata da Sandro Gorli, Ruggero Laganà, Giovanni Verrando, Michele Dall’ongaro, Carlo Boccadoro, Daniele Lombardi. Nel cartellone di questa stagione compare uno dei capolavori assoluti della musica nuova italiana, ormai diventato un classico, ovvero Inverno in-ver di Niccolò Castiglioni, nel concerto di chiusura diretto da Andrea Pestalozza, che, insieme a Yoichi Sugiyama e Fabio Maestri, si alternerà alla guida dell’orchestra dei Pomeriggi. Il programma quindi, oltre a evidenziare una chiara vocazione internazionale, privilegia e dà ampio spazio e voce ai maggiori protagonisti, musicisti e compositori, della nuova musica italiana. Le prime esecuzioni assolute sono 11, di cui 8 commissionate da I Pomeriggi Musicali. Le prime esecuzioni italiane sono due e riguardano Beat Furrer e la coreana Unsuk Chin, due tra i maggiori compositori di oggi. Dopo la felice esperienza dell’anno scorso con la registrazione radiofonica di …explosante-fixe… di Pierre Boulez, salutiamo con soddisfazione la rinnovata collaborazione con Radio Tre che registrerà alcuni dei concerti in programma Ivan Fedele 1° concerto 21 Gennaio 2011 ore 21 Teatro Dal Verme Un omaggio ad uno dei più originali compositori del Xx secolo: Iannis Xenakis, architetto e compositore che ha saputo coniugare al meglio "esprit de géometrie" e "esprit de finesse". Completano il programma due nuove opere commissionate a Ruggero Laganà e Sandro Gorli, quest´ultimo anche alla guida dell´ Ensemble dei Pomeriggi Musicali. Esordio, infine, di Naba con uno speciale contrappunto di luci e immagini proiettate durante l´esecuzione. Iannis Xenakis, Anaktoria Sandro Gorli, Novità (prima esecuzione assoluta, commissione de I Pomeriggi Musicali) Ruggero Laganà, Afrodite (prima esecuzione assoluta, commissione de I Pomeriggi Musicali) per voce, viola solista e ensemble Iannis Xenakis, Akanthos per voce e ensemble Ensemble de I Pomeriggi Musicali Direttore - Sandro Gorli Soprano - Alda Caiello Viola - Maria Ronchini Concezione e regia delle immagini: Andrew Quinn In collaborazione con la Naba (Nuova Accademia di Belle Arti di Milano) 2° concerto 11 Febbraio ore 21 Teatro Dal Verme É il primo concerto a Koinè di Sentieri Selvaggi, ensemble "in residence" per il 2011, guidato dalla bacchetta estroversa ed esigente di Carlo Boccadoro. Solo compositori italiani, dall´indimenticabile Franco Donatoni ai rappresentanti delle generazioni più giovani. Un´ulteriore dimostrazione della fecondità e varietà di stili della nostra nuova musica, nell´interpretazione fresca e spregiudicata di uno degli ensemble più interessanti del panorama mondiale, rigorosamente amplificato! E, ancora una volta, con la complicità di Naba, potremo "vedere" ciò che l´udito non può farci ascoltare... Carlo Boccadoro, Zingiber Franco Donatoni, Arpége Mauro Montalbetti, Brightness Giovanni Verrando, Dulle Griet Franceso Antonioni, Macchine inutili Michele Dall´ongaro, Ad libitum (versione completa - prima assoluta) Filippo Del Corno, Dogma#6 Ensemble Sentieri Selvaggi Paola Fre - flauto Mirco Ghirardini - clarinetto Andrea Dulbecco - vibrafono e percussioni Andrea Rebaudengo - pianoforte Piercarlo Sacco - violino Aya Shimura - violoncello Direttore - Carlo Boccadoro Concezione e regia delle immagini: Andrew Quinn In collaborazione con la Naba (Nuova Accademia di Belle Arti di Milano) 3° concerto 16 Febbraio ore 21 Auditorium San Fedele Per il secondo concerto di Sentieri Selvaggi, ensemble "in residence" ai Pomeriggi Musicali per il 2011, Koinè é ospite del Centro Culturale S.fedele. Il programma propone un accostamento intrigante tra due pionieri della "Neue Musik" come Stockhausen e Boulez (peraltro rappresentati da due composizioni di straordinaria comunicativa) e due autori assolutamente eterodossi rispetto a un presunto main stream della musica "contemporanea": Andriessen e Reich. Questi ultimi percorrono strade alternative alle correnti post-strutturaliste. Andriessen, attraverso l´uso di elementi musicali e forme di nitida percezione, indaga le possibilità di un impatto emozionale immediato della musica; Reich percorre invece la strada che porta ad una dimensione temporale ipnotica così come ce la propone il suo "minimalismo" raffinato e intelligente. Un concerto per tutti coloro che vogliano farsi sedurre da universi espressivi tanto distanti tra loro quanto ricchi di suggestioni diverse. Karlheinz Stockhausen, Sonatina Pierre Boulez, Dérive 1 Louis Andriessen, Zilver Steve Reich, Double sextet Ensemble Sentieri Selvaggi Paola Fre - flauto Mirco Ghirardini - clarinetto Andrea Dulbecco - vibrafono Luca Gusella - marimba Andrea Rebaudengo - pianoforte Piercarlo Sacco - violino Aya Shimura - violoncello Direttore - Carlo Boccadoro 4° concerto 4 Marzo ore 21 Teatro Dal Verme Il quarto concerto di Koinè 2011 rende omaggio ad uno dei più grandi compositori viventi, Hans Werner Henze, con un capolavoro assoluto qual é il Doppio Concerto per oboe, arpa e orchestra d´archi. Luca Avanzi e Marzia Castronovo sono gli interpreti raffinati di questa pagina di forte impatto emozionale. Avremo anche modo di scoprire la fantasia visionaria del giovane Christian Cassinelli: Halak (primo premio al Concorso Internazionale di Composizione dell´Accademia di S. Cecilia 2009) é una composizione di rara poesia in cui il linguaggio sperimentale dell´autore é al servizio di una intenzione espressiva a lui tanto necessaria quanto urgente. É una prima assoluta che siamo lieti di ospitare. Infine Daniele Lombardi, compositore eclettico e dalla vivace immaginazione che predilige li paradosso come istanza estetica imprescindibile. Musicista che ha sempre percorso strade alternative alle pretese di tutti i dogmatismi estetici, si esibirà anche in qualità di solista nel suo strepitoso Secondo Concerto per pianoforte e orchestra: opera ipnotica ed esplosiva al tempo stesso! Fabio Maestri guida sapientemente l´Orchestra dei Pomeriggi Musicali, Andrew Quinn pilota le immagini di Naba, ancora una volta nostra gradita complice... Christian Cassinelli, Halak Hans Werner Henze, Doppio Concerto per oboe, arpa e archi Daniele Lombardi, Secondo Concerto per pianoforte e orchestra Orchestra de I Pomeriggi Musicali Direttore - Fabio Maestri Oboe - Luca Avanzi Arpa - Marzia Castronovo Pianoforte - Daniele Lombardi Concezione e regia delle immagini: Andrew Quinn In collaborazione con la Naba (Nuova Accademia di Belle Arti di Milano) 5° concerto 18 Marzo ore 21 Teatro Dal Verme Iannis Xenakis, Persephassa Pasquale Corrado, Xilonmakia (prima esecuzione assoluta, commissione de I Pomeriggi Musicali) Steve Reich, Drumming (Part 1) Ensemble di Percussioni dell’Accademia Internazionale della Musica di Milano Coordinatore e docente del corso di strumenti a percussione David Searcy Direttore - Pasquale Corrado 6° concerto 22 Aprile ore 21 Teatro Dal Verme Luciano Berio, Duetti Allievi del Conservatorio "G. Verdi" di Milano Coordinatrice: Giovanna Polacco, docente del Corso di Prassi Esecutiva e Repertorio della Musica Contemporanea 7° concerto 29 Aprile ore 21 Teatro Dal Verme Gabriele Manca, Dialoghi con la terra per pianoforte e orchestra (prima esecuzione assoluta, commissione de I Pomeriggi Musicali) György Ligeti, Ramifications per orchestra d´archi Marco Di Bari, Le piano de mon espace per pianoforte e orchestra (prima esecuzione assoluta, commissione de I Pomeriggi Musicali) Orchestra de I Pomeriggi Musicali Direttore - Yoichi Sugiyama Pianoforte - Antonio Sardi De Letto Concezione e regia delle immagini: Andrew Quinn In collaborazione con la Naba (Nuova Accademia di Belle Arti di Milano) 8° concerto 18 maggio ore 21 Auditorium San Fedele Christophe Bertrand, Haiku György Ligeti, Studi per pianoforte Ii libro n. 7 Galamb borong n. 8 Fém n. 9 Vertige Yochi Sugiyama, Intermezzo Vi / ritratto di Joan Cabanilles (prima esecuzione assoluta, commissione de I Pomeriggi Musicali) Riccardo Panfili, Novità (prima esecuzione assoluta, commissione de I Pomeriggi Musicali) György Ligeti, Studi per pianoforte Ii libro n. 10 Der Zauberlehrli n. 11 En suspens n. 12 Entrelacs Alessandro Melchiorre, Figurazione dell´invisibile (studio Iii, per pianoforte) (prima esecuzione assoluta, commissione de I Pomeriggi Musicali) Karol Beffa, Deux Études (prima esecuzione assoluta) Nell’ambito di "Suona francese", promosso dall’Ambasciata di Francia in Italia e il Centre culturel français di Milano.) György Ligeti, Studi per pianoforte Ii libro n. 13 L’escalier du diable n. 14 Columna infinita Pianoforte - Alfonso Alberti 9° concerto 27 maggio ore 21 Teatro Dal Verme Niccolò Castiglioni, Inverno In-ver Unsuk Chin, Doppelkonzert, per pianoforte, percussioni e orchestra (prima esecuzione italiana) Beat Furrer, Konzert, per pianoforte e orchestra Orchestra I Pomeriggi Musicali Direttore - Andrea Pestalozza Pianoforte - Mariagrazia Bellocchio Percussioni - Dario Savron  
   
   
MUSEO DEL NOVECENTO. INAUGURATO IL RISTORANTE  
 
L’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory è intervenuto all’inaugurazione del ristorante del Museo del Novecento. Il locale si trova in cima alla rampa d’ingresso alla Torre dell’Arengario. Fra gli ospiti del pranzo inaugurale, accolti dalla proprietaria Tiziana Bulleri Monti, le contesse Marta Marzotto e Marta Brivio Sforza. “Non è vero che con la cultura non si mangia – ha commentato l’assessore – basta avere buoni ristoranti in ottimi musei, possibilmente con vista sulla storia, perché la cultura deve confrontarsi anche con l’accoglienza e l’ospitalità“. Il progetto del ristorante del Museo del Novecento, degli architetti Laura Sartori Rimini e Roberto Peregalli, vuole essere un omaggio a un mondo che ha avuto la sua massima espressione negli anni Venti e Trenta del secolo scorso, il “Decò”. Lo spazio è scandito da diverse “period rooms” che individuano anche le varie zone del ristorante. Una Hall, a tavoli bassi, poltroncine e divani, con una decorazione alle pareti a fondo nero. Un Bar che, data la grande altezza, è costituito da elementi alti, che si slanciano verso il soffitto e ricordano le architetture metafisiche di De Chirico e Carrà. Una Sala ristorante, omaggio a Loos, rivestita con pannellature di legno dorato, specchi invecchiati e soffitto a cassettoni. Poi, una Galleria aperta sulla cucina con pannellature in lacca rossa degli anni Trenta e infine il Dehors, che si trova oltre il bar, all’interno della grande loggia in ferro e vetro affacciata su piazza Duomo e studiata in modo tale da non turbare l’equilibrio dell’architettura del Portaluppi. La gestione del ristorante è affidata a Giacomo Bulleri e alla sua famiglia. Nel menu un posto di riguardo è dedicato al Novecento, che propone piatti rigorosamente presi dalla tradizione milanese  
   
   
VENEZIA (MUSEO CORRER): L´AVVENTURA DEL VETRO. UN MILLENNIO D´ARTE VENEZIANA FINO AL 25 APRILE 2011  
 
Dopo quasi trent´anni il Museo Correr dedica gli spazi espositivi ad un prestigioso capitolo dedicato al vetro che riprende, con diverso e specifico taglio, l´omonima mostra "L´avventura del vetro" appena conclusasi al Castello del Buonconsiglio a Trento. Da quell´esposizione la grande edizione veneziana mutua una parte dei materiali, aggiungendone però molti altri, davvero importanti, per celebrare adeguatamente il millennio e più di storia del vetro a Venezia e in Laguna. Infatti "L´avventura del vetro", allestita dall´11 dicembre 2010 al 25 aprile 2011 al Museo Correr, per iniziativa della Fondazione Musei Civici di Venezia, a cura di Aldo Bova e Chiara Squarcina, rappresenta la più ampia rassegna sul tema dopo la grande esposizione del 1982 a Palazzo Ducale, Museo Correr e Museo del Vetro. Sullo sfondo di questo evento la prossima ricorrenza dei 150 anni della nascita del Museo avvenuta nel 1861 grazie all´Abate Zanetti, nonché la prospettiva di espandersi nei futuri spazi delle vicine Conterie con la speranza di incentivare ulteriori donazioni di opere novecentesche. Catalogo Skira. Organizzata cronologicamente in quattro sezioni - vetri archeologici; dal Xv al Xviii secolo; Xix secolo, Xx secolo - e con oltre trecento opere esposte, la grande rassegna al Correr ripercorre tutte le tappe della straordinaria "avventura del vetro" a Venezia, dall´arrivo in laguna, in età classica, di vetri provenienti da aree anche lontane, fino al connubio sempre più stretto tra vetro e design che rappresenta il presente e il futuro della produzione vetraria muranese. Quanto il vetro sia connaturato a Venezia lo conferma la sezione d´apertura della mostra che presenta un´inedita sequenza di vetri antichi recuperati dai fondali della laguna e tra la sabbia dei canali della città. Disseminati per casi fortuiti, per la caduta in mare dei carichi o semplicemente per l´eliminazione di manufatti non più integri. Questi capolavori fragilissimi, di fattura spesso raffinatissima, saranno esposti per la prima volta al pubblico dopo essere emersi dalla coltre d´acqua che li ha preservati per secoli. Fanno parte di questa sezione anche i vetri archeologici identificabili con la Collezione Manca, che faranno mostra di sé non tanto con la funzione di "archivio di memoria" quanto oggetti d´ispirazione per quella che sarà destinata a diventare un´attività simbolo di Venezia. Furono queste forme ad influenzare il gusto dei maestri vetrai veneziani per buona parte dell´Età dell´Oro del vetro a Venezia, dal Quattrocento a tutto il Seicento quando i vetri veneziani erano contesi e copiati. A quest´importante periodo la mostra riserva una serie ricchissima di capolavori. Poi l´evoluzione settecentesca con i fortunati nonché geniali tentativi di proporre il vetro per quello che non è ma che, lavorato con maestria ed ingegno, può suggerire materiali diversi come la porcellana senza dimenticare l´ingresso nella lavorazione della calcedonia e dell´avventurina. L´ottocento fu un secolo ambivalente dove si susseguiranno decadenza e rinascita. La prima "favorita" anche dalla perdita di un ruolo politico della Serenissima, la seconda stimolata dai nuovi stili che solcando l´Europa contaminarono anche Venezia e da una riflessione sulla passata grandezza, si giunse a rivisitazioni declinate al nuovo. E, proprio per supportare questo "rinascimento", nasce il Museo del Vetro. Infine il Novecento, con il design che contamina e contagia la produzione vetraria, indirizzandola verso lidi nuovi dove il vetro non è più oggetto d´uso ma opera d´arte, da godere ed ammirare per le sue forme e colori. Proprio su questo nuovo fronte la mostra al Correr si sofferma con l´attenzione che il nuovo merita. Per la prima volta, ad esempio, si cercherà di ricostruire il Novecento secondo anche dei capitoli insoliti e rari con opere provenienti dalla Fucina degli Angeli di Egidio Costantini e un´altra dalla collezione di Carlo e Giovanni Moretti. Questa importante sezione, che non vuole assolutamente ritenersi esaustiva, mira piuttosto a tracciare le linee identificative di un secolo. La mostra espone anche altri esempi di manifattura sempre legata al mondo vetrario: quelli appartenenti alle collezioni Sarpellon, Dinon, Fuga e Panini, spaziando da un rarissimo erbario vitreo, ad una raccolta di borsette di perline di vetro. Sorpresa nelle sorprese - in concomitanza con il Carnevale di Venezia 2011, dedicato all´Ottocento - verrà ad aggiungersi un´ulteriore selezione di più di un centinaio di opere provenienti dalla collezione Maschietto, per la prima volta presentata in città. Si tratta di figurine di vetro, con maschere veneziane e della Commedia dell´Arte, deliziosi nudini femminili, costumi e soggetti di fantasia che, insieme a una selezione di disegni ottocenteschi sul Carnevale, dalle collezioni del Correr, troveranno spazio in uno dei sontuosi ambienti al primo piano del Museo Correr (dal 26 febbraio 2011). Capitoli di un´avventura millenaria che da questo confronto con le infinite sfaccettature di una grande storia può trarre stimoli per declinare lo scintillante futuro del vetro a Venezia. Info: L´avventura Del Vetro - Venezia, Museo Correr, , Piazza San Marco - Ii piano - 11 dicembre 2010 - 25 aprile 2011 - Orario: tutti i giorni 10/17 (biglietteria 10/16) fino al 31.Iii; dal 1.Iv 10/18 (biglietteria 10/17) - www.Museiciviciveneziani.it  - info@fmcvenezia.It    
   
   
BORIS KOLLER ABISSI - 17 FEBBRAIO/12 MARZO 2011  
 
Boris Koller è un pittore austriaco, che ama riprodurre nelle sue opere la magia e l´incanto del paesaggio nordico, conosciuto durante un viaggio nel 1993 in Svezia e Norvegia e mai abbandonato. Con una grande maestria pittorica riporta nelle sue tele gli ampi spazi aperti dei fiordi norvegesi, dove il ghiaccio delle montagne incontra il blu profondo delle gelide acque del mare. Terre incontaminate e solitarie nelle quali sembra davvero di trovarsi davanti a quella Natura “bella e terribile” decantata nella poesia romantica, dove la vita e la morte si susseguono senza mai scalfire il bianco candore di quelle cime innevate. Uno scenario nello stesso tempo bellissimo e terribile con il quale l´uomo cerca di confrontarsi rimanendo però sgomento di fronte al mistero che l´avvolge. Una poetica che si riallaccia alla grande tradizione paesaggistica nordica e ad importanti pittori tedeschi del passato, da Friedrich a Bocklin, la cui vena romantica e crepuscolare, tesa ad indagare sentimenti e timori dell´uomo di fronte ai misteri della mondo e della morte, viene ripresa da Koller, anche all´interno di alcuni paesaggi, che sembrano richiamare, per l´atmosfera sospesa e malinconica l´”Isola dei morti”. Un altro elemento che sembra collocare quest´artista tedesco in una concezione “romantica” dell´arte è la sua passione per la musica, vissuta in prima persona in qualità di musicista e compositore. Barbara Frigerio Contemporary Art Via Fatebenefratelli, 13 20121 Milano Tel. 0039 02 36593924 Orari: da martedì a sabato 10-13 16-19.30 domenica aperto 11-19 www.Barbarafrigeriogallery.it    
   
   
VENEZIA: DICEMBRE D´ARTE ALLA COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM  
 
La Collezione Peggy Guggenheim, oltre alla collezione permanente e ai capolavori futuristi della Collezione Gianni Mattioli, permette di ammirare le tele di Adolph Gottlieb, straordinari esempi di quell’innovativo linguaggio pittorico americano di cui Gottlieb, insieme a Mark Rothko, si fece portavoce e instancabile promotore. Ci sarà tempo fino al 9 gennaio 2011 per visitare la mostra, a cura di Luca Massimo Barbero, dedicata all’espressionista astratto americano, che fino ad oggi ha registrato un’affluenza di oltre 90.000 presenze. Con le festività natalizie ormai alle porte, la Collezione Peggy Guggenheim invita a “regalare l’Arte”. A giovani, appassionati d’arte, famiglie, il museo offre la possibilità, con diversi livelli associati creati ad hoc, di diventare “Amici” della Collezione, e godere così di una serie di vantaggi, quali l´ingresso gratuito al museo per un anno, gli inviti alle inaugurazioni e a un ricco programma di eventi riservato ai soci della Collezione. Per maggiori informazioni: http://www.Guggenheim-venice.it/membership/index.html ; 041.2405412/440. Proseguiranno per tutto il mese di dicembre gli appuntamenti domenicali delle 15, con i Kids Day, i laboratori didattici per i bambini dai 4 ai 10 anni. Il laboratorio di domenica 19 sarà tenuto in inglese, per permettere ai bambini di avvicinarsi alla lingua straniera in modo attivo, artistico e divertente. L’ultimo appuntamento dell’anno, domenica 26, sarà con Dada, che idea!, laboratorio che intende approfondire le forme d’arte sperimentali introdotte e messe in atto dal movimento Dada, con particolare attenzione alla produzione di Marcel Duchamp. Ricordiamo infine che, come da tradizione, sabato 1 gennaio alle 12 la Collezione Peggy Guggenheim invita tutti i visitatori a festeggiare l’inizio del nuovo anno in museo con un brindisi gentilmente offerto da Aperol  
   
   
GENOVA (GALLERIA NAZIONALE DI PALAZZO SPINOLA): LO ZODIACO ILLUMINISTA. I MESI DI GIUSEPPE BACIGALUPO – FINO A 20 MARZO 2011  
 
In considerazione del notevole interesse suscitato nei visitatori dalle opere di Giuseppe Bacigalupo esposte in occasione della recente mostra “Paolo Francesco Spinola un aristocratico tra Rivoluzione e Restaurazione”, la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola propone dal 17 dicembre 2010 al 20 marzo 2011 un nuovo evento espositivo attraverso il quale si intende offrire al pubblico un approfondimento della conoscenza del pittore presentando per la prima volta un’importante serie raffigurante i Dodici mesi con i segni dello zodiaco realizzata nell’ultimo decennio del Xviii, serie che proprio per il suo valore è stata dichiarata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali di notevole interesse culturale. Si vuole così offrire una nuova occasione per cogliere l’importanza della produzione di Bacigalupo all’interno del panorama figurativo ligure tra la fine del Settecento e i primi anni del secolo seguente e per illustrare in particolare i contenuti simbolici e storico-culturali presenti nei soggetti rappresentati dall’artista genovese. Giuseppe Bacigalupo fu infatti uno degli artisti più ricercati dalla nobiltà genovese, per la quale realizzò molti quadri da stanza, tra cui le fonti ricordano una serie dedicata proprio alla rappresentazione dei mesi. Il gusto raffinato e le profonde conoscenze letterarie, maturate a stretto contatto con l’aristocrazia locale e consolidate grazie al prolungato soggiorno romano, sono testimonianza di un gusto ormai pienamente proiettato verso una sensibilità consapevole degli esiti figurativi che connotavano il neoclassicismo romano. Una cultura espressa anche attraverso la raffigurazione di soggetti particolarmente significativi e rari, quale il ciclo dei mesi, nei quali l’autore, rappresentando la natura secondo il trascorrere delle stagioni, ha saputo riproporre le sue tipiche atmosfere classiche abbinate però a una veritiera raffigurazione dei lavori che impegnavano i contadini nelle campagne, mestieri analizzati con una cura scientifica a cui non fu forse estranea l’attenzione riposta alla fine del Xviii secolo dal governo genovese all’utilizzo del territorio agrario. Nel Saggio sulla vita e le opere di Giuseppe Bacigalupo pittore paesista pubblicato a Genova nel 1827, venne ricordato dalla figlia Rosa che Bacigalupo eseguì, oltre a numerosi paesaggi con soggetti mitologici e a dipinti raffiguranti le Stagioni, anche una serie dedicata ai dodici Mesi, identificabile con quella qui esposta di collezione privata, per la quale viene avanzata una datazione intorno alla metà degli anni Novanta del Settecento. La serie dedicata ai Mesi costituisce una notevole testimonianza della produzione pittorica di Bacigalupo, il quale in queste opere palesa una profonda conoscenza della cultura illuminista sviluppatasi a Genova negli ultimi decenni del Xviii secolo, resa possibile grazie ai suoi legami con l’élite culturale genovese e, verosimilmente, con Giovan Maria Piccone. Questo padre scolopo, vissuto tra il 1772 e il 1836, deve essere annoverato tra le personalità di spicco della intellighenzia nella Liguria negli anni tra l’ Ancien Regime e la Restaurazione, in particolare per gli studi di agronomia concepiti nell’ottica di un rilancio delle “patrie” manifatture e delle materie prime presenti sul territorio. E non è un caso che in alcuni mesi di Bacigalupo sia evidente il riferimento a usi agro-pastorali coevi documentabili proprio in terra ligure. Il tema iconografico dei Mesi è un caso unico nell’opera di Bacigalupo e alquanto raro nella produzione artistica ligure del Xviii secolo. Fu però un soggetto che ottenne una certa fortuna nell’ambiente genovese durante il secolo precedente, soprattutto ad opera di artisti nordici. Si ricorda in particolare la serie dei Mesi realizzata da Jan Wildens a Genova nel 1614 conservata presso i Musei di Strada Nuova - Palazzo Rosso. In ciascuna tavola sono rappresentate le attività a cui i contadini si dedicano durante l’anno, ambientate dal pittore in un’atmosfera che dona dignità a ogni singolo lavoro esaltando la felicità della vita campestre. Proveniente da una famiglia contadina della Val Fontanabuona, Giuseppe Bacigalupo (Pian dei Preti, Tribogna 1744 - Genova 1821), studiò scuola di nudo presso l’Accademia Ligustica di Genova sino al 1771. Grazie all’aiuto finanziario del nobile Giacomo Gentile, l’artista compì un lungo soggiorno di studio a Roma tra il 1772 e il 1777, dove scoprì la propria vocazione di pittore di paesaggio. Nel 1778 Bacigalupo rientrò a Genova stabilendosi nel palazzo del suo mecenate Giacomo Gentile e in breve tempo si affermò tra i maestri più richiesti ricevendo commissioni dalle più importanti famiglie della città, tra cui i Durazzo, i Cattaneo, i De Mari e gli Spinola, nonché dalla borghesia locale e da una clientela straniera proveniente dalla Francia, dall’Inghilterra, dalla Spagna e dalla Danimarca. Bacigalupo nel 1792 fu ammesso tra gli Accademici di Merito dell’Accademia Ligustica, istituzione presso la quale tra il 1806 e il 1808 diresse la scuola di Ornato. Dopo il 1810 la progressiva cecità lo costrinse ad abbandonare la professione, assistito dalla figlia Rosa, sua prima biografa. Info: Galleria Nazionale di Palazzo Spinola - Piazza Pellicceria 1, 16123 Genova - Tel. 0102705300 - Fax 010.2705322 - palazzospinola@beniculturali.It  - www.Palazzospinola.it  - Lo Zodiaco illuminista. I Mesi di Giuseppe Bacigalupo a Palazzo Spinola a cura di Massimo Bartoletti, Farida Simonetti, Gianluca Zanelli - Litografia Viscardi, Alessandria  
   
   
GENOVA (PALAZZO DUCALE E CASTELLO D’ALBERTIS): L´AFRICA DELLE MERAVIGLIE. ARTI AFRICANE NELLE COLLEZIONI ITALIANE - 31 DICEMBRE 2010 / 5 GIUGNO 2011  
 
Il 2010 è stato l’anno dell’Africa. Si sono celebrati i cinquant’anni della decolonizzazione e si sono tenuti i mondiali di calcio in Sudafrica. A Genova, a chiudere quest’anno “africano” e ad aprire quello nuovo sarà una grande esposizione che cercherà di offrire un’altra visione dell’Africa attraverso le sue arti. Curata da Ivan Bargna e Giovanna Parodi da Passano con la collaborazione di Marc Augé, la mostra, che ha la sua sede principale a Palazzo Ducale di Genova e una consistente sezione al Castello d’Albertis, presenta un’importante selezione di oltre 300 opere di arte africana tradizionale di grande valore estetico e culturale. Opere in gran parte inedite, provenienti da importanti collezioni private italiane. Prevalentemente maschere e statuette lignee - “feticci”, immagini di antenati e di spiriti, figure d’altare - ma anche pali funerari, oggetti rituali e d’uso quotidiano. Creazioni tutte di grande forza espressiva, capaci di portarci dritti al cuore delle culture dell’Africa subsahariana, dei loro costumi e modi di vita, dal Mali al Congo, dalla Costa d’Avorio al Camerun. Il progetto espositivo nasce dalla collaborazione fra gli antropologi e l’artista Stefano Arienti, non per riproporre i consueti e un po’ scontati rimandi fra modernismo e primitivismo, ma per cogliere come certe pratiche artistiche contemporanee, messe in gioco nell’allestimento della mostra, possano aiutarci ad evocare contesti che sono diversi ma forse meno lontani di quel che pensiamo.Per portarci dalle collezioni italiane alle esperienze che di queste opere fanno gli africani  
   
   
IL CINEMA CON IL CAPPELLO. BORSALINO E ALTRE STORIE. DAL 18 GENNAIO AL 20 MARZO 2011 ALLA TRIENNALE DI MILANO  
 
Dedicata al binomio centenario tra cinema e cappello, la mostra propone l’esplorazione di un mito, un viaggio attraverso i linguaggi della contemporaneità, uno sguardo ironico, nostalgico, poetico e trasgressivo, capace di creare ponte tra arte cinematografica e storia del costume. A partire dall’immersione in un grande cilindro multimediale, caleidoscopica macchina del tempo, la mostra condurrà il visitatore di sala in sala, con un meccanismo sempre teso tra il ritrovamento e la scoperta, lungo un percorso fortemente emozionale che utilizza tutti linguaggi della contemporaneità. Il viaggio termina laddove questa mostra ha inizio, con un’emblematica carrellata dei Borsalino più famosi nella storia del cinema: se da sempre il cinema è indissolubilmente legato alla capacità narrativa del cappello, la storica casa Borsalino ha con il cinema un legame antico e speciale. La mostra propone l’esplorazione di un mito, un viaggio attraverso i linguaggi della contemporaneità, uno sguardo emozionale, ironico, nostalgico, poetico e trasgressivo, capace di creare ponte tra arte cinematografica e storia del costume, la mostra itinerante Il cinema con il cappello. Borsalino e altre storie, che dal 18 gennaio al 20 marzo 2011 vedrà la sua prima tappa alla Triennale di Milano. La mostra è aperta gratuitamente al pubblico. Dedicata al binomio centenario tra cinema e cappello, la mostra è ideata da Elisa Fulco, curatrice della Fondazione Borsalino, e curata dal critico cinematografico Gianni Canova. All’arte cinematografica è affidato il compito di raccontare le suggestioni e di trovare le connessioni in una molteplicità di mondi diversi che hanno scandito l’immaginario collettivo nel secolo breve e nel nuovo millennio. La mostra narra non solo la storia del classico cappello maschile in feltro, che ancora oggi porta il nome del fondatore Giuseppe Borsalino, ma propone tutte le evoluzioni e deviazioni di cui il copricapo è stato ed è protagonista, nella vita come nel cinema. Ad accogliere il pubblico all’ingresso della mostra è un grande cilindro multimediale, una sorta di macchina del tempo che, giocando con parole e immagini, diviene un generatore di storie: ponendosi al di sotto di esso, il visitatore sarà avvolto da infinite narrazioni che svelano il ruolo chiave del copricapo nella costruzione dell’identità: cosa sarebbe Indiana Jones senza il suo cappello a larghe falde? O Charlot senza la sua bombetta? Da sempre il cinema si è appropriato della capacità del cappello di raccontare efficacemente e silenziosamente, generando riconoscimento e identità, sollecitando trasformazioni (in Sabrina il cappello segna la trasformazione parigina di Audrey Hepburn in donna di classe, i cappelli di Greta Garbo in Ninotchka sono segni precursori della fine del comunismo). Al cinema il cappello crea mode e tendenze (da James Dean che negli anni ’50 lancia il grande cappello con falda rialzata al colbacco che con Il dottor Zivago entra a far parte del vestiario occidentale, al berretto di lana de Il cacciatore a quello di Rocky che diventa il copricapo popolare degli anni ’70) attraversando illeso i generi cinematografici (commedia, spy story, western, film in costume, noir), le varie classi sociali, nonché le barriere sessuali. Senza dimenticare che grandi registi hanno depositato la propria icona in un’immagine col cappello: da Federico Fellini a Sergio Leone ad Orson Welles. Il cappello definisce ruoli, professioni, stili. Sancisce gerarchie. Innesca discorsi sociali. Implica e consente una gestualità e un rituale che nessun altro capo di abbigliamento prevede: lo si tocca, lo si calza e lo si leva in pubblico. E’ il cappello la componente dell’abbigliamento maggiormente delegata a svolgere un ruolo centrale nel cerimoniale sociale e, come tale, è uno straordinario volano di azioni e narrazioni: il cappello può scatenare lacrime e risate, travestimenti e ribellioni, malinconie e passioni. Il cappello produce ombra (le ombre degli assassini hanno sempre il cappello…). E, soprattutto, genera mode, posture, comportamenti. La Mostra La mostra si articola secondo cinque nuclei tematici, scanditi secondo un percorso espositivo in cui l’allestimento multimediale e visionario, fortemente emozionale, realizzato dallo Studio Masoero-tondo Architetti, conduce il visitatore di sala in sala secondo percorsi obbligati o solo suggerti, alla scoperta di un mondo caleidoscopico, tra memoria e rivelazione. L’identità ovvero Il cinema con il cappello: un grande cilindro multimediale svela il ruolo chiave del copricapo nella costruzione identitaria, utilizzata dal cinema. Dai protagonisti della pellicola sino all’emblematico dialogo di Peter Falk ne Il Cielo Sopra Berlino di Wim Wenders in cui attraverso la ricerca del cappello giusto si racconta il cambio di identità sotteso a ogni cambio di copricapo: gangster, borghese, eccessivo, comico. Il cappello che emoziona: una sequenza di sale, ciascuna diversa dall’altra, scandisce le diverse emozioni suscitate dal copricapo nelle sue diverse fogge. Guidato da suoni e rumori, il visitatore incontrerà il cappello che fa ridere, il cappello che fa piangere, il cappello che seduce, il cappello che fa paura. Scappellamenti e gesti: 10, 20, 100 scappellamenti cinematografici (riverenza, rispetto, saluto, ringraziamento, esultanza) a confronto, per ritrovare tutti i molteplici significati dei gesti legati all’uso del cappello: codici comportamentali vecchi e nuovi che hanno negli attori i massimi interpreti di segni che ci parlano di un decoro perduto e di più attuali costumi. La giostra dei nomi: dal Borsalino, nome proprio divenuto sinonimo di cappello classico maschile, al basco, all’elmo, al casco, alla coppola, al turbante, alla bombetta, al colbacco, berretto, feluca, etc. Una lunga lista di nomi cui corrispondo infinite e curiose forme di cappelli, raccontate attraverso un’installazione multimediale realizzata dal gruppo N!03, pensata come una vera e propria galleria del vento. Borsalino lancia Borsalino: la mostra si conclude là dove tutto ha inizio: la sezione presenta una carrellata dei Borsalino più famosi nella storia del cinema ed è introdotta dai due celebri film Borsalino (1970) e Borsalino & co (1974), entrambi di Jacques Deray (film cult con Jean Paul Belmondo e Alain Delon), il cui titolo porta il logo dell’antica casa alessandrina, scelta dal regista per rappresentare il gusto degli anni Trenta. Completano la narrazione i bozzetti d’epoca di Jacques Fonteray, costumista parigino delle due pellicole, e i lavori appositamente realizzati per la mostra da Gianluigi Toccafondo. Infine, un inedito cinematografico e un documento storico per il made in italy: in prima nazionale sarà presentata la versione integrale restaurata di un documentario di cinema industriale realizzato nel 1912 dalla ditta Borsalino, con la regia Luca Comerio: un esempio unico nel suo genere, in cui la fabbricazione del cappello viene introdotta e spiegata attraverso una vera e propria fiction. “Se il cinema è indissolubilmente legato al potenziale narrativo del cappello - ha detto Roberto Gallo, Presidente della Fondazione Borsalino - l’azienda Borsalino ha con l’arte cinematografica un’antica relazione. Oltre a creare un canone estetico che ha dato il via alla leggenda cinematografica, l’azienda è da sempre attenta al linguaggio video in ogni sua forma, come attestano numerosi documenti storici che mostrano come il cinema abbia sempre rappresentato negli anni la chiave per comunicare la qualità del cappello alessandrino.” La mostra è accompagnata da un catalogo, edizioni Corraini, in italiano e in inglese. Ospita i contributi di Francesco Alò, Stefano Bartezzaghi, Mario Boselli, Gianni Canova, Emanuele Enria, Paolo Fabbri, Giusy Ferré, Elisa Fulco, Roberto Gallo, Giorgio Gosetti, Franca Sozzani, Dario Edoardo Viganò, Sergio Toffetti. Progetto grafico di Mari Conidi  
   
   
PIAZZOLA SUL BRENTA (VILLA CONTARINI): ENNIO FINZI. DAL NERO AL NON COLORE – FINO AL 20 MARZO 2011  
 
Il nero da felicità e distensione. Ne è convinto Ennio Finzi che per la grande esposizione che gli dedica Villa Contarini a Piazzola sul Brenta, "la Reggia delle Ville Venete", ha scelto opere tutte "Dal Nero al non colore". Un centinaio le opere proposte, molte di grande dimensione, a coprire un percorso che va dagli anni ´50 ad oggi. Con questa mostra la Regione del Veneto e il Gruppo Euromobil dei fratelli Lucchetta consolidano il progetto di proporre, a cadenza annuale, un grande artista veneto vivente, in un ideale percorso che metta via via in evidenza le maggiori personalità artistiche operanti a Venezia e in Terraferma. La mostra, a cura di Dino Marangon e Michele Beraldo, resterà allestita dal 19 dicembre 2010 al 20 marzo 2011. La ricerca di Finzi (Venezia, 1931) si è tutta spesa tra colore e musica. "Il colore", ha affermato lo stesso Finzi, "è quel suono che rincorro affannosamente . È la ragione prima del mio fare, l´ebbrezza, la follia, la catarsi. Il colore è il mio verbo, la ragione prima e forse unica di ogni possibile significato dell´essere: esso risponde in nome dell´oscurità della luce, al tutto del nulla." Finzi ha da sempre considerato i colori prescindendo da ogni riferimento esteriore o naturalistico e al di fuori da ogni costrizione scientifica o da qualsiasi allusività simbolica. "Per me il nero", sono sue parole " è un colore estremamente allegro. Vaglielo a far capire al prossimo che il nero ti dà felicità, ti dà distensione." Esplorato in una infinità di varianti, dall´uniformità all´emergenza segnica, dal lucido all´opaco, dalla più assoluta oscurità alle sue innumerevoli modalità di reagire alla luce sempre diversamente filtrata, catturata, intensificata, modulata, talora ricorrendo persino all´inserimento di pungenti frammenti vetrosi, il nero diventa una sconfinata tastiera sulla quale avanzare sempre nuove ipotesi di superamento degli stessi confini del visibile. Finzi pare così invitarci alla riscoperta del silenzio, concepito come pura, ricchissima vacuità in cui può forse ridiventare possibile un sempre rinnovato risuonare dell´apparire. Il nero in Finzi assume le più diverse funzioni. Eccolo allora, nei primissimi anni Cinquanta, servire a incarnare la perentorietà dell´irregolare delinearsi di costruttivi reticoli di matrice neoplastica, ma, subito dopo, appropriatosi Finzi della logica atonale della musica di Arnold Schoenberg e superata ogni dominanza armonica o accordale, ecco che il nero verrà proponendosi come momento di particolare emergenza pulsionale del segno-gesto, o viceversa come suo più ampio e disteso contrappunto. E ancora, pressoché contemporaneamente, eccolo diventare sconfinata estensione nella quale lasciar risuonare danzanti timbriche Jazz, oppure campo vettoriale al cui interno lasciar vibrare spettrali visualizzazioni di segrete, balenanti radiazioni elettromagnetiche. Ma può anche costituirsi in un non naturalistico spazio, aperto al cosmico emergere di sobrie, ma rilevanti tracce materiche, oppure essere cassa di risonanza all´espandersi del suono del colore, ma può altresì fungere da intervallo volto a valorizzare e intensificare le singole radici e gradazioni delle personalissime Scale cromatiche di Finzi, volutamente estranee a qualsiasi teoria scientifica del colore. Può, in assoluti monocromi, far da riferimento all´apparire di essenziali trascendenze luminose, ma sarà poi ancora il nero a supportare il fascino esercitato su Finzi dall´imporsi dei nuovi mondi delle nuove tecnologie: dall´artificialità del neon alla fredda immaterialità del laser, consentendogli, pur senza superare le soglie della pittura di accentuare gli aspetti immaginativamente progettuali della propria creatività. Ma al di là di ogni specificazione coloristica, a cui lo stesso nero pure appartiene, Finzi ha altresì tentato, già a partire dagli anni Cinquanta, con i suoi Cementi, di dare immagine anche alla compatta e chiusa opacità della materia, mentre a una inedita, ma ancor più compiuta esplorazione del non colore sembrano approdare le sue opere più recenti, nelle quali la pur accentuata articolazione plastica delle superfici giunge a trasfigurarsi nei metafisici, inafferrabili riflessi dell´argento e dell´oro. La mostra sarà corredata da un catalogo di oltre 150 pagine (a cura di Michele Beraldo Dino Marangon), con 100 riproduzioni a colori e apparati biobibliografici "Ennio Finzi. Dal Nero al non colore", Villa Contarini, Piazzola sul Brenta (Padova), 19 dicembre 2010 - 20 marzo 2011. Mostra promossa ed organizzata dalla Regione del Veneto e dal Gruppo Euromobil. A cura di Michele Beraldo e Dino Marangon. Orario: 10 - 16 (mercoledì chiuso). Chiuso inoltre Natale e Capodanno. Ingresso alla Mostra: gratuito. Ingresso alla Villa: interi euro 5,50, ridotti 4,50. Per informazioni e prenotazioni: http://www.villacontarini.eu/  villacontarini@regione.Veneto.it  tel. 049.8778272 / 3  
   
   
IL TEATRO ALLA MODA. COSTUME DI SCENA. GRANDI STILISTI, A CURA DI MASSIMILIANO CAPELLA, APPRODA IL 19 GENNAIO 2011 AI MUSEI MAZZUCCHELLI DI BRESCIA.  
 
Fino al 20 febbraio 2011, si potranno ammirare cento costumi originali, realizzati per famosissime rappresentazioni teatrali, operistiche e coreutiche, insieme a bozzetti, figurini e a rari documentari video dei relativi spettacoli. La mostra è promossa dai Musei Mazzucchelli che già ospitano, nelle sale delle antiche scuderie, il Museo della Moda e del Costume con una pregiata collezione, ormai riferimento culturale del settore, costituita da circa 5000 pezzi databili tra l´inizio del Settecento e la nascita dell´alta moda nel Novecento. I capolavori di sartoria creati dagli stilisti per la scena si collocano dunque in un contesto ideale, completando altresì il percorso della raccolta permanente sull’evoluzione del gusto in due secoli di storia. Sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica Italiana e con il premio di Alta Rappresentanza della Presidenza della Camera dei Deputati, l’evento è promosso insieme ad Altaroma e vanta il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, del Ministero del Turismo, dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero, della Regione Lombardia, Culture, Autonomie e Identità della Lombardia, della Provincia di Brescia e del Comune di Mazzano. La Moda è una componente centrale della cultura contemporanea e Il Teatro alla Moda riunenisce per la prima volta ceazioni uniche come opere d’arte; abiti e costumi, realizzati per il Teatro, l’Opera e la Danza da alcuni tra i più importanti stilisti italiani, quali Gianni Versace, Roberto Capucci, Emanuel Ungaro, Fendi, Missoni, Giorgio Armani, Antonio Marras, Romeo Gigli, Alberta Ferretti, Valentino, Enrico Coveri. Attraverso un’accurata selezione delle loro creazioni, provenienti da prestigiose collezioni teatrali (Teatro alla Scala e Piccolo Teatro di Milano, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro Regio di Parma, Teatro San Carlo di Napoli, National Opera di Washington Dc), oltre che dalle Maison coinvolte e dalle collezioni di attori e cantanti, si ripercorre uno dei momenti più glamour del teatro internazionale moderno e si intende valorizzare l’indiscussa qualità artistica del Made in Italy. Il titolo è un omaggio al testo “Il Teatro alla Moda” di Benedetto Marcello; trattazione nella forma di saporito commento umoristico del teatro lirico, apparso in prima edizione nel 1720. Si dovrà attendere tuttavia il Xx secolo per assistere all’intreccio tra “mondi” diversi; oltrepassando la settorialità delle discipline a favore della condivisione delle arti: dalla pittura alla scultura, dall’architettura al design, dal gesto teatrale al canto e alla danza. Il teatro rappresenta uno dei luoghi privilegiati di questa rivoluzione linguistica e, proprio sul palcoscenico, gli artisti hanno trovato spazio per esprimere la loro fantasia più libera, al servizio di regie, scene e costumi innovativi. Anche l’alta moda, entra nel “luogo teatro” e vi accede già nell’Ottocento con Worth, Poiret e, soprattutto, nel 1924 quando Coco Chanel, su invito di Sergej Pavlovich Diaghilev (1872-1929), disegna i costumi per Le Train Bleu, di Cocteau. Dopo questo importante debutto, nel corso del Xx secolo, l’affascinante liason tra Moda e Teatro si rafforza. A partire dai primi anni Ottanta nei cartelloni delle più prestigiose compagnie d’opera e balletto compaiono i nomi dei maggiori stilisti italiani le cui straordinarie creazioni si possono oggi ammirare nel percorso dell’esposizione romana, divisa in otto sezioni. La Mostra Prima Sezione: Moda, Teatro e Grandi interpreti Dagli anni Ottanta del Novecento i grandi nomi della moda italiana si uniscono a quelli di registi, scenografi e, soprattutto, ai grandi interpreti internazionali del teatro: Luciano Pavarotti, Montserrat Caballè, Katia Ricciarelli, Cecilia Gasdia, Luciana Savignano, Carla Fracci, Kiri te Kanawa, Teresa Stratas, Raina Kabaivanska, Luciana Serra, Lucia Aliberti, Sesto Bruscantini. Ogni volta che un creatore di moda si avvicina al teatro vi imprime il proprio marchio di unicità, andando oltre la ricostruzione filologica propria di un vero costumista. Lo stilista impone la propria griffe e si parla dunque de Il Flauto Magico di Gigli, della Lucia di Lammermoor di Missoni, del Capriccio e della Salomè di Versace, del Così fan Tutte di Armani. In questa sezione si possono ammirare alcuni importanti esempi usciti dall’atelier di Gianni Versace tra cui spiccano, per il Capriccio di Strauss (in scena a San Francisco, all’Opera House, e a Londra, al Royal Opera House, nel 1990), l’abito creato per Dame Kiri te Kanava interprete della Contessa, interamente ricamato con cristalli policromi che formano motivi geometrici ispirati alle grafiche di Sonia Delaunay; e l’abito ricamato per la ballerina Luciana Savignano interprete di Eva Peron nel Patrice Chéreau, devenu danceur, règle la rencontre de Michima e Eva Péron di Béjart, presentato al Théatre de la Monnaie di Bruxelles nel 1988. Si trovano qui esposti anche i costumi realizzati da Genny per la Ricciarelli, da Capucci per la Kabaivanska, da Missoni per Pavarotti e di Fendi per la Gasdia. Seconda Sezione: Fendi. L’opera in Pelliccia La seconda sezione della mostra è interamente dedicata all’amore delle sorelle Fendi per l’opera lirica. L’opera si mette in pelliccia: costumi con inserti di pelliccia, manicotti, mantelle; tutta l’eleganza delle Fendi viene esibita in numerose produzioni, da Verdi a Puccini, da Mozart a Bizet, con una continuità che non ha eguali. Uno dei vertici teatrali è rappresentato dal manto in pelliccia rosa color cipria, qui esposto, realizzato nel 1984 e indossato da Raina Kabaivanska per la Traviata di Mauro Bolognini, con i costumi di Piero Tosi, allo Sferisterio di Macerata. L’impegno operistico più articolato di Fendi è però rappresentato dai sessantatre costumi (di cui tre esempi in mostra) realizzati per Carmen di Bizet all’Arena di Verona nel 1986, con la regia di Pier Luigi Pizzi, in una rilettura di forte impatto cromatico, essenziale e moderna. Una storia dove tutto è danza, passione, movimento e colore, una storia di vita povera e libera, dove i costumi di Fendi creano una sorprendente modernità: jeans con inserti di pelliccia in una esplosione di colori mischiati. Terza Sezione: Missoni. Dalle nebbie di Scozia alla luce di Africa I Missoni si presentano nel 1983 al grande pubblico del Teatro alla Scala con 120 costumi disegnati per Lucia di Lammermoor di Donizetti, con regia di Pizzi. Sette di questi abiti sono esposti in mostra e rivelano una suggestiva fusione delle linee e dei materiali impiegati per i modelli con la musica e la storia dell’opera, tratta da Walter Scott, ambientata tra le nebbie di Scozia. D’altra parte, nelle esperienze teatrali, i Missoni rispettano sempre la loro essenza creativa. E così avviene nell’happening Africa di Missoni, ideato per Italia ’90. Ne possiamo ammirare i costumi in cui righe, zig-zag, geometrie primitive, espliciti riferimenti alla cultura Masai, Mali, Atuna, Dogon, Chad, Senufo, Bantù, si intrecciano a simboli artistici più colti, ispirati a Klee e alla cultura metafisica. Quarta Sezione: Roberto Capucci e le primedonne del belcanto La sezione illustra l’attività teatrale di Roberto Capucci che nel 1986 debutta sulla scena operistica dell’Arena di Verona, con i suoi 500 metri di taffetas bianco, argento e ghiaccio, utilizzati per i 12 costumi delle vestali in sfilata solenne sulle note di Casta Diva, un omaggio a Maria Callas. La teatralità delle creazioni di Capucci diventa segno imprescindibile delle primedonne del belcanto che indossano i suoi abiti in occasione di importanti recital. Abiti plasmati sul carattere delle interpreti, sul loro repertorio e sui loro atteggiamenti in scena: l’eleganza dell’attrice-cantante Kabaivanska, la soavità della purezza vocale della Ricciarelli, l’aerea leggerezza della Bonfadelli e la solennità della tragedienne Antonacci. Nel 2002 vengono presentati al Teatro San Carlo di Napoli due costumi realizzati per un nuovo Capriccio di Strauss, con le scene di Arnaldo Pomodoro. June Anderson indossa nel primo atto un costume in taffetas plissé in nove toni di rosso e nel secondo atto un costume-manto in taffetas e lamé in nove sfumature dal giallo, al beige, all´oro. È questo uno dei rari casi in cui moda, teatro, arte e musica si fondono magistralmente e naturalmente viene messa in scena la capacità espressiva e comunicativa dell’abito-costume che, attraverso l’eloquenza delle stoffe, descrive un carattere, suggerisce e costruisce un personaggio femminile capace di essere unico. Quinta Sezione: Armani Il primo impegno di Giorgio Armani come costumista teatrale risale al 1980. Per Janis Martin in Erwartung di Schönberg al Teatro alla Scala, disegna un abito-tunica bianco, segno luminoso in una scena buia e spoglia. Negli impegni teatrali successivi lo stilista lavora come puro creatore di moda, con adattamenti cromatici dei suoi abiti alle scene. Segni della sua produzione si trovano nell’Elektra di Richard Strauss per il Teatro alla Scala nel 1994, in Les Contes D´hoffmann di Offenbach sempre per la Scala nel 1995, nel Rigoletto di Verdi alla Los Angeles Opera nel 2000 con la regia del cineasta Bruce Beresford e, soprattutto, nel Così fan Tutte di Mozart, presentata il 18 gennaio 1995 alla Royal Opera House Covent Garden di Londra e il mese seguente a Roma. La produzione teatrale di Armani trova tuttavia il suo terreno d’elezione nella danza e nel musical com’è ben dimostrato dai costumi per Bernstein Dances di Neumeier, per Tosca Amore Disperato (2003) di Lucio Dalla, liberamente ispirata all´opera di Giacomo Puccini, e soprattutto dalla spettacolare Bata de Cola indossata da Joaquin Cortes in Joaquin Cortes Show (2002), mai esposta in Italia prima d’ora. Sesta Sezione: Marras da Sogno Le suggestioni, il mistero e la magia del teatro shakespeariano inducono Antonio Marras a creare nel 2008 i costumi, qui esposti, per il Sogno di una notte di mezza estate, allestito al Piccolo Teatro di Milano con la regia di Luca Ronconi e le scene di Margherita Palli. La storia, intrisa di libertà e fantasia, dell’amore di Titania e Oberon, di Elena, Lisandro, Ermia e Demetrio, viene trasposta da Ronconi in una sorta di scenario urbano, un bosco-città, una foresta incantata, dove i costumi dello stilista sollecitano il mondo visionario del testo, alternano il tulle oscuro delle fate e la garza bianca stropicciata dei quattro amanti, divise eleganti e, per gli elfi, un look stile vittoriano-dark. Settima Sezione: Il Made in Italy diventa teatro A partire dalla metà degli anni Novanta, accanto a stilisti che mantengono una continuità nell’impegno teatrale, si registrano apparizioni solitarie, ma sorprendenti, come nel caso di Romeo Gigli che disegna nel 1995 i costumi per Die Zauberflöte di Mozart al Teatro Regio di Parma, esposti in questa sezione; in un gioco di intrecci tra colori, fogge surreali, con riferimenti al passato e a un’idea di futuro, lo stilista mette in risalto il tema della trasformazione dello spirito umano, amplificato dal movimento dei danzatori e dalla voce umana. Nel segno di Carmen è l’esperienza teatrale di Alberta Ferretti che nel 2001 disegna 490 costumi di scena (di cui cinque magnifici esempi in mostra) per l’opera di Bizet alle terme di Caracalla a Roma, dove reinventa una Spagna essenziale, tutta giocata sui colori bianco, rosso e nero. Il clima degli anni Venti del Novecento, con riferimenti all’art déco, alla cultura del jazz e del charleston, è rievocato invece nei costumi di Enrico Coveri per i protagonisti di Il Grande Gatsby, andato in scena nel 2000 al Teatro alla Scala e, soprattutto, nei costumi creati da Valentino per l’opera contemporanea in due atti The Dream of Valentino, presentata nel 1994 in prima mondiale al Kennedy Center di Washington Dc. La storia di Rodolfo Valentino viene ripercorsa nella sua fase americana, tra il 1913 e il 1926, con creazioni che spaziano dalla rievocazione settecentesca per i costumi à la française di Monsieur Beaucaire, al modello da gaucho per la citazione del film Sangue e Arena, ai modelli femminili che rimandano alle linee e alle decorazioni tipiche degli anni Venti. Ottava Sezione: Versace Teatro “Il teatro è il mio vero amore...” così affermava Gianni Versace parlando della sua passione per l’opera e per la danza. Il teatro per la maison Versace è un impegno continuo, con la creazione di costumi che esprimono pienamente il trionfo del suo gusto barocco, in un’accezione di pura teatralità seicentesca. Lo sguardo di Versace si apre ad una libertà totale di inventiva e la collaborazione con Maurice Béjart, Bob Wilson, Roland Petit, John Cox, William Forsythe e Twyla Tharp gli offre la possibilità di reinventare il passato coniugandolo con il presente. Si trovano qui riuniti capolavori assoluti, dai costumi per il balletto Josephlegende di Richard Strauss, in scena al Teatro alla Scala nel 1982, a quelli per il Don Pasquale di Gaetano Donizetti del 1984; anno in cui incontra anche il coreografo Maurice Béjart e realizza i costumi del balletto Dionysos. E soprattutto quelli creati nel 1987 per Salomé di Strauss, messa in scena da Bob Wilson al Teatro alla Scala di Milano, in cui raggiunge uno dei suoi vertici creativi: velluto, taffetas e crêpe de chine di seta, organza, raso, cordoni di fili di seta, con un chiaro omaggio a Elsa Schiaparelli, nelle fogge anni Quaranta, e a Roberto Capucci per le maniche a scatola. La regia sdoppiò i personaggi su due piani, i cantanti con modelli altamente scenografici, e i mimi e i ballerini, rivestiti da strutture che sintetizzavano lo spirito del costume principale. Gli impegni per il teatro diventano per Versace sempre più numerosi; lavora moltissimo con Béjart, ma anche con Roland Petit e l’American Ballet Theatre. L’intreccio tra arte e moda raggiunge l’apice nel 1989 nelle invenzioni per Doktor Faustus, presentato al Teatro alla Scala con la regia di Bob Wilson: intreccio di combinazioni cromatiche e libertà informali delle linee, abiti e copricapi sculture, con segni grafici arditi, netti, ispirati alle invenzioni di Mirò. Ogni sezione è corredata da un video con immagini tratte dalle principali rappresentazioni teatrali, in cui i costumi ideati dagli stilisti si possono vedere indossati dagli interpreti, godendo così a pieno della bellezza e dell’arte di queste creazioni nel contesto per cui sono nate  
   
   
BERGER AD AMBURGO, INAUGURATA MOSTRA FOTOGRAFICA SULLE DOLOMITI  
 
Un viaggio lungo 35 foto attraverso le Dolomiti patrimonio naturale dell´umanità Unesco. Le immagini del fotografo altoatesino Georg Tappeiner fanno bella mostra di sè ad Amburgo, presso la sede della casa editrice "Gruner+jahr". La rassegna, allestita da National Geographic, è stata inaugurata quest´oggi (9 dicembre) dall´assessore al turismo Hans Berger. "Grazie al riconoscimento di patrimonio naturale dell´umanità conferito dall´Unesco - ha sottolineato Berger - le Dolomiti possono diventare un tema d´interesse in tutto il mondo, e questa mostra rappresenta un contributo importante in tal senso". La mostra "Dolomiti – Il cuore di pietra del mondo" è annunciata ad Amburgo da un grande pannello di quattro metri per due posizionato all´ingresso della casa editrice "Gruner+jahr", nella cui sede sono state installate 35 immagini che condurranno i visitatori attraverso un viaggio sensoriale tra le più belle montagne del mondo. La mostra è stata inaugurata dall´assessore provinciale al turismo Hans Berger, dalla direttrice editoriale Julia Jäkel, e dal caporedattore di National Geographic Germania Erwin Brunner. Era presente anche il direttore di Alto Adige Marketing Christoph Engl: "Con questa mostra frutto della collaborazione tra Alto Adige, Trentino e Veneto con il patrocinio di National Geographic - ha spiegato Engl - vogliamo dare grande visibilità alle Dolomiti. Il progetto itinerante ha già fatto tappa alla Photokina, la più grande fiera di fotografia e tecnica, riscuotendo grande interesse presso il pubblico specializzato, e sono previste tappe in altre 8 località europee. Faremo di tutto perchè la mostra possa arrivare anche nella "Exploration Hall" della National Geographic Society di Washington". La mostra, che secondo gli organizzatori sarà visitata da circa 35mila persone, rimarrà aperta al pubblico sino al 5 gennaio. Al termine dell´inaugurazione l´assessore Hans Berger ha visitato quella che, con 13mila collaboratori e 300 testate in 30 paesi, è la più grande casa editrice europea  
   
   
LANIFICIO CONTE DI SCHIO: ELDA CECCHELE. IN FORMA DI TESSUTO - UNA MOSTRA A CURA DI MARIA LUISA FRISA - FINO AL 20 FEBBRAIO 2011  
 
Dal 4 dicembre il Lanificio Conte di Schio ospita la mostra “Elda Cecchele. In forma di tessuto” dedicata all’attività della tessitrice veneta che, fra gli anni cinquanta e settanta, ha contribuito con i suoi tessuti ricercati all’affermazione di stilisti come Roberta di Camerino, scomparsa lo scorso maggio, Salvatore Ferragamo, Franca Polacco, Jole Veneziani. La mostra è realizzata dal Comune di Schio, con il sostegno della Regione del Veneto, ed è curata da Maria Luisa Frisa, direttore del corso di laurea in Design della moda presso la Facoltà di design e arti di Venezia (Università Iuav di Venezia), con Gabriele Monti, docente di Concept design presso il corso di laurea in Design della moda. La mostra è un’occasione per scoprire per la prima volta lo straordinario lavoro di Elda Cecchele (1915-1998) che, con le proprie stoffe realizzate nel laboratorio di Galliera Veneta (Padova), ha collaborato con i grandi designer italiani del Novecento. Le prime tappe significative della carriera di Elda Cecchele sono rappresentate dalla partecipazione alla Sezione delle Arti Decorative delle Biennali di Venezia del 1956 e del 1960 e all’Italian Festival di Tokyo come rappresentante dell’artigianato tessibile italiano. Durante la sua carriera quarantennale si è poi dedicata alla produzione tessile artigianale per abbigliamento, accessori e arredamento, che si distingue per la qualità di superficie dei tessuti, frutto di una continua sperimentazione di colori e materiali non usuali (cellophane, fettucce in pelle, strisce di pelliccia, tulle). La mostra è ideata a partire da tessuti, campioni, materiali, abiti, accessori, quaderni e fotografie conservati presso l’archivio Elda Cecchele, di proprietà della famiglia della tessitrice. Il progetto allestitivo della mostra è di Mario Lupano, docente della Facoltà di design e arti allo Iuav, storico e critico dell’architettura contemporanea. Su una serie di tavoli sono disposti paesaggi costruiti da matasse di filati e soutaches, innumerevoli varietà di cordoli, passamanerie e campioni di tessuti. Ritmano questa infilata di tavoli alcune costellazioni di abiti, in prevalenza realizzati dalla sartoria di Franca Polacco, che permettono di rileggere in modo spettacolare i tessuti. Esporre l’archivio Elda Cecchele significa restituire un’interpretazione contemporanea dell’attività della tessitrice: la diretta visione dei suoi tessuti, mai sufficientemente apprezzabili nella restituzione fotografica, permetterà di comprendere come la loro originalità e la loro ricercatezza fossero fondamentali per la confezione di indumenti e accessori che, con la loro moderna linearità, ne esaltavano le caratteristiche. La qualità e la dignità artistica del lavoro di Elda Cecchele permettono di tracciare uno spaccato socioculturale e imprenditoriale del Nord-est negli anni cruciali del suo sviluppo. Negli anni cinquanta e sessanta Elda Cecchele diede avvio al sistema della manifattura dedicata al nascente sistema moda italiano. Oggi Elda Cecchele incontra Schio, un centro di innovazione attiva dove, con la dinastia Rossi, nacque la grande industria tessile italiana. Con questa mostra non si legge solo un pezzo della nostra storia, ma si attiva la vera natura di questo territorio: saper trasformare i materiali immettendo costantemente nel lavoro quotidiano ricerca, innovazione e creatività. Il catalogo è realizzato da Marsilio Editori di Venezia e sarà inserito nella collana “Libri illustrati”, promossa e distribuita sul mercato nazionale attraverso la Rcs Libri. Fra le altre iniziative di successo della casa editrice ricordiamo la collana “Mode”, dedicata alle idee e alle figure della moda e realizzata in collaborazione con la Fondazione Pitti Discovery. La mostra è realizzata con il supporto di Associazione Artigiani della Provincia di Vicenza, Cna Vicenza, Confindustria Vicenza, Unicredit. Insieme alla Fabbrica Alta, al Giardino Jacquard, all’Asilo Rossi, al Teatro Civico, il Lanificio Conte di Schio fa parte di una delle aree a maggior concentrazione di archeologia industriale al mondo. Nel corso del diciottesimo secolo Schio è diventata una culla della moderna industria italiana. In questo contesto è nato, nel 1757, il Lanificio Conte, che ha conservato nel corso dei secoli la tipica impostazione paleoindustriale di compenetrazione tra area privata (abitazione padronale con parco romantico) e momento produttivo (l’opificio) che associa alle recenti strutture in cemento armato gli impianti sette-ottocenteschi. Catalogo: Marsilio Editori, Venezia Il progetto è realizzato da Regione del Veneto e Comune di Schio In collaborazione con il Dipartimento Iuav per la ricerca (Università Iuav di Venezia), nell´ambito dell´unità di ricerca: "Il progetto nella moda / Italian Studies in Fashion Design", responsabile scientifico Mario Lupano  
   
   
VENEZIA (GALLERIA DI PIAZZA SAN MARCO 71/C): 94MA COLLETTIVA GIOVANI ARTISTI - OPENING SABATO 18 DICEMBRE ORE 12.00 – FINO AL 23 GENNAIO 2011  
 
Ventinove giovani artisti e dieci grafici emergenti. Sono loro i protagonisti della 94esima Collettiva Giovani Artisti che dal prossimo 18 dicembre, fino al 23 gennaio 2011, esporranno le loro opere presso la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, nella sua sede di Piazza San Marco. Sono stati 225 i giovani che tra il 18 e il 20 di novembre 2010 si sono presentati con le loro opere nella sede di Palazzetto Tito della Fondazione Bevilacqua La Masa. Tutti rispondono ai requisiti d´età, dai 18 ai 35 anni e hanno scelto di vivere nell´area del Triveneto pur provenendo da tutta Italia ed Europa. Hanno presentato 266 opere in totale tra video, fotografia, pittura, scultura e installazione. Da questa rosa sono stati selezionati 29 artisti o gruppi di artisti e 10 grafici. La giuria che li ha scelti è stata composta da critici, giornalisti e galleristi di arte contemporanea: Angela Vettese, Presidente della Fondazione Bevilacqua La Masa; Caroline Corbetta, critico e curatrice indipendente; Carlo Di Raco, Direttore dell´Accademia di Belle Arti di Venezia; Rä Di Martino e Anita Sieff, artiste; Andrea Viliani, Direttore della Fondazione Galleria Civica di Trento e Paolo Zani della Galleria Zero di Milano. I sette giurati per due giorni hanno visionato opere e portfolio, per arrivare alla decisione finale di portare in mostra nelle sale della galleria di Piazza San Marco 39 partecipanti. Tra loro sei hanno vinto una borsa di studio o un premio. I quattro premi della Fondazione Bevilacqua La Masa, di 1500 euro ciascuno, sono stati assegnati a Nico Angiuli, Thomas Braida, Nicolò Morgan Gandolfi e Serena Vestrucci. Il premio della grafica, per un valore di 800 euro, è stato assegnato a Gloria Zanotti. Il premio della Regione Veneto, per un valore di 1000 euro, è stato vinto invece da T-yong Chung. I nomi dei 29 artisti che esporranno in Galleria il prossimo 18 dicembre sono: Nico Angiuli, Thomas Braida, Ludovico Bomben, Roberta Bernasconi, Claudio Bertelli, Stefano Bullo, Enrico Casagrande, Francesco Cagnin, T-yong Chiung, Roberto Cosi, Federico Covre, Fabio De Meo, Roberto De Pol, Nebojsa Despostovich, Roberto Fassone, Nina Fiocco, Niccolò Morgan Gandolfi, Giovanni Giaretta, Lupo Teodoro, Emanuele Marcuccio, Federica Mason, Graziano Meneghin, Giorgio Micco, Nicole Moserle, Valerio Nicolai, Jacopo Trabona, Alberto Traverso, Nicola Turrini, Serena Vestrucci. E´ stata una giovane grafica, Gloria Zanotti, a vincere il premio e ad avere così la possibilità di realizzare con la sua immagine la copertina del catalogo, l´invito e i manifesti della 94ma collettiva della Blm. Accanto alla sua proposta, in mostra verranno esposte anche quelle di Francesco Cagnin, Lia Cecchin, Valentina Ciarrapica, Silvia Ciaroni, Roberto Fassone, Rachele Maistrello, Sara Mognol e Daria Tommasi, Thomas Scalco,talenti innati sprecati. Da segnalare inoltre che a partire da venerdì 17 dicembre (inaugurazione ore 18.00), a Palazzetto Tito si terrà, contestualmente, la mostra dei borsisti della 93ma Collettiva Giovani Artisti: Martino Genchi, Riccardo Giacconi, Chiaralice Rizzi, Laura Lovatel e Federica Menin. La 94esima Collettiva Giovani Artisti e la mostra dei Borsisti della 93ma Collettiva Giovani Artisti sono realizzate grazie al contributo della Fondazione Musei Civici di Venezia e della Regione Veneto. Informazioni : Fondazione Bevilacqua La Masa Dorsoduro 2826, 30123 Venezia Tel. +39 041 5207797 – Fax +39 041 5208955 www.Bevilacqualamasa.it  
   
   
VIAREGGIO (CENTRO MATTEUCCI PER L´ARTE MODERNA): GARIBALDI A PALERMO - UNA MEMORABILE PAGINA DEL RISORGIMENTO NEL CAPOLAVORO DI FATTORI - 22 GENNAIO - 13 MARZO 2011  
 
Una mostra intorno ad un capolavoro. La propone dal 22 gennaio al 13 marzo il Centro Matteucci per l´Arte Moderna nella sede di Viareggio. Il capolavoro è il celebrato Garibaldi a Palermo dipinto intono al 1860, quindi quasi in presa diretta con l´evento raccontato da Giovanni Fattori. Il grande olio è una delle raffigurazioni più famose sul tema dell´Epopea dei Mille e di certo è la più "cinematografica" fra esse. E´ del resto documentato come grandi registi quali Blasetti e Visconti si siano rifatti alle inquadrature di Fattori e a questa specifica opera per grandi film, da 1860 a Senso a Il Gattopardo, opere cult della cinematografia risorgimentale. Per entrambi si è rivelato determinante lo studio del linguaggio figurativo, oltre che narrativo di Fattori, l´artista, tra i Macchiaioli, più dotato di vena creativa e insuperabile nel trasfondere nelle scene militari lo spirito e le attese di un´Italia prossima a divenire Nazione. La scelta dei curatori - Giuliano Matteucci, Francesca Panconi e Roberto Viale - non si è risolta in una semplice e scontata mostra sul Risorgimento, bensì in quello che, data l´unicità dell´opera, potrebbe esse definito un vero e proprio dossier storico-pittorico. E´ il caso di parlare, insomma, di un capolavoro che, dopo essere stato recentemente esposto al Musée d´Orsay di Parigi in occasione della grande mostra Voir l´Italie et mourir (2009), viene ora messo sotto la lente per essere da ciascuno interpretato secondo la propria ottica e sensibilità. Contestualizzato nel susseguirsi dei principali fatti d´arme e episodi artistici all´origine dell´idea: l´arrivo delle truppe di Napoleone Iii a Firenze, fissate da Fattori nei primi studi dal vero, il sentimento popolare che animò i fiorentini nei giorni della cacciata del Granduca Leopoldo, il fervore patriottico dei Macchiaioli nello schierarsi tra le file dei volontari, le grandi battaglie della Madonna della Scoperta e di Palestro e gli scontri dei Mille in Sicilia . Il Garibaldi è affiancato, nella mostra viareggina, da una serie di opere di Borrani, Buonamici, Bechi e dello stesso Fattori. Opere che, strettamente correlate e scaturite da una comune cultura figurativa, invitano a riflettere su come la strada verso la modernità battuta da quella generazione d´artisti sia tratteggiata di spaccati di profonda umanità. Il rapporto cinema-pittura è cosa nota. Ripetutamente citato dalla critica come esempio paradigmatico di trasposizione pittorico-filmica è, come si accennava, proprio il Garibaldi a Palermo, dipinto dal livornese quando andava esemplando il lessico su un personalissimo archetipo iconografico. Riscoperto alla metà del secolo scorso dopo anni di oblio, lo si può considerare punto cruciale della maturazione dell´artista, un´icona in quel genere di rappresentazioni emotive ove, prendendo a pretesto i grandi eventi bellici nei quali "il grido di dolore" dei soldati italiani si era elevato più alto e più forte, egli, a suo modo, se ne fa portavoce, tramandandone la memoria in immagini di straordinaria intensità. Incentrato su uno degli episodi cruenti della campagna di Garibaldi in Sicilia, al di là di ogni retorica, documenta il momento in cui le truppe con le camicie rosse sono impegnate il 27 maggio negli scontri all´ingresso di Palermo nei pressi Porta Termini, oggi Porta Nuova. Tagliata sullo sfondo, se ne riconosce la massiccia linea architettonica avvolta nei fumi degli spari e circondata dalle macerie, mentre, alla destra, si distingue netta la sagoma del Generale, attorniata, probabilmente, da quelle dei collaboratori Bixio, La Masa, Turr e Nullo. Ed è con l´intento di far conoscere questa pietra miliare della partecipazione emotiva dei Macchiaioli alla causa italiana e del sentimento intimo e profondo che ha corroborato l´opera di uno dei suoi maggiori protagonisti espresso, in questo caso, oltre che con la nuova tecnica della "macchia", attraverso inquadrature di un dinamismo e di un taglio, si potrebbe dire, cinematografico, che il Centro Matteucci per l´Arte Moderna presenterà nei propri spazi espositivi Garibaldi a Palermo. Una memorabile pagina del Risorgimento nel capolavoro di Fattori. Garibaldi a Palermo. Una memorabile pagina del Risorgimento nel capolavoro di Fattori. Viareggio, Centro Matteucci per l´Arte Moderna, via D´annunzio 28. Dal 22 gennaio al 13 marzo 2011; orario: da lunedì a sabato 9.30-13.00; 15.00-19.30 (chiusura cassa 30 minuti prima), domenica 9.30-13.00 (chiusura cassa 30 minuti prima) Apertura al pubblico: sabato 22 gennaio ore 9.30. Biglietto: intero euro 5 / ridotto euro 3 Mostra promossa dal Centro Matteucci per l´Arte Moderna in coproduzione con Comune di Viareggio, Società di Belle Arti, Istituto Matteucci info: tel.0584 430614; fax 0584 54977 Mostra a cura di Giuliano Matteucci, Francesca Panconi, Roberto Viale. Catalogo edito Centro Matteucci per l´Arte Moderna con saggi di Roberto Guerri, Giuliano Matteucci e Andrea Possieri Info: tel. 0584 430614; fax 0584 54977 info@centromatteucciartemoderna.It    
   
   
CAPODANNO NEI PARCHI  
 
Il 30 dicembre - con le racchette da neve al Parco Nazionale dello Stelvio (Lombardia, Trentino Alto Adige) Tracce Sulla Neve Escursione serale con racchette da neve. Ritrovo presso il Centro Visitatori di Rabbi alle ore 20.45. Il rientro è previsto alle ore 23.00 circa. Quota di partecipazione: Euro 12,00 a persona, comprensiva del noleggio dell´attrezzatura e di bevanda calda. Equipaggiamento consigliato: giacca a vento, guanti berretto, scarponcini da montagna o scarpe invernali pesanti (no moon-boots). L´itinerario, che si snoda in Valle di Rabbi, sarà stabilito al momento in relazione all´innevamento ed alle condizioni meteorologiche. L´escursione non presenta difficoltà tecniche, ma richiede un minimo di attitudine alle gite in montagna. Prenotazioni entro le ore 18.00 del giorno che precede l´escursione presso: Centro Visitatori di Rabbi/loc. Rabbi Fonti/rabbi (Tn) Tel. 0463/985190; Centro Visitatori di Peio/via Roma 28/Cogolo (Tn) Tel. 0463/754186. Altre info sul Parco Nazionale dello Stelvio http://www.Parks.it/parco.nazionale.stelvio  Il 30 dicembre - un angolo di paradiso nel Parco delle Alpi Marittime (Piemonte) La Serra Dei Castagni Gita nella conca di Esterate. Sono stati due grandi ghiacciai, nel Quaternario, a dare origine alla conca di Esterate, un angolo di paradiso di boschi, radure e piccole borgate. Con la guida del Parco Alpi Marittime, Marco Grillo si salirà con le racchette da neve a piedi a questo luogo appartato, a due passi da Entracque, per vivere i profondi silenzi della montagna invernale. Ritrovo: Entracque (Cn). Dislivello: 400 m ca. Tempo di salita: 2 ore ca. Difficoltà: per escursionisti mediamente allenati. Rientro previsto: ore 16.00 ca. Costo: 10 Euro. Info e prenotazioni: Parco Alpi Marittime - Tel. 0171 978616. Prenotazione obbligatoria entro ore 13.00 del giorno precedente l´uscita (l´ora e il punto di ritrovo saranno comunicati all´atto dell´iscrizione). Altre info sul Parco delle Alpi Marittime http://www.Parks.it/parco.alpi.marittime  Il 30 dicembre - attività per i più piccoli al Parco Regionale del Corno alle Scale (Emilia-romagna) Chi Si Nasconde Nel Bosco: Gnomi, Folletti, E...? Animazione per bambini da 3 a 5 anni. Breve passeggiata per scoprire i segreti del bosco invernale tra fantasia e realtà. In caso di condizioni meteo incerte si svolgeranno attività all´interno del Centro Visita a Madonna dell´Acero. Durata: 2 ore. Ritrovo alle ore 9.30 al Centro Visita Pian d´Ivo di Madonna dell´Acero. Quota di partecipazione: 3,00 Euro/bambino. Senza prenotazione. Per ulteriori informazioni: Tel. 0534/51761 - Email: promozione@parcocornoallescale.It  Altre info sul Parco Corno alle Scale http://www.Parks.it/parco.corno.scale  Il 30 dicembre - escursione col Mazarol al Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi (Veneto) Luna Piena, Ciaspe Ai Piedi E Minestrone Nella Panza Passeggiata notturna sulla neve argentata dalla Luna. Percorso: anello Casera dei Boschi, Campon d´Avena. Ritrovo presso la stazione di Feltre (Bl), alle ore 19.00. Dislivello: 250 m. Difficoltà: facile. Cena di mezzanotte in un ristorante del Monte Avena. Per ulteriori informazioni: Tel. 0439/3328 - e-mail: info@dolomitipark.It  Altre info sul Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi http://www.Parks.it/parco.nazionale.dol.bellunesi  Dal 30 dicembre al 2 gennaio - tra montagne e boschi innevati al Parco Nazionale d´Abruzzo, Lazio e Molise (Abruzzo, Lazio e Molise) Capodanno Da Lupi Un Capodanno diverso dagli altri, all´insegna della natura immersi fra le montagne e i boschi innevati del Parco Nazionale d´Abruzzo, Lazio e Molise. Un soggiorno dedicato al Lupo appenninico (Canis lupus italicus) signore dell´inverno, che fra le valli del Parco ha trovato l´habitat ideale per vivere e cacciare, rifugiandosi fra questi boschi anche nei momenti piu difficili per la sua sopravvivenza. Ogni giorno passeggeremo lungo i sentieri del Parco alla ricerca degli animali, seguendo le tracce ed i segni di presenza che essi lasciano sul manto innevato, aiutandoci anche con le ciaspole (racchette da neve). Senza dimenticare l´escursione serale di wolf-howling "sulle tracce del lupo". Dormiremo in un rifugio attrezzato, dove potremo apprezzare l´ospitalita e la buona cucina abruzzese. Appuntamento a Pescasseroli, Ecotur in Via Piave 9 - Tel.0863/912760, arrivo libero dalle 16.00 in poi. Il programma potrà subire delle modifiche o per avverse condizioni climatiche o per esigenza particolare dei partecipanti. Per informazioni www.Ecotur.org Altre info sul Parco Nazionale d´Abruzzo, Lazio e Molise http://www.Parks.it/parco.nazionale.abruzzo  Il 2 gennaio - sulla neve al Parco Naturale Regionale delle Dolomiti Friulane (Friuli Venezia Giulia) Ciaspolade Esplorative Percorsi esplorativi con le ciaspe della durata di 8 ore. Ritrovo alle ore 9.00 a Forni di Sopra, Centro visite del Parco Val di Suola (Ud). Prenotazioni entro le 12.00 del giorno precedente. Info e prenotazioni: Tel. 042787333 - 043388080 - www.Parcodolomitifriulane.it  Altre info sul Parco delle Dolomiti Friulane http://www.Parks.it/parco.dolomiti.friulane  Il 2 gennaio - alla scoperta del Parco Nazionale dei Monti Sibillini (Umbria, Marche) Immagini Da Presepio Ciaspolata panoramica con vedute di splendidi scorci invernali di Castelluccio e dei suoi Piani. Tempo percorrenza: 4.00 ore. Dislivello: 300 m. Difficoltà: E. Quota individuale: Euro 20 compreso uso delle racchette da neve. Guida del Parco: Maurizio Fusari. La partecipazione alle attività richiede la prenotazione, che deve pervenire entro le ore 17.00 del giorno precedente, contattando telefonicamente o con e-mail la Guida del Parco o contattando l´associazione al 335/216748. Altre info sul Parco Nazionale dei Monti Sibillini http://www.Parks.it/parco.nazionale.monti.sibillini   Il 2 gennaio - inverno nel Parco dell´Adamello (Lombardia) Tra I Silenziosi E Innevati Boschi Della Val D´avio Con Ciaspole E Torcia Escursione con le racchette da neve. Ritrovo alle ore 17.30 presso la Casa del Parco dell´Adamello di Vezza d´Oglio (Bs). Cena in rifugio/trattoria. La partecipazione alle attività necessita di iscrizione obbligatoria presso la sede di Vezza d´Oglio entro le ore 18.00 del giorno precedente l´attività. Per informazioni e iscrizioni: Casa del Parco Sede di Vezza d´Oglio - Alternativa Ambiente Via Nazionale, 132 - 25059 Vezza d´Oglio (Bs) - Tel./fax 0364/76165 - E-mail: sedevezza@parcoadamello.It  - Sito web: www.Alternativaambiente.com  ; Parco Regionale dell´Adamello Piazza Tassara, 3 - 25043 Breno (Bs) - E-mail: info@parcoadamello.It  - Sito web: www.Parcoadamello.it  Altre info sul Parco dell´Adamello http://www.Parks.it/parco.adamello  Il 4 gennaio - amici animali al Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini (Lazio) L´asino Da Sempre Antico Amico Dell´uomo Conoscenza delle abitudine della vita dell´asino: pulizia, alimentazione e lavoro. Appuntamento alle ore 9.30 presso l´azienda agricola l´Ape Operaia. Durata: intera giornata. Lunghezza del percorso 800 mt. Prezzo: 8 Euro compresa la colazione contadina. Info e prenotazioni: Tel. 0774 822125 - 3477758734 - f.Capitani@libero.it  - a.Operaia@gmail.com  Altre info sul Parco dei Monti Simbruini http://www.Parks.it/parco.monti.simbruini  
   
   
RAVENNA (MUSEO D´ARTE DELLA CITTÀ): L´ITALIA S´È DESTA: 1945-1953 - ARTE ITALIANA DEL SECONDO DOPOGUERRA, DA DE CHIRICO A GUTTUSO, DA FONTANA A BURRI - CATALOGO EDITO DA UMBERTO ALLEMANDI & C. - 13 FEBBRAIO / 26 GIUGNO 2011  
 
Come si presenta il panorama artistico italiano alla conclusione del secondo conflitto mondiale? Per la prima volta in modo complessivo la mostra L´italia s´è desta: 1945 - 1953. Arte italiana del secondo dopoguerra da De Chirico a Guttuso, da Fontana a Burri ne farà un´ampia e organica ricognizione. Dal 13 febbraio al 26 giugno 2011 le oltre 160 opere saranno esposte nelle sale del Mar - Museo d´arte della città di Ravenna. In una manciata d´anni, dal 1945 al 1953, il fervore innovativo delle ultime generazioni cambia decisamente volto all´arte italiana, da Milano a Roma, da Venezia a Torino. Pur da sponde diverse, in alcuni casi decisamente contrapposte, la premessa comune degli artisti italiani sembra non poter essere che la rimozione quasi senza appello di quasi tutto ciò che era accaduto fra le guerre, compresi "maestri" come Carrà, De Chirico, Morandi, Sironi ed altri che la mostra documenta. Si guarda soprattutto a Picasso, al Picasso di Guernica, inteso come modello stilistico e insieme ideologico. L´arco di tempo analizzato nel percorso espositivo ha proprio come termine il 1953, quando all´artista spagnolo viene dedicata in Italia una vasta rassegna a Roma e a Milano. Un vivo fermento artistico anima la penisola, sono gli anni della dura contrapposizione fra figurazione realista e i diversi astrattismi; sono gli anni del Fronte nuovo delle Arti, di Forma 1, dello Spazialismo, del Mac, del Nuclearismo, del Gruppo degli Otto; sono gli anni di Afro, di Baj, di Burri, di Dorazio, di Dorfles, di Fontana, di Guttuso, di Leoncillo, di Vedova, per citarne solo alcuni; sono gli anni in cui gli artisti italiani cercarono una nuova libertà espressiva dopo la tragedia della guerra. "[...]Se oggi è stato possibile che un così folto gruppo di artisti abbia così entusiasticamente aderito [...] ´contro le barbarie´ e la guerra, ciò sta a dimostrare l´alta coscienza civile degli artisti italiani, sta a dimostrare da che parte stanno questi artisti, i quali appartengono a tutte le tendenze estetiche e politiche. [...]" (R. Guttuso, 1951) La mostra del Mar, curata da Claudio Spadoni, è promossa dal Comune di Ravenna, dall´Assessorato alla Cultura e dal Museo d´Arte della città, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna. Tra le iniziative collaterali, il Mar propone una rassegna cinematografica con la proiezione dei film dell´epoca, a partire dal capolavoro di Rossellini Roma Città aperta. Documenta l´esposizione un importante catalogo edito dalla casa editrice Allemandi, a cura di Claudio Spadoni, con saggi di Marco Antonio Bazzocchi, Luciano Caramel, Claudia Casali, Alberto Giorgio Cassani, Francesco Poli, Luisa Somaini, mentre gli apparati bibliografici sono di Irene Biolchini e Davide Caroli. Informazioni e prenotazioni: www.Museocitta.ra.it  visite guidate e laboratori: 0544 482487  
   
   
LORETO (MUSEO ANTICO TESORO DEL SANTUARIO DI LORETO): 20 VEDUTE DELLA BASILICA DI LORETO. MOSTRA DI ANDREA SOCRATI - INAUGURAZIONE VENERDÌ 3 DICEMBRE ORE 15.30, FINO AL 15 GENNAIO 2011  
 
20 vedute della Basilica di Loreto. Mostra di Andrea Sòcrati, inaugurazione venerdì 3 dicembre, ore 15.30, presso il Museo Antico Tesoro del Santuario di Loreto alla presenza dell´Arcivescovo Monsignor Giovanni Tonucci, con il patrocinio del Museo Tattile Statale Omero e della Delegazione Pontificia di Loreto. Fino al 15 gennaio 2011. Il santuario di Loreto vanta nelle sue raccolte d’arte una ricca serie di Vedute, per lo più a incisione, ma anche pitture, che spaziano dal Xvi al Xx secolo. Esse costituiscono un documento di notevole interesse per definire la genesi e lo sviluppo architettonico del Santuario e della città che lo racchiude dentro un’articolata cinta muraria. Le vedute di Andrea Sòcrati si distaccano da tutte quelle precedenti per la tecnica e la finalità: essa è infatti mutuata dai sistemi con cui si realizzano i disegni a rilievo per le persone non vedenti. Con particolari accorgimenti è stata evidenziata la potenzialità estetica di tale tecnica unendo così la forza della visione ai valori della tattilità. Nel dettaglio, si parte da una fotografia che poi viene disegnata e rielaborata al computer manualmente e poi ancora poi viene stampata in rilievo con colori a mano. Il profilo della Basilica della Santa Casa, appare nelle immagini di Socrati immersa nel verde e nella natura, oppure assalita da ridenti vigneti, o contaminata dalle palme. Ma ci sono anche vedute del sacro, come quelle delle processioni. Tutti elementi che fanno di Loreto un luogo dove la religiosità invade e determina il paesaggio. L´immagine è dunque fruibile non solo attraverso la vista ma anche attraverso l´esplorazione aptica, consentendo ai non vedenti un approccio diretto all´opera, che prevede anche una breve descrizione in Braille, ai vedenti di godere con la vista dei particolari effetti dati dalla tecnica a rilievo e di superare il tabù del toccare l´opera avendo un approccio intimo con la stessa e cogliendone, allo stesso tempo, anche le sensazioni delle texture e della particolare carta impiegata. Farà parte dell´esposizione anche un piccolo modello della basilica realizzato in terracotta. La mostra è documentata da un catalogo i cui testi sono costituti da una prefazione dell´Arcivescovo Monsignor Giovanni Tonucci e una nota critica di Padre Giuseppe Santarelli. Andrea Sòcrati nasce a Roma il 30 novembre 1965 e risiede ad Ancona. E´ storico dell´arte, docente specializzato per il sostegno negli istituti secondari di secondo grado e esponsabile della didattica speciale per minorati della vista del Museo Tattile Statale Omero, per il quale cura i progetti speciali per la didattica e la formazione. Promuove progetti artistici inclusivi delle diverse tipologie di pubblico, i cui linguaggi attingono alle tecniche di comunicazione e di espressione rivolte ai sensi vicari alla vista e utilizzate dalle persone con disabilità sensoriale, esplorandone e valorizzandone le potenzialità estetiche  
   
   
FORLÌ (MUSEI SAN DOMENICO): MELOZZO DA FORLI´ - L´UMANA BELLEZZA TRA PIERO DELLA FRANCESCA E RAFFELLO - 29 GENNAIO / 12 GIUGNO 2011  
 
"Senza Melozzo, il Cinquecento di Raffaello e Michelangelo non sarebbe mai esistito". L´opinione di Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, rende perfettamente l´idea di quanto il maestro forlivese abbia "pesato" sull´intero Rinascimento. Dal 29 gennaio al 12 giugno, la sua città natale - Forlì - lo celebra con la più completa esposizione che mai gli sia stata dedicata. Al San Domenico saranno esposte praticamente tutte le opere "mobili" dell´artista, riunendo anche gli affreschi staccati del colossale ciclo da lui creato per l´abside della Chiesa dei Santi Apostoli a Roma, ciclo disperso tra Musei Vaticani e Quirinale. La mostra proporrà inoltre capolavori dei grandi, da Mantegna, a Piero della Francesca (in mostra, per la prima volta, anche la sua "Madonna di Sinigaglia"), da Bramante a Berruguete, da cui Melozzo trasse insegnamenti e suggestioni o che, come il Beato Angelico, Mino da Fiesole, Antoniazzo Romano, frequentò nella Roma pontificia. Infine un ampia sequenza di opere, selezionate per precise affinità, di artisti che a lui si ispirarono, in particolare Raffaello presente in mostra con un nucleo strepitoso di capolavori, e che di lui furono allievi, primo tra tutti Marco Palmezzano. Insieme a opere di Perugino, Benozzo Gozzoli, Paolo Uccello, a comporre una emozionante carrellata di grandi interpreti di uno dei momenti più felici della storia dell´arte. La mostra, promossa dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, è curata da Antonio Paolucci, Daniele Benati e Mauro Natale. L´allestimento sarà curato dallo Studio Wilmotte et Associes di Parigi e Lucchi & Biserni di Forlì. Catalogo: Silvana editoriale Informazioni e prenotazioni: tel. 199. 75. 75.15 - http://www.mostramelozzo.com/  - Riservato gruppi e scuole tel. 02/43.35.35.25 - servizi@civita.It    
   
   
ROMA (PALAZZO VENEZIA – SALE DEL ´400 - PIANO TERRA): CARAVAGGIO. LA BOTTEGA DEL GENIO – FINO AL 29 MAGGIO 2011  
 
Per le celebrazioni del quarto centenario dalla morte di Caravaggio, lo scorso 21 dicembre 2010 la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma, diretta da Rossella Vodret, ha presentato una mostra del tutto inedita e in forma sperimentale e didattica per ricostruire la bottega di Caravaggio nelle cosiddette “Sale Quattrocentesche” di Palazzo Venezia. La mostra, dal titolo “Caravaggio. La Bottega del Genio”, è organizzata dalla società Munus e ha come main sponsor Banca Etruria. L’idea nasce dal fatto che, nonostante l’imponente bibliografia su Caravaggio, la sua tecnica esecutiva – cioè in che modo Caravaggio realizzava i suoi splendidi capolavori - è ancora un mistero, oggetto ancora oggi di studi approfonditi e specialistici. Per cercare di capire meglio i suoi processi creativi ed entrare nei meccanismi delle sue composizioni e del suo singolare approccio alla realizzazione delle sue opere di sconvolgente modernità, sarà presentata nelle “Sale Quattrocentesche” un’ipotesi di allestimento dello studio di Caravaggio negli anni romani. L’ipotesi, basandosi sulle recenti ricerche, prende spunto dalle fonti contemporanee all’artista, da quelle letterarie quali Mancini, Baglione, Sandrart, Bellori a quelle archivistiche come l’Inventario delle robbe del 1605, che elenca i beni posseduti dal pittore nel 1605. È da queste fonti, infatti, che è possibile desumere alcuni dati fondamentali per capire la tecnica usata da Caravaggio sia per ricreare la luce che illumina i suoi modelli, sia per indagare i modi utilizzati per la loro riproduzione sulla tela, anche attraverso l’utilizzazione di strumenti ottici, quali specchi e lenti, di cui l’artista probabilmente si serviva. La mostra di Palazzo Venezia - ideata da Rossella Vodret e curata da Claudio Falcucci - presenta le più importanti ipotesi avanzate dagli studiosi specialisti di questo argomento, tenendo presenti le conoscenze scientifiche dell’epoca di Caravaggio e offrendo al visitatore l’opportunità per comprendere la lettura, in chiave documentale, della complessità del dipingere del grande Maestro lombardo, sia dal punto di vista tecnico che concettuale. Sono messe in opera quattro ipotesi di ricostruzione delle tecniche esecutive di Caravaggio utilizzando come modelli sculture in vetroresina: dalla Canestra di frutta al San Girolamo scrivente, dal Bacchino malato alla Medusa. Le prime tre ipotesi sono in relazione alla Canestra e si basano sul ricorso a lenti, fori stenopeici - un semplice foro posizionato al centro di un pannello che funge da obiettivo - e specchi per la proiezione del soggetto sulla tela come guida per l’esecuzione pittorica, ma soprattutto come mezzo per osservare la realtà. La Magia Naturale di Giovan Battista della Porta (1558, ma riedito con ampliamenti nel 1584, periodo nel quale Caravaggio studiò a Milano presso la bottega di Simone Peterzano) è una delle fonti che può aver ispirato questo metodo. La canestra di frutta, presente nell’allestimento grazie a una ricostruzione realizzata in vetro resina sul modello originale, viene proiettata su tre tele per verificare la diversa messa a fuoco dell’oggetto osservato. La quarta ipotesi consiste nell’impiego di uno specchio piano, il cosiddetto specchio grande citato nel prima ricordato Inventario delle robbe, usato come piano di riflessione per i modelli. Praticamente uno schermo di traduzione ottica bidimensionale della composizione scenica. Il visitatore può direttamente porsi al posto del pittore, vivere la scena visualizzando il modello nello specchio così come potrebbe averlo collocato Caravaggio nel mettere a punto la sua composizione, vedere accanto a lui la tela preparata con lo stesso tono e le medesime incisioni presenti nell’originale. Il modello, in questo caso, è il San Girolamo scrivente della Galleria Borghese, anch’esso realizzato in vetroresina in dimensioni al naturale. L’uso dell’immagine riflessa per lo studio del chiaroscuro e dello scorcio è illustrato e commentato attraverso i trattati di Leonardo, Leon Battista Alberti e Filarete. Alla mostra è abbinato un ciclo di conferenze, che si svolgeranno tra gennaio e febbraio, a Palazzo Venezia, con cadenza settimanale, ideato da Rossella Vodret e curato da Marco Cardinali e da Maria Beatrice De Ruggieri. In esso, i curatori della mostra e i membri del comitato di studio avranno modo di spiegare e illustrare i processi creativi e tecnici di Caravaggio. Nell’iniziativa della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma rivive la sperimentazione ottica del grande artista lombardo e prenderà forma il suo modo di osservare la realtà, nella speranza di poter così afferrare con qualche certezza in più le motivazioni più profonde del suo “Genio”  
   
   
IL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI FERRARA COMPIE 75 ANNI  
 
Il 20 ottobre scorso il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara ha compiuto 75 anni. La complessa operazione di restauro completata nel 2010 ha interessato la struttura, le decorazioni pittoriche e il giardino, con l’obiettivo di riportare il palazzo al suo antico splendore e renderlo pienamente fruibile dal pubblico. Nel corso dell’ultimo anno, Palazzo Costabili detto “di Ludovico il Moro”, sede dal 1935 del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, è stato al centro di una serie di iniziative tese a restituirgli il primato culturale che gli spetta, dall’apertura di ulteriori spazi espositivi alla realizzazione di nuovi allestimenti, inclusi un nuovo apparato didattico e la riproposizione della “Sala delle piroghe”. La riapertura dello spazio espositivo dedicato alle imbarcazioni monossili è avvenuta il 15 maggio in occasione della “Notte dei Musei” mentre risale al 10 giugno l’inaugurazione del nuovo allestimento della Sala degli Ori realizzato con la collaborazione tecnica di Bulgari. Il 18 giugno è stato infine inaugurato il Giardino neo-rinascimentale di palazzo Costabili, straordinario esempio di giardino formale storico ferrarese, restituito alla pubblica fruizione dopo un complesso restauro realizzato sulla base di rigorose indagini storico-archivistiche, agronomiche, palinologiche ed archeologiche. In occasione dei suoi tre quarti di secolo, il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara ha anche inaugurato i nuovi pannelli che illustrano sia il percorso archeologico del museo che quello storico-architettonico del palazzo che lo ospita. L’intervento museografico e didascalico, realizzato da Museiamo, è strutturato in modo da fornire una comunicazione di base, realizzata con essenziali pannelli in vetro consonanti con l’architettura delle sale, che sarà a breve affiancata da stendardi e grandi pareti scenografiche di forte impatto visivo. Formati, caratteri e testi sono progettati in modo da commisurare la leggibilità delle informazioni ai diversi livelli di fruizione da parte dei visitatori. In dirittura d’arrivo anche un percorso per immagini leggibile anche in braille, cui è affidata la chiave di lettura del fantastico mondo iconografico raffigurato sulla ceramica attica di Spina, e l’esperienza tattile che conclude la visita nella sala relax, progettata per permettere anche agli ipo e non vedenti la fruizione del Museo. Comunicare il "fenomeno" Spina in modo da coniugare tecnologia e tradizione, in maniera forte e immediata ma nel rispetto del contesto e con chiarezza e semplicità, è stato l’obiettivo primario di questa serie di interventi che ha coinvolto diverse professionalità, archeologi e architetti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed esperti di comunicazione museale Info: Museo Archeologico Nazionale di Ferrara - Via Xx Settembre n. 122 - Tel. 0532.66299 - sba-ero.Museoarchferrara@beniculturali.i  - www.Archeobologna.beniculturali.it    
   
   
ALLA SCOPERTA DELLA PIEVI PARMENSI: IN UNA GUIDA EDITA DA BATTEI 52 GIOIELLI DEL PARMENSE TRA STORIA, ARTE E ARCHITETTURA  
 
Dalla Cattedrale di Fidenza, dedicata a San Donnino, alla Pieve di Fornovo, intitolata a Santa Maria Assunta, dalla Pieve di Sasso, arroccata su uno sperone di roccia, a quella dei Santi Simone e Giuda a Sanguinaro. Sono 52 le pievi e le chiese del Parmense, gioielli che oggi potranno essere ancora meglio conosciuti e apprezzati grazie al nuovo volume aggiornato e ristampato dal titolo “Le pievi del Parmense. Tracce d’evangelizzazione nei dintorni della città”, promosso dalla Provincia con il contributo di Fondazione Monte di Parma e pubblicato dalla casa editrice Battei. “Le pievi sono un patrimonio straordinario dal punto di vista storico, architettonico e artistico, un patrimonio di rilievo europeo su cui stiamo lavorando da anni - ha detto il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli, presentando il volume questa mattina al Parma Point –. Un’ulteriore eccellenza del Parmense che ancora non tutti conoscono, ecco perché è importante questa pubblicazione: permetterà a più gente di avvicinarsi a questi luoghi di culto, luoghi che ci permettono di conoscere la storia del nostro territorio ma anche di riflettere sui giorni nostri e sul futuro”. “Valorizzare le eccellenze della provincia significa valorizzare la città: un sistema che per essere vincente deve sempre più essere in rete. Per questo anche la guida sulle Pievi non è un progetto singolo ma fa parte di una collana più ampia e completa, con volumi incentrati su Parma, i laghi del territorio e l’Appennino parmense”, ha sottolineato l’editore Antonio Battei. Una guida agile ed esaustiva, di 88 pagine curate da Clara Rabinovici, che ripercorre le tracce delle antiche pievi del Parmense lungo le vie dei pellegrini, seguendo la presenza e la diffusione dei luoghi di culto e le testimonianze artistiche ed architettoniche nate dalla devozione popolare. In particolare, sono tre i percorsi proposti: in pianura, in collina e in montagna, percorsi nei quali vale la pena addentrarsi, “usando” la pieve come pretesto per scoprire luoghi unici per la loro bellezza e i tesori artistici. Una breve e scorrevole descrizione correda l’immagine identificativa di ogni pieve o chiesa, mentre l’appendice finale – un utile glossario dei termini più tecnici – rende accessibile a tutti la comprensione del vademecum in ogni sua parte. “Questo libro è una guida utile per i turisti ma anche per parmigiani e parmensi che vogliono scoprire e conoscere meglio le bellezze del territorio in cui vivono - ha osservato l’assessore provinciale al Turismo Agostino Maggiali -. Un’ulteriore strumento che permette a tutti di godere di una provincia ricca di arte, cultura, tradizioni, enogastronomia”. “Il volume contribuisce a recuperare la nostra cultura storica, ecco perché abbiamo deciso di sostenerlo - ha aggiunto il vicepresidente di Fondazione Monte di Parma Franco Tedeschi -. Un’iniziativa che prosegue un progetto avviato da tempo dalla Provincia”. Il volume è infatti solo l’ultima delle iniziative intraprese dalla Provincia per valorizzare il percorso delle pievi romaniche: basti pensare a “La notte delle Pievi” che ogni anno ad agosto propone una serie di appuntamenti, dalle visite guidate agli spettacoli, dalle rievocazioni a concerti. E ancora, la cartoguida realizzata proprio per promuovere la conoscenza di questi luoghi, ricca di informazioni dettagliate che permettono di ammirare le pievi, apprezzare i particolari storico-artistici, conoscere storie e luoghi di un tempo. Iniziative diverse che hanno ottenuto un riscontro positivo non solo da parte degli appassionati di storia ma anche da molti cittadini e turisti, come dimostrano anche le tante richieste di informazione giunte al Parma Point e agli uffici turistici del territorio. Le pievi rappresentano un momento straordinario della storia del territorio, che si racconta attraverso l’architettura, gli affreschi, i fonti battesimali e i simboli della religione. Quello dei “tesori del romanico parmense” è dunque un itinerario di riscoperta di testimonianze inedite e un viaggio nelle radici della nostra cultura. Il volume si può acquistare al costo di 10 euro al Parma Point della Provincia, alla casa editrice Battei e nelle principali librerie del territorio  
   
   
PESCARA (EX AURUM VIA F. F. D´AVALOS ANGOLO VIA LUISA D´ANNUNZIO): DONATO DI ZIO A CURA DI GILLO DORFLES - 7 FEBBRAIO / 27 MARZO 2011 - INAUGURAZIONE: DOMENICA 6 FEBBRAIO 2011, ORE 16.30  
 
La Città di Pescara dedica una grande mostra antologica a Donato di Zio, pittore, scenografo, grafico e costumista di nuova generazione e grande talento, curata da Gillo Dorfles che da diversi anni segue e promuove la sua arte. Vengono presentate oltre duecento opere (disegni a inchiostro e china, incisioni, piatti in porcellana, due servizi da tè e da caffè e cinque opere con progetti per gioielli) realizzati dal 1995 a aggi. La rassegna permette di apprezzare la continua ricerca di Donato Di Zio, la cui creatività – dalla grafica alla scenografia teatrale, dall’incisione alla decorazione dell’oggetto domestico, agli interventi progettuali sullo spazio urbano – si mantiene costante e sempre molto autonoma. Scrive Gillo Dorfles nel catalogo: “La lunga ricerca di Donato Di Zio – pittore ma anche scenografo, grafico, costumista – è volta soprattutto al raggiungimento di quella che potremmo definire un’autonoma entità grafica che, partendo da quelli che erano soltanto dei grovigli di segni tracciati con l’inchiostro di china, si sono man mano trasformati in tracciati più complessi [...] Di Zio, così, è riuscito a realizzare un effettivo ed efficace “segno iconico” che riveste le caratteristiche di una peculiare identità grafica attraverso la quale l’artista costituisce a seconda dei casi quelle sagome che vengono a colmare gli spazi ancora beanti, tanto se si tratti di oggetti domestici quanto addirittura di strutture urbane come in alcune aree fiorentine delle quali viene presentato un progetto”. Scrive Rita Levi Montalcini: [...] indaga la vita in tutti i suoi molteplici e variegati aspetti, alcune opere possono ricordare dei microrganismi ingranditi al microscopio dove si ha la reale percezione della grandezza e della vitalità che regna nel cosmo: in questo trovo dell’assonanza con il mio operato, una ricerca costante che non avrà mai fine. [...] Trovo che la scienza, la cultura e l’arte siano campi d’indagine che portano chi se ne occupa in maniera attiva ad avere una visione sempre più ampia della vita [...] Sottolinea invece Annamaria Cirillo: [...] “Nelle sue opere affiora, definita e pungente, la natura mutevole dell’uomo contemporaneo, la cui fluidità fisica-culturale è in consonanza con la fragile mutazione dei nostri tempi, e travalica identità, generi, tipizzazioni e certezze [...]Il suo è un segno-disegno che s’insinua nella coscienza, e inserisce la dimensione della visione nella dimensione dell’esistenza, quella che accetta il concetto di “infinito” [...] Il catalogo, edito da Mazzotta, contiene numerose testimonianze di Rita Levi Montalcini (Premio Nobel per la Scienza), Riccardo Nencini, Luigi Albore Mascia ed Elena Seller (Sindaco e Assessore alla Cultura della Città di Pescara), Matteo Renzi (Sindaco di Firenze), Alberico Ambrosini (Sindaco di Moscufo), Attilio Bellanca (Ex-presidente della Società delle Belle Arti Circolo degli Artisti - Casa di Dante di Firenze), Michele Samuele Borgia (Presidente della Banca di Credito Cooperativo Abruzzese), Franco Grillini, Rodolfo Ceccotti (Direttore della Fondazione Il Bisonte di Firenze), Dino Burtini e Umberto De Palma (Fondatore e Presidente dell’Associazione Culturale “Elicethnos”), oltre a una poesia dell’artista Sergio Scatizzi. I testi critici sono di Gillo Dorfles, Giovanni Pallanti, Franco Grillini, Ornella Casazza, Annamaria Cirillo a cui si deve anche una ricca biografia dal titolo, Diario di un percorso tra Arte e professione. Giovane artista emergente, di tendenza e valenza contemporanea internazionale, Donato Di Zio, abruzzese di origine, nato nel 1970 a Moscufo (Pescara), trae molteplici matrici di formazione artistica già dai suoi primi studi al Liceo Artistico di Pescara. Inizia a disegnare giovanissimo e, dopo varie sperimentazioni, nel 1986 giunge a elaborare con tecniche a inchiostro, rapidograph e china su carta pregiata percorsi tematici in bianco e nero all’interno di intime suggestioni recepite dal mondo contemporaneo, in una ricerca figurale-informale di particolare identità. Conseguito il diploma al Liceo Artistico di Pescara, Di Zio prosegue gli studi iscrivendosi, nella sezione di Scenografia, all’Accademia di Belle Arti di Urbino, cittadina nella quale si trasferisce e che gli permette una frequentazione culturale di più ampio respiro. Tale apprendimento lo porta allo studio attento tanto dell’arte del passato quanto dell’arte moderna e contemporanea. Gli artisti da lui più amati sono Will Bradley e Maurits Cornelis Escher, ma legami artistici molto forti sussistono con le opere di Henri Matisse, con i nuovi valori formali dell’astrattismo di Wassily Kandinsky, con le surreali suggestioni fantastiche di Joan Miró, i concetti spaziali di Lucio Fontana e le animate sculture metalliche di Alexander Calder. Già nei primi anni degli studi accademici è da premettere che in Donato Di Zio, all’amore per la pittura e la calcografia, si affianca quello per il palcoscenico. Nel 1993 Donato Di Zio si trasferisce a Macerata, dove prosegue gli studi all’Accademia di Belle Arti, sezione di Scenografia, e dove ha modo di ampliare e approfondire, oltre alle esperienze professionali, quelle artistico-pittoriche. Nel 1994 frequenta anche corsi universitari supplementari indetti dall’Accademia, come quello sullo “Studio del design, dell’oggetto in sé e della sua funzionalità”, tenuto dal grande designer, scultore, pittore e grafico milanese Bruno Munari, uno dei più significativi rappresentanti dell’“arte programmata”. Le numerose esperienze teatrali, vissute come assistente scenografo per opere teatrali e musicali, vengono affiancate da collaborazioni per il cinema e il cortometraggio d’autore. Nel 1996 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Macerata. Inizia ad esporre in mostre collettive. In meno di un decennio, tra Pescara, Urbino, Macerata, Perugia, Jesi, Bologna, Roma, Firenze e poi di nuovo Pescara, si tesse la sua fittissima rete di impegni e “vocazioni”. Donato diluisce la produzione artistica nel tempo necessario per poterla meglio elaborare con l’intento di riunire le opere in un’unica grande mostra che tutte le contenga narrando il suo percorso. Un compromesso ben attuato che lo porta all’esposizione (Donato Di Zio. Dentro al pelago), tenuta nel 2006 presso il Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna di Pescara e curata da Gillo Dorfles, con 108 opere realizzate tra il 1995 e il 2005. Certo è dal valore artistico ed espositivo di tale mostra di successo che prende avvio, per Donato Di Zio, il continuo crescendo di un percorso culturale e umano di lievitante spessore, fatto di incontri, conoscenze e studi, nonché di inviti e partecipazioni a eventi di rilievo che coniugano sempre meglio le sue amate radici abruzzesi con la formazione di una cultura artistica legata al territorio della regione Toscana, e soprattutto della città di Firenze, nella quale da gran tempo egli vive e lavora. Nel 2007 la Società delle Belle Arti - Circolo degli Artisti - Casa di Dante di Firenze lo invita a partecipare, insieme ad altri noti artisti, alla mostra collettiva Solaria. Nello stesso anno entra a far parte della storica Antica Compagnia del Paiolo di Firenze e in tale veste viene invitato a partecipare alla mostra collettiva dei nuovi artisti paiolanti tenuta nell’ottobre dello stesso anno presso la sede dell’Associazione in Piazza della Signoria. Nel novembre 2007 Donato Di Zio, invitato dall’Unione Cattolica Artisti Italiani (Ucai), partecipa a un’altra significativa collettiva, esponendo l’opera inedita Beatrice guarda il sole, a Firenze presso il Convento di San Marco. Una delle principali finalità dell’artista è quella di non spezzare quel filo conduttore dell’arte che da sempre lega il passato al presente, come si può notare nei suoi interventi urbani, tra cui quello per Piazza della Signoria a Firenze realizzato nel 2008. Di Zio, su una fotografia che rappresenta Piazza della Signoria, e ancor più su un’altra che mostra il panorama di Firenze visto da Piazzale Michelangelo, elabora, all’interno di tali storici spazi urbani, un progetto di interventi artistici che recano il segno della propria identità ideativa. Interessante particolarità della nuova produzione di Donato Di Zio è l’elaborazione artistica di disegni esclusivi per oggetti di design in porcellana dalle linee modernissime. Servizi da caffè e da tè e soprattutto pregevoli piatti per i cui disegni l’artista, oltre al nero, utilizza il colore rosso e l’oro zecchino (come anche in recenti disegni), la cui ricercatezza e raffinatezza è resa ancor più pregiata dall’uso di un materiale così prezioso e nobile come l’oro zecchino. I vari pezzi di tali servizi sono singole opere d’arte di piccolo formato. Nel 2007 Donato Di Zio riprende con determinazione l’esercizio dell’arte incisoria presso la Fondazione fiorentina Il Bisonte, sede della prestigiosa Scuola Internazionale di Grafica d’Arte, che nel corso degli anni ha operato con artisti del calibro di Picasso, Moore, Manzù, Guttuso, Maccari, Severini, Greco, Carrà, Campigli, Scanavino, Vedova ecc. L’attuale mostra antologica presso L’ex Aurum di Pescara permette di fare il punto su tutta la sua produzione dagli esordi fino ad oggi. Oltre alle opere già esposte nel 2006 vengono presentati moltissimi lavori inediti, quali disegni a china, incisioni, oggettistica in porcellana di esclusivo design, facenti parte della nuova produzione 2006-2010, per un totale di oltre 200 opere. Anche questa mostra antologica, come si è detto, è curata del grande maestro Gillo Dorfles, e così pure l’allestimento e il catalogo che riporta nuove importanti testimonianze critiche di eminenti e illustri personaggi del mondo culturale, nonché nuovi testi critici e un aggiornato Diario di un percorso tra arte e professione da cui è tratta questa breve biografia. Info: exaurum@comune.Pescara.it , tel. 085 4549508 - fax 085.4512783  
   
   
FERRARA (PALAZZO SCHIFANOIA): PERSONALE DELLA SCULTRICE MIRTA CARROLI - UN DIALOGO “IN VOLO” TRA ANTICO E CONTEMPORANEO - FINO AL 27 MARZO 2011  
 
Grandi spazi e grandi sculture in acciaio Cor-ten all’esterno che dialogano con quelle dell’interno in ferro. Le sale e il giardino dell’antico Palazzo Schifanoia di Ferrara accolgono, fino al 27 marzo 2011, con estrema naturalezza le eleganti creazioni di Mirta Carroli, nata a Brisighella (Ravenna) e bolognese d’adozione. Un evento che inaugura la collaborazione tra Musei Civici di Arte Antica di Ferrara e Arte contemporanea. Angelo Andreotti, curatore della personale e direttore dei Musei, ha condiviso con l’artista un anno di riflessione, prima di far entrare le opere negli spazi storicizzati. “Il legame con le sale e con lo spazio rispetto alle sculture esposte, è di fatto un dialogo continuo – sottolinea Andreotti – la fusione con l’ambiente è tale che il visitatore potrebbe anche pensare che siano state eseguite per restare in modo permanente”. Mirta Carroli espone in questa mostra complessivamente 20 opere ispirate agli affreschi del Salone dei Mesi. Ha posizionato nell’antico giardino due sculture di grandi dimensioni: “Macina” alta cinque metri, e “Torri”, che raggiunge l’altezza di quasi quattro metri. “Per lungo tempo – racconta l’artista – ho osservato le pareti affrescate, riconoscendo oltre 50 tipi diversi di uccelli. Il tema della libertà, del volo, imprigionato sul muro, mi ha suggerito l’idea di impostare la mia ricerca sul canto e sul volo degli uccelli. Ho studiato gli spazi e realizzato le sculture, quasi su misura. E mi ritengo onorata di aprire questo ideale dialogo tra arte contemporanea e sale antiche”. I volatili, reinterpretati in chiave evocativa, sono il tema del percorso espositivo. Sono uccelli in movimento o statici, sculture enfatizzate dalle ombre proiettate sul pavimento e sulle pareti, accompagnati da metasignificati musicali che affascinano e conquistano. Come quelli messi in evidenza da Roberto Manuzzi, musicista e sassofonista di Guccini, che con maestria ha creato un’originale colonna sonora che sintetizza i canti degli uccelli, accompagnando tutta la prima parte del percorso. Il visitatore viene ammaliato dal contrasto solo apparente tra antico e contemporaneo, tra pieno e vuoto, che si risolve in un’alchimia di suggestiva perfezione. Esemplare l’allestimento del “Canto degli sparvieri”, opera che suggerisce il movimento delle ali ed evoca un pentagramma musicale stilizzato, che riporta all’anima dell’Arte, vocazione originaria del Palazzo che ospita la mostra. Per informazioni: Call Center Ferrara Mostre e Musei Tel. 0532.244949 E-mail: diamanti@comune.Fe.it  Sito web: www.Comune.fe.it/schifanoia  Musei Civici di Arte Antica Palazzo Bonacossi, Via Cisterna del Follo, 5 - Ferrara Tel. 0532.232933 E-mail: arteantica@comune.Fe.it  Mirta Carroli E-mail: mirta-carroli@fastwebnet.It  Sito web: http://www.Mirtacarroli.it/ita.html  Biglietto intero 6 euro (ridotto 3 euro). Gratuito fino ai 18 anni. Il biglietto comprende anche l´ingresso al Museo Lapidario. Servizio di caffetteria all´interno del giardino, bookshop alla fine del percorso museale. Orari di visita: Dalle 9,00 alle 18,00 tutti i giorni, domenica compresa. Chiuso il lunedì Biografia Mirta Carroli Mirta Carroli si è laureata in scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna, per diversi anni è stata titolare di cattedra in Discipline Plastiche al Liceo Artistico “Francesco Arcangeli” e di Didattica dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nel 1999 le viene conferito dall’Università, dal Circolo Artistico di Bologna e della Fondazione Marconi il Premio Marconi per la scultura. Tra le numerose esposizioni personali si ricorda la prima allestita presso la Galleria Juliet di Trieste nel 1989, quella ricca di opere installate nel parco di Villa Fidelia di Spello nel 1995 a cura di Vittoria Coen; la presentazione de “La grande promessa in forma di aratro” all’Associazione Italo-francese di Bologna, la realizzazione dell’opera di grandissime dimensioni “Il tempio delle voci” a Brufa di Torgiano nel 1997 su invito del critico d’arte e curatore Giorgio Bonomi. Nel 1999 espone nel chiostro di San Giovanni in Monte a Bologna per il Premio Marconi presentata da Claudio Cerritelli e l’anno successivo viene invitata con sculture e disegni all’Istituto italiano di cultura a Bruxelles. Nel 2000 la Galleria Studio G7 presenta a Bologna la sua personale dedicata ai “Rilievi”; nel 2003 è presente all’inaugurazione della nuova sede della Raccolta Lercaro a Bologna con la scultura “Il volo, la luce”. Nel 2004 la personale “Nel tempio” e nel 2007 “Tribale” alla Galleria Plurima di Udine. Nel 2007 al Mooma di Shanghai realizza in performance un grande disegno su seta per il Consolato Italiano. Nel 2008 presenta a Brisighella, sua città natale, una sua prima antologica “l’Alfabeto del Grano” con sculture ed installazioni sul territorio a cura di Pietro Bellasi e Giorgio Bonomi. Viene invitata dal curatore Franco Batacchi a realizzare per l’anno 2009 il grandioso allestimento di sue scultore al Castello di Pergine Valsugana “La persistenza del Segno”. Ha al suo attivo numerose sculture di grandi dimensioni. Tra le più significative esposizioni collettive, le nuove Triennali d’Arte Contemporanea di Bologna nel 1993 e 1997; la Xxii Biennale di scultura di Gubbio nel 1994 e quelle di Palazzo Massari a Ferrara nel 1994 e 1996. Espone nel 1994 e nel 2003 a New York e nel 1995 è presente alla Quarantaseiesima Biennale d’Arte di Venezia (sezione Grafica) con una versione del menabò del suo libro d’artista “Dieci nell’uno”. Nel 2010 è invitata dal curatore Luciano Caramel a partecipare con una sua grande opera alla collettiva “Scultura Internazionale a Racconigi, presenze ed esperienze del passato”  
   
   
4 LUCCA (LU.C.C.A. MUSEUM / SALA LOUNGE E UNDERGROUND): LE PARETI DI-SEGNO - RACCONTI, PASSIONI E I VOYEURS DEL TEMPO - OMAR GALLIANI, MOSTRA + LIVE PERFORMANCE A CURA DI MAURIZIO VANNI – FINO AL 23 GENNAIO 2011  
 
Un grande artista, una modella, una matita, lunghe pareti bianche da disegnare. Sei giorni e una notte di performance dal vivo, per una mostra-evento dal sapore voyeuristico, che permetterà agli spettatori di spiare, giorno dopo giorno, l’opera in divenire di Omar Galliani, pensata appositamente come lavoro site specific per la sala Lu.c.c.a. Lounge. Pluricelebrato in numerose edizioni della Biennale di Venezia e riconosciuto a livello internazionale come uno dei nomi indiscussi dello scenario contemporaneo italiano, Omar Galliani trasformerà la sala del Lu.c.c.a. In atelier e le pareti in tele, mettendo a nudo le proprie emozioni e creazioni di fronte agli occhi dei visitatori, che potranno osservarlo al lavoro attraverso uno spioncino durante i giorni della performance: una piccola apertura che ricorda tanto la serratura di dimensioni generose di una porta Cinquecentesca che si trasforma, per l’occasione, in una sorta di stargate dimensionale, un passaggio in un luogo segreto che permetterà a ogni voyeur di muoversi virtualmente in un tempo senza tempo. “Per sei giorni sarò in piedi o seduto a tracciare e tessere un soggetto, Santa Lucia, portatrice di luce al di là delle tenebre, – spiega Galliani – palpebre chiuse, palpebre aperte su quattro pareti, a contatto con la modella in posa a rinverdire e prolungare i silenzi dell´atelier dove il cavalletto non regge più la tela o il cartone, ma l´intera stanza.” Un’opera in progress, filmata dall’occhio di una telecamera per documentarne la genesi e proiettarla in diretta sugli esterni del museo, che va oltre i canoni convenzionali e formali del supporto e della sede museale, dove rimarrà in mostra fino al 23 gennaio assieme ai lavori dell’artista esposti nel Lu.c.c.a Underground. Oltre alla performance dei primi sei giorni e alla mostra nel basement, il progetto prevede una serie di iniziative ed eventi speciali che mirano ad aprire il dialogo e avvicinare un pubblico sempre più trasversale, “con l’intento di riportare le persone al centro dell’attenzione, di confrontarsi in modo più continuativo con gli altri e con la determinazione di andare oltre quelle rigide convenzionalità che isolano le strutture che producono cultura”, per dirla con Maurizio Vanni, curatore della mostra e Direttore del museo. In quest’ottica sono da segnare in agenda la notte bianca dedicata all’arte il 18 dicembre, in cui Omar Galliani ultimerà il suo lavoro sotto gli occhi indiscreti dei visitatori, e il talk show del 20 dicembre, dove dalle 17.00 artista e curatore a confronto parleranno delle nuove modalità di linguaggio dell’arte oggi. Lu.c.c.a. Via della Fratta, 36 – Lucca tel. 0583 571712 / fax 0583 950499 http://www.luccamuseum.com/  info@luccamuseum.Com    
   
   
ROMA (COMPLESSO DEL VITTORIANO, SALA ZANARDELLI): MOSTRA PERSON ALE PUNTO A CAPO DI PAT CARRA – FINO AL 23 GENNAIO 2011  
 
La mostra “Punto a Capo” di Pat Carra, ospitata al Complesso del Vittoriano fino al 23 gennaio 2011, vuole far conoscere l’universo di una delle più amate fumettiste italiane attraverso 29 tele che sono ingrandimenti, tutti disegnati e cuciti interamente a mano, dei fumetti su carta originari. Le dimensioni variano da 90x100 cm a 100x260 cm. I tessuti spaziano dal lino al khadi di Gandhi, dal cotone alla canapa, alla iuta. I fumetti di Pat Carra sono quindi volati dalla carta alla tela, hanno preso corpo e volume, sono disegnati a mano, ricamati al dritto e al rovescio, tagliati, cuciti. Pat intreccia sulle tele il lavoro della penna e quello dell’ago, cucendo ironie taglienti su morbidi tessuti. Le vignette e le strisce sono umoristiche, ironiche, satiriche. Parlano di donne e di uomini, di libertà femminile, di conflitti tra i sessi. La mostra è promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali della Provincia di Roma, realizzata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia e a cura di Susanna Boschi, Pat Carra, Anders Lunderskov, Sandro Stefanelli. Pat Carra è nata a Parma nel 1954 e vive a Milano. È’ una delle più amate fumettiste italiane, un punto di riferimento ironico, politico, umoristico per un vasto e multiforme pubblico femminile, femminista, e maschile. Nel 2006 ha vinto il Premio Internazionale di Satira politica di Forte dei Marmi. Le sue prime vignette e strisce sono pubblicate negli anni settanta dalla Libreria delle donne di Milano, di cui ha diretto il periodico umoristico “Aspirina. Rivista per donne di sesso femminile”. Ha collaborato e collabora con riviste e giornali in Italia e all’estero: “Noi donne”, “Cuore”, “Smemoranda”, “Donna moderna”, “Donna e mamma”, “Corriere della sera”, “il ma­nifesto”, “Ego” (Grecia), “Luna” (Argentina), “Clara” (Spagna), “Terre di mezzo” e le testa­te online “Jobtalk24/sole24ore” e “Ingenere/sito di economia e politica”. Negli ultimi anni ha esposto i suoi lavori in numerose mostre, intrecciando il fumetto con altre forme d’arte. La mostra Punto a capo si inscrive in questa ricerca e approda a una nuova, imprevista, originale libertà artistica. Fili ordinati e disordinati compongono un discorso allo stesso tempo forte e leggero, invitano alla riflessione, al riso, al sorriso. Fanno riflettere sulla violenza domestica e sulla guerra, perché il mondo - scriveva Hannah Arendt - non è altro che l’allargamento delle nostre relazioni. Tutto il lavoro artistico di Pat è teso alla liberazione dagli stereotipi, soprattutto quelli sessuali, attraverso l’umorismo. Nelle opere esposte al Vittoriano i colori delle tele e del filo sono il nero, il rosso, il bianco con le sue varianti naturali fino al corda della iuta e all´ecrù della canapa. Pat Carra mescola modi diversi di cucire, assemblare, ricamare. Crea volumi con leggere imbottiture che fanno spiccare i personaggi e le nuvole parlanti del fumetto, fis­sate poi con bottoni di madreperla indiani. Oppure taglia il lino di un burqa facendo sbucare dall’interno la forza gioiosa di un cotone africano e appoggia il disegno sulla calda ruvidezza della iuta. Alcune tele di lino leggero sono completamente ricamate, senza interventi a in­chio­stro: disegni e scrittura prendono corpo solo con i piccoli punti tratteggiati del ricamo kanthawork, tipico della tradizione indiana. Le opere in mostra sono nate da un lavoro laboratoriale al quale hanno collaborato la fashion designer Michela Solari, con l’idea del raffinato kantawork come ricamo base, e Maura Carra che ha eseguito molti ricami. Il designer milanese/danese Anders Lunderskov ha progettato un allestimento essenziale e rigoroso. Le sue cornici in abete naturale sembrano volare intorno alle tele, sottolineando la leggerezza del fumetto. La grafica progettata da Sandro Stefanelli, si sviluppa in rosso e bianco per l’allestimento, la comunicazione e il catalogo. Il tratteggio di un filo rosso e la trama di un tessuto grezzo creano volume e movimento. Uno spazio della mostra è dedicato al progetto equo e solidale “Punto a capo Milano-mumbai” che ha realizzato borse con le vignette di Pat stampate e ricamate a mano dalle donne della Ong Lok Seva Sangam. Le borse sono piccole opere uniche a tiratura limitata, di cotone naturale. Ogni borsa nasce da un’esperienza di arte e lavoro condiviso. Il progetto, che prende le mosse da incontri e coincidenze fortunate, tiene insieme arte, politica, relazioni tra donne vicine e lontane. La storia comincia nel 2008, quando Pat e un’amica giramondo, Patrizia Costa, che fa volontariato con le donne della Ong Lss, decidono di fare borse di cotone ricamate. Al progetto hanno lavorato due gruppi, uno a Milano e l’altro a Mumbai. A Milano si studiano i prototipi e si cura la diffusione e la distribuzione. Con Pat Carra collaborano Susanna Boschi, Piera Bosotti, Maura Carra, Maria Teresa Collini, Patrizia Costa, Michela Solari. A Mumbai si esegue il lavoro dalla stampa al ricamo. Il laboratorio indiano è diretto da Ethel D´souza, che coordina un gruppo di venti donne e ragazze. Parte del ricavato è usata per le vaccinazioni e per le scuole dello slum. Organizzazione generale e realizzazione: Comunicare Organizzando Catalogo: Il catalogo è pubblicato dalla Provincia di Roma Orario: dal lunedì al venerdì 9.30/18.30 - sabato e domenica 9.30/19.30 Per informazioni: tel. 06/69202049 - www.Patcarra.it    
   
   
ROMA: PIETRO CASCELLA AL PLANETARIO - I SEGRETI DEL CIELO  
 
La Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma riapre dopo due anni di restauri l’Aula ottagona delle Terme di Diocleziano, ai più nota come Il Planetario. Con l’occasione, lo spazio accoglie la mostra “Pietro Cascella al Planetario. I segreti del cielo” curata da Elena Pontiggia. Il binomio non è casuale. Infatti, in molti ricordano la suggestione del firmamento all´interno del Planetario che dal giorno della sua inaugurazione, il 28 ottobre 1928, detenne a lungo il primato di più grande d’Europa, grazie all’ampia maglia artificiale della calotta, sorretta da snelle colonnine in ghisa, e al proiettore Zeiss, lo straordinario macchinario donato dalla Germania all’Italia a parziale riparazione dei danni della prima guerra mondiale. Vengono esposte 16 opere dello scultore scomparso nel maggio del 2008 che citano, tutte, il tema del cielo. “Sole, luna, meteore, volte celesti, costellazioni, astri ricorrono continuamente nella sua scultura, con valenze insieme complementari e antitetiche. Ci appaiono come elementi della natura e come presenze che la oltrepassano, come fonti di energia e come motivi di contemplazione, come figure circoscritte e come segni dell’infinito, come ricordi di imprese spaziali e come luoghi del mistero, come oggetto della scienza e come origine del mito”, scrive Elena Pontiggia. Marmi, bronzi, gessi e travertino si ritrovano sotto la cupola della Rotunda Diocletiani o aula ottagona - cosiddetta per la forma della sua pianta, quadrata all´esterno ma ottagonale all´interno, raccordata da nicchie semicircolari angolari. La cupola è un mirabile esempio delle conquiste dell´architettura romana nella sua forma ad ombrello e anello di chiusura centrale. Il consolidamento e il restauro condotto dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, mirato alla messa in sicurezza del complesso, ha restituito la consistenza e la coesione alle strutture antiche. Una micro sabbiatura a pressione controllata sull’intradosso della cupola ha asportato lo strato resinoso superficiale che impediva la traspirazione della muratura e ha messo in evidenza l’originaria tessitura muraria e le costolature della calotta antica, offrendo al pubblico un’immagine rinnovata dell’ambiente termale. Sotto questa copertura, che in occasione della mostra verrà illuminata di blu per sottolineare la sinergia tra la cupola e le opere, ben si esalta il tema dell’universo che per Cascella ha sempre avuto una rilevanza particolare e, più in particolare, nelle sculture esposte. Lui stesso definiva “interrogazione cosmica” le tante opere in cui aveva affrontato quel soggetto. “I grandi scultori, quelli dell’antichità, del passato, erano come i maghi, parlavano con lo spazio, con l’immensità, con il mistero. Queste sono le ragioni della scultura”, ha detto una volta l’artista, parlando degli antichi, ma rivelando molto anche della propria ricerca. L’allestimento della mostra, realizzato dallo Studio di Architettura Andrea Mandara con le opere che si irradiano nel perimetro ottagonale dell’aula, beneficia del nuovo progetto illluminotecnico dello Studio Piero Castiglioni, con Alessandro Grassia. L’illuminazione, che sarà permanente, è stata pensata per far apprezzare i recenti restauri, senza tralasciare una ricerca specifica per la mostra. A questo scopo, all’impianto fisso sono stati aggiunti dei filtri blu per rievocare la volta celeste, lasciando in penombra lo spazio circostante e puntare in maniera decisa sulle opere, come stelle del firmamento. Nel complessivo progetto di valorizzazione dell’Aula ottagona, non si è trascurata l’illuminazione del portale d’ingresso che ha dismesso le vecchie luci gialle per restituire i veri colori dei materiali con una decisa luce bianca. Ancora il blu, invece, per il fornice dell’arcata d’ingresso che anticipa ed introduce alla mostra. Per tutto il periodo della mostra, in via sperimentale il Comune di Roma ha consentito alla chiusura al traffico di via Giuseppe Romita di fronte all’ingresso dell’Aula ottagona. Inoltre, il servizio giardini ha provveduto alla potatura degli alberi per consentire una migliore illuminazione della facciata  
   
   
ROMA (NUOVA GALLERIA CAMPO DEI FIORI, VIA DI MONSERRATO, 30): GIACOMO BALLA - CAPRICCI ROMANI - A CURA DI LELA DJOKIC E DAINA MAJA TITONEL - FINO AL 31 DICEMBRE 2010  
 
Il giovane Balla, approdato nel 1895 nella capitale dell’Italia unita, scopre gli angoli di Roma che raccontano una vita ben più colorita e chiassosa di quella avvolta nelle brume della sua Torino. E ne rimane affascinato, tanto da dedicare nel 1901 una serie di sei opere a personaggi della ribalta di strada, cinque delle quali sono ora in mostra alla Nuova Galleria Campo dei Fiori. I venditori ambulanti che offrono, volta a volta, ricotta fresca, cornetti, scope e piumini, canne al lauro e portafortuna, non sono i protagonisti di una cronaca annotata con divertito compiacimento. È l’entusiasmo per la scoperta di un nuovo mondo a dettare la cifra espressiva dell’artista che esibisce, nel superamento dei modelli tardo-ottocenteschi, il talento della sua modernità. Balla dipinge strade, angoli di mura e di botteghe, isola la figura sottraendola alla folla che avrebbe dato alle scene un carattere macchiettistico. La pennellata è libera, corrente, e preannunzia certe fulminazioni di tocco di taluni suoi autoritratti spasmodici. I personaggi si muovono con i ritmi di una gestualità scattante così da dar vita ad una dinamica visiva recuperata persino nella insegna del negozio che appare accanto alla Bottega del macellaro. È un’anticipazione delle ricerche di movimento che saranno così care al Balla del periodo futurista. Evidente è, inoltre, la novità del taglio fotografico. Le figure si stagliano all’interno di un vasto campo costituito dal selciato della strada, delimitato da una linea di orizzonte notevolmente rialzata. E sullo sfondo si allineano le botteghe, con una inquadratura che ne amputa la parte superiore. Proprio come nel famoso quadro Il Fallimento (1902), che trova qui una suggestiva anticipazione negli antoni del negozio che fa da sfondo al Venditore di cornetti. L’audacia innovativa di Giacomo Balla è però ancor più sorprendentemente testimoniata dall’accostamento tra immagini e grafismi. Nella ricerca di una bidimensionalità della scena, l’artista scrive sulla fascia inferiore di tre tavole le frasi gridate dai venditori. E lo fa con un verismo linguistico che lo induce a moltiplicare le vocali (“la ricooootta freeeesca”), proprio per riprodurre la voce dei personaggi. È un sonoro che accompagna ed integra la rappresentazione pittorica. Sono quadri parlanti. Solo la straordinaria creatività di Giacomo Balla poteva far entrare in queste tavole la magia delle voci dipinte. Info: +39 06.68804621, +39 338.8800185 - www.Nuovagalleriacampodeifiori.it  - info@nuovagalleriacampodeifiori.It    
   
   
FIRENZE (GALLERIA POGGIALI E FORCONI): ANALOGIE E SCULTURE, PERSONALE DELL´ARTISTA MILANESE LUCA PIGNATELLI - FINO AL 13 FEBBRAIO 2011  
 
Il 27 novembre si è inaugurata negli spazi della Galleria Poggiali e Forconi di Firenze, Analogie e Sculture, mostra personale di Luca Pignatelli, a cura di Marina Fokidis. Il nucleo centrale della mostra è rappresentato da oltre 20 grandi lavori inediti, con al centro immagini di sculture della tradizione greco-romana, classica ed ellenistica. Le sculture-fotografie in bianco e nero abitano la memoria collettiva e ci sono familiari: sono soggetti della mitologia, eroi, antenati culturali, statue classiche conosciute nelle forme odierne, quindi decapitate. A loro l’artista dona una nuova appartenenza: la scultura perde la natura specifica della pietra e diviene quadro. Alle immagini apollinee ed eroiche, si contrappone un fondo dionisiaco scuro, fatto di inchiostri tempere pezze e cuciture che si amalgamano come una tettonica a placche, in subbuglio, un cantiere sulla tela. Nell’insieme, è difficile dire a quale tempo appartengano queste opere: di fronte a noi convivono il senso di urgenza del contemporaneo e la quieta profondità del passato. In mostra a Firenze anche alcune opere di piccolo formato intitolate Analogie, che utilizzano riproduzioni del suo sterminato archivio. È la prima volta che l’artista fa entrare il pubblico nell’officina visiva a cui in tutti questi anni ha attinto per la sua ricerca e ispirazione, mostrando materiali e anche una procedura di lavoro finora restati privati. Sono immagini entrate a far parte di questo ‘giacimento’ in epoche diverse, che come fiumi carsici affiorano e si combinano quasi casualmente, talvolta per un semplice spostamento di carte. Per Luca Pignatelli c’è una relazione stretta fra Analogie e la storia dell’arte secondo Aby Warburg, fatta di associazioni, anacronismi e fantasmi, vale a dire con immagini e cose che sono evocabili perché passate e imprevedibili perché quasi decadute. Proprio scrivendo di questi lavori di piccolo formato, la curatrice della mostra Marina Fokidis osserva: “Le analogie paradossali di Luca Pignatelli fra diverse immagini e oggetti del passato sembrano uno strumento per capire l’essere dell’esistenza al presente. Che cosa sarebbe lo sviluppo senza la follia di quei pochi che preservano ciò che ritengono sia eccezionale e meritevole di essere trasmesso alle generazioni future? Che cos’è la storia se non una sequenza di preferenze individuali raggruppate a caso per convivere insieme e inseguire una traiettoria parallela? Collezionista appassionato di oggetti-reliquie del passato, generalmente sotto forma di libri con riproduzioni, Pignatelli, ri-esamina la nozione bipolare di bellezza, depravazione, terrore, vanità, potere e altro ancora. Le sue composizioni, spesso seduttive e serene a un primo sguardo, possono rivelare elementi visivi imprevedibili che agiscono come allarmi dal tempo presente su ciò che ci sembra più sacro!” Luca Pignatelli commenta così il nuovo ciclo di opere: “Il mio modo di reinterpretare il repertorio antico è come un andare in visita a un lontano parente: sappiamo che la persona che abbiamo davanti è cambiata, ma in testa abbiamo il ricordo di come era tanto tempo fa. Per me invece ripetere è importante. Nel riproporre modelli e tipologie preesistenti a me, io mi incrocio con loro e faccio da ponte verso altri luoghi”. Il lavoro artistico di Luca Pignatelli conosce una risonanza di portata internazionale sin dagli anni ‘90. Ha esposto – limitando l’elenco alle mostre personali più recenti –, alla Biennale di Venezia e al Mamac di Nizza (2009), al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, al Teatro India di Roma (2007), alla Annex Plus–white Box e alla Ethan Cohen Fine Arts di New York (2006), alla Galerie Daniel Templon a Parigi e alla Galerie Mudimadue di Berlino (2005), alla Generous Miracles Gallery di New York. Vive e lavora a Milano. Marina Fokidis è una critica d’arte e curatrice indipendente. Insieme a Sotirios Bahtsetzis ha fondato la Kunsthalle Athena. È membro fondatore e direttore di Oxymoron, un’associazione non profit dedicata alla promozione dell’arte contemporanea visiva in ambito internazionale. È stata fra i curatori della prima Biennale di Tirana nel 2001, e Commissario del Padiglione greco alle 50° e 53° Biennali di Venezia. Nel 2009 ha curato a New York il progetto internazionale Pulse Play. Vive e lavora ad Atene. Info: Galleria Poggiali e Forconi - Via della Scala, 35/A - info@poggialieforconi.It  - www.Poggialieforconi.it    
   
   
CASTIGLIONE DEL LAGO (PALAZZO CORGNA): “10 ARTISTI A CORTE”, UN’ESTEMPORANEA DI PITTURA  
 

“10 Artisti a corte”, un’estemporanea di pittura che vede protagonisti dieci tra i migliori artisti di Umbria e Toscana, nelle suggestive sale di Palazzo Corgna a Castiglione del Lago. Nella giornata dell’8 dicembre, ogni artista ha realizzato una propria opera all’interno del Palazzo, l’opera realizzata si aggiunge ad altre quattro opere portate per l’occasione a Castiglione del Lago da ciascun pittore. Le cinquanta opere rimarranno esposte all’interno del Palazzo fino al 9 gennaio 2011, con la possibilità di essere acquistate. Le opere hanno come tema comune “I colori dell’inverno”, ma ognuna di loro è caratterizzata dalla diversa arte figurativa di ciascun pittore.

L’iniziativa ha aperto le celebrazioni natalizie per Castiglione del Lago, dando il via alle novità che caratterizzeranno questo Natale 2010, indicato dall’Amministrazione comunale come laboratorio di idee e ed innovazioni. «In realtà - spiega l’assessore alla cultura Ivana Bricca - l’estemporanea di pittura che sarà sperimentata per la prima volta all’interno del cantiere del Natale, costituirà veramente un valore aggiunto alla gamma delle proposte offerte in questo periodo. Dieci artisti arricchiranno con le loro opere ispirate al tema stagionale dell’inverno, le sale di Palazzo della Corgna, offrendo ai visitatori un’immagine e una dimostrazione del loro estro creativo e del loro talento. Le opere che rimarranno esposte fino al 9 gennaio 2011, saranno poi messe a disposizione dell’organizzazione e degli eventuali sponsor».

Una mostra questa, nata per volontà dell’Amministrazione comunale di Castiglione del Lago, in collaborazione con la Cooperativa Lagodarte e con la direzione artistica dello Studio d’arte Tarpani.

«Un evento - prosegue l’assessore - fortemente voluto e condiviso dall’Amministrazione comunale che ha voluto affiancare alla tradizionale animazione del Natale, elementi di arredo e di valorizzazione del paesaggio, attribuendo questa importante funzione alle opere d’arte prodotte dagli artisti»

 
   
   
ROMA: CASA DELLE BAMBOLE  
 
La riapertura della casa delle bambole testimonia l’impegno che il Comune continua a rivolgere nei confronti dell’artigianato romano e delle sue botteghe storiche che rappresentano una risorsa culturale ed economica di fondamentale importanza per la città. La bottega della signora Cesaretti è stata salvata grazie al lavoro di squadra di Roma Capitale e ci auguriamo che presto uno strumento legislativo nazionale possa permettere a Roma di dare la giusta tutela alle sue botteghe storiche». Lo ha dichiarato l’Assessore alle Attività produttive Davide Bordoni in occasione della riapertura della casa delle Bambole  
   
   
ROMA (ISTITUTO NAZIONALE PER LA GRAFICA, PALAZZO POLI, VIA DELLA STAMPERIA 6): AH, CHE REBUS! CINQUE SECOLI DI ENIGMI FRA ARTE E GIOCO IN ITALIA  
 
L´istituto Nazionale per la Grafica chiude le celebrazioni del 35° anno dalla fondazione con una mostra originale e innovativa. Con la collaborazione dell’Associazione Rebussistica Italiana e del Cattid – Sapienza. Con il Patrocinio del Dipartimento di Storia dell’Arte e Spettacolo, Sapienza Università di Roma. Le due curatrici, con la consulenza di Stefano Bartezzaghi, la collaborazione di un folto gruppo di studiosi per il catalogo, e il sostegno dell´Istituto per la parte organizzativa, hanno compiuto scelte precise, orientandosi alla storia del rapporto tra arte e rebus, e selezionando per la mostra opere, in originale o in fac simile, di particolare interesse. Che cos´è un rebus? Un piccolo enigma da decifrare, un disegno che nasconde una frase, un passatempo. Un gioco. Eppure, questo gioco ha una storia antica che, a ripercorrerla, rivela molte sorprese: nel passato grandi artisti hanno elaborato rebus, da Leonardo da Vinci con le sue cifre figurate (presentate in un video e riprese anche da artisti contemporanei), agli incisori Stefano Della Bella e Giuseppe Maria Mitelli; una sorpresa più recente è la presenza delle vignette della celebre rivista “La Settimana Enigmistica”, disegnate dall’illustratrice milanese Maria Ghezzi (la Brighella), nella pittura italiana degli anni Sessanta e Settanta, in particolare nelle opere di Renato Mambor e Tano Festa. La mostra mette a confronto l’antico e il moderno, in un viaggio di andata e ritorno tra arte e rebus dal Cinquecento a oggi, con rimandi continui fra il gioco e l’espressione artistica. I rebus dell’Ottocento, con le loro lettere animate, sono accostati agli esperimenti futuristi, come nel disegno Marinetti ferito dei fratelli Cangiullo. Le atmosfere metafisiche dei Bagni misteriosi di Giorgio De Chirico dialogano sia con le vignette dei rebus moderni sia con dipinti, video, disegni contemporanei legati all’enigma. Il percorso della mostra si apre con l’accostamento di due dipinti: il Ritratto di Lucina Brembate di Lorenzo Lotto, 1518 circa, e Personaggio in grigio di Osvaldo Licini, 1944. In entrambi, la luna è unita a delle lettere per suggerire un nome (Lucina) o una serie di parole potenziali, in uno scambio fra figure e lettere, fra visibile e leggibile. Le imprese del Rinascimento, gli emblemi, le marche tipografiche, ma anche i loghi delle ditte moderne, così come la comunicazione pubblicitaria presentano talvolta la forma del rebus, un meccanismo interattivo che coinvolge l’intelletto. Il rebus si presta anche a trasmettere messaggi velati di taglio politico, satirico, storico. Dal Risorgimento al ’68, ideali politici e sociali sono stati espressi in forma di rebus su fogli volanti, riviste, dipinti e libri d’artista. In mostra è visibile per la prima volta, restaurato per l’occasione, il grande drappo con un lungo rebus dedicato a Pio Ix per l’amnistia concessa nel 1846. Il meccanismo del rebus è presente in molti titoli di opere contemporanee e spesso il gioco avviene fra titolo, opera, materia e tecnica. E ancora, il rebus è lo spunto di poesie, come quelle di Edoardo Sanguineti interpretate in alcune opere grafiche presenti in mostra. Si ritrova nei video come tecnica di narrazione, nei graffiti sui muri, come esca che attira lo spettatore. Senza dimenticare che uno dei temi principali del rebus nei secoli è stato l’amore, da Leonardo da Vinci a Paolo Conte a cui questa mostra deve, oltre che un’opera esposta, il titolo Ah che rebus! dal ritornello della canzone Rebus del 1979. In mostra sono presenti opere originali e facsimile dei seguenti artisti, secondo un percorso così articolato - Parte storica Leonardo da Vinci, (video-animazioni con soluzioni dei rebus), Lorenzo Lotto, Agostino Carracci, Stefano Della Bella, Giuseppe Maria Mitelli, Agostino Nini, Adriano Baracchini Caputi, Francesco Cangiullo, Felice Casorati, Osvaldo Licini, Giorgio de Chirico. - Cimelio storico: drappo con rebus in onore di Pio Ix. - Anni Sessanta e Settanta del Novecento: citazioni, prelievi, variazioni Duilio Rossoni, Carlo Guarienti, Gastone Novelli, Tano Festa, Renato Mambor, Mario Schifano, Gianfranco Baruchello, Tullio Pericoli, Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti, Aldo Spinelli, Arrigo Lora-totino, Luigi Pasotelli, Luca Patella, Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Sarenco, Corrado D´ottavi. Il rebus continua: incisione, pittura, scultura, assemblage, graffiti, video. Paolo Albani, Nanni Balestrini, Aldo Mondino, Luigi Ontani, Pablo Echaurren, Sergio Ceccotti, Pierluigi Isola, Massimo Livadiotti, Piero Addis, Coniglioviola, Fanny & Alexander/zapruder Filmmakergroup, Lino Fois, Emanuele Magri, Bros e Sonda, Paolo Conte. Vignette originali di Maria Ghezzi per i rebus della Settimana Enigmistica Rebus su libri Andrea Baiardo (Baiardi), Philogyne, Giorgio Alione, Rondeaux d’amour, Giovan Battista Palatino, Libro nuovo d’imparare a scrivere, Francesco Colonna, La hypnerotomachia di Poliphilo, Paolo Giovio, Dialogo delle imprese militari e amorose di Mons. Giovio, 1556, Giulio Cesare Capaccio, Del Trattato delle Imprese di Giulio Cesare Capaccio, Etienne Tabourot, Les Bigarrures, Giovan Battista Della Porta, Ars Reminiscendi, Juan Caramuel Lobkowitz, Ioannis Caramuelis Primus calamus ob Oculos ponens metametricam, marca tipografica di Pietro Paolo Porro in Psalterium hebraeum graecum. Cartoline, figurine e riviste dell’Ottocento e del primo Novecento, con rebus di Dalsani, Pipein Gamba. Il catalogo, edito da Gabriele Mazzotta, raccoglie saggi che esplorano il rebus dal punto di vista della storia dell’arte, dell’enigmistica, della letteratura italiana, del linguaggio, con incursioni nel mondo dei geroglifici, degli enigmi musicali, della pubblicità. Tra le molte curiosità presenti segnaliamo la presenza di una nota e un rebus di Maurizio Calvesi, storico dell´arte che da giovanissimo è stato enigmista. La mostra è curata da Antonella Sbrilli e Ada De Pirro. E’ visitabile fino all’8 marzo 2011. Info: +390669980242, 0669980257 - www.Grafica.arti.beniculturali.it/home.htm ; 0669980242-257 - in-g.Rebus@beniculturali.it    
   
   
CAGLIARI: MOSTRA “GAUDI’ E LA SAGRADA FAMILIA. PARABOLA E IPERBOLE DELL’ARCHITETTURA”  
 
E’ stata inaugurata, lunedì 20 dicembre, la mostra “Gaudì e La Sagrada Familia. Parabola e iperbole dell’architettura”, promossa dalla Regione Sardegna d’intesa con l’Università di Cagliari e il Comune del capoluogo. L’esposizione, allestita a Cagliari nella Passeggiata Coperta, Galleria Umberto I, del Bastione di St. Remy, è ospitata fino al 19 febbraio con ingresso gratuito tutti i giorni dalle 9.30 alle 21. All’evento erano presenti il Presidente della Regione, Ugo Cappellacci, l’Assessore della Pubblica Istruzione e dei Beni Culturali, Sergio Milia, il Sindaco di Cagliari, Emilio Floris, il Rettore dell’Università di Cagliari, Giovanni Melis, l’Arcivescovo Metropolita di Cagliari, Giuseppe Mani, e il Progettista e Direttore della Fabbrica della Sagrada Familia, Jordi Bonet Y Armengol. La mostra è stata curata dal Dipartimento di Architettura e, in particolare, dall’architetto di Orani, Angelo Ziranu, che da tre anni fa parte della “grande officina tecnica” della Sagrada Familia. Nella sua completezza e organicità, la mostra viene presentata in anteprima assoluta a Cagliari, prima tappa dell´allestimento che racconta il “farsi” del Tempio incompiuto di Gaudì, consacrato da Papa Benedetto Xvi lo scorso 7 novembre a Barcellona. L´intenzione dell´allestimento è riproporre la spazialità e la sacralità della Sagrada Familia, un cantiere che pulsa e respira da 128 anni. In costruzione dal 1882, infatti, è un laboratorio costante di idee, ricerche formali, sperimentazioni: nel 2015 le torri dei quattro evangelisti raggiungeranno i 120 metri e nel 2026, quando saranno completati gli interni e la grande guglia di Gesù, la Sagrada Familia, con i suoi 170 metri, sarà l´edificio più alto di Barcellona  
   
   
ORI ANTICHI DELLA ROMANIA PRIMA E DOPO TRAIANO 140 PREZIOSI ORI PROVENIENTI DA TESORI, CORREDI TOMBALI E ARREDI LITURGICI DAL XVII SECOLO A.C. AL VI D.C. IN MOSTRA AI MERCATI DI TRAIANO FINO AL 3 APRILE  
 
Grazie alla presenza di ricche miniere d’oro, già nel Xvii secolo a.C. L’antica Romania fu caratterizzata da una produzione artistica di altissimo livello legata al prezioso metallo. E ora una mostra eccezionale porta per la prima volta in Italia un nucleo consistente degli antichi tesori romeni, ospitati dal 17 dicembre al 3 aprile 2011 ai Mercati di Traiano. Tra di essi risaltano gli oggetti prodotti dai Daci, la popolazione resa celebre dalla conquista dei Romani guidati dall’imperatore Traiano, all’inizio del Ii secolo d.C. La scelta dei reperti è quindi prestigiosa ed insieme con un forte valore simbolico, vista la presenza della Colonna di Traiano, innalzata a Roma proprio dopo la conquista della Dacia ed emblema di unione tra le due culture. La mostra “Ori antichi della Romania. Prima e dopo Traiano”, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana e Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Romania, è promossa dal Ministero degli Affari Esteri, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, da Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione – Sovraintendenza ai Beni Culturali, dal Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale della Romania, dall’Ambasciata di Romania a Roma, dal Ministero della Difesa Nazionale della Romania, dal Museo Nazionale di Storia della Romania di Bucarest e dall’Accademia di Romania in Roma con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura, ed è a cura di Ernest Oberländer-târnoveanu, Direttore del Museo Nazionale di Storia della Romania di Bucarest e di Lucrezia Ungaro, Responsabile del Museo dei Fori Imperiali nei Mercati di Traiano. Il catalogo è edito da Silvana Editoriale. L’esposizione raccoglierà 140 oggetti provenienti in gran parte dal Tesoro Nazionale conservato nella Sala degli Ori del Museo Nazionale di Storia di Bucarest. I reperti coprono un arco cronologico molto ampio, che va dall’Età del Bronzo (Xvii secolo a.C.) al periodo bizantino (V-vi secolo d.C.) così come varie sono le loro destinazioni d’uso. Sarà possibile ammirare la preziosissima collana di Hinova del Xii secolo a.C. Proveniente dal più ricco tesoro protostorico della Romania ma dalla fattura incredibilmente moderna; i famosi bracciali spiraliformi di Sarmizegetusa (la capitale della Dacia conquistata da Traiano), realizzati nel Ii-i secolo a.C. E recuperati di recente dopo il loro trafugamento, che vengono prestati per la prima volta ad un museo estero dal governo romeno; l’elmo di Poiana-coţofeneşti, splendido prodotto dell’arte traco-getica del Iv secolo a.C.; il rhyton d’argento dorato, un contenitore per liquidi che veniva utilizzato principalmente durante le cerimonie religiose, proveniente da Poroina Mare, del Iii-ii secolo a.C.; la raffinata patera, piatto ampio usato nei riti religiosi, e la coppia di fibule (spille) del tesoro di Pietroasa del V secolo d.C., attribuito alla casa reale ostrogota o visigota e noto come “Gallina con i pulcini d’oro” per la presenza di fibule a forma di aquila. Va inoltre evidenziata la presenza di 20 dei numerosi stateri d’oro rinvenuti nella capitale della Dacia, con il nome del re Koson scritto in lettere greche. Queste monete, datate alla metà del I secolo a.C., rappresentano l’unico caso in tutta la produzione numismatica dacica nel quale compare il nome dell’autorità emittente. Negli anni Settanta Roma ospitò due importanti mostre sul patrimonio culturale dell’antica Dacia, territorio che il processo di romanizzazione trasformò in una vera e propria isola “romana” tra le popolazioni “barbare”. Da allora la capitale non ha più promosso grandi eventi espositivi e culturali dedicati alla Romania, malgrado con la più recente immigrazione moltissimi romeni si siano stabilizzati in Italia, formando la maggiore comunità straniera. Un vuoto che la mostra “Gli ori antichi della Romania” intende colmare, anche per consentire agli italiani di conoscere le prestigiose origini del popolo romeno e per far riscoprire le proprie tradizioni alle generazioni di romeni nati in Italia. Dal mese di febbraio saranno organizzati cinque incontri di approfondimento sui principali aspetti delle opere in mostra in collaborazione con l´Accademia di Romania in Roma e con il sostegno finanziario dell´Istituto Culturale Romeno di Bucarest. Dal 10 gennaio laboratori e visite guidate – per le scuole e per il pubblico – consentiranno un ulteriore approccio ai meravigliosi tesori esposti, grazie a questa mostra, ai Mercati di Traiano  
   
   
CATANZARO (MUSEO MARCA): COMMUNITY. LA RITUALITÀ COLLETTIVA PRIMA E DOPO IL WEB – FINO AL 27 MARZO 2011  
 
Dopo il recente successo ottenuto dalle mostre di Alessandro Mendini e di Michelangelo Pistoletto, il museo Marca di Catanzaro prosegue la sua programmazione presentando un progetto dalla forte carica innovativa che nasce dall´esigenza d´interrogarsi sull´idea di comunità sociale in un´epoca di radicali trasformazioni dove la tecnologia ha assunto un ruolo prioritario. Community. La ritualità collettiva prima e dopo il web s´inaugura nella sede del Marca sabato 18 dicembre alle ore 18,30 e si potrà visitare sino al 27 marzo prossimo. La mostra, a cura di Alberto Fiz e Luca Panaro, è promosso dalla Provincia di Catanzaro Assessorato alla Cultura con la collaborazione della Regione Calabria - Assessorato alla Cultura e il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria, di Sensi Contemporanei - Ministero dello Sviluppo Economico e della Fondazione Mimmo Rotella. L´esposizione, accompagnata da un esauriente catalogo edito da Electa in italiano e inglese, rientra nell´ambito del Piano Operativo Regionale Calabria Fondi Europei di Sviluppo Regionale 2007/2013. Per questo importante appuntamento sono stati coinvolti in 14 tra gruppi e artisti di generazioni differenti quali Alterazioni Video, Marina Ballo Charmet, Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Vanessa Beecroft, Cristian Chironi, Mario Cresci, Paola Di Bello, Flatform, Nino Migliori, Adrian Paci, Franco Vaccari, Naomi Vona, Carlo Zanni. Un confronto tra grandi maestri e giovani rappresentanti dei new media che consente di riflettere sul concetto di comunità dagli anni cinquanta a oggi, attraverso opere fotografiche, video, progetti web e installazioni interattive. Non mancherà nemmeno un´installazione mobile del gruppo Flatform che durante i giorni che precedono la mostra registrerà le reazioni delle persone nelle strade della città di Catanzaro. "Dopo una serie di mostra dal taglio storico e filologico, il Marca propone un altro progetto particolarmente coinvolgente e attuale dove l´arte rappresenta l´occasione per interrogarci su noi stessi e la nostra relazione con gli altri. Di fronte ad un individualismo spesso esasperato, appare quanto mai opportuno affrontare il tema della collettività attraverso una lettura trasversale che coinvolge i grandi maestri della fotografia italiani, così come alcuni dei più significativi artisti dell´ultima generazione", afferma Wanda Ferro Presidente della Provincia di Catanzaro con delega alla Cultura. Negli ultimi decenni la visione della comunità si è profondamente trasformata e si è assistito al passaggio da riti collettivi che si svolgevano in luoghi reali (case, strade, parchi, bar), a processi di aggregazione tecnologici sviluppati in ambienti virtuali (blog, chat, social network). La comunità, insomma, spesso, è diventata community on line (a Facebook hanno aderito 500 milioni di persone in tutto il mondo) e il web ha mutato profondamente il rapporto fra gli individui, sebbene si sia mantenuto inalterato il desiderio di appartenenza e di unità in base a interessi comuni. Come spiega Alberto Fiz, Direttore Artistico del Marca "si è passati dalla comunità rigida e gerarchizzata, basata su precise linee guida di carattere politico, ideologico e familiare, alla comunità fluida e delocalizzata, priva di un riferimento territoriale, che si sviluppa prevalentemente in base all´esperienza dei singoli individui. Un percorso che va incontro ad una cultura partecipativa e relazionale descritta con efficacia dal taglio inedito dell´esposizione". E Luca Panaro aggiunge: "Gli artisti selezionati sono accomunati dall´utilizzo dell´immagine e da un attento sguardo indagatore nei confronti di una società in continua evoluzione. Riflettere sulla comunità rappresenta per ognuno di questi autori una necessità imprescindibile nell´arduo compito di interpretare il proprio tempo". La mostra mette a confronto immagini comunitarie rappresentative di epoche e condizioni sociali molto differenti fra loro. Come la visione "neorealista" restituita dalle fotografie di Nino Migliori (Bologna 1926), alla ricerca di sguardi, gesti e gerarchie in Gente dell´Emilia e Gente del Sud documentata sulla soglia di casa o sui gradini delle strade negli anni cinquanta. L´indagine di Mario Cresci (Chiavari 1942) condotta nei Ritratti reali mostra, invece, le condizioni di vita di piccoli gruppi familiari di alcuni paesi della Basilicata nei primi anni settanta. Mentre la Festa del Proletariato Giovanile al Parco Lambro di Milano fotografata nel 1976 da Gabriele Basilico (Milano 1944) in occasione dell´ultimo Festival Re Nudo testimonia il senso comunitario hippy restituendo quella che i giornali del tempo definirono "l´apoteosi della provocazione". In questo caso vengono esposte 30 immagini vintage, alcune delle quali inedite. Un altro capitolo della mostra affronta la questione legata all´aggregazione comunitaria in alcune metropoli, come riflessione sui nuovi riti collettivi dell´attuale società. Basti pensare alla serie Il parco di Marina Ballo Charmet (Milano 1952), realizzata in varie città del mondo per indagare questo nuovo luogo di socialità e condivisione soprattutto nei giorni di festa. La convivenza fra moltitudini di individui è visibile anche nelle immagini di Olivo Barbieri (Carpi 1954), in modo particolare nel video proposto in quest´occasione Seascape#1 Nigth, China Shenzhen, 05 , girato per documentare una generazione di cinesi durante un bagno al chiaro di luna. Il tema della rassegna attraversa anche i lavori di Paola Di Bello (Napoli 1961) che spesso punta l´obiettivo sull´integrazione fra individui, come accade in Framing the Community, dove gruppi di persone di diversa estrazione testimoniano la loro appartenenza ad un unico paesaggio urbano. Il calcio come rito collettivo è il tema intorno al quale si sviluppa l´indagine di Cristian Chironi (Nuoro 1974) che sfrutta il potere dell´immaginazione con la complicità dello spettatore. Un lavoro sulla memoria, il suo, dove una raccolta di foto d´epoca rappresenta metaforicamente l´archiviazione generazionale di una comunità. A riflettere sulla condizione comunitaria anche il video di Adrian Paci (Shkoder - Albania 1969) Centro di permanenza temporanea esposto in mostra dove una fila di extracomunitari di varie etnie si arrampica sulla scaletta di un aereo che si scopre non esserci e che, soprattutto, non partirà mai. Nelle sue opere la poetica del ricordo e dell´appartenenza agiscono nel ridefinire l´identità di popoli messi a rischio dai processi migratori. Con i lavori di Vanessa Beecroft (Genova 1969), una delle maggiori interpreti della ricerca contemporanea, si sviluppa ulteriormente la ricerca sulla ritualità contemporanea focalizzando l´attenzione su gruppi di giovani donne che durante le azioni performative in asettici spazi espositivi sono private di ogni possibilità di dialogo o relazione. Sono figure femminili mute e immobili testimoni di un´epoca dominata dal culto del corpo e dell´immagine. In questo caso vengono proposte due opere monumentali di tre metri di lunghezza che fanno riferimento alla performance realizzata nel 2008 alla chiesa di Santa Maria dello Spasimo a Palermo. La rassegna prosegue indirizzando la riflessione sulla comunità contemporanea in chiave tecnologica, partendo dal lavoro pionieristico di Franco Vaccari (Modena 1936) che si è interessato alla comunicazione spontanea di alcuni gruppi d´individui già alla fine degli anni sessanta, per trovare la sua più nota rappresentazione nell´installazione presentata alla Biennale di Venezia del 1972 Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio. In questa e in altre opere più recenti dell´autore è facile recepire una serie di anticipazioni sulle comunità virtuali di oggi e il coinvolgimento di migliaia di persone alla co-creazione di un progetto unitario. Al Marca è esposta una serie di lavori che fanno riferimento ai suoi ambienti/installazioni più noti (tra cui quello della Biennale del 1972) realizzati dal 1969 al 2009. In ogni circostanza l´autore sembra esseri occultato innescando un capovolgimento dei normali ruoli legati alla fruizione artistica e una relazione inaspettata da parte del pubblico. La strada aperta da Vaccari trova largo consenso negli artisti delle nuove generazioni che alla documentazione diretta della realtà antepongono l´interazione mediata dalle tecnologie informatiche. A questo proposito risulta interessante il confronto con l´opera della giovanissima Naomi Vona (Desio 1982) Gli infedeli mediatici, che mostra i volti di migliaia di persone auto-pubblicati su Youtube; prima imbarazzati, poi sbigottiti e infine disgustati, dopo la visione di un video proibito. Anche il collettivo Alterazioni Video formato nel 2004 a Milano che agisce come un network internazionale, si concentra sull´utilizzo delle nuove tecnologie e sul rapporto tra verità e rappresentazione, legalità e illegalità, libertà e censura nella società contemporanea. Come risulta evidente nel video proposto in mostra Last known address ottenuto con l´ausilio di Google Earth. Carlo Zanni (La Spezia, 1975) coinvolge direttamente il popolo del web che può connettersi con il suo lavoro modificandolo direttamente in base all´ipotesi di un copyright di gruppo. I flussi di dati prelevati dal mondo digitale danno vita ad esperienze di consapevolezza sociale con la collettività invisibile ma numerosissima che si è data appuntamento in rete. Assai significativo, infine, il progetto interattivo proposto per Catanzaro da Flatform, un gruppo di artisti nato a Milano nel 2006. In questa circostanza s´intrufola tra i quartieri della città la Flatcase, un´installazione mobile su ruote composta da varie attrezzature che registra le reazioni della gente di fronte a due differenti video durante i giorni che precedono l´esposizione. Successivamente, in mostra verrà presentato il risultato di quest´indagine sul territorio con gli abitanti di Catanzaro che diventeranno protagonista dell´opera. Il museo scende in piazza e accoglie la propria comunità. La mostra è accompagnata da un catalogo in italiano e inglese edito da Electa con i saggi critici di Alberto Fiz e Luca Panaro, oltre alla pubblicazione di tutte le opere esposte. Community. La ritualità collettiva prima e dopo il web. Catanzaro, Marca (via Alessandro Turco 63), 19 dicembre 2010- 27 marzo 2011. Orario: da martedì a domenica 9,30-13; 16-20,30; chiuso lunedì Ingresso: 3 euro; tel. 0961.746797. Catalogo Electa. Info@museomarca.com www.Museomarca.com  Inaugurazione: sabato 18 dicembre 2010 ore 18,30 alla presenza degli artisti. Mostra a cura di Alberto Fiz e Luca Panaro promossa dalla Provincia di Catanzaro - Assessorato alla Cultura con il patrocinio della Regione Calabria, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria. La mostra rientra nel Piano Operativo Regionale Calabria Fondi Europei di Sviluppo Regionale 2007/2013  
   
   
NATALE A VILNIUS  
 
Il progetto “Natale a Vilnius” è una tradizione consolidata, volta a promuovere di anno in anno il significato reale dello spirito natalizio inteso come miracolo di gioia da condividere con gli altri. In questo periodo tutti gli eventi pubblici confluiscono in un unico grande festival. Lo scopo del progetto è di diffondere lo spirito del Natale coinvolgendo il più possibile residenti e turisti nel turbinìo dei preparativi. Quest’anno l’attrattiva maggiore sarà il Mercatino di Natale, vicino la piazza della Cattedrale, dove grandi e piccini potranno divertirsi con le giostre, scambiare i doni con la persona amata in modi originali, trovare regali speciali e riscaldarsi con del buon vino caldo. Gli eventi del periodo natalizio inizieranno ufficialmente col rito dell’accensione dell’Albero (11 dicembre ore 19) presso la piazza della Cattedrale, un rituale molto sentito, poiché l’albero di pino è il simbolo nazionale del Natale in Lituania, la sua illuminazione annuncia l’inizio delle festività in tutto il Paese ed è organizzata come una grande festa che richiama ogni anno moltissimi visitatori anche dall’estero. E’ credenza popolare che dal momento in cui l’albero è acceso i sogni e le speranze intensifichino la loro forza fino a realizzarsi nella notte di Natale. Tra gli appuntamenti del periodo non può mancare il mercatino di Natale, aperto fino al 6 Gennaio presso la piazza della Cattedrale, una tradizione che va pian piano consolidandosi anche nelle altre principali città in questo periodo e che attira sempre più curiosi in cerca del regalo appropriato o del modo più originale per scambiarsi i doni con le persone amate. A tal proposito, gli stessi organizzatori di “Natale a Vilnius” hanno ideato “la banca del regalo” che si svolge all’interno del mercatino: l’interessato può recarsi presso la piazza della Cattedrale per consegnare il proprio regalo, fino al giorno della Vigilia, lasciando un recapito del destinatario. La mattina di Natale, il destinatario verrà contattato dagli organizzatori per ritirare il regalo presso la piazza ma non è detto che possa trovarlo così facilmente. Dal 18 dicembre nelle chiese della città riprenderanno i tradizionali concerti di Natale in cui artisti e gruppi delle più diverse tendenze musicali, proporranno in chiave inedita le sonorità del periodo. L’idea principale di questi concerti è di coniugare musicisti professionisti e il grande pubblico. La sera della Vigilia, l’appuntamento è alle ore 22 nella piazza della Cattedrale per la cerimonia di consacrazione del Presepe e la veglia. Il simbolo del Natale e dei valori come la famiglia, l’amore per il prossimo, la compassione, la speranza, l’unione e la speranza di un nuovo inizio. Le festività natalizie terminano con la processione dei Re Magi, il 6 gennaio alle 16,30. E’ l’appuntamento più ambito dai bambini che seguono con meraviglia il cammino dei Re seguiti dalla Stella Cometa. La parata coinvolge tutta la città vecchia prendendo le mosse dalla Porta d’Aurora per concludersi nella piazza della Cattedrale con la consegna dei doni al Bambino Gesù. Info: http://www.turismolituano.it/    
   
   
IRLANDA: UN 2011 DI GRANDE ARTE, CULTURA ED EVENTI DA SOGNO  
 
I momenti difficili non la spaventano. E il turismo, in una fase delicata della sua economia, in Irlanda è tra i settori che stanno reagendo con maggiore positività, mostrandosi sensibile a nuove strategie e politiche tariffarie vantaggiose, sempre con la stesso professionalità e un caldo benvenuto per i visitatori. Tante le novità per il 2011: tra i grandi classici della destinazione europea più verde in assoluto, alcune “ciliegine” da intenditori come il Dc2011 Dublin Contemporary, maggiore evento d´arte mai organzizato in Irlanda, in programma per l´autunno del prossimo anno. Le ultime settimane dell´anno di Turismo Irlandese sono dedicate alla promozione dei “city breaks” (www.Irlanda-travel.com/citybreaks ), volta a incoraggiare i viaggi brevi nel periodo pre Natalizio, per Capodanno e l´Epifania e nei primi mesi del 2011: ottima vetrina sia per le offerte dei Tour Operator sia per offerte dei fornitori irlandesi. Il sito dedicato offre un’infinità di spunti per tutto quanto fa Natale e dà una idea della festa: mercatini natalizi, eventi, feste di strada e nel tepore di hotel e country houses....Fra le proposte” Dublino, la più accogliente” ideale per anticipare o vivere il clima del Natale. Attorno al Christmas Tree, acceso dal 21 novembre, le tentazioni delle vie dello shopping, dei grandi magazzini Penneys dove rifarsi il guardaroba a prezzi più che interessanti e i suggerimenti di una vera dublinese per vivere intensamente la città. A due ore da Dublino “Belfast, in musica “, l´altra capitale dell´isola d´Irlanda, dove ripercorrere i trascorsi musicali di Van Morrison o degli Snow Patrol, originari di Belfast.... Ciara e Ricky illustrano la loro Belfast, guidando alla scoperta di ristoranti e pub tradizionali, edifici vittoriani, gli storici murales, musei pluripremiati. Fra le città consigliate per un break in questa stagione anche Cork, eletta da Tripadvisor -nel 2010 -” città più accogliente d´Europa” e inserita da Lonely Planet nella Top Ten delle città da non perdere, dove respirare il profumo del mare e di grandi avventure della marineria del passato. Tra le novità rivolte ai consumatori, il 2010 di Turismo Irlandese sarà da ricordare per il rafforzamento della propria presenza sui social media, Facebook in primis, un mezzo che sta dando ottimi risultati. Ad oggi la fan page Irlanda (www.Facebook.com/turismoirlanda ) registra più di 5 300 fans e crea una community sempre più ampia di fans della destinazione che scambiano foto, lasciano commenti capaci di trasmettere e trasferire la loro passione per l´Irlanda. Così da risultare come un “invito” a visitare l’Irlanda non solo come destinazione di vacanza ma anche come meta per i soggiorni studio. Da inizio ottobre è attiva una simpatica applicazione, “Ireland4english”, che permette agli utenti di testare il proprio livello di conoscenza della lingua inglese; mentre una seconda applicazione, più in generale sull´Irlanda, sarà online da dicembre. Per iniziare a sognare già da casa, è ora online il canale Irlanda su You Tube dove è possibile trovare tanti video che invitano a scoprire i luoghi più belli e segreti dell´isola ma anche storie e leggende.... Come quella della spiaggia di Coral Strand, nel Connemara, che ci racconta Padraic....(youtube.com/turismoirlandese). Temi di Turismo Irlandese del 2011 Il focus del 2011 sarà indurre, invitare al “viaggio”, all´insegna dell´autenticità di una esperienza di una vacanza in Irlanda, breve o lunga che sia. Temi di punta Dublino, città più “ friendly d´Europa” secondo la classifica di Trip Advisor e Patrimonio Unesco per la Letteratura; e Belfast, la “città della musica” per il livello e l´accessibilità alla sua variegata offerta musicale. Seguono Derry/londonderry, “capitale” di Halloween e nominata “Uk City of Culture 2013”. Nel 2011, Turismo Irlandese punterà anche su “I Grandi classici d´Irlanda”, luoghi “icone” d´Irlanda come le Cliffs of Moher, il Ring of Kerry, la Giant’s Causeway, che tutti sognano di visitare; ma anche su “momenti” che solo in Irlanda si possono vivere con tale intensità, come una serata di musica live in un pub. A cominciare da San Patrizio (17 marzo) unica festa nazionale ad essere celebrata in tutti i continenti. Un evento che colora e rallegra Dublino e tutte le città grandi e piccole d´Irlanda, creando un autentico effetto “calamita” e che nel 2011, Turismo Irlandese intende incentivare e promuovere ulteriormente sul mercato italiano. In sintonia con questo tema, le “Terre di San Patrizio”, che identificano il patrimonio cristiano irlandese, continueranno ad essere uno dei temi chiave del 2011. A complemento di tutto ciò, non mancheranno messaggi sulla convenienza e l’ottimo rapporto qualità-prezzo dell’offerta turistica in tutta l’isola d’Irlanda. Il 2010 ha sancito anche l´innovazione nel prodotto “Vacanze Studio” : un punto forte dell’Irlanda e che attira sempre di più gli italiani, ai soggiorni classici in famiglia con lezioni di lingua si aggiungono formule nuove che seguono gli ultimi gusti dei giovani...Come “Inglese più Rugby” o altri sport di tendenza, ad esempio il golf (sempre piu mirato grazie al successo dei Molinari); per i meno sportivi più interessati alla musica o ai nuovi modi di comunicazione, nel 2011 saranno proposte alcune possibilità di apprendimento dell´ l’inglese abbinato alla possibilità di registrare la sua musica insieme a veri professionisti, presso gli studios di Windmill Lane di Dublino, o imparando a fare filmati adatti a You Tube. Tutto riassunto e dettagliato sulla brochure Studiare l’Inglese in Irlanda disponibile da fine gennaio 2011 La Nuova Dublino Lungo il fiume Liffey, dove un tempo sorgevano i magazzini portuali, sta prendendo forma la “nuova Dublino”. Una città nella città che fa perno attorno al nuovo Convention Centre Dublin (http://www.theccd.ie/), già indicato come primo Convention Centre internazionale "a impatto zero", a conferma del buon nome di una Irlanda attenta all´ambiente (aspetto fondamentale ormai per ogni organizzazione di eventi). Centro polivalente progettato dall´architetto irlandese Kevin Roche vincitore del Premio Pritzker, può ospitare eventi da 8 a 8mila delegati in 22 sale meeting e consente ora alla capitale irlandese di porsi come polo congressuale internazionale. Attorno al Ccd, una rosa di novità. Come l´Aviva Stadium, nuova casa del rugby e del football internazionale, ma anche potenziale location per spettacoli, eventi corporate e altri usi nel settore del turismo d’affari (http://www.avivastadium.ie/ ); la O2 Arena, ribalta su cui s´avvicendano star di richiamo mondiale (12.000 posti). Alle sue spalle, The Point Village Market (http://www.pointvillage.ie/ ), centro commerciale all´insegna delle nuove tendenze, dall´abbigliamento, al vintage d´autore passando per i prodotti biologici del Farmer’s Market che dal 3 al 23 dicembre ospiterà per la prima volta il Christmas Market. Fiore all´occhiello della piazza, dallo scorso luglio, è la Dublin Wheel, da cui si domina la visione della città e delle vicine Wicklow Mountains dall’alto. Nei pressi della piazza, sempre a luglio, ha aperto i battenti anche il Gibson Hotel (http://www.thegibsonhotel.ie/ ), una struttura 4**** con accoglienza pensata per eventi corporate e d’affari ma a misura anche di clientela leisure. A completare l’offerta della nuova Dublino, sempre nella zona dei Docklands ma sulla sponda meridionale del fiume, il Grand Canal Theatre (http://www.grandcanaltheatre.ie/ ), progettato da Daniel Libeskind, è nuovo palcoscenico per musical, opere teatrali, balletti e concerti di musica classica. Terminal 2 (T2) Aeroporto di Dublino – Inaugurato il 19 novembre, il nuovo Terminal 2 dell´aeroporto di Dublino è finalmente operativo. Alto 3 piani ed esteso su un’area di 75.000 metri quadrati, è situato a “cavalcioni” della strada che porta al Terminal 1. Creato per andare incontro alle esigenze di coloro che affrontano viaggi di breve o lunga durata, e per smistare un traffico dai 12 ai 15 milioni di passeggeri l´anno, mette a disposizione dei passeggeri tutto ciò di cui hanno bisogno: spazio, luce, comfort e vari servizi. Con la sua operatività, lo scalo aereo dublinese potrà arrivare a 35 milioni di passeggeri l’anno (http://www.daa.ie/ ). L’ulster Museum di Belfast (http://www.ulstermuseum.org.uk/ ), riaperto quest’anno dopo 5 anni di ristrutturazioni e già considerato una delle “Top Attractions” dell’Irlanda del Nord, ha di recente ottenuto l’Uk Art Fund Prize, un importante riconoscimento che conferma il prestigio di questo museo (ad ingresso gratuito!!). Anticipazione eventi e novità 2011 - Irlanda del Nord La Giant’s Causeway (http://www.giantscausewaycentre.com/ ), l’attrazione turistica più famosa dell’Irlanda del Nord e sito Unesco, è al momento interessata dalla realizzazione di un nuovo Visitor Centre che sarà completato entro il 2012, per un investimento di 18.5 milioni di £. Dublin Unesco City of Literature (http://www.dublincityofliterature.ie/ ): quest’anno Dublino è stata nominata dall’Unesco “città della letteratura”. A seguito del riconoscimento, numerosi festival ed eventi letterari sono in programma anche per il 2011. Uefa Europa Cup Final 2010/2011, 18 Maggio 2011, Aviva Stadium, Dublino Finale del prestigioso torneo calcistico europeo nel nuovo Tempio dello sport dublinese (http://www.avivastadium.ie/ ) - Torneo calcistico internazionale, 30 -31 luglio 2011 Sotto l´egida della Football Association of Ireland (fai.Ie), Endemol Sport e l´agenzia sportiva Iconic, l´Inter aprirà il torneo calcistico internazionale a 4 che si svolgerà sul campo dell´Aviva Stadium (http://www.avivastadium.ie/ ) a fine luglio. Dc2011 - Dublin Contemporary 2011, 6 settembre- 31 ottobre 2011 (http://www.dublincontemporary.com/ ) La più importante vetrina di arte contemporanea e cultura mai organzizata in Irlanda. Una rassegnna articolata in più sedi espositive della capitale – Imma, Dublin City Gallery The Hugh Lane Gallery, The James Joyce Tower, The Royal Hibernian Academy e The Irish Institute of Film – e nell´area di Temple Bar, che nell´arco di 8 settimane metterà in mostra opere di artisti irlandesi affermati ed emergenti. Il tema dell’edizione 2011 sarà “Il silenzio”. Solheim Cup, torneo golfistico femminile internazionale che si svolgerà presso lo stupendo Killeen Castle, Co. Meath (http://www.solheim.com/ ) Tall Ships Waterford, 30 giugno-3 luglio, Waterford (http://www.waterfordtallshipsrace.ie/ ) Il ritorno di bastimenti e velieri nel porto di Waterford per una regata che in passato qui ha richiamato oltre 500.000 spettatori. L´evento è un incentivo per la bella cittadina vichinga a rifarsi il look. Il centro della cittadina marinara, noto anche come “ Viking Triangle” e culla della storia millenaria, vedrà svilupparsi lungo la Suir il progetto “The Viking Triangle – A thousend Years of Hystory in a Thousand Paces” che coinvolgerà anche la Waterford Crystal Experience e le zone di The Mall e della Cathedral Square. Irish Craft Year: Il 2011 sarà, per Irlanda, l´Anno dell´Artigianato, occasione per valorizzare l´opera e il talento di molti èrpofessionisti del “Made in Ireland” (http://www.irishcraftupdate.com/ ) Per maggiori informazioni: Turismo Irlandese Piazzale Cantore 4, 20123 Milano Tel 02 581773 (solo per stampa) - Fax 02.58118075 http://www.irlanda-travel.com/   - http://www.irlandaagenzie.it/  - http://www.meetinireland.it/  
   
   
LE STRADE DI LONDRA RACCONTATE IN UNA MOSTRA FOTOGRAFICA  
 
Dal 18 febbraio 2011 presso Il Museum of London saranno in mostra più di 200 fotografie che raccontano Londra attraverso le immagini di vita di strada dal 1860 al 2010. La mostra London Street Photgraphyinclude i lavori di famosi fotografi come John Thomson, Henry Grant e Roger Mayne, ma anche immagini di fotografi contemporanei. Mike Seaborne, Curatore delle Fotografia del Museum of London, ha commentato: “La mostra fornirà un’interessante panoramica della città e su come è cambiata dal 1860, e con essa anche le tecniche fotografiche. Ognuna delle fotografie ha catturato qualcosa di diverso del carattere di questa incredibile città”. Il Museum of London ha nove gallerie permanenti aperte al pubblico ad ingresso gratuito, che raccontano la storia di Londra dalla preistoria fino ai giorni nostri. Il museo è aperto tutti i giorni dalle 10,00 alle 18,00. Ingresso gratutito. La mostra si terrà dal 18 febbraio fino al 4 settembre. Museum of London, 150 London Wall, London Ec2y 5Hn Tel: +44 20 7001 9844 Sito internet: http://www.museumoflondon.org.uk/  Facebook: Museum of London Email: cwylie@museumoflondon.Org.uk  
   
   
L’ANTICA CINA IN MOSTRA A CARDIFF  
 
Dal 26 gennaio al 3 aprilepresso il National Museum di Cardiff si terrà una mostra di antiche sculture che non sono mai uscite dalla Cina prima d’ora. Lungo i financhi delle scoscese colline di Dazu, Sito Mondiale dell’Umanità, nei pressi di Chongquing si trovano una serie di eccezionali di sculture, circa 50,000, che vanno dal 9° al 13° secolo. Le sculture sono di raffinata bellezza, e riflettono, attraverso la varietà e la diversità che le contraddistingue, la vita e i costumi religiosi della Cina di quel periodo. Infrom Steep Hillsides: Ancient Rock Carvings from Dazusaranno messe in mostra sculture e repliche delle più importanti del sito. Immagini su larga scala suggeriranno l’idea di cosa significa visitare veramente questo luogo. L’arte di intagliare la roccia si sviluppò per diffondere le idee Buddiste nell’antica India. In Cina questa pratica andò di pari passo con l’introduzione del Buddismo, e fu particolarmente fiorente lungo la Via della Seta e la Valle del Fiume Giallo. Il National Museum di Cardiff è aperto dall 10,00 alle 17,00 dal martedì lla domenica, ingresso gratutio. National Museum Cardiff,cathays Park, Cardiff Cf10 3Np Tel: 0044 29 20397951 Sito internet: www.Museumwales.ac.uk  
   
   
A EDIMBURGO IN MOSTRA LE FOTOGRAFIE DEGLI INFANTI REALI  
 
Dal 25 febbraio al 5 giugno presso la Queen’s Gallery del Palazzo di Holyroodhouse di Edimburgo saranno in mostra più di 100 fotografie di Marcus Adams. Adams (1875-1959) passò più di 50 anni a fotografare bambini. Dal 1926 al 1956 fu il fotografo ufficiale della Famigia Reale e durante quel periodo immortalò due generazioni di infanti Reali, presentando, con il suo stile, una nuova, più rilassata, immagine della Famiglia Reale.saranno in mostra anche stampe vintage delle sedute reali, molte delle quali di proprietà della Regina Elisabetta e della Regina Madre. Il Fulcro della mostra dal titolo Marcus Adams: Royal Photgrapher è un gruppo di fotografie della Principessa Elisabetta (Oggi Regina Elisabetta Ii) e di sua sorella la Principessa Margaret, ritratte tra il 1920 e il 1930. L’ingresso costa £5.50, £5 per studenti e per chi ha più di 60 anni, £3 per i minori di 17 anni, gratis per i bambini con meno di 5 anni, £14 biglietto famiglia. Fino al 6 febbraio la mostra si tiene nelle Drawings Gallery del Castello di Windsor. The Queen’s Gallery at the Palace of Holyroodhouse, Canongate, The Royal Mile, Edinburgh Eh8 8Dx Tel: +44 131 556 5100 Sito internet: www.Royalcollection.org.uk  
   
   
HENRY MOORE A HATFIELD HOUSE  
 
Hatfiled House nell’Hertfordshire nel sud East d’Inghilterra nel 2011 celebrerà il 400° anniversario con una mostra all’aria aperta di sculture di Henry Moore dal titolo “Moore at Hatfield” che si terrà dal 23 aprile al 30 settembre. Saranno esposte 14 sculture, tra cui Re e Regina, Madre e Figlio, e Grande Figura Reclinata. Moore aveva 50 anni quando cominciò a creare sculture destinate ad essere esposte in parchi e giardini, ed in generale all’aria aperta. Hatfield House è ladimora dei 7° Marchesi di Salisbury. La famiglia Cecil possiede la tenuta da 400 anni, il cui giardino è stato progettato all’inizio del 1600. Il parco che circonda la dimora e l’edificio più antico dell’Old Palace erano di proprietà di Re Enrico Viii, che qui fece vivere i suoi figli Edoardo, Maria ed Elisabetta. Hatfield House è aperta da mercoledì a domenica e durante le Bank Holiday (23 aprile – 30 settembre), tutti i giorni il mese d’agosto. Il biglietto d’ingresso costa £12,50, per i bambini £8. Hatfield House, Hatfield, Hertfordshire Al9 5Nq Sito internet: http://www.hatfiled-house.co.uk/