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GIOVEDI

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Notiziario Marketpress di Giovedì 25 Aprile 2013
MILANO (GALLERIA GIÒMARCONI): ROSA BARBA - THE MUTE VERACITY OF MATTERS - INAUGURAZIONE, LUNEDÌ 27 MAGGIO 2013, DALLE 19 ALLE 21 - DAL 28 MAGGIO AL 26 LUGLIO 2013  
 
Giò Marconi ha il piacere di presentare The Mute Veracity of Matters, seconda mostra personale dell´artista italiana Rosa Barba. Molti sono i temi della poetica di Barba, dalla riflessione sul concetto di tempo, come i segni che lascia nel paesaggio, a quella sul linguaggio, ai salti temporali attraverso la storia. Ma l´interesse principale dell´artista è quello di astrarre il medium cinematografico per analizzarne limiti e potenzialità. Rosa Barba, come gli strutturalisti, indaga soprattutto gli aspetti intrinseci del film – i meccanismi di funzionamento del proiettore, la percezione nello spazio, la materialità del mezzo e come questa si esprima non soltanto a livello visivo, ma nel suono e nel tempo. --- Per la mostra alla galleria Giò Marco ni l´artista presenta il film in 35 mm Time as Perspective (2012), una grande scultura in feltro The Contemplative or The Speculative (2013), sculture cinetiche come Still Anchored in One Point from which They Emerge (2013), Footnotes (2013), Color Clocks: Verticals Lean Occasionally Consistently Away from Viewpoints (2012) e l´installazione Color Studies (2013). Time as Perspective, è stato presentato per la prima volta nel 2012 in occasione della personale di Barba alla Kunsthaus Zürich organizzata in collaborazione con la Kunsthall Bergen dove la mostra, proposta qui come un ulteriore capitolo, si è appena conclusa (Marzo 2013). Il film è girato nel deserto del Texas e mostra gigantesche trivellatrici che ripetono tutte costantemente lo stesso movimento meccanico. Questo video, oltre a mettere in risalto le qualità poetiche e scultoree del paesaggio, tocca forti questioni sociali e po litiche con i suoi riferimenti allo sfruttamento delle risorse naturali. Rosa Barba è sempre stata affascinata dagli ambienti vasti e aridi e dal deserto in particolar modo, proprio per la dimensione senza tempo insita in questo luogo. La collocazione temporale di questo video non è chiara, le immagini che vediamo potrebbero essere avveniristiche visioni del futuro o documenti storici. I film di Rosa Barba hanno a che fare con il concetto di tempo, inteso dall´artista non solo come movimento lineare e progressivo ma anche come qualcosa che si apre a livelli più profondi. Dice Rosa Barba: “gli intervalli di tempo impilati uno sopra l´altro in una sorta di ´profondo tempo´ geologico sono alla base della mia riflessione sul mezzo filmico”. Così il film diventa una traccia della profondità del tempo, dove si può vedere o avvertire una struttura spaziale all´interno della storia, con tutti i suoi strati e le sue trasform azioni. The Contemplative or The Speculative è un grande feltro nero, sospeso al soffitto e illuminato da un proiettore. Sul feltro è inciso un testo che il tessuto stesso rende illeggibile: le parole si distinguono chiaramente soltanto nella loro ombra sul muro. Dice l´artista: si crea così “una sala di lettura segreta”. In Color Studies Rosa Barba utilizza i tre colori primari e li fa dialogare tra loro attraverso la condivisione dello stesso schermo di proiezione, dando vita ad infinite possibilità di colore. Le tre sculture Color Clocks: Verticals Lean Occasionally Consistently Away from Viewpoints sono definite dall´artista come “dipinti cinetici”. Sono tre grandi strumenti meccanici dove pellicole 35mm, sulle quali sono stampate delle lettere, si muovono in continuazione e ogni nastro riproduce in parola un colore, rosso, blu e giallo. Queste sculture ricordano il meccanism o interno di un orologio, con la differenza che non definiscono il tempo, ma anzi lo annullano in un loop senza fine. E´ una meditazione sul colore, sul tempo, sulla percezione e sul linguaggio, sul significato che assume una parola se ripetuta all´infinito. Rosa Barba nasce ad Agrigento nel 1972 ma è cresciuta in Germania. Ha studiato all´Academy of Media Arts a Colonia, per poi completare la sua formazione con la residenza presso la Rijksakademie van Beeldende Kunsten di Amsterdam. Attualmente vive e lavora a Berlino. Tra le sue personali: A Home for a Unique Individual, Musac, Museo de Arte Contemporaneo de Castilla y León, León; Time as Perspective, Bergen Kunsthall, Bergen (2013); Time as Perspective, Kunsthaus Zürich, Zürich; Back Door Exposure, Jeu de Paume, Paris; Museum of Contemporary Art, St. Louis, Usa; Arter, Istanbul (2012); Stage Archive, Fondazione Galleria Civica - Center of Researc h on Contemporary Art, Trento; Stage Archive, Mart Museo d´Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Rovereto; Kunstverein, Braunschweig (2011); Tate Modern, London; Center of Contemporary Arts, Tel Aviv e Centre International d´Art & du Paysage, Vassivère (2010). Inoltre Rosa Barba ha partecipato a numerose mostre collettive, tra le più recenti: Ankäufe, Bundeskunstsammlung, Bonn (2013); Film and Sculpture, Wiels Brussels; Man in the Holocene, Mit List Visual Arts Center, Cambridge; Pink Caviar, Louisiana Museum of Modern Art, Humlebaek; Macro, Rome; A Trip to the Moon. Before and After Film, Bonniers Konsthall, Stockholm; Made in Germany 2, Sprengel Museum, Hannover; Collezione Acacia, Palazzo Reale, Milan (2012); Making Worlds, Palazzo delle Esposizioni, 53nd Venice Biennale (2009); 52nd Venice Biennale, Slovenian Pavillon, 2007. Il suo lavoro è presente in numerose collezioni pubbliche, tra cui: Galleria civica d´arte moderna e contemporanea (Gam), Torino; Hamburger Bahnhof, Museum für Gegenwart, Berlin; Kunsthaus Zürich, Zürich; Louisiana Museum of Modern Art, Humlebaek; Mart - Museo d´Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Rovereto; Museo Centro de Arte Reina Sofía, Madrid  
   
   
RITORNO ALLA PREISTORIA. UNA SORPRENDENTE NOTTE DA “ANTENATI” NELLA PALAFITTA DI LEDRO  
 
L’esperienza davvero unica sarà riservata ai “sapiens” vincitori del concorso “Una notte nella palafitta di Ledro” che prevede un pernottamento per due persone sul lungo lago di Molina, in una delle abitazioni di paglia e legno risalenti al tardo neolitico, dichiarate “patrimonio dell’umanità” dall’Unesco. Ecco come farsi catapultare per 24 ore nell’età del bronzo, tra sciamani, archi e frecce di pietra. Ma niente paura: la cena preistorica non prevede bistecche di… T-rex! Questa volta anche chi è abituato agli hotel più strani ed insoliti si troverà spiazzato: sarà per il fatto che l’alloggio in questione ci riporta ai ricordi d’infanzia, alle avventure straordinarie dei nostri progenitori studiate sui banchi di scuola. E chissà, forse i vincitori del concorso “Una notte nella palafitta di Ledro” festeggeranno il loro soggiorno premio con un “Yabba-dabba-doo!”, il celebre grido di gioia di Fred Flinstone, protagonista della serie di cartoon tv di culto “Gli antenati”… D’altra parte non capita tutti i giorni di trovarsi catapultati per una notte in piena età del bronzo, ad aspettare l’alba all’interno di una capanna di paglia e legno adagiata su una palafitta, circondati da sciamani vestiti di pelli che accendono il fuoco, agricoltori che macinano cereali e cacciatori che preparano archi e frecce… di pietra! Eppure sarà proprio questa l’incredibile esperienza che aprirà a due persone le porte di un luogo magico custodito dalla Valle di Ledro: il lungo lago di Molina, dove si possono ancora osservare i resti di un villaggio di palafitte risalente al tardo neolitico (4.000 a. C.) dichiarato recentemente Patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Per mettere in moto la macchina del tempo messa a punto dall’Assessorato al Turismo del Comune di Ledro è sufficiente accedere (dal 1 marzo al 15 giugno 2013) al sito: www.Vallediledro.com/concorsopalafitte  e compilare con attenzione il form di iscrizione. L’estrazione della coppia di fortunati che saranno protagonisti di questo viaggio all’indietro nella storia umana avverrà il 5 luglio 2013. Per loro sarà riservato un fine settimana con una notte di pernottamento nel villaggio di palafitte di Molina. A differenza dei loro antenati, i vincitori non dovranno vedersela con animali poco raccomandabili, o addirittura preistorici come i dinosauri, anche se l’organizzazione prevede una cena che reinterpreterà gli ingredienti e i sapori dell’Età del Bronzo: carne, formaggio, farro e cereali, lenticchie, piccoli frutti di bosco e miele daranno vita a un menu accattivante da gustare con cucchiai di legno oppure… con le mani. Alla cena seguirà una serata dedicata con attività da svolgere tra le capanne. Se amate il Neolitico dalla vostra infanzia, se per voi Fred Flinstone è un uomo troppo moderno, se pensate che la ruota e il fuoco siano invenzioni perfezionabili, allora non vi resta che partecipare a “Una notte nella palafitta di Ledro”: un soggiorno nel Neolitico è esattamente quello che fa per voi! Consorzio Per Il Turismo Della Valle Di Ledro Via Nuova, 7 - 38067 Ledro (Pieve) Tel. 0464 591222 - Fax 0464 591577 www.Vallediledro.com    
   
   
PERUGIA: PERUGINO, RAFFAELLO, SASSOFERRA​TO  
 
Per la città che lo ospita, Perugia, per l’elegante magnificenza del contenitore che lo accoglie, il Nobile Collegio del Cambio, capolavoro del Perugino, e soprattutto per i grandi maestri che questa mostra mette per la prima volta a diretto confronto: Perugino, Raffaello e Sassoferrato. Il tutto dal 22 giugno al 21 otto­bre, per iniziativa del Nobile Collegio presieduto da Vin­cenzo Ansidei, e per la cura scientifica di Francesco Federico Mancini e di Antonio Natali, curatore delle grandi mostre umbre sul Perugino, sul Pinturicchio, e sul Signorelli tra le altre, il primo, direttore della Galleria degli Uffizi, il secondo. La mostra rappresenta la prima importante estensione fuori Toscana del progetto “La città degli Uffizi”. Per Raffaello si tratta di un ritorno a Perugia; ritorno che avverrà attraverso il suo celeberrimo Autoritratto (dipinto tra il 1504 e il 1506), capolavoro ammirato in tutto il mondo, che sarà collocato nella Sala dell’ Udienza del Nobile Collegio, la stessa sala che con il suo maestro Perugino lo vide all’opera, probabilmente come semplice collaboratore, agli esordi della sua sfolgorante carriera. Insieme al suo Autoritratto giungeranno dagli Uffizi quello del suo maestro, il Perugino appunto, e quello non meno straordinario di un artista posteriore che ai due ispirò il proprio lavoro, ovvero Giovan Battista Salvi detto il Sasoferrato. Tre capolavori posti vis a vis, a collo­quiare tra loro e con un quarto autoritratto, anch’esso del Perugino, ma stavolta dipinto a fresco sulle pareti del Nobile Collegio, quasi come a firmare con nome e volto un’opera che il maestro riteneva tra le sue migliori. Ed è in questi gioco di autoritratti che si esemplifica la nuova consapevolezza degli artisti del Rinascimento. Prima d’allora, il pittore si ritraeva tutt’al più “come di contrabbando, in un racconto sacro”: L’autoritratto del Perugino al Cambio, inserito tra gli uomini famosi, accompagnato da una epigrafe celebrativa, fa irrompere la nuova certezza di ruolo che gli artisti si sono conquistati rispetto ai loro colleghi di altre arti manuali. Il confronto proposto dalla mostra tra il volto del maturo mastro umbro e l’Autoritratto del giovane Raffaello consente di allargare la riflessione sul tema della bottega del Perugino nella quale transitò, appena sedicenne, anche Raffaello. Completa la triade il famoso Autoritratto del Sassoferrato che porta ad affrontare l’importante tema della rivisitazione secentesca dei modi espressivi di Perugino e di Raffaello. Come afferma il professor Mancini, “Proprio per indagare questo, nella contigua Cappella di San Giovanni, sempre parte del Nobile Collegio, vengono riunite sette opere del pittore marchigiano ispirate ai prototipi dei due maestri rinascimentali. Conservate nella basilica di San Pietro a Perugia le sette opere del Sassoferrato danno la misura dell’impegno messo dall’artista nel riproporre i celebri modelli della tradizione figurativa a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento. Ne è limpido esempio il confronto, proposto in mostra, tra due immagini di San Mauro, l’una del Perugino la seconda del marchigiano. Sassoferrato qui mostra di saper dar vita ad uno stile autonomo nel quale confluiscono gli echi delle levigate eleganze peruginesche e raffaellesche e le innovazioni iconografiche e stilistiche derivate dai dettami del Concilio di Trento”. La mostra, oltre che riunire opere di straordinaria bellezza e suggestione, è occasione di approfondimento scientifico. Come ben testimonia il catalogo, inserito nella collana “La Città degli Uffizi” che accoglie contributi di Francesco Federico Mancini e di Antonio Natali, curatori dell’esposizione, accanto a saggi e schede di Silvia Blasio, Fabio De Chirico, Cristina Galassi, Roberto Guerrini, Fabio Marcelli, Marta Onali e Francesco Piagnani. Informazioni e prenotazioni: Nobile Collegio del Cambio, Corso Vannunnci 25, Perugia. Tel.075 5728599. Orari di apertura: giorni feriali: 9.00 - 12.30 / 14.30 - 17.30; giorni festivi: 9.00 - 13.00  
   
   
KEY WEST: MUSEO DEDICATO AL PARCO NATURALE DI DRY TORTUGAS  
 
È stato recentemente inaugurato a Key West un museo che illustra le bellezze naturali e storiche del Dry Tortugas National Park e di Fort Jefferson. Il museo offre ai visitatori la possibilità di scoprire uno dei parchi nazionali più remoti e affascinanti degli Stati Uniti. Situato nel Key West Bight, porto naturale sul Golfo del Messico, il Dry Tortugas and Key West Bight Interpretive Center, che ospita il museo, mette in evidenza anche la ricca storia e tradizione del Bight. Il museo è aperto tutti i giorni dalle 8.30 alle 17.00 con ingresso gratuito. Dry Tortugas National Park si trova a circa 112 km ad ovest di Key West, nel Golfo del Messico, ed è composto da sette piccole isole di corallo e sabbia. Nel parco si può visitare Fort Jefferson, una delle più grandi strutture in mattoni dell’Emisfero Occidentale, la cui costruzione risale al 1846 e che, durante la Guerra Civile, è stato usato come prigione militare per i disertori. All’interno del museo si possono ammirare un modello in scala del forte, del diametro di circa 3,5 mt, così come appariva nel 1870, una linea temporale illustrata su una parete, lunga quasi 10 metri, che illustra i principali avvenimenti storici del Bight, una riproduzione a grandezza naturale del più famoso prigioniero del forte, il Dr.samuel Mudd, e una mostra interattiva dedicata ai bambini attraverso la quale è possibile scoprire le bellezze naturali del parco. L’inaugurazione del museo rientra nell’ambito delle celebrazioni per i 500 anni dalla scoperta della Florida e delle Keys. Il cronista spagnolo Antonio de Herrera y Tordesillas racconta che l’avventuriero Juan Ponce de Leon avvistò per primo le Keys il 15 maggio 1513. In seguito, il 21 giugno, de Leon e i suoi compagni scoprirono un arcipelago che chiamarono Las Tortugas (Le Tartarughe), per il gran numero di tartarughe avvistate in quel luogo. Dry Tortugas National Park è raggiungibile da Key West con i traghetti di Yankee Freedom, unico operatore col permesso di trasportare passeggeri nel parco naturale. Per ulteriori informazioni: www.Yankeefreedom.com  -  www.Fla-keys.it