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Notiziario Marketpress di Lunedì 16 Giugno 2008
PRIVACY: LICENZIAMENTO CONTESTATO E RICHIESTA DATI DA PARTE DEL LAVORATORE  
 
Il provvedimento del 21 dicembre 2007 del Garante per la tutela dei dati personali prende in esame il caso della richiesta all´Azienda, da parte di un dipendente licenziato, di ottenere la comunicazione dei dati personali che lo riguardano contenuti in un ampio complesso di documenti concernenti l´intera gestione del rapporto di lavoro in possesso dell´Azienda stessa, con particolare riferimento ai dati personali contenuti nella "cartella personale", nelle buste paga mensili e in altra documentazione. Alla richiesta dell´ex dipendente l´Azienda si era opposta, motivando il proprio comportamento in ragione del fatto che il ricorrente aveva impugnato il licenziamento predisponendosi a una vertenza giudiziaria; i documenti richiesti, pertanto, ricadevano nella preclusione di cui all´art. 8, comma 2, lett. E), del Codice della privacy in quanto destinati ad essere utilizzati in sede giudiziaria. L´ex dipendente aveva quindi replicato di aver impugnato il licenziamento con lettera personale e senza fare menzione di possibili azioni giudiziarie, ma l´Azienda aveva ribadito di non voler consentire l´accesso ai dati personali contenuti nella documentazione relativa alla gestione del rapporto di lavoro in quanto "non si può ignorare la preclusione dettata dall´art. 8, c. 2, lett. E)" del Codice. La vicenda era poi proseguita con il raggiungimento di un accordo economico tra l´ex dipendente e l´Azienda, ma nonostante ciò nulla era pervenuto al ricorrente circa la documentazione richiesta. Per risolvere il caso, il Garante ha innanzitutto considerato che l´art. 8, comma 2, lettera e) del Codice prevede il temporaneo differimento dell´esercizio dei diritti previsti dall´art. 7 ("L´interessato ha diritto di ottenere la conferma dell´esistenza o meno di dati personali che lo riguardano, anche se non ancora registrati, e la loro comunicazione in forma intelligibile") per il solo periodo durante il quale potrebbe derivarne un pregiudizio effettivo e concreto per lo svolgimento delle cosiddette "indagini difensive" o, comunque, per far valere un diritto in sede giudiziaria. La valutazione dell´esistenza di tale pregiudizio deve essere effettuata dal Garante caso per caso e sulla base di concreti elementi forniti dal titolare del trattamento o comunque risultanti dagli atti e, nella vicenda in esame, non risultavano i presupposti idonei a giustificare un differimento del diritto di accesso ai dati personali; in particolare, non era stata comprovata la sussistenza di un pregiudizio effettivo e concreto allo svolgimento di investigazioni difensive (di cui non vi era alcun cenno) o, comunque, all´esercizio di un diritto in sede giudiziaria, in quanto l´Azienda si era limitata a ritenere possibile l´avvio di una controversia giudiziaria a seguito del licenziamento. Inoltre - ha proseguito il Garante - l´insieme dei dati personali richiesti dall´ex dipendente faceva riferimento a informazioni relative all´ordinaria gestione del rapporto di lavoro, le quali costituivano senza dubbio dati personali dell´interessato e che, quindi, potevano essere legittimamente oggetto di una richiesta di accesso ex art. 7 del Codice. In conclusione, il Garante ha accolto il ricorso e ha prescritto all´Azienda di consentire all´interessato - nei limiti e secondo le modalità di cui all´art. 10 - l´accesso a tutti i dati personali che lo riguardano contenuti nel fascicolo personale o, comunque, relativi alla sua carriera professionale.  
   
   
PRIVACY: PASSWORD PIÙ SICURE CON IL RICONOSCIMENTO VOCALE  
 
Il Garante privacy ha autorizzato una multinazionale ad utilizzare un sistema di riconoscimento biometrico basato sul rilevamento delle impronte vocali dei propri dipendenti per gestire in maniera sicura e reimpostare automaticamente la password necessaria per accedere ai sistemi informatici. La società, che dovrà informare i dipendenti sul trattamento dei dati biometrici e acquisirne il consenso, dovrà comunque garantire sistemi alternativi per cambiare le password. Il sistema di rilevamento biometrico, sottoposto alla verifica preliminare dell´Autorità, si basa sull´identificazione dell´utente attraverso l´elaborazione dell´impronta vocale, registrata e memorizzata su un server. Per la trasmissione dei dati è previsto l´uso di una rete protetta. Gli utenti durante la cosiddetta fase di addestramento, "parlano" per telefono con il sistema pronunciando per quattro volte tre coppie di parole per rendere possibile la registrazione della voce. Le informazioni vocali così raccolte vengono trasformate in un modello di riferimento digitale ("template") che il sistema confronta con le parole pronunciate dall´utente che intende cambiare password. Una volta accertata l´identità dell´utente, il sistema procede automaticamente ad impostare la parola chiave comunicandola al dipendente. Nell´ambito della verifica preliminare il Garante ha ritenuto che il sistema sottoposto alla sua attenzione sia in grado di garantire, per il rinnovo delle password d´accesso dei dipendenti ai servizi informatici, un elevato livello tecnologico di sicurezza, tenuto anche conto che l´impronta vocale, acquisita e codificata secondo il processo descritto, sarebbe impossibile da "ricostruire" e, quindi, inutilizzabile per altri scopi. L´autorità ha comunque prescritto alla società l´adozione di misure organizzative per prevenire eventuali rischi di utilizzo abusivo dei dati personali raccolti nella fase di addestramento. Infine, in caso di cessazione del rapporto di lavoro devono essere tempestivamente cancellati tutti i dati del dipendente. .  
   
   
PRIVACY: NO A ELENCHI SEPARATI PER LE CATEGORIE PROTETTE  
 
Non si possono diffondere via web dati idonei a rivelare lo stato di salute di una persona, specie se questa appartiene ad una categoria protetta. É quanto ribadito dall´Autorità nel richiamare due sedi provinciali del Ministero della pubblica istruzione che sul loro sito Internet avevano inserito i nominativi del personale cui sono riservati posti nei concorsi pubblici (in quanto appartenenti a categorie protette) in un elenco separato, che ne precisava le caratteristiche: "Gruppo 2 Disabili art 1 L. N. 68/99". La suddivisione dei riservisti in tre gruppi in base alla specifica disabilità, adottata da taluni uffici scolastici provinciali, era stata successivamente inibita, attraverso una circolare, dal Ministero della pubblica istruzione poiché questo tipo di trattamento di dati sensibili è eccedente rispetto all´obiettivo perseguito con la pubblicazione delle graduatorie e determina la diffusione di informazioni sullo stato di salute e sulle condizioni familiari degli interessati. Diversi uffici scolastici, tuttavia, avevano continuato a mantenere nella pubblicazione dei loro elenchi la suddivisione in gruppi. A seguito di alcuni accertamenti, l´Ufficio del Garante ha individuato l´inadempienza dei due enti provinciali interessati ed ha constatato che la loro condotta non era conforme alla disciplina in materia di protezione dei dati personali. La dicitura utilizzata nel sito, infatti, riportava un dato in grado di rivelare lo stato di salute dei soggetti individuati. Ma soprattutto, ha sottolineato l´Autorità, non risultava espressamente prevista dalla normativa vigente la costituzione di una separata graduatoria dei soggetti appartenenti alle categorie protette. L´ufficio del Garante ha pertanto richiamato l´ufficio invitandolo ad eliminare dalle graduatorie provinciali il separato "Elenco riservisti" "Gruppo 2 Disabili art. 1 L. N. 68/99" e ogni altra dicitura dalla quale si possa desumere l´appartenenza dei soggetti a specifiche categorie protette. Da parte loro, i due uffici scolastici hanno immediatamente adempiuto e dato conferma al Garante dell´avvenuta cancellazione dell´elenco .  
   
   
PRIVACY: INDAGINE EUROBAROMETRO SULLA PROTEZIONE DATI IN UE  
 
Per la quarta volta, dal 1991, un´indagine Eurobarometro prende in esame la percezione di cittadini ed imprese rispetto alla protezione dei dati personali in Europa (http://ec. Europa. Eu/. Pdf; http://ec. Europa. Eu/. Pdf). Il quadro che emerge è molto composito. Il campione comprende circa 27. 000 cittadini nei 27 Paesi Ue e 4. 835 imprese ("titolari di trattamento"), intervistati ad inizio 2008. Le domande poste ai due gruppi, seppure formulate e organizzate in modo diverso, hanno riguardato sostanzialmente la conoscenza della normativa nazionale e dei propri diritti/doveri, la percezione del livello di pericolo per i propri dati personali, anche rispetto all´uso di Internet, la conoscenza delle autorità nazionali e del loro lavoro, il rapporto fra protezione dati e sorveglianza per finalità connesse alla lotta contro il terrorismo. Sul versante cittadini, colpisce soprattutto l´elevata preoccupazione manifestata in tutti i Paesi per i propri dati personali (media: 64%), un dato che rimane sostanzialmente invariato nel corso degli anni; in Italia, tuttavia, solo 12 persone su 100 si dicono "molto preoccupate" al riguardo. I cittadini hanno scarsissima fiducia, in particolare, nelle società che fanno marketing, nelle centrali rischi e nelle agenzie di viaggio, mentre si fidano dei medici, delle forze dell´ordine e degli organismi di previdenza sociale – ed il livello di fiducia in questi ultimi soggetti è andato crescendo negli anni. Quali sono gli elementi positivi? In primo luogo, il fatto che la stragrande maggioranza dei cittadini sappia di avere alcuni diritti rispetto ai propri dati personali (opporsi all´uso per scopi di marketing diretto, dare il consenso, chiedere la cancellazione o rettifica) compreso il diritto ad un´informativa adeguata (2/3); l´Italia si allinea sulla media europea in questi ambiti. Va poi sottolineato che più dell´80% sa che si corrono rischi specifici su Internet e che sono necessarie cautele adeguate a protezione dei dati; più del 40% di chi usa Internet (una percentuale molto più alta rispetto al 2004) sa che esistono tecnologie che possono aiutare gli utenti a difendersi, ad esempio, dal rischio di un furto di identità, e 1 su 4 vi ha fatto ricorso. Sono però più numerose le ombre, come dicevamo. Più della metà dei cittadini non ritiene che la protezione offerta ai propri dati (dalle norme nazionali) sia sufficiente; più di un terzo, in media, non sa che un cittadino ha diritto al risarcimento in caso di danni derivanti da abusi dei suoi dati personali (in alcuni Paesi questa percentuale supera la metà degli intervistati); la metà non sa che ha il diritto di accedere ai propri dati personali detenuti da terzi. Appena 1 cittadino su 6 (17%) sa che non si possono trasferire dati verso Paesi extra-Ue che non garantiscono un livello adeguato di protezione (in Italia appena il 13% ne è consapevole). E poi: solo il 28% sa che esiste un´autorità nazionale incaricata della protezione dei dati (in Italia 1 cittadino su 3 ne è consapevole) – un dato che non è cambiato rispetto a quattro anni fa. Sembra quindi che ci sia molto da fare, soprattutto per sensibilizzare i cittadini rispetto ai propri diritti e far conoscere le attività ed i poteri delle autorità nazionali – anche perché un dato comune è che la conoscenza di diritti e doveri aumenta con il livello di educazione e l´età degli intervistati. Il fattore educazione risulta quindi estremamente importante: è su questo versante che le autorità sembrano chiamate ad impegnarsi di più. Per quanto riguarda le "imprese", l´indagine mostra invece qualche ombra in meno. La metà non crede che le norme nazionali siano in grado di tutelare sufficientemente i cittadini, e circa il 50% non ritiene sufficiente l´armonizzazione delle norme a livello europeo; tuttavia, 9 imprese su 10 vedono positivamente l´esistenza di norme (nazionali ed europee) a tutela dei diritti dei cittadini in questo ambito, e solo 3 imprese su 10 non adottano misure di sicurezza nei trasferimenti di dati personali effettuati attraverso Internet (prassi comune al 65% di esse). Oltre la metà sa che esistono strumenti (come le Pet, Privacy Enhancing Technologies) che consentono di potenziare la tutela della privacy online; in Italia la percentuale è superiore al 65%. La consapevolezza dei doveri legati alla normativa in materia è diffusa, e qui l´Italia guida la classifica: il 96% delle imprese italiane sa che deve fornire un´informativa sulla privacy (o una privacy policy) e la aggiorna regolarmente, e più di 2/3 verifica quante volte la policy sia visitata dagli utenti. Ben 4 imprese su 10 in Italia hanno contattato il Garante (soprattutto per chiarimenti sulla normativa e/o in materia di notificazione dei trattamenti) – contro una media europea del 13%. Per l´80% delle imprese, inoltre, occorre concentrarsi in futuro su norme più armonizzate in materia di informativa, e ben il 75% chiede maggiori chiarimenti sull´applicazione di definizioni e concetti-chiave della direttiva Ue. Ancora una volta, c´è spazio per le attività di sensibilizzazione ed educazione da parte delle autorità di protezione dati; occorre rilevare, in modo particolare, che le iniziative adottate negli ultimi anni anche dalla Commissione europea e dal Gruppo Articolo 29 per una "migliore attuazione della direttiva" si sono concentrate sugli stessi obiettivi. Tuttavia, resta evidentemente ancora molto da fare. Un discorso a parte merita il rapporto fra protezione dati e lotta al terrorismo, sul quale cittadini ed imprese hanno manifestato lo stesso atteggiamento. La maggioranza è nettamente favorevole ad una sorveglianza potenziata (telefono, Internet, linee aeree), ma è anche nettamente contraria a misure generalizzate e di durata illimitata. Sì, dunque, a misure di sorveglianza più severe se finalizzate alla lotta contro il terrorismo internazionale, ma deve trattarsi di misure limitate nel tempo e focalizzate su alcune categorie di soggetti (ad esempio, solo soggetti sospettati di appartenere ad organizzazioni di stampo terroristico – indicazione espressa da circa 1/3 degli intervistati .  
   
   
INFORMAZIONE: CARTA DI ROMA  
 
L’ordine Nazionale dei Giornalisti ha approvato, all’unanimità, la nuova Carta di Roma, un protocollo deontologico che chiede ai giornalisti un linguaggio più corretto e più attento alla verità dei fatti nel parlare di migranti, rifugiati, richiedenti asilo. Il documento, frutto di un lavoro congiunto tra Federazione Nazionale della Stampa (Fnsi), Ordine Nazionale dei Giornalisti (Odg) e Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) esorta i giornalisti ad un “pieno rispetto delle persone che non devono mai essere sottoposte a discriminazione .  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: CONTRIBUTI FINANZIARI PER GLI INVESTIMENTI  
 
La Corte di giustizia europea, nel decidere la causa n. C-534/06, Industria Lavorazione Carni Ovine / Regione Lazio, lo scorso 5 giugno ha stabilito l’art. 13 del regolamento (Cee) del Consiglio 29 marzo 1990, n. 866, relativo al miglioramento delle condizioni di trasformazione e di commercializzazione dei prodotti agricoli, deve essere interpretato nel senso che, in circostanze come quelle della causa principale, esso non esclude il versamento di un contributo finanziario in caso di commercializzazione o trasformazione riguardante anche prodotti non provenienti dall’area comunitaria, allorché il programma specifico in relazione al quale è stato ottenuto il finanziamento è stato rispettato, in quanto sono stati commercializzati e/o trasformati nella misura programmata prodotti provenienti dall’area comunitaria . .  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: MARCHIO E PUBBLICITÀ COMPARATIVA  
 
Lo scorso 12 giugno 2008 la Corte di giustizia ha pronunciato la sentenza relativa alla causa C-533/06 - O2 Holdings Limited e O2 (Uk) Limited / Hutchison 3G Uk Limited – affermando che la O2 non può invocare i suoi diritti di marchio per vietare l’uso di un segno simile in una pubblicità comparativa della Hutchison 3G. Il diritto di marchio non consente di opporsi all’uso di un segno identico o simile ad un marchio in una pubblicità comparativa se non esiste per il pubblico un rischio di confusione tra l’operatore pubblicitario e il titolare del marchio o tra i marchi, beni o servizi dell’operatore pubblicitario e quelli del titolare del marchio. Ai sensi della direttiva comunitaria sui marchi, il titolare di un marchio può vietare l’uso, nel commercio, di un segno identico al marchio per prodotti o servizi identici e l’uso di un segno simile al marchio se esiste un rischio di confusione che comprende il rischio di associazione tra il segno e il marchio. La direttiva comunitaria sulla pubblicità comparativa ammette la liceità della stessa a talune condizioni (che non sia ingannevole, che non ingeneri confusione sul mercato tra l’operatore pubblicitario e un concorrente o tra i marchi, che non causi discredito o denigrazione di un marchio e che non tragga indebitamente vantaggio da un marchio). Per promuovere i suoi servizi di telefonia mobile, la O2 utilizza immagini di bolle rappresentate in vari modi ed è titolare di due marchi nazionali britannici consistenti in un’immagine statica di bolle. Nel 2004, la Hutchison 3G («H3g»), un concorrente della O2 che commercializza i suoi servizi sotto il segno «3», lanciava una campagna pubblicitaria per il suo servizio prepagato, denominato «Threepay». A tal fine, essa faceva diffondere alla televisione un messaggio pubblicitario in cui comparava il prezzo dei suoi servizi con quello dei servizi offerti dalla O2. Tale pubblicità iniziava con l’uso del nome «O2» e di immagini di bolle in bianco e nero in movimento, per continuare poi con immagini di «Threepay» e di «3», e con un messaggio da cui risultava che i servizi della H3g erano specificamente meno costosi. La O2 intentava un’azione per contraffazione dei suoi marchi con bolle dinanzi alla High Court, pur ammettendo che il confronto dei prezzi effettuato nella pubblicità controversa era esatto e che la pubblicità non era ingannevole. Tale azione veniva respinta. La O2 impugnava tale sentenza dinanzi alla Court of Appeal, che chiedeva alla Corte di giustizia se il titolare di un marchio possa vietare l’uso di un segno identico o simile al suo marchio in una pubblicità comparativa che non provoca confusione tra l’operatore pubblicitario e un concorrente o tra i marchi, beni o servizi dell’operatore pubblicitario e quelli di un concorrente. In via preliminare, la Corte chiarisce l’interazione esistente tra la direttiva sui marchi e la direttiva sulla pubblicità comparativa. Essa considera che l’uso di un segno identico o simile al marchio di un concorrente in una pubblicità comparativa per identificare i suoi prodotti o servizi può essere vietato in forza della direttiva sui marchi. Tuttavia, la Corte rileva che il legislatore ha voluto favorire la pubblicità comparativa e, a tale scopo, limitare in una qualche misura il diritto conferito dal marchio. Per conciliare la tutela dei marchi registrati e l’impiego della pubblicità comparativa, la Corte dichiara che il titolare di un marchio non può vietare l’uso da parte di un terzo, in una pubblicità comparativa che soddisfa tutte le condizioni di liceità, di un segno identico o simile al suo marchio. Tuttavia, se esiste un rischio di confusione tra l’operatore pubblicitario e un concorrente o tra i marchi, i beni o i servizi dell’operatore pubblicitario e quelli di un concorrente, la pubblicità non soddisfa tutte le condizioni di liceità enunciate nella direttiva sulla pubblicità comparativa e il titolare del marchio può vietare l’uso di un segno identico o simile al suo marchio. In risposta alla questione sottoposta dalla Court of Appeal, la Corte ricorda che il titolare di un marchio può vietare l’uso di un segno simile al suo marchio, in presenza di quattro condizioni: tale uso deve aver luogo nel commercio; dev’essere fatto senza il consenso del titolare del marchio; dev’essere fatto per prodotti o servizi identici o simili a quelli per cui il marchio è stato registrato e deve pregiudicare ovvero essere idoneo a pregiudicare la funzione essenziale del marchio (che consiste nel garantire ai consumatori l’origine dei prodotti o servizi) a causa di un rischio di confusione per il pubblico. La Corte rileva che le prime tre condizioni ricorrono nella causa principale. Per contro essa osserva che, secondo le stesse constatazioni del giudice del rinvio, l’uso da parte della H3g di immagini di bolle simili ai marchi non ha dato adito ad un rischio di confusione per i consumatori. Infatti, nel complesso, la pubblicità controversa non era ingannevole e, in particolare, non lasciava supporre che ci fosse una qualsiasi relazione commerciale tra la O2 e la H3g. Di conseguenza, la quarta condizione non ricorre nella causa principale. Pertanto, la Corte dichiara che il titolare di un marchio non può invocare i suoi diritti di marchio per vietare l’uso da parte di un terzo, in una pubblicità comparativa, di un segno simile a tale marchio per prodotti o servizi identici o simili a quelli per cui tale marchio è stato registrato, quando tale uso non dà adito ad un rischio di confusione per il pubblico.  
   
   
STALKING, MILANA: "PARLAMENTO LO RICONOSCA COME REATO"  
 
Come difendersi dallo “stalking”, ovvero quell’insieme di atti persecutori protratti nel tempo che generano stati di ansia e paura, è stato spiegato nel seminario "Amore, molestie, violenza", organizzato presso la sede della giunta regionale, dalla commissione speciale sulla Sicurezza del Consiglio regionale del Lazio. “Penso ci debba essere una determinazione da parte del Consiglio, indirizzata al parlamento per fare in modo che lo stalking venga riconosciuto come reato”. La proposta è arrivata dal presidente del Consiglio regionale, Guido Milana, intervenuto durante il seminario. Un incontro che è servito per discutere di molestie, di violenze private spesso taciute, delle azioni di contrasto e delle politiche operative e legislative per metterle in atto. Per Luisa Laurelli (Pd), presidente della commissione Sicurezza del Consiglio regionale del Lazio “il fenomeno è spesso l’anticamera di crimini più gravi”. Inoltre, secondo la Laurelli, non bisognaidentificare il molestatore sempre con la figura maschile: “Lo stalker può essere chiunque, di qualsiasi sesso, condizione sociale, età”. Secondo un´indagine condotta dall´Osservatorio nazionale sullo stalking, che fa capo all´Associazione italiana di psicologia e criminologia, il 21% degli abitanti del Lazio ha subito almeno una volta nella vita minacce o molestie. Gli stalker (i persecutori), nella maggior parte dei casi sono persone conosciute dalla vittima (80%), nel 55% sono ex partner, nel 5% genitori o figli. La fascia di età più colpita è quella dai 20 ai 40 anni .  
   
   
KASPERSKY LAB: APERTO IL NUOVO LOCAL OFFICE IN ITALIA  
 
Kaspersky Lab, azienda specializzata in soluzioni per la sicurezza informatica, annuncia l’ampliamento della propria rete di uffici esteri e l’apertura a Roma della nuova rappresentanza ufficiale per l’Italia. Il Managing Director della nuova struttura italiana è d’Ing. Alexander Moiseev, già Business Development Manager della regione nel Hq di Mosca. La sede italiana, anche per ragioni strategiche legate all´avvio del nuovo segmento business, è stata localizzata a Roma, nel centrale quartiere di Trastevere, in Via Francesco Benaglia 13. Kaspersky Lab lavora con successo nel mercato italiano della sicurezza It da più di 10 anni, e che l’Italia è stato uno dei primi Paesi stranieri ad aver accolto i prodotti Kaspersky Lab contemporaneamente alla fondazione dell’azienda russa (1997). Vogliamo anche ricordare un primo importante successo registrato nel nostro paese: il primo cliente corporate di Kaspersky Lab all’estero è stato proprio il Ministero degli Esteri Italiano. Negli ultimi tempi Kaspersky Lab è diventata una delle aziende leader del mercato italiano della sicurezza informatica: stando alle ricerche Gfk Group, i prodotti Kaspersky Lab occupano il secondo posto nel mercato retail italiano, e sono destinati in un prossimo futuro a conquistarne una fetta ancora più ampia. Sono clienti di Kaspersky Lab istituzioni quali il Ministero degli Esteri, il Ministero della Pubblica Istruzione e Telecom Italia Mobile, per citare solo i più prestigiosi. Tra i primi compiti che si è posta Kaspersky Lab Italia, vi è quello di offrire un completo servizio di assistenza e supporto ai partner e ai clienti. Attualmente in Italia l’azienda di antivirus fondata da Eugene Kaspersky si appoggia ad una rete di 8 distributori e migliaia di rivenditori. Sicuramente una presenza in loco permetterà di collaborare in fitta sinergia con i propri partner e perfezionare la qualità dell’assistenza tecnica e del supporto marketing. Proprio nei piani aziendali a breve termine che l’azienda si è prefissa, rientra la creazione di un servizio di assistenza tecnica locale, così da soddisfare nel più breve tempo possibile e “su misura” le esigenze e le richieste dei clienti italiani. Entro la fine del 2008 si prevede che il team di Kaspersky Lab Italia raggiunga i 15 dipendenti. Inoltre, una presenza costante a Roma sarà la risposta ideale alla lotta contro le minacce informatiche locali, un appoggio in più per aiutare l’utente a neutralizzarle. “L’apertura della sede italiana di Kaspersky Lab rappresenta un passo importante nel processo di espansione internazionale dell’Azienda. Negli ultimi anni abbiamo assistito, in tutto il mondo così come in questo Paese, ad una crescita costante della domanda di sicurezza informatica che ha reso Kaspersky uno dei primi operatori riconosciuti in questo settore. E´ quindi giunto il momento di creare una struttura in Italia che possa garantire a Clienti e Partner un supporto locale adeguato, questo è il principio di un futuro che riteniamo, come la nostra storia passata, di Successo”. Per ulteriori informazioni su Kaspersky Lab, visitate il sito www. Kaspersky. Com/it .  
   
   
DEVICELOCK E QAST SYSTEM SOLUTIONS: ACCORDO DI DISTRIBUZIONE IN CINA, SINGAPORE ED HONG KONG  
 
Devicelock Inc. (ex Smartline Inc. ), azienda specializzata in soluzioni per la sicurezza informatica, ha annunciato di aver siglato l’accordo di distribuzione con Qast System Solutions Inc. (上海软众信息科技有限公司), una delle più grandi aziende di distribuzione di software della Cina. Grazie all’accordo, Qast distribuirà e commercializzerà Devicelock in Cina, Singapore ed Hong Kong. La partnership con Qast Systems è di fondamentale importanza per garantire la presenza del prodotto sul mercato della sicurezza informatica cinese. Come membro del canale dei partner Devicelock, Qast avrà dei vantaggi significativi per quanto riguarda l’accesso al portale dedicato ai partner Devicelock, un addestramento completo sul prodotto, un’assistenza di vendita dedicata ed un supporto tecnico di qualità. Inoltre, le due aziende renderanno effettivo il programma di marketing congiunto verso i mercati di riferimento. Le soluzioni offerte da Devicelock proteggono le aziende dalla perdita di dati e dall’accesso non autorizzato di malware attraverso le porte locali dei computer degli impiegati, così da ridurre significativamente i rischi legati alla disattenzione, alla non curanza, ad errori o ad azioni non autorizzate. Creato per i sistemi operativi Microsoft Windows (da Nt a Vista e Server 2008), grazie ad una gestione centralizzata integrata con Microsoft Active Directory, Devicelock permette di controllare, monitorare, copiare, registrare e analizzare con precisione l’accesso degli utenti a periferiche, stampanti e dispositivi mobili basati su Windows Mobile e Palm. Per proteggere i dati aziendali salvati su dischi removibili autorizzati, Devicelock integra la crittografia delle soluzioni Pgp, Lexar e Truecrypt. Inoltre, Devicelock blocca le operazioni degli hardware keylogger che agiscono attraverso Usb e Ps/2. Tra le maggiori aziende di distribuzione di software della Cina e di Singapore, Qast Systems Solutions Inc. È specializzata nella rivendita, nella distribuzione sia attraverso il canale tradizionale sia online e nei servizi a valore aggiunto come servizi di marketing, di localizzazione e supporto tecnico. Qast lavora con più di 10. 000 clienti e rivenditori in tutta la Cina e Singapore. La varietà di prodotti include tool di sviluppo e per le applicazioni di rete e il disegno, oltre a software shareware. “Qast è un distributore internazionale che possiede un supporto di alta qualità ed eccellenti capacità distributive”, ha affermato Ashot Oganesyan, fondatore e Cto di Devicelock. “La nostra relazione strategica con Qast aiuterà ad estendere il nostro mercato e a servire più efficacemente la domanda dei rivenditori e della comunità di integratori di sistema del mercato cinese e dei mercati limitrofi per le soluzioni software Devicelock. Siamo molto contenti di avere Qast come distributore e speriamo di diventare uno dei loro partner di fiducia. ” “Siamo molto soddisfatti della partnership strategica con Devicelock. Questo accordo ci permette di offrire una delle migliori soluzioni di sicurezza a clienti e rivenditori in tutta la Cina. Grazie ai nostri sforzi congiunti, questa partnership strategica farà aumentare le entrate e porterà nuovi clienti ad entrambe le aziende”, ha affemato Sandy Gu, Vice President Business Development della Qast Systems Solutions .  
   
   
43ª MARMOMACC: VERONA 2/5 OTTOBRE 2008  
 
Digitando l´indirizzo internet www. Marmomacc. Com si accede al sito della 43ª Mostra Internazionale di Marmi, Pietre, Design e Tecnologie in programma a Veronafiere dal 2 al 5 Ottobre 2008 e si possono trovare tutte le informazioni utili per partecipare o visitare questa fiera che è ormai leader mondiale nel settore marmo e lapideo. Anche Marmomacc 2008 saprà fornire, attraverso una serie di iniziative, un contributo concreto ai progettisti, architetti e designer e promuovere la pietra naturale come materiale di design sia indoor che outdoor. «Lungo tale percorso, Marmomacc ha creato un Premio Biennale Internazionale Architetture di Pietra, unico e rinomato a livello mondiale; ha coinvolto le associazioni degli architetti in Italia e negli Usa, Canada, India, Sud Africa e Gran Bretagna. Non solo. Ha aperto un proficuo rapporto di collaborazione con l’Università, attivando dei corsi di laurea ad hoc al politecnico di Milano, nel polo regionale di Mantova, alla Facoltà di Architettura di Ferrara ed alla Facoltà di Ingegneria di Trento: corsi finalizzati alla conoscenza e impiego dei materiali lapidei e della pietra naturale nella progettazione moderna», sottolinea il presidente di Veronafiere, Luigi Castelletti. Rapporto immediato e diretto anche con progettisti e designer attraverso specifiche iniziative, anche in collaborazione con selezionate aziende espositrici, aumentando la diffusione della cultura e, quindi, l’utilizzo di pietre, marmi e graniti nelle costruzioni moderne. Materiali duttili, naturali ed ecologici, più economici e resistenti rispetto anche ad altri prodotti per rivestimenti, e, grazie ai prodotti più innovativi, oggi assolutamente facili da restaurare e pulire. Materiali unici dalle più impensabili utilizzazioni come quelle che proporrà, per il secondo anno consecutivo, Marmomacc incontra il design, rassegna che metterà nuovamente in luce, durante il periodo fieristico, innovative applicazioni del marmo e delle pietre, cercando di cogliere le indicazioni degli stili di vita attuali. Il tutto secondo una consolidata formula: l’abbinamento di un architetto o designer ad un’azienda aderente per sviluppare insieme il tema 2008: “Pelle, Skin, Texture”. Pelle intesa come superficie, un tema che è frutto di un’analisi di quanto proposto dall’architettura in ambito mondiale nell’ultimo anno. Istituito dall’edizione 2007, ancora un premio rivolto agli espositori il Best Communicator Award, con l’obiettivo di sensibilizzarli al valore che rappresenta la realizzazione dello stand sia in rapporto all’immagine del proprio marchio che all’intera immagine della fiera. Altre iniziative, tese a consolidare il rapporto con la pietra da parte di architetti ed aziende in un connubio rivelatosi vincente, si svolgeranno: il 20 giugno, nella cave di Morseletto a Vicenza è in programma l’incontro-conferenza con Alvaro Siza e Eduardo Souto de Moura per la celebrazione degli 80 anni di Casabella. Sempre in giugno, dal 5 giugno al 13 luglio Marmomacc sarà presente a Material Connexion alla Triennale di Milano con la mostra “La Leggerezza del Marmo” e dal 29 giugno al 3 luglio, in occasione del Congresso Mondiale degli Architetti a Torino, Marmomacc terrà un workshop ed una conferenza con l’architetto Kengo Kuma. ‹‹Quando si posa un rivestimento in marmo o granito, si posa qualcosa che ha un’anima, qualcosa di unico ed inimitabile››. Cesare Bellamoli, presidente di Confindustria Marmo, guarda al settore lapideo internazionale partendo da una considerazione precisa. ‹‹Dobbiamo continuare a promuovere il nostro prodotto ai progettisti, architetti, designer attraverso manifestazioni come Marmomacc. Solo così si potrà comprendere l’essenza della pietra naturale ricca di una cultura millenaria››. Il presidente analizza il momento del settore lapideo a livello internazionale. Partendo dall’Italia, storico produttore, giungendo ai Paesi emergenti ormai consolidatisi sulla scena mondiale. ‹‹I produttori italiani devono puntare su lavori di progetto in cui prevalgono tecnologia e manodopera più specializzata, in quanto il nostro è storicamente un Paese trasformatore. Cina, India ed altri Paesi emergenti stanno consolidandosi per la quantità ed il prezzo più vantaggioso››. Al tempo stesso questi Paesi stanno diventando anche consumatori. ‹‹Sta crescendo un mercato interno, diverse sono le commesse che riguardano, ad esempio, rivestimenti esterni di grattacieli in Cina ed altri Paesi che costituiscono non solo concorrenti ma anche nuove opportunità commerciali››. I mercati emergenti fanno rima con le nuove frontiere del lusso. ‹‹E’ in forte aumento la domanda negli Emirati Arabi e nell’Est Europa con capofila la Russia ed i suoi magnati, forti di grandi capitali derivanti dalla commercializzazione di petrolio e gas naturale››. Un mercato europeo del marmo indirizzato verso una specializzazione sempre più spinta. Non ha dubbi anche Giuliano D’angiolo, 47 anni, presidente del consorzio lapideo Cosmave che raggruppa 55 delle maggiori aziende del comprensorio apuo versiliese comprendente in primis Carrara e Lucca, nell’indicare gli indirizzi produttivi delle aziende del Vecchio Continente rispetto ai produttori dei Paesi emergenti. ‹‹Si deve mirare a prodotti di alto valore aggiunto. I prodotti di basso costo, lavorati o grezzi, sono sempre più appannaggio di Cina, Turchia, Brasile, India››. Lo confermano anche i dati Istat del 2007 elaborati dall’ufficio studi e ricerche della Camera di Commercio di Verona. Il marmo italiano strizza l’occhio a Russia ed Emirati Arabi, mercati in forte ascesa per l’export italiano. Complessivamente l’Italia, nel 2007, ha esportato materiale lavorato e semilavorato lapideo per 1 miliardo 616 milioni 236mila euro contro 1 miliardo 629 milioni 697mila euro (-0,8%) mentre le importazioni si sono attestate in 135 milioni 667mila euro contro 143 milioni 3mila euro (-5,4%). Nel 2007 le importazioni di materiale grezzo (blocchi) sono state di 442 milioni 127mila euro contro 467milioni 775mila euro (-5,5%); le esportazioni di 246 milioni 339 mila euro contro 236 milioni 221mila euro (+4,3%). Se i mercati tradizionali di riferimento, quali Stati Uniti e Germania, che assorbono circa il 42% delle esportazioni italiane di materiali lavorati e semilavorati, hanno registrato valori in calo nel 2007 rispetto al 2006 – complessivamente 676 milioni di euro nel 2007 contro i 765 milioni del 2006 (-12,3%) – anche lo scorso anno sono cresciute le esportazioni italiane verso Russia ed Emirati Arabi. Il controvalore delle esportazioni in Russia è stato pari a 47 milioni 379mila euro contro 34 milioni 700mila euro del 2006 (+36,5%); quelle negli Emirati Arabi di 60 milioni 641mila euro contro 52 milioni 677mila euro (+15,1%) del 2006. Non da meno le esportazioni italiane di materiali lavorati e semilavorati verso Polonia e Croazia a conferma del graduale sviluppo verso beni di alto consumo nell’area dell’Europa Orientale: in Polonia le esportazioni italiane nel 2007 si sono attestate a 19 milioni 833mila euro contro 15 milioni 539mila euro del 2006 (+27,6%); in Croazia 19 milioni 549mila euro contro 16 milioni 661mila euro (+17,3). Marmomacc è la fiera leader mondiale come evidenziano i dati dell’edizione 2007, che ha registrato complessivamente 65mila (+4%) operatori professionali, dei quali ben il 43% stranieri. Positivi anche gli altri parametri della manifestazione: 1. 510 espositori provenienti da 50 Paesi (+ 4% rispetto al 2006), dei quali la metà esteri, su una superficie netta che supera i 76mila metri quadrati (+ 5. 5%).  
   
   
POLIZZE MONDIAL ASSISTANCE: VIAGGIARE CON LA FANTASIA, MA CON I PIEDI PER TERRA  
 
Tempo di sogni, progetti e grandi aspettative per le vacanze estive 2008. Che si voglia partire per un trekking avventuroso nella foresta pluviale thailandese, che si stia organizzando con gli amici un giro in barca delle isole Eolie, che si pensi ad un viaggio on the road sulla colorata costa spagnola, il punto di partenza è sempre la ricerca di una polizza assicurativa adatta. Grazie a Mondial Assistance tutte le preoccupazioni restano davvero a casa! Sul nuovo sito internet www. E-mondial. It, le proposte assicurative sono ancora più chiare, facili da consultare e da stipulare. Nessun intermediario, nessuna perdita di tempo, un semplice gesto è sufficiente per tutelarsi contro tutti quei piccoli imprevisti che possono capitare durante ogni viaggio. Negli ideali di ogni ragazzo esiste un viaggio per l’Europa in macchina. Per questi giovani avventurosi è a disposizione Mondialmove, che li sostiene in ogni kilometro percorso e fa stare tranquilli anche i genitori rimasti a casa! Previsti non solo il soccorso stradale, ma anche l’invio di pezzi di ricambio particolari e il rimborso delle spese d’albergo. Se poi il cambio favorevole euro/dollaro ha fatto ricadere la scelta su un emozionante tour degli Stati Uniti, Mondialcare garantisce una copertura sanitaria dal massimale illimitato. Inoltre, protegge sia i turisti in viaggio che i loro parenti rimasti a casa: previsto dal piano assicurativo anche l’invio nella propria abitazione di un fabbro, un idraulico o un elettricista. La soluzione ideale per chi davvero non voglia avere per la testa altro pensiero se non quello di rilassarsi e divertirsi è Mondialall-inclusive. Con un unico click si accede alla totale copertura sanitaria, alla protezione del bagaglio, all’assistenza dei parenti rimasti a casa, alla protezione degli amici a quattro zampe, alla garanzia sui trasferimenti in auto, moto e aereo. Se il sogno è quello di noleggiare una barca a vela per addentrarsi in ogni caletta delle tante perle del Mediterraneo, non c’è soluzione migliore di Mondialsea. Il piano assicurativo prevede protezione dal danneggiamento dell’imbarcazione, ma anche l’invio di uno skipper di supporto, la totale assistenza in crociera e la tutela dalla mancata riconsegna dell’imbarcazione al porto di partenza in caso di burrasca. Mondial Assistance è il compagno di viaggio perfetto per ogni occasione. Inoltre, sul sito www. E-mondial. It, a disposizione degli internauti anche tanti consigli utili relativi al paese che si vuole andare a visitare .  
   
   
COOPERATIVA PRODUTTORI BIETICOLI CO.PRO.B.: BILANCIO DI ESERCIZIO 2007  
 
L’assemblea dei soci di Co. Pro. B, l’unica cooperativa italiana di produttori bieticoli, ha approvato all’unanimità il bilancio 2007, riconoscendo ai 1. 986 soci che hanno conferito barbabietole nella campagna bieticolo-saccarifera 2007-2008, una maggiorazione di prezzo complessiva di 1 milione 558mila euro (+ 25% rispetto al 2006), di cui 1 milione 158 mila euro quale ristorno unitario garantito a tutti i conferenti, pari a 1,28 euro a tonnellata. I restanti 400 mila euro sono stati suddivisi fra quei soci conferenti che hanno consegnato il prodotto con la migliore qualità tecnico-produttiva, i quali hanno così beneficiato di un ristorno unitario medio di 1,55 euro per ogni tonnellata di barbabietole. La superficie coltivata a barbabietola è stata di circa 16 mila ettari, quantità che ha garantito una produzione complessiva di oltre 900 mila tonnellate di barbabietole. La potenzialità degli impianti, capaci di lavorare mediamente 11. 600 tonnellate di barbabietole al giorno, ha consentito di contenere la durata della lavorazione in 79 giorni. In virtù dell’elevato tenore zuccherino della materia prima, la produzione complessiva di zucchero è stata di circa 129 mila tonnellate. Gli investimenti industriali, finanziati completamente con risorse interne, sono stati pari a 16,5 milioni di euro - in incremento, rispetto ai 3,6 milioni del 2006 - e si sono concentrati nello stabilimento di Minerbio, interessando soprattutto azioni di sviluppo infrastrutturale e manutentivo, che puntano al ripristino e al miglioramento delle condizioni di efficienza ed efficacia del processo produttivo e della qualità del prodotto. Il risultato prima delle imposte è di 773 mila euro, il margine operativo lordo (Ebitda) si attesta, nel 2007, sui 9,5 milioni di euro, mentre il risultato operativo della società (Ebit) è pari a 7,2 milioni. La voce utile netto al 31 dicembre 2007 è di 528 mila euro mentre i ricavi ammontano a 93 milioni di euro. Sempre nel 2007, i ricavi consolidati del Gruppo Co. Pro. B. Si sono attestati in oltre 270 milioni di euro, originati per lo più dalle vendite e dalle prestazioni effettuate dal gruppo Co. Pro. B-italia Zuccheri, di cui Co. Pro. B. Detiene la maggioranza societaria. Altri elementi di rilievo risultano, inoltre, la brillante performance economico- finanziaria di Italia Zuccheri Commerciale, la srl partecipata al 50,1% dal gruppo Co. Pro. B. -italia Zuccheri, ed al 49,9% dal produttore saccarifero tedesco Pfeifer & Langen, che ha chiuso il 2007, primo anno di piena attività, con un valore della produzione di circa 240 milioni di euro e con un utile di oltre 457 mila euro, e la certificazione ottenuta dall’organismo internazionale belga Vinçotte, per il progetto Minerv Pha, una nuova plastica completamente biodegradabile realizzata con sottoprodotti del processo di trasformazione della barbabietola, nato da una partnership fra Co. Pro. B. E Bio-on, azienda bolognese attiva nel settore delle biotecnologie. Co. Pro. B. Annuncia anche l’ingresso nella propria compagine sociale, entro la fine del 2008, di Finbieticola, la finanziaria detenuta dalle principali associazioni nazionali di bieticoltori che, in qualità di socio finanziatore della stessa Co. Pro. B. , apporterà alla cooperativa un aumento di capitale di 7 milioni di euro. L’operazione di capitalizzazione, che ha dato luogo a modifiche dell’assetto statutario, si colloca in un piano di rafforzamento finanziario e patrimoniale di Co. Pro. B. , che ha l’obiettivo di potenziare le leve strategico-operative per garantire la continuità della filiera della barbabietola da zucchero in Italia. «Esprimo la massima soddisfazione – spiega Claudio Gallerani, presidente di Co. Pro. B. – per la decisione di Finbieticola di diventare partner finanziario di Co. Pro. B». «Da tempo – aggiunge Gallerani – abbiamo stabilito un solido legame con Finbieticola e la sua presenza nel capitale sociale della cooperativa non solo è pienamente compatibile con la strategia da noi delineata, ma supporterà Co. Pro. B. Nella sua azione di difesa della bieticoltura italiana». Roberto Montesi, neo-presidente di Finbieticola, sottolinea che «l’apporto di capitale che verrà sottoscritto, è una logica conseguenza della volontà di Finbieticola di sostenere i progetti più rilevanti, in Italia, a favore dello sviluppo, in generale, dell’imprenditoria agricola ed, in particolare, della filiera bieticolo-saccarifera. L’obiettivo di Finbieticola è quello di riposizionare l’imprenditore agricolo ad un ruolo di protagonista nelle filiere che utilizzano i propri prodotti, in primis in quelle agrienergetiche, senza per questo trascurare le partnership con i soggetti industriali intraprese per i progetti di riconversione e quelle con partner finanziari interessati ad investire nel settore. Sarà altresì necessario un dialogo continuo con le istituzioni al fine di eliminare le incertezze dell’attuale quadro normativo che ancora rallentano la possibilità di attuare validi intendimenti politici, per poter rappresentare l’elemento propulsivo di sviluppo economico dell’agricoltura del nostro Paese» .