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Notiziario Marketpress di Lunedì 27 Febbraio 2012
LEGGE 12/2012 CONTRO LA CRIMINALITÀ INFORMATICA  
 
La Legge 12/2012, recante norme in materia di misure per il contrasto ai fenomeni di criminalità informatica, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale 45/2012, consta di soli tre articoli, dei quali il primo prende in esame la confisca, incidendo sull’articolo 240 del codice penale, il secondo, aggiungendo l’articolo 86bis alle norme di attuazione del codice di procedura penale, si occupa della destinazione dei bene confiscati, affidandoli all’autorità giudiziaria in custodia giudiziale con facoltà d’uso, per esigenze processuali, agli organi di polizia che ne facciano richiesta per l’impiego in attività di contrasto ai crimini informatici. Le nuove norme contro la criminalità informatica entrano in vigore il prossimo 9 marzo. D’ora in poi i beni e gli strumenti informatici e telematici che risultino essere stati in tutto o in parte utilizzati per la commissione di reati informatici saranno posti sotto sequestro, salvo che appartengano a persona estranea al reato. I beni definitivamente acquisiti dallo Stato a seguito di provvedimento definitivo di confisca potranno essere attribuiti alle amministrazioni che ne facciano richiesta. L’articolo 3, inserendo il comma 9bis all’articolo 9 della legge 26 marzo 2006, n. 146, prevede che i beni confiscati possano essere destinati anche agli organi di polizia giudiziaria per fini di indagine  
   
   
PRIVACY: SOPPRESSIONE DEL DPS  
 
Il decreto legge 9 febbraio 2012, n. 5, attualmente all´esame del Parlamento per la conversione in legge, modifica anche alcune disposizione del Codice in materia di protezione di dati personali, sopprimendo, in particolare, dagli adempimenti in materia di misure minime di sicurezza proprio il Documento Programmatico per la Sicurezza (Dps). Pertanto, salvo che intervengano modifiche da parte del Parlamento, è venuto meno l´obbligo di redigere e aggiornare entro il 31 marzo di ogni anno periodicamente il Documento Programmatico per la Sicurezza (Dps)  
   
   
PRIVACY: PIÙ TUTELE PER GLI UTENTI DI SOCIAL NETWORK, BLOG E FORUM DEDICATI ALLA SALUTE - PREVISTA PER I SITI L’AVVERTENZA DI RISCHIO  
 
Più tutele per chi è iscritto a social network dedicati alla salute, partecipa a blog e a forum di discussione o segue siti web che si occupano esclusivamente di tematiche sanitarie. I gestori di questi siti debbono fornire agli utenti una specifica “avvertenza”, che informi sui rischi di esporsi in rete con la propria patologia. E’ quanto stabiliscono le “Linee guida” per i siti web dedicati alla salute (che non riguardano comunque i servizi di assistenza sanitaria on line e la telemedicina) varate dal Garante privacy e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale. Il ricorso sempre più crescente alla rete da parte di persone che, nell’ambio di siti web, blog, forum, social network si scambiano informazioni, inviano commenti, chiedono consigli o consulenze, presenta, insieme ad un innegabile vantaggio per gli utenti, anche potenziali rischi connessi alla pubblicazione e alla diffusione on line dei dati relativi alla loro salute. Per effetto delle Linee guida del Garante, i gestori di siti, blog, forum, social network dedicati a tematiche relative alla salute, che prevedano o meno la registrazione degli utenti, dovranno inserire nella loro home page una specifica avvertenza di rischio, al fine di richiamare l’attenzione sui rischi connessi al fatto di rendersi identificabili sul web in relazione alla propria patologia. Le informazioni, infatti, potrebbero essere indicizzate dai motori di ricerca generalisti o conosciuti dalla generalità degli utenti Internet e non dai soli iscritti al sito. L’utente, così avvisato, potrà fare attenzione e decidere in modo più consapevole se inserire o meno dati personali (es. Nome, cognome e-mail ecc.) che possano rivelare, anche indirettamente, la propria identità o quella di terzi, così come se pubblicare foto o video che consentano di rendere identificabili persone e luoghi. L’utente sarà invitato a dare conferma di aver preso visione dell’avvertenza di rischio, barrando un’apposita casella. I siti che prevedono la registrazione saranno tenuti anche ad informare gli utenti sugli scopi per i quali i dati sono richiesti, sulle modalità del loro trattamento, sui tempi di conservazione, sul diritto di cancellare, aggiornare, rettificare o integrare i dati così raccolti, come previsto dal Codice privacy. Il Garante ha stabilito, infine, che i dati raccolti dai gestori dei siti dovranno essere protetti da rigorose misure di sicurezza, dovranno restare riservati e non essere comunicati o diffusi a terzi, e dovranno essere trattati solo da personale autorizzato  
   
   
VENDITA DIRETTA A DOMICILIO: NEL 2011 UNIVENDITA CRESCE DEL 5%  
 
Gli incaricati alla vendita crescono del 7,7%: una risposta alla crisi occupazionale. L´unione italiana della vendita diretta a domicilio (Univendita) anche nel 2011 fa registrare un incremento del 4,9% rispetto al 2010. Per la precisione, il fatturato registrato dalle imprese associate Univendita nel 2011 è stato di 1 miliardo e 117 milioni di euro. Anche il numero degli incaricati alla vendita è aumentato considerevolmente: dalle 55.687 unità di fine 2010 si è passati alle 59.947 di fine 2011. «Il sistema economico italiano si trova in evidenti difficoltà -è il primo commento di Luca Pozzoli, presidente di Univendita-. Lo dimostra l´andamento del Pil che, per il 2011, ha avuto una lieve crescita dello 0,4% dopo la flessione dello 0,2% del terzo trimestre e dello 0,7% del quarto trimestre. In questa congiuntura, i numeri delle imprese associate Univendita sono da considerare ancora più lusinghieri perché dimostrano che il metodo di vendita piace ai consumatori e perché la vendita diretta a domicilio è una risposta alla grave crisi occupazionale che sta attraversando l´Italia». Nel dettaglio, il comparto più dinamico è stato "cosmesi e accessori moda", con un incremento del 15,6%, seguito da "alimentari e beni di consumo casa" (+3,4%) e dai "beni durevoli casa" (+3,2%) che, con il 65% di quota di mercato, rimane il comparto di maggior rilievo della vendita a domicilio. Tra gli "altri beni e servizi" (+16,9%) emerge il settore "viaggi e turismo" con un incremento del 19,1%, nonostante l´Istat abbia appena certificato che il calo del settore è stato di oltre il 15% su base annua. «La vendita diretta a domicilio continua la sua crescita da 10 anni -continua Pozzoli-; un periodo di tempo abbastanza lungo per poter affermare senza tema di smentita che il nostro modello di vendita, unito alla serietà e alla professionalità degli incaricati alla vendita e all´attenzione che viene posta nei confronti dei consumatori piace e trova sempre e maggiore gradimento». Buone notizie anche sul fronte occupazione: il numero degli incaricati alla vendita è cresciuto del 7,7% rispetto al 2010, con una componente femminile di oltre l´80%. Amc Italia e Lux Italia. «Dall´inizio dell´anno, Univendita può contare tra i suoi associati anche due nuove realtà molto conosciute per la loro serietà e professionalità nel panorama della vendita diretta a domicilio: Lux Italia e Amc Italia -conclude il presidente Pozzoli-. Si tratta di due ingressi che ci fanno molto onore e che aiutano l´associazione in quel processo di crescita etica che è alla base dell´associazione». Amc Italia ha sede a Rozzano (Mi) ed è la filiale italiana di Amc leader mondiale nel settore dei sistemi di cottura di alta gamma in acciaio inossidabile per la sana alimentazione. Lux Italia ha sede ad Agrate Brianza (Mb) ed è presente sul mercato italiano dal 1913. Commercializza sistemi innovativi per risolvere le più svariate esigenze di pulizia e sanificazione degli ambienti domestici e le rigorose necessità di igienizzazione degli ambienti professionali  
   
   
SYMANTEC: I RISULTATI DELLA 2012 STATE OF MOBILITY SURVEY  
 
Symantec ha annunciato i risultati della 2012 State of Mobility Survey, ricerca condotta da Applied Research tra agosto e novembre 2011. I risultati si basano sulle risposte di 6.275 aziende di 43 Paesi in Nord America, Emea (Europa, Medio Oriente e Africa), Asia Pacifico e America Latina. L’indagine rivela un punto di svolta a livello mondiale nell’adozione di tecnologie mobili. L’indagine pone in evidenza l’utilizzo di applicazioni mobili da parte delle aziende: il 71% delle imprese sta considerando l’implementazione di applicazioni mobili personalizzate e un terzo sta attualmente implementando o ha già implementato applicazioni mobili personalizzate. Nonostante ciò, quasi la metà (48%) degli intervistati ha indicato che la mobility è abbastanza o molto impegnativa e un ampio 41% degli intervistati ha identificato i dispositivi mobili come uno dei tre maggiori rischi It. Quando le nuove tecnologie si diffondono però, tendono a crescere anche i rischi e ci sono costi considerevoli sia per le piccole che per le grandi imprese. Con i dispositivi mobili che ora forniscono processi e dati di business critici, il costo degli incidenti di sicurezza può essere significativo. Il costo medio annuo di incidenti mobili per le imprese, tra cui la perdita di dati, danni di immagine, perdita di produttività e perdita di fiducia da parte dei clienti è stato pari a 429.000 dollari per le aziende di fascia enterprise. Il costo medio annuo degli incidenti mobili per le piccole imprese è stato di 126.000 dollari. La significativa adozione di applicazioni mobili dimostra una notevole fiducia da parte delle aziende, nella capacità della mobility di dare un valore aggiunto. Questa fiducia è ulteriormente supportata da una singolare vicinanza tra aspettative e realtà . Solitamente i benefici attesi dalle nuove tecnologie superano notevolmente la realtà al momento dell’utilizzo della tecnologia stessa. Tuttavia, per smartphone e tablet attualmente in uso, il 70% degli intervistati si aspettava di assistere ad un incremento nella produttività dei dipendenti, mentre il 77% ha in realtà visto dei benefici di produttività in seguito all’implementazione. Inoltre, il 59% degli intervistati sta facendo affidamento su dispositivi mobili per applicazioni line-of-business, un ulteriore segnale che la mobility ha acquisito una posizione di rilievo. Come accade per l’adozione di qualunque nuova tecnologia, la mobility sta mettendo alla prova le aziende It. Quasi la metà (48%) degli intervistati ha indicato la mobility come tecnologia abbastanza o molto impegnativa, mentre i due terzi hanno dichiarato che la riduzione di costi e di complessità è uno dei loro maggiori obbiettivi di business. Secondo Symantec questo impatto di ulteriore difficoltà indica che stiamo assistendo ad una transazione da piccoli progetti pilota e implementazioni tattiche – dove spesso le policy vengono bypassate e vengono fatte eccezioni – ad implementazioni a livello aziendale dove invece gli standard delle policy su larga scala introducono una maggiore complessità. Questo, inoltre, suggerisce che molte implementazioni non stanno traendo sufficiente vantaggio da sistemi e processi aziendali esistenti, fatto che ridurrebbe notevolmente lo sforzo e i costi derivanti da dimensioni più ampie e dalla duplicazione di risorse. L’adozione della mobility non è priva di rischi e le aziende It riconoscono questa sfida. Circa 3 aziende su 4 indicano il mantenimento di un alto livello di sicurezza come un obiettivo di business primario per la mobility e il 41% lo posiziona tra i primi tre rischi It, rendendolo il rischio più citato dall’It. Le preoccupazioni sono di ampia portata: dispositivi smarriti o rubati, perdita di dati, accesso non autorizzato alle risorse aziendali e la diffusione di infezioni da malware da parte di dispositivi mobili verso la rete aziendale. Con i dispositivi mobili che ora forniscono processi e dati di business critici, il costo degli incidenti di sicurezza può essere significativo. Il costo medio annuo di incidenti mobili per le imprese, tra cui la perdita di dati, danni di immagine, perdita di produttività e perdita di fiducia da parte dei clienti è stato pari a 429.000 dollari per le aziende di fascia enterprise. Il costo medio annuo degli incidenti mobili per le piccole imprese è stato di 126.000 dollari. Le imprese che scelgono di incrementare la mobilità, senza compromettere la sicurezza, hanno più probabilità di migliorare i processi di business e di ottenere incrementi di produttività. A tal fine, le aziende dovrebbero prendere in considerazione lo sviluppo di una strategia mobile che definisca la cultura mobile aziendale e che si allinei con la propria tolleranza al rischio per la sicurezza. Alcune raccomandazioni cruciali: Consentire un ampio utilizzo: La mobilità offre straordinarie opportunità per le aziende di ogni dimensione. Scopri come è possibile usufruire della mobilità e sviluppare un approccio graduale per costruire un ecosistema che sostenga il tuo piano. Per ottenere il massimo dai progressi del mobile, prevedi applicazioni mobili line-of-business che abbiano un utilizzo tradizionale. I dipendenti utilizzano i dispositivi mobili per lavoro in un modo o nell´altro – questo li rende il partner ideale. · Pensare in maniera strategica: Costruire una valutazione realistica della scalabilità del vostro business plan mobile e il suo impatto sulla vostra infrastruttura. Pensare oltre la posta elettronica. Scoprire tutte le opportunità mobile che possono essere introdotte e comprendere i rischi e le minacce che devono essere limitati. Pianificare un approccio cross-functional alla protezione dei dati sensibili senza preoccuparsi di dove potrebbe arrivare. · Gestire in maniera efficiente: I dispositivi mobili sono endpoint legittimi che richiedono la stessa attenzione data ai Pc tradizionali. Molti dei processi, le policy, la formazione e le tecnologie che vengono utilizzate per desktop e laptop sono applicabili anche alle piattaforme mobili. Quindi, la gestione dei dispositivi mobili dovrebbe essere integrata nel quadro complessivo di gestione It e amministrati nello stesso modo - idealmente con soluzioni compatibili e policy unificate. Questo comporta l´efficienza operativa e riduce il costo totale di proprietà. · Utilizzo in modo appropriato : Dal momento che sempre più dipendenti si connettono con i loro dispositivi personali alla rete aziendale, le aziende devono modificare le proprie policy di utilizzo così da prevedere sia i dispositivi aziendali che quelli personali. Le leve di gestione e di sicurezza devono differenziarsi a seconda della proprietà e dei relativi controlli che l’azienda richiede. I dipendenti continueranno ad aggiungere dispositivi alla rete aziendale per rendere il lavoro più efficace e piacevole e per questo le aziende devono pianificare questa attività dal punto di vista legale, operativo e culturale. Proteggere in maniera completa: Andare oltre la password di base e le policy di blocco delle applicazioni. Focalizzarsi sulle informazioni e su dove sono visualizzate, trasmesse e archiviate. Integrare con le preesistenti policy di data loss prevention, crittografia e di autenticazione garantirà conformità con le normative. Info: www.Symantec.com/it/it/business/  - www.Symantec.it    
   
   
MILANO: L’ERA DELL’INTERNET FREE APPRODA AL PAC  
 
Connessione gratis durante l’orario di apertura al pubblico. Il Padiglione d’arte contemporanea si aggiunge ad altre 50 sedi del Comune raggiunte dal servizio Milano, 21 febbraio 2012 – L’era dell’internet free approda al Pac, il Padiglione d’Arte contemporanea, con l’attivazione del servizio gratuito di connessione Wi-fi per l’intera durata di apertura al pubblico. Il Pac si aggiunge così agli altri spazi espositivi del Comune coperti dal servizio Wi-fi indoor: il Museo del Novecento, la Rotonda della Besana, Palazzo della Ragione, l’Acquario civico, oltre a tutte le biblioteche comunali, alle sedi dell’anagrafe di tutte le nove Zone e a Palazzo Marino (Aula del Consiglio comunale), per un totale di 50 sedi aperte al pubblico. “Siamo felici di annunciare che anche il Pac sarà dotato di questo servizio in tempo per l’arrivo, il prossimo 21 marzo, di Marina Abramovic – ha detto l’assessore Stefano Boeri – quando il pubblico, soprattutto giovane e internazionale, potrà utilizzare il servizio anche in senso interattivo, commentando sul web mostra e performance della grande artista e dialogando sui social network, ampliando così la condivisione dell’esperienza”. Ecco l’elenco di tutte le sedi anagrafiche e delle biblioteche in cui i milanesi possono collegarsi gratuitamente alla rete con il proprio computer o telefonino, non più solo per un’ora ma per l’intera durata di apertura al pubblico. Anagrafi: Zona 1: sede centrale di via Larga 12; Zona 2: via Padova 118; Zona 3: via Sansovino 9; Zona 4: viale Ungheria 29, via Oglio 18; Zona 5: viale Tibaldi 41, via Boifava 17; Zona 6: viale Faenza 29, viale Legioni Romane 54; Zona 7: piazza Stovani 3, via Paravia 26; Zona 8: via Quarenghi 21, piazzale Accursio 5; Zona 9: largo De Benedetti 1, via Bovisasca 173, via Passerini 5. Biblioteche: Zona 1: Sormani in corso di Porta Vittoria 6, Parco Sempione in via Cervante, Vigentina in corso di Porta Vigentina 15, Bergamini in via Bergamini 5, via Borgonuovo 23; Zona 2: Crescenzago in via don Orione 19, Zara in viale Zara 100; Zona 3: Venezia in via Frisi 2/4, Valvassori Peroni in via Valvassori Peroni 56; Zona 4: Calvairate in via Ciceri Visconti 1, Oglio in via Oglio 18; Zona 5: Fra Cristoforo in via Fra Cristoforo 6, Tibaldi in viale Tibaldi 41, Chiesa Rossa in via San Domenico Savio 3, via Quaranta 43; Zona 6: Sant’ambrogio in via San Paolino 18, Lorenteggio in via Odazio 9; Zona 7: Sicilia in via Sacco 14, Baggio in via Pistoia 10, Harar in via Albenga 2; Zona 8: Accursio in piazzale Accursio 5, Gallaratese in via Quarenghi 21, Quarto Oggiaro in via Otranto ang. Via Carbonia 7, Villapizzone in via Ferrario Grugnola 3; Zona 9: Cassina Anna in via Sant’arnaldo 17, Affori in viale Affori 21, Dergano-bovisa in via Baldinucci 76, Niguarda in via Passerini 5, mediateca in piazza Xxv Aprile. Nel frattempo prosegue l’impegno del Comune per realizzare il Wi-fi outdoor, in base a quanto previsto nella delibera di Giunta approvata lo scorso 30 dicembre, per fare di Milano una delle città più avanzate nell’offerta pubblica di connessione Wi-fi per tutti  
   
   
PARTE DA MILANO LA RETE DEI COMUNI CONTRO L’EVASIONE  
 
Parte da Milano la nuova iniziativa “Rete Comuni” per condividere strategie e strumenti di contrasto all’evasione fiscale e tributaria tra i diversi Enti locali lombardi. Il progetto, ideato da Anci Lombardia, è stato presentato nel corso di un convegno svoltosi questa mattina a Palazzo Marino, che ha visto l’intervento dell’assessore al Bilancio Bruno Tabacci, coadiuvato dal Presidente di Anci Lombardia e Sindaco di Varese Attilio Fontana, dal vice Presidente di Anci e Sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo, dal Direttore Agenzia delle Entrate della Lombardia Carlo Palumbo e del coordinatore del Progetto Opportunità delle Regioni in Europa (P.o.r.e.) - Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dar) Ernesto Somma. “Retecomuni rappresenta un ampliamento, su scala regionale e nazionale, di quanto già realizzato con il patto fra Agenzia delle Entrate, Comune di Milano e Guardia di Finanza sottoscritto nel dicembre scorso. Un accordo che ha reso possibile contrastare più efficacemente evasione ed elusione grazie all’incrocio delle informazioni in possesso delle banche dati dei tre enti”, spiega l’assessore al Bilancio e Tributi di Milano, Bruno Tabacci. “La nuova convenzione – prosegue l’assessore – permette, attraverso una ulteriore condivisione e incrocio di dati, di far luce su situazioni e stili di vita non coerenti con quanto dichiarato, con l’obiettivo di far emergere una rinnovata cultura della legalità e del senso civico”. Retecomuni nasce dalla volontà delle Amministrazioni locali regionali di individuare e condividere strategie e strumenti sui temi della lotta all’evasione fiscale attraverso la messa a sistema di dati “certificati” provenienti dall’incrocio di banche dati sia interne sia esterne. Un controllo sinergico e incrociato su entrate e gestione territoriale. Proprio il tema delle entrate locali rappresenta uno dei percorsi più rilevanti che Retecomuni può affrontare con successo, attivando specifiche progettualità. L’iniziativa rappresenta una prima risposta alle esigenze di sostenibilità ed evoluzione delle soluzioni a disposizione delle Amministrazioni locali anche per quanto concerne l’innovazione tecnologica e la sicurezza attraverso nuove procedure per reperire, là dove è possibile, risorse provenienti da accertamenti tributari svolti in collaborazione diretta con l’Agenzia delle Entrate. La partecipazione alla Rete è aperta a tutte le pubbliche Amministrazioni previa sottoscrizione di un apposito accordo  
   
   
FAMIGLIA E LAVORO, BINOMIO IMPOSSIBILE? INAZ PRESENTA UN PROGETTO PER FAR CRESCERE INSIEME DIPENDENTE E IMPRESA  
 
Linda Gilli, presidente e Ad della società che si occupa di gestione delle risorse umane: «L´italia ha bisogno di una cultura diversa su maternità e paternità in azienda». La conciliazione fra lavoro e famiglia in Italia è ancora lontana. Lo dice l´ultimo Rapporto sulla coesione sociale che Ministero del Lavoro, Istat e Inps hanno presentato nei giorni scorsi. Crescono le coppie in cui lavorano sia lui che lei, ma a tagliare le gambe alla competitività della famiglia sul lavoro ci sono ancora troppe disuguaglianze: la retribuzione femminile minore in media del 20% di quella maschile. Inoltre, come ha spiegato Linda Gilli, presidente e Ad di Inaz, al recente convegno "Strategie d´impresa per il bene comune" organizzato dall´Ucid, «La legislazione vigente determina uno "stop" allo sviluppo professionale del coniuge che si potrebbe assentare dal lavoro per circa un anno. E quando parliamo di congedi parentali, 9 volte su 10, è la donna che si assenta». Per provare a uscire dagli stereotipi di genere e offrire una reale possibilità di scelta ai suoi dipendenti, uomini e donne, Inaz, azienda di oltre 400 addetti con sede a Milano, ha deciso di puntare sul progetto Famiglia-lavoro, coinvolgendo risorse di ogni reparto, mettendo in campo una serie di azioni concrete. «Usiamo gli strumenti della flessibilità e della formazione per gestire al meglio le situazioni individuali e mantenere la professionalità di chi si assenta per il congedo parentale -spiega ancora Linda Gilli-. Incentiviamo il rientro dopo tre mesi, su base volontaria, seguendo sempre il dipendente durante l´assenza e applicando dove possibile il part-time e il telelavoro». Un focus group composto da dipendenti e un Comitato Famiglia-lavoro sensibilizzano i colleghi a non considerare un´assenza per maternità o paternità come un aggravio di lavoro e responsabilità. Il management è spinto a proteggere le competenze durante il congedo e a valorizzare le persone al rientro, con tutoring durante il congedo e opportuni percorsi di formazione per il dipendente che torna in azienda. «È un lavoro difficile perché si tratta di cambiare mentalità radicate -conclude Gilli-. Bisogna superare stereotipi che mortificano sia le donne, viste solo nel loro ruolo di "brave mamme", sia gli uomini, ritenuti incapaci di curare e crescere i figli piccoli. La questione del lavoro femminile non è un problema esclusivo delle donne: ogni lavoratore deve essere messo in grado di organizzare il proprio tempo e dare il meglio in azienda. Se questo si verifica, l´impresa può solo crescere».Proprio per il progetto Famiglia-lavoro, oltre che per il suo atteggiamento socialmente consapevole, nel mese di dicembre 2011 Inaz è stata fra le aziende premiate nell´ambito dell´iniziativa "Imprese Responsabili" promossa dalle Camere di Commercio lombarde. Inaz Srl è una delle più importanti realtà italiane nella produzione software ed erogazione servizi per l´amministrazione e la gestione delle risorse umane. Con una rete di agenzie e punti assistenza in tutta Italia, Inaz offre le sue soluzioni a più di 10mila clienti fra aziende, studi professionali, consulenti del lavoro e associazioni di categoria. Inaz, con il suo Centro Studi, è anche punto di riferimento per imprese e professionisti in tema di aggiornamento, consulenza e formazione. La sede centrale è in Viale Monza 268 a Milano.Info: www.inaz.it    
   
   
START-UP DIGITALI IN ITALIA FENOMENO IMPORTANTE DA SOSTENERE CREANDO UN VERO MERCATO DEL VENTURE CAPITAL  
 
“La creazione di un vero mercato di venture capital in Italia, capace di sostenere lo sviluppo delle nostre start-up, è uno degli obiettivi prioritari di Confindustria Digitale, contenuto nel pacchetto di proposte per la crescita, che abbiamo presentato alla Cabina di regia sull’agenda digitale del Governo “- è quanto ha affermato oggi Stefano Parisi, presidente della Federazione dell’Ict, in occasione del convegno dell’Abi tenutosi questa mattina a Roma. “La nascita di imprese innovative è un passaggio fondamentale per riavviare la crescita in Italia – ha sottolineato Parisi – così come è avvenuto negli 60-70 quando la maggiore spinta allo sviluppo economico e all’industrializzazione è derivata dal moltiplicarsi di piccole imprese manifatturiere, anche oggi con il web l’innovazione nasce soprattutto da piccole aziende, di cui sono protagonisti molti giovani, che danno vita a nuovi servizi digitali, modernizzano quelli tradizionali, creano nuove applicazioni. Oggi nel nostro paese stanno emergendo fenomeni importanti in questo settore, con la nascita di molte star up di valore prodotte dai nostri talenti digitali”. “Ma per finanziare l’innovazione Ict occorre il venture capital, che in Italia è scarsamente presente – ha concluso il presidente di Confindustria Digitale - “le nostre proposte riguardano, in particolare, l’introduzione di agevolazioni fiscali sugli investimenti derivanti dalla partecipazione ai fondi di venture capital e la semplificazione della burocrazia per le start-up. A ciò si aggiungono strumenti per la creazione di un exit market, come sgravi fiscali per le aziende che acquisiscono start-up italiane finanziate da fondi venture capital o che abbiano sponsorizzato la nascita di incubatori o piattaforme di aggregazione di idee e iniziative imprenditoriali”. Info: www.Confindustriadigitale.it    
   
   
CANONE RAI SU TABLET E PC IN AZIENDA: CHI DEVE PAGARE  
 
Nei giorni scorsi la Rai aveva spedito a migliaia di imprese italiane lettere di sollecito del pagamento per il canone annuale, dovuto ex decreto legge n. 246/1938 e decreto legislativo 458/1944. La prima norma prevede l’obbligo di versamento della quota del canone speciale per «chiunque detenga uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione di trasmissioni radiotelevisive. La seconda prevede l’obbligo al di fuori dall’ambito familiare, compresi i Pc collegati in rete. A seguito di un incontro con il ministero dello Sviluppo Economico, la Rai ha fatto marcia indietro sul pagamento del canone da parte delle aziende, precisando che il canone deve essere pagato solo se i computer sono utilizzati come televisori (digital signage) e non deve essere corrisposto nel caso sia già avvenuto il pagamento per il possesso di uno o più televisori. Nei pezzi successivi illustriamo alcune prese di posizione sull´argomento  
   
   
ASSOTRAVEL: INTERPRETAZIONE SU CANONE RAI  
 

Andrea Giannetti, presidente di Confindustria Assotravel, in qualità di rappresentante delle agenzie di viaggio invita il Ministro Passera ad intervenire con un urgenza sull´errata interpretazione che vede l´applicazione del canone Rai a qualsiasi apparecchio in grado ricevere i programmi.

"Il personal computer è uno strumento di lavoro fondamentale e quotidiano per tutti gli operatori turistici, serve a ben altro che a vedere le trasmissioni televisive per le quali - specie in una fese di crisi per il settore come questa - i nostri imprenditori e i nostri addetti non hanno certo tempo. Se fosse corretta questa interpretazione il "canone allargato", che si basa sul un testo giuridico del ventennio, andrebbe applicato anche agli smartphone e alle macchine utensili collegate alla rete, il che mi sembra assurdo. 

A nulla vale la detraibilità poi di una cifra che non trova nessuna giustificazione. La Rai inserisce già messaggi pubblicitari ad hoc per chi vuole vederla via web, pensi quindi a far quadrare i suoi bilanci in una logica di giusta concorrenza"

 
   
   
CANONE RAI SUI PC E SMARTPHONE: FORZATURA GIURIDICA IN CONTRASTO CON L’AGENDA DIGITALE  
 
"Un´assurda forzatura giuridica, ma soprattutto un´iniziativa fuori dal tempo e in totale contrasto con gli obiettivi dell´agenda digitale e gli sforzi che si stanno mettendo in atto per rilanciare la crescita del Paese- e´ il commento rilasciato a margine del Consiglio direttivo di Confindustria Digitale da parte del presidente Stefano Parisi, sul balzello che la Rai vorrebbe imporre a imprese e professionisti per il possesso di Pc, tablet e smartphone. "Innanzitutto va chiarito – continua Parisi - che i Pc non sono stati concepiti per la ricezione di trasmissioni radiotelevisive, ma per innovare l´organizzazione del lavoro e la comunicazione. Il fatto che possano ricevere segnali televisivi lo si deve al processo evolutivo del mondo digitale, di cui lo stesso settore radio tv ha fortemente beneficiato per il suo sviluppo. Quindi l´estensione del canone Rai agli apparati dell´Ict, la pretesa di associarlo alla titolarità di un abbonamento a banda larga, il richiamarsi a una legge del ‘38 per tassare tecnologie del duemila, sono frutto di un´interpretazione del tutto arbitraria non supportata da alcun riferimento legislativo. Come settore dell´Ict ci preoccupa di essere oggetto di continui tentativi di aumentare il carico fiscale, gia´ molto pensante, sui prodotti dell´innovazione tecnologica, invece di essere valorizzato come chiave per lo sviluppo e la crescita del Paese. Consideriamo la visione miope e arretrata che affiora da parte di un importante ente pubblico tecnologico come la Rai, un segnale molto negativo e chiediamo che quest´iniziativa, in netta contraddizione con la politica del Governo avviata con il Dl semplificazioni che punta all´attuazione dell´agenda digitale in Italia, venga bloccata”. Info: Confindustria Digitale - www.Confindustriadigitale.it