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Notiziario Marketpress di Lunedì 15 Giugno 2009
 
   
  UNA TAVOLA LUNGA UN SECOLO - LA MOSTRA: UN VIAGGIO TRA SAPERI E SAPORI D´ITALIA

 
   
  Milano, 15 giugno 2009 - L´itinerario espositivo di “Una tavola lunga un secolo” rappresenta un autentico viaggio nella storia della cucina italiana dagli albori del Xx secolo ai giorni nostri. Coerente con questa impostazione, il percorso storico/narrativo della mostra suddivide l´evoluzione della cucina italiana nell´arco del secolo scorso in otto periodi/ambiti tematici. Un ulteriore ambito a sé stante è quello riservato alla contemporaneità. L´allestimento, particolarmente originale e d´impatto, affronta ognuno degli otto periodi storico-culinari da tre distinti angoli prospettici, che costituiscono altrettante modalità espositive e narrative: la cucina, ovverosia l´illustrazione delle tecniche e degli utensili per la preparazione dei cibi che caratterizzano uno specifico periodo; la tavola, in cui sono esposte le ricette e le riproduzioni dei piatti più rappresentativi; la storia, che completa la panoramica offerta dalle precedenti sezioni attraverso l´esposizione di ulteriori utensili da cucina, piatti e oggetti d´uso comune in un determinato contesto storico e culturale. Il primo novecento tra povertà e grande cucina L´italia che si affaccia al Xx secolo è il primo ambito temporale e culinario affrontato dalla mostra. La rigida separazione tra classi sociali nonché nelle consuetudini e condizioni di vita tra città e campagne si riflettono nell´abisso esistente tra la cucina popolare, frugale e basata unicamente su vegetali e farinacei, e la vera cucina presente soltanto presso i ceti abbienti. La piccola borghesia del periodo si attiene al modello dell´Artusi, mentre solo l´élite può permettersi di frequentare i santuari di un´alta ristorazione che s´ispira ai dettami di Auguste Escoffier. La cucina di guerra, la crisi agraria e la cucina autarchica Il periodo che va dalla conclusione della Grande Guerra al termine della Seconda Guerra Mondiale è dominato dalla diffusa penuria di generi alimentari, con crisi acute come nel corso della Crisi Agraria e durante i severi razionamenti imposti dall´autarchia. Questo stato di cose spinge le classi meno abbienti a industriarsi per la loro sussistenza con una cucina ancorata ai prodotti agricoli fondamentali, come tutti i cereali e i vegetali, con cui cucineranno zuppe e minestre. La necessità di amministrare le poche derrate disponibili porta in auge ricette come il Riso all´Onda, una minestra brodosa di verdure con l’aggiunta di un pugnetto di riso che, versata nelle fondine, ammollava pezzi di pane raffermo. La cucina e il periodo futurista Il Futurismo, oltre ad essere un movimento artistico e culturale non limitato al territorio nazionale, è il primo fenomeno moderno di comunicazione totale. I suoi riflessi arrivano alla cucina con prodotti artistici/culinari che restano negli annali come autentiche opere d’arte e di comunicazione. L´influenza della cucina futurista si riverbererà in molte creazioni della futura Nouvelle Cuisine e, ancora oggi, l´esperienza futurista resta insuperata per livello di coinvolgimento polisensoriale in cucina e nella convivialità. La diffusione nazionale della cultura in cucina. A cavallo tra le due guerre fiorisce un nuovo settore editoriale, quello dei libri, delle riviste e delle guide di cucina, che avvia un processo di generale acculturazione gastronomica. Caratteristica comune di tutte le pubblicazioni del periodo sono le rubriche di consigli e ricette che consentono ai ceti medi di sfruttare al massimo i surrogati e i pochi ingredienti ancora facilmente reperibili e non costosi. La notevole diffusione di queste iniziative editoriali crea le premesse per l’esplosione dell’editoria e della cucina che avverrà con il benessere del secondo dopoguerra. La cucina della trattoria . La storia della cucina italiana nel Novecento sarebbe monca senza un capitolo riservato alle trattorie, alfieri di una cucina del territorio semplice, quasi rustica, dal costo inversamente proporzionale alla gratificazione sensoriale. Le specialità delle trattorie sono i piatti regionali: dalle fettuccine al pollo alla diavola, dalle trippe agli stufatini col sedano, dai crostini alla costata di vitellone. Il boom della motorizzazione di massa, prima con la Vespa e la Lambretta e poi le utilitarie, mettono in movimento gli italiani che, in questo modo, scoprono i percorsi verso le “buone trattorie”, facendole diventare famose. Toscani e Bolognesi sono i veri pionieri che diffondono il modello della trattoria al di fuori dei loro confini territoriali. Esempio eccellente è la toscana “Bice”, che si trasferisce stabilmente a Milano. Il benessere e il consumo alimentare diffuso. L’inurbamento del secondo dopoguerra, le grandi emigrazioni verso l’industrie del nord, il crescente benessere sono i presupposti di un’esplosione del consumo alimentare che scatta nella seconda metà degli anni ´50. Il salto, insieme economico e culturale, viene favorito dall´avvento della televisione e di altri elettrodomestici come il frigorifero, ma anche dall´aumentata disponibilità di merci attraverso i nascenti supermercati. L’industria alimentare italiana si ritrova alcuni eccellenti prodotti di base già perfettamente industrializzati, in primo luogo la pasta, che diventa l´emblema del benessere raggiunto e il simbolo identificativo di un’intera nazione. La nuova cucina italiana. Verso gli anni ’70, le trattorie si evolvono trasformandosi in ristoranti. Gualtiero Marchesi è lo chef alla testa dei fautori di un rinnovamento creativo della cucina italiana affine a quello introdotto internazionalmente dalla Nouvelle cuisine. Ed è proprio Gualtiero Marchesi a segnalarsi per la ricerca accurata, quasi ossessiva della qualità degli ingredienti e della perfezione tecnica nella realizzazione delle ricette, estesa all´uso degli utensili e degli attrezzi espressamente concepiti ricetta per ricetta. L’intuizione di Marchesi è stata quella di creare nuovi piatti che, pur legati alla cucina classica o a quella del territorio, esprimessero nettamente la volontà di liberarsi da schemi antiquati e tradizionali. La creatività e la sperimentazione in cucina. Nell’ultimo scorcio del ‘900 alla ennesima riscoperta del territorio si affiancano diverse tendenze creative e sperimentali che partono da grandi chef italiani e stranieri. Ed è proprio la figura carismatica dello chef a emergere dalle cucine per diventare personaggio pubblico a tutto tondo. La cucina destrutturata con il catalano Ferran Adrià o la cucina molecolare con l´inglese Heston Blumenthal sono solo due esempi di questo trend globale che identifica una tendenza della ristorazione con il suo esponente più acclamato. La contemporaneità della tradizione Il nono e ultimo spazio espositivo della mostra è dedicato all´oggi, ma non a un oggi generico, bensì all´attualità della tradizione del sapere e del saper fare applicata alla cucina e alla tavola. Aziende che hanno una antica storia di eccellenza come Ballarini 1889 e Richard Ginori 1735, insieme agli altri nomi di spicco del Made in Italy che hanno aderito al progetto “Una tavola lunga un secolo”, sono convinte che gli elementi fondanti del loro futuro risiedano nella loro storia, nella loro tradizione tecnica e progettuale. L’innovazione nelle forme e nei materiali diventa autorevole non grazie a una tecnologia asettica, bensì grazie alla capacità di interpretare i bisogni creando prodotti che migliorano la vita. Si tratta di un talento che ha poco a che spartire con l´intuizione episodica o con l´improvvisazione, molto invece con la pratica costante e affinata nel tempo. A simboleggiare l´unione di tradizione, conoscenza e soluzioni innovative che è la chiave per il futuro del Made in Italy applicato alla cucina italiana, l´area tematica riservata alla contemporaneità ospita due pezzi inediti: “In palmo di mano” Ballarini, una piccola casseruola per cucinare e servire in tavola, e un pregiato Piatto con decoro fatto a mano Richard Ginori, testimonianza dell’intervento consapevole degli artigiani nella produzione. .  
   
 

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