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Notiziario Marketpress di Giovedì 18 Giugno 2009
 
   
  LE RETI UNIVERSITARIE COME ATTORI E PROMOTORI DI PARTENARIATI TRASVERSALI IL COORDINAMENTO UNIVERSITARIO PER LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO

 
   
   Pavia,  18 giugno 2009  - Nel 2006 la Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri si era attivata, grazie all’opera dell’allora Direttore Generale Deodato e al supporto del Prof Massimo Caneva, come promotore dell’attivazione di tre Reti Regionali di coordinamento tra le Università (Nord, Centro e Sud) in un progetto ampio di coinvolgimento operativo a partire dai giovani. Nell’ambito di questo progetto la Dgcs ha dato mandato al Politecnico di Milano di coordinare lo sviluppo della Rete universitaria al Nord Italia (Rete del Nord) in collaborazione con l’Università Commerciale Luigi Bocconi. La Rete del Nord si poneva come missione la promozione della cooperazione per lo sviluppo e la pace e il consolidamento della formazione cognitiva e operativa nel settore, a cominciare dai giovani laureandi e laureati. Al termine di un percorso comune, e riconosciuto il valore del confronto, le Università aderenti alla Rete del Nord hanno deciso di dare vita a un coordinamento che trovasse ragione di essere nelle caratteristiche proprie degli Atenei. E’ nato così il Coordinamento Universitario per la Cooperazione allo Sviluppo (Cucs) che oggi si trova due / tre volte l’anno. Nel protocollo d’intesa firmato a livello dei Rettori delle Università si riconosce la necessità di: Predisporre percorsi di educazione, formazione, progettazione e divulgazione scientifica nel settore dello Sviluppo Umano e Sostenibile e della Cooperazione allo Sviluppo: Dare impulso alla formazione di nuove generazioni di ricercatori, accademici e professionisti in grado di operare per lo sviluppo umano e sostenibile; Costruire e consolidare Reti di competenze (orizzontali o trasversali tra Università, Ong, Organizzazioni internazionali, Non Profit, Imprese, Istituzioni locali e nazionali); Innovare le pratiche della cooperazione allo sviluppo attraverso la ricerca per migliorarne l’efficacia. Le Parti firmatarie si impegnano a definire in modo partecipato e condiviso i ruoli interni, i compiti di rappresentanza e le funzioni necessarie per perseguire due obiettivi principali: 1. A istituire o rafforzare l’ambito della Cooperazione allo Sviluppo al proprio interno, secondo le modalità e gli strumenti più opportuni ed idonei (centri di ricerca, deleghe, aree trasversali, gruppi di ricerca, iniziative e attività specifiche, istituzione di corsi di laurea e cicli di dottorato, programmi di master…); 2. A promuovere la nascita e istituire il “Coordinamento Universitario per la Cooperazione allo Sviluppo”, per rafforzare e migliorare, nel rispetto della normativa vigente e dei propri regolamenti interni, il coordinamento delle attività di cooperazione, con una missione ampia: divenire un interlocutore rappresentativo, riconosciuto e autorevole con la società civile e con il mondo istituzionale per sviluppare relazioni proficue; ampliare le capacità progettuali e di intervento concreto delle Parti per: diffondere una cultura della cooperazione e dello sviluppo mediante la sensibilizzazione e la formazione cognitiva, operativa e critica dei giovani; consolidare la condivisione delle esperienze, delle conoscenze e delle competenze; focalizzare gli sforzi comuni su temi essenziali: in coerenza con le specificità delle Università coinvolte e la rispettiva missione. Le reti universitarie come attori della Cooperazione - Nella “nuova” cooperazione del contesto globale diventano sempre più rilevanti le conoscenze e le competenze specifiche da una parte e le capacità sistemiche dall’altra e appaiono chiari, almeno al mondo universitario due elementi: la necessità di arricchire i percorsi formativi dei futuri cittadini e professionisti del mondo con contenuti nuovi e la funzione della ricerca scientifica per l’innovazione. Arricchire i percorsi formativi: la missione di fondo è preparare una figura di laureato in grado di coprire un ruolo da attore e protagonista delle trasformazioni della società, tanto nel Sud quanto nel Nord del Mondo. Le azioni concrete intraprese dal Cucs: si sta lavorando su base volontaria in questa direzione per operare affinché i giovani, a partire dalle scuole superiori e dalle università, possano avvicinarsi a queste logiche attraverso corsi ad hoc inseriti in tutti i curricula formativi. Sono attivi due Gruppi di lavoro: Peer Education in collaborazione con gli Uffici Scolastici Regionali coordinato dall’Università di Parma e l’Università di Modena e Reggio; Moduli Formativi curriculari, coordinato dall’Università di Pavia. L’idea che ci guida, e in questo il Mae e tutti gli attori della società civile e della cooperazione decentrata, possono essere nostri partner per coinvolgere i Ministeri dell’Istruzione e della Università è cercare di far riconoscere la rilevanza dei temi: operare per arricchire i percorsi formativi con queste logiche nuove, come una sorta di Educazione Civica del Terzo Millennio. La ricerca scientifica per l’innovazione: la ricerca scientifica diviene strumento per lo sviluppo e contiene nel suo metodo i principi base dell’equità. Le azioni concrete intraprese dal Cucs: si sta lavorando sempre su base volontaria per accrescere le capacità progettuali individuali integrando le competenze e favorendo l’accessibilità congiunta a fonti di finanziamento internazionale. E’ attivo un Gruppo di lavoro: Progetti Europei per favorire la partecipazione delle università (coinvolgendo istituzioni, società civile e imprese) a bandi Eu, coordinato dall’Università di Aosta. Progetti Expo’ 2015: l’occasione dell’Expo ha permesso di valorizzare alcune esperienze dei singoli atenei proponendo un arricchimento progettuale basato sulla multidisciplinarietà. Considerazioni conclusive Il coordinamento rappresenta per noi, che lo abbiamo vissuto, un esempio concreto di una volontà, di un interesse e di un desiderio di confronto che è costato sforzo, ma ha permesso di comprendere che queste strade sono perseguibili e contribuisce a vestire di un volto nuove anche le università. Oggi, dopo 3 anni di lavori, ci sentiamo di spronare ulteriormente verso: Un rafforzamento del partenariato orizzontale invitando tutte le università a valutare i contenuti del protocollo e le opportunità di collaborazione, favorendo la nascita, all’interno di un coordinamento di natura nazionale, di poli regionali per agevolare le opportunità di incontro e le sinergie; Un rafforzamento del partenariato trasversale invitando gli attori della società civile e della cooperazione decentrata a valutare ulteriori strade di interazione con l’attore università; Una maggior sinergia e un supporto continuativo e non solo intermittente alle istituzioni governative per chiedere di considerare il coordinamento universitario come un interlocutore di rilievo in grado di affiancare e completare le competenze e le esperienze degli altri attori. Il coordinamento ha ancora numerosi passi da fare e da condividere per rafforzarsi, ma si presenta ad oggi come un interlocutore di rilievo per ogni programma di sviluppo, educazione, institutional building o rebuiliding dove è auspicabile un’azione in sinergia tra Stato, Società civile e Università (e imprese?) per aumentare la capacità di interpretare e incidere su un cambiamento culturale sociale e antropologico che il mondo globale e sistemico ormai richiede. Università firmatarie protocollo Cucs: Università degli Studi di Trento, Università degli Studi di Trieste, Università Ca’ Foscari – Venezia, Università degli Studi di Padova, Università degli Studi di Ferrara, Università degli Studi di Urbino, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Università degli Studi di Modena e Reggio, Università degli Studi di Parma, Università degli Studi di Pavia, Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Università della Valle d’Aosta ,Università degli Studi di Bergamo, Università dell’Insubria, Università Commerciale Bocconi – Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano, Politecnico di Milano Cooperazione e sviluppo: formazione, ricerca e innovazione al Politecnico di Milano Il mantenimento della pace nel mondo, il rispetto dei diritti umani, le emergenze che occorrono a livello internazionale, l’immigrazione e la gestione delle complesse tematiche interculturali, le eque condizioni di sviluppo da garantire a tutte le minoranze (pensiamo alle donne o ai bambini in certi paesi, ma anche ai disabili nelle nostre realtà) rappresentano oggi delle sfide complesse. La soluzione (totale o per lo meno parziale) a tali questioni è da ricercare e da pianificare con criterio, oserei dire, molto scientifico quando l’obiettivo finale ricercato vuole essere concreto e di impatto. Ciascuna delle attività deve essere apportatrice di un contributo chiave nel percorso di trasformazione sociale e di costruzione di quelle reti di solidarietà che lo sviluppo equo e sostenibile richiede e a cui le università sono chiamate a partecipare. Il Politecnico già da tempo cerca di portare un contributo. All’interno dell’ateneo continua a crescere il numero di coloro che diventano sempre più attivi su alcuni di questi temi e il loro impegno pur rimanendo nell’ambito del volontariato, è pianificato e gestito con estrema professionalità rappresentando un indiscutibile riferimento per i più giovani. Da sempre alcuni gruppi di ricerca legati a docenti specifici si sono attivati nei Paesi in via di sviluppo, nel 2004 la nascita di Ingegneria Senza Frontiere a Milano che opera in sinergia con l’ateneo, nel 2005 la Delega per la Cooperazione allo Sviluppo; nel 2006 la nascita di un coordinamento tra molte università italiane interessate ai temi della cooperazione allo sviluppo e nel 2007 una campagna apartitica e integralmente promossa dal Consiglio degli studenti del Politecnico di Milano sugli obiettivi del Millennio – Contaminiamoci. Dal punto di vista formativo nel 2006 rileviamo il primo Corso “Ingegneria e cooperazione per lo Sviluppo” attivato presso la facoltà di Ingegneria Industriale tra i corsi culturali e un progetto nel paniere dell’Alta Scuola Politecnica per concretizzare un’opportunità di intervento in America Latina. Dal punto di vista operativo, citiamo tra i tanti il progetto Kenya in fase di identificazione avanzata tra il Politecnico e la East African Community promosso inizialmente dal Ministero della Scienza e della Tecnica in Kenya che ha chiesto un supporto tecnico e scientifico metodologico e gestionale per i Politecnici locali. Tale progetto ha portato ad una serie di indotti tra cui la realizzazione di un progetto di tesi congiunto sulle tematiche dell’energia in collaborazione con il ministero dell’Energia in Tanzania e di conseguenza l’attivazione del Dar Es Salaam Institute of Technology, partner nella ricerca, come potenziale consulente ministeriale. In questa università è in studio l’apertura di una laurea di primo livello e magistrale in ingegneria energetica che il Politecnico di Milano aiuterà a definire. Nel 2008 e nel 2009 sono stati avviati alcuni progetti in area Africana (regione del Mediterraneo) e altri sono in fase di studio con Unido per promuovere l’innovazione (di prodotto, di processo o di gestione) per le imprese di ogni paese. Analogamente si mira a promuovere lo sviluppo locale nella realtà Andina a partire dalla valorizzazione delle risorse specifiche del territorio. Nella cooperazione allo sviluppo c’è sempre tanto da fare e occorre farlo con grande attenzione; ma è anche vero che non si può restare indifferenti e occorre agire, certamente non da soli. I partnerariati forti, sono un indicatore di forza e di capacità che ciascun attore deve saper creare nel breve termine e mantenere nel lungo, e più sono trasversali (e questo vale sempre per la ricerca universitaria) più rappresentano strumenti efficaci. E’ nostra intenzione pertanto rafforzare alcuni legami già esistenti con altre università, con le istituzioni, le Ong e gli organismi internazionali, affinché ciascun attore per le proprie insostituibili competenze, interessi e motivazioni interne possa contribuire nel cammino verso lo sviluppo sostenibile delle società civile. L’interesse riscontrato in Ateneo e il consenso ottenuto all’esterno quando ci si presenta con serietà, professionalità e grande spirito di ascolto nei confronti degli interlocutori, sono di buon auspicio e ci spronano a continuare su questo cammino che si fonda sul presupposto di mettere al servizio dello sviluppo una scienza e una tecnologia che sappiano declinarsi al meglio, attraverso la ricerca e l’innovazione appropriata, nei differenti contesti culturali, sociali ed economici. Giulio Ballio Rettore Politecnico di Milano Università co-coordinatrice del Cucs . .  
   
 

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