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Notiziario Marketpress di
Giovedì 25 Giugno 2009 |
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TASSO DI POVERTÀ: IN TRENTINO LIVELLI MIGLIORI DEI PAESI SCANDINAVI PRESENTATA ALLA FACOLTÀ DI ECONOMIA LA SECONDA INDAGINE SULLE CONDIZIONI DI VITA DELLE FAMIGLIE TRENTINE NELL´ISTRUZIONE RECUPERATO IL GAP RISPETTO ALL´ITALIA ED ALL´EUROPA, MA VI SONO ANCORA DISUGUGLIANZE DETERMINATE DALLE ORIGINI SOCIALI
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Trento, 25 giugno 2009 - Solo un residente ogni 30 nella nostra provincia può essere definito povero, mentre lo è una persona ogni 12 tra gli abitanti nel resto del Paese. Il tasso di povertà trentino, misurato in base alla soglia nazionale, pone il Trentino in posizioni addirittura migliori di quelle dei floridi Paesi scandinavi, dove circa un abitante su 20 lamenta carenze da reddito. E´ quanto emerge dalla seconda indagine sulle condizioni di vita delle famiglie trentine effettuata dall´Osservatorio permanente per l´economia, il lavoro e la valutazione della domanda sociale (Opes) in collaborazione con il Servizio Statistica della Provincia, presentata oggi alla Facoltà di Economia. L’indagine sulle “Condizioni di vita delle famiglie trentine” realizzata per la prima volta nel 2004, e ripetuta nel tempo come panel, ha costruito, e alimenta nel tempo, una base informativa capace di delineare un quadro complessivo dei principali aspetti economici e sociali della vita quotidiana delle famiglie e degli individui che risiedono in Trentino. Il Servizio Statistica, in collaborazione con Opes, ha intervistato circa 3. 000 famiglie per un totale si circa 8. 000 individui attraverso una rete di più di 80 rilevatori in tutti i 223 comuni del Trentino. L’intervista è composta da un questionario familiare e uno individuale, che raccolgono dati relativi alle famiglie (caratteristiche strutturali, caratteristiche sull’abitazione, situazione economica) ed ai componenti maggiorenni della famiglia (mobilità geografica, origini familiari, reddito, istruzione, lavoro). I risultati presentati oggi fanno riferimento all’indagine svolta nel periodo 2005/2006, la prima con modalità panel, che ha impegnato per la loro analisi il Servizio Statistica per oltre un anno. L´indagine evidenzia come negli ultimi anni il Trentino abbia fatto registrare buoni livelli di funzionalità collettiva, riuscendo a coniugare tra loro in modi ragionevolmente coerenti i principi dell’efficienza, dell’equità e della coesione. Il Trentino - si afferma in particolare - ha recuperato, attraverso adeguate politiche per l’istruzione e il lavoro, la condizione di svantaggio rispetto all’Italia e all’Unione europea relativamente all’istruzione, mentre si conferma la sostanziale assenza dalla comunità locale di fenomeni di disoccupazione adulta e la riduzione a livelli assai contenuti di quella giovanile. I dati raccolti con l’indagine evidenziano che il Trentino è una società più meritocratica rispetto all’Italia settentrionale e all’intero Paese. Infatti, i condizionamenti netti delle origini sociali sui destini occupazionali delle persone sono assai meno consistenti di quanto non accada nel resto del Paese. Ma quel che più conta è che la maggior fluidità sociale mostrata dal Trentino appare crescente nel tempo. Altro aspetto positivo è la contenuta incidenza dei trentini che si trovano in condizioni di povertà monetaria. Si rileva, anche, un limitato grado di dispersione della distribuzione dei redditi individuali e familiari. In effetti, solo 1 ogni 30 residenti nella nostra provincia può essere definito povero, mentre lo è 1 persona ogni 12 tra gli abitanti nel resto del Paese. Il tasso di povertà trentino, misurato in base alla soglia nazionale, pone la collettività provinciale in posizioni addirittura migliori di quelle dei floridi Paesi scandinavi dove circa 1 abitante su 20 lamenta carenze da reddito. Analoghe considerazioni valgono per la deprivazione sociale, ossia per il rischio di vivere in condizioni di forti difficoltà a causa della riduzione del valore d’acquisto delle disponibilità monetarie correnti e degli effetti cumulati di più episodi di povertà o, comunque, di basso reddito. La crescente fluidità sociale, l’aumentato benessere e le contenute disparità economiche hanno portato alla scomparsa dei fenomeni migratori entro la popolazione trentina. I processi di mobilità geografica attualmente osservabili tra i trentini rispondono al libero disegno di personali progetti di vita e non a condizioni di natura materiale. Il Rapporto, oltre agli aspetti positivi, evidenzia i problemi della collettività trentina e le aree di possibile intervento. Infatti, vi sono disuguaglianze nelle opportunità di istruzione che vedono le origini sociali ancora condizionare tali scelte. Anche sul fronte della mobilità occupazionale si rileva che le probabilità di permanere nelle stesse posizioni dei padri appaino particolarmente elevate per i figli degli imprenditori, dei liberi professionisti e dei dirigenti e tra i discendenti nell’agricoltura, ma propensioni non trascurabili all’immobilità intergenerazionale si osservano anche tra i discendenti dei lavoratori manuali dell’industria e del terziario. Vi sono consistenti disparità tra uomini e donne che se si sono quasi annullate nel campo dell’istruzione ma si rilevano fenomeni di segregazione su base di genere nella scelta degli indirizzi formativi. Queste difformità formative portano a minori opportunità sul mercato del lavoro. Disuguaglianze sono, infine, presenti nei carichi di lavoro domestico e/o di cura della famiglia e di disponibilità di tempo libero. Il problema del non equo funzionamento del mercato del lavoro si riverbera anche sulle disparità collegate alle appartenenze generazionali e ciò comporta un progressivo rallentamento del processo di formazione di nuove famiglie e altrettanto contenuti tassi di natalità e fecondità. . |
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