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Notiziario Marketpress di Martedì 30 Giugno 2009
 
   
  DIAGNOSI E CURE MIGLIORI RIDUCONO IL RISCHIO DI ANEURISMA

 
   
  Bruxelles, 30 giugno 2009 - Secondo quanto dimostrato da una nuova ricerca proveniente dai Paesi Bassi e pubblicata sulla rivista Lancet Neurology, i progressi fatti nella diagnosi e nella cura nel corso degli ultimi 30 anni hanno ridotto il rischio che i pazienti muoiano di emorragia subaracnoidea aneurismatica (la rottura di un vaso sanguigno sulla superficie del cervello). Lo studio, una meta-analisi aggiornata per valutare i cambiamenti di fatalità e di morbilità e le differenze basate sull´età, il sesso e la regione, mostra che 8 su 100. 000 persone soffrono di emorragia sobaracnoidea aneurismatica (Esa) ogni anno. L´esa è inoltre responsabile di una percentuale tra il 5 e il 10 per cento dei casi di ictus. La ricerca indica inoltre che circa un terzo dei pazienti muoiono entro le 24 ore; oltre il 25% di coloro che sopravvivono riportano delle disabilità. Grazie ai miglioramenti nella diagnosi, come una tomografia computerizzata (Tc) più avanzata e le tecniche di imaging a risonanza magnetica per la rivelazione degli aneurismi, reparti dedicati ai pazienti che hanno avuto un ictus e trattamenti come la chiusura endovascolare di un aneurisma rotto, i medici sono stati in grado di fornire prognosi migliori per i pazienti curabili. Non era ancora chiaro però se queste diagnosi migliorate, queste strategie di gestione e i reparti per gli ictus avessero contribuito a contenere la minaccia di morte o di disabilità provocate da Esa nella popolazione generale. Per avere delle risposte, il dott. Dennis Nieuwkamp del Centro medico dell´Università di Utrecht nei Paesi Bassi e i suoi colleghi hanno condotto una meta-analisi di 33 studi che avevano visto la partecipazione di 8. 739 pazienti di 19 paesi in 5 continenti tra il 1973 e il 2002. I risultati hanno mostrato che la possibilità di morire di Esa diminuiva dal 51% al 35%, nonostante il fatto che l´età media dei pazienti aumentava. "La fatalità variava dall´8,3% al 66,7% tra gli studi e diminuiva dello 0,8% l´anno. La diminuzione rimaneva invariata dopo gli aggiustamenti riguardanti il sesso, ma la diminuzione annua era dello 0,4% dopo gli aggiustamenti riguardanti l´età," ha mostrato lo studio. "La fatalità era dell´11,8% minore in Giappone rispetto all´Europa, agli Stati Uniti, all´Australia e alla Nuova Zelanda. " Non sono state trovate altre differenze regionali per quanto riguarda la fatalità. Secondo gli autori le disparità nella rapidità con la quale i pazienti venivano ricoverati in ospedale per l´iniziale occlusione dell´aneurisma potrebbe essere un fattore determinante dietro le differenze regionali. "In futuro, la fatalità dopo un Esa potrebbe diminuire ulteriormente, grazie ai nuovi metodi diagnostici e terapeutici," recita lo studio. "Questa diminuzione sarà probabilmente limitata dalla sostanziale porzione di pazienti che muoiono prima di raggiungere l´ospedale o che arrivano in ospedale in gravi condizioni neurologiche. " "Per diminuire la mortalità dovuta a Esa, l´incidenza potrebbe essere ulteriormente ridotta da strategie di prevenzione. In studi futuri, la meta-analisi dei dati di singoli pazienti sarebbe un metodo interessante per ottenere le migliori stime dei tassi di ribasso," conclude lo studio. In una nota di commento, i dott. Rustam Al-shahi Salman e Cathie Sudlow dell´Università di Edinburgo nel Regno Unito hanno detto che sebbene la riduzione della fatalità dopo un Esa invita all´ottimismo, rimangono da affrontare due sfide: non ci sono dati sufficienti sull´efficacia della cura dell´aneurisma negli anziani e su come i risultati incidono sulle economie a basso o medio reddito, visto che non erano praticamente rappresentate nella meta-analisi. Per maggiori informazioni, visitare: The Lancet Neurology: http://www. Thelancet. Com/journals/laneur University Medical Centre Utrecht: http://www. Umcutrecht. Nl .  
   
 

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