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Notiziario Marketpress di Mercoledì 01 Luglio 2009
 
   
  ELEZIONI 2009: IN UMBRIA CRESCE IN MISURA MAGGIORE MOBILITÀ ELETTORALE PER VOTO AMMINISTRATIVO

 
   
   Perugia, 1 luglio 2009 – In Umbria, alle elezioni europee, il “travaso” di voti tra schieramenti, è stato “di entità non molto diversa dal recente passato e tale da non modificare sensibilmente” i rapporti di forza politici tra centrosinistra e centrodestra. “Continua il trend di avvicinamento tra i due Poli, ma si tratta di uno slittamento progressivo, non di un terremoto”, ha commentato il professor Bruno Bracalente, del Dipartimento di Economia, finanza e statistica dell’Università di Perugia, illustrando ieri i principali risultati della stima dei flussi delle elezioni europee e amministrative 2009 in Umbria, realizzata dal Dipartimento dell’ateneo perugino e dall’Agenzia Umbria Ricerche (“Aur”). L’analisi, condotta sui dati per sezione elettorale di Perugia, Terni, Foligno, Città di Castello, Spoleto e Orvieto, è stata presentata stamani, a Palazzo Donini, alla presenza del presidente dell’”Aur” Claudio Carnieri. Complessivamente sono state utilizzate 452 sezioni per Europee e Provinciali e 401 per le Comunali (a Città di Castello non si è votato per il Comune). Sono stati valutati la mobilità tra blocchi, il ruolo delle astensioni e il peso che hanno avuto sulla riduzione del divario elettorale tra centrosinistra e centrodestra in Umbria nell’ultimo anno. “A cambiare in maniera più rilevante rispetto alle Europee – ha rilevato Bracalente – è il voto per le Provinciali: il flusso tra schieramenti è stato molto maggiore, a danno del centrosinistra, il che contribuisce a spiegare la consistente riduzione del divario tra i due blocchi principali”. Alle elezioni europee, il “sorpasso” di circa 10mila voti del Pdl sul Pd, è stato determinato dalla “notevole redistribuzione” di voti all’interno del blocco di centrosinistra e dal flusso di voti verso lo schieramento opposto: dalle liste di centrosinistra sono passati 17mila voti a quelli di centrodestra e 3mila all’Udc; nella direzione opposta, le liste di centrosinistra hanno intercettato 14mila voti dalle liste di centrodestra e mille dall’Udc. La redistribuzione “è costata al Pd circa 31mila voti”, mentre il Pdl ha ceduto alle altre liste del suo schieramento non più di 3-4mila voti e altrettanti all’Udc. Facendo il raffronto con le Europee 2004, il Pd è stato penalizzato più del Pdl dall’astensionismo aggiuntivo, con una perdita di 14mila voti rispetto alla lista “Uniti nell’Ulivo”. Sono 7mila in meno per il Pdl (rispetto agli elettori di Fi e An) che viene avvantaggiato anche dal recupero dell’astensionismo (17 mila voti, contro 4 mila del Pd). Inoltre, c’è un flusso di voti da “Uniti per l’Ulivo” verso il Pdl (13mila voti) a cui si contrappone un notevole flusso da Rifondazione e Comunisti Italiani verso il Pd (circa 26 mila voti). “Passando all’analisi dei flussi dalle Europee alle Provinciali che si sono tenute contestualmente – ha detto ancora Bracalente – emergono casi non infrequenti di voto ‘disgiunto’, con circa un 10 per cento di voti differenti. Innanzitutto l’astensionismo, sempre comprese schede bianche e nulle, alle Provinciali è stato sensibilmente maggiore rispetto alle europee, sia a Perugia (circa 30mila in più), che a Terni (circa 10mila in più), e ha danneggiato molto di più le liste di centrodestra, in particolare il Pdl, e l’Udc”. Il grado di fedeltà dell’elettorato “europeo” alle Provinciali “non è sempre elevatissimo: per il Pd a Perugia si ferma al 89%, perché alle Provinciali cede voti prevalentemente ad altre liste di centrosinistra (in particolare Sinistra e Libertà), mentre a Terni questo non sembra avvenire e la fedeltà raggiunge il 95%; per il Pdl a Perugia è dell’81%, perché oltre all’astensione cede voti in diverse direzioni, anche al Pd, mentre a Terni è dell’80%, ma cede voti nell’ambito del centrodestra (e in parte verso l’Italia dei Valori); per l’Udc è dell’83% a Perugia e del 64% a Terni, in entrambi i casi con molti passaggi di voti in diverse direzioni, ma prevalentemente verso liste di centrosinistra; per l’Italia dei Valori la fedeltà è piuttosto bassa sia a Perugia (67%), dove cede voti “europei” in molte direzioni, ma prevalentemente alle liste amministrative della sinistra, sia a Terni (66%), dove cede molti consensi al raggruppamento “Terni oltre – Pensionati”; un flusso consistente verso questo raggruppamento penalizza alle Provinciali ternane anche Rc-pdci, la cui fedeltà scende di conseguenza al 79%, mentre a Perugia è del 93%. I cambiamenti più rilevanti, ha rilevato Bracalente, emergono dal confronto tra le Provinciali. Dal 2004 al 2009, con l’astensionismo ha raggiunto le 233 mila unità (circa 20 mila in più rispetto alle Provinciali del 2004) penalizzando “chiaramente” il centrosinistra, “dalle liste di centrosinistra a quelle di centrodestra sarebbero passati ben 50mila voti (e 5mila all’Udc), di cui 20mila direttamente da Ds e Margherita al Pdl; nella direzione opposta, le liste di centrosinistra avrebbero complessivamente acquisito circa 16mila voti provenienti dalle liste di centrodestra (e 6mila dall’Udc”). In particolare, per le Provinciali di Perugia, i tassi di fedeltà delle diverse liste “infatti non raggiungono mai il 70 per cento. Il Pd si ferma al 64%, il Pdl arriva al 68, Prc e Pdci superano appena il 40% di fedeltà, l’Udc mantiene il 36% del proprio elettorato di cinque anni prima, perdendo voti in tutte le direzioni, verso il Pdl e l’astensione, ma in misura consistente anche verso il Pd e Sinistra e Libertà. Le perdite di voti sono compensate da nuovi consensi che hanno diversa provenienza a seconda delle liste: il Pd prevalentemente dalla sinistra radicale; quest’ultima da Ds e Margherita e in parte dal non voto; l’Italia dei Valori da un po’ tutte le direzioni, ad esclusione dell’Udc; Sinistra e Libertà dal resto del centrosinistra e dall’Udc; l’Udc da Ds e Margherita e da Fi e An; il Pdl prevalentemente da Ds e Margherita e dagli altri di centrosinistra; gli altri di centrodestra (che comprendono la Lega Nord) da Ds e Margherita, Sinistra radicale e Fi e An. Per la Provincia di Terni, ha sottolineato Bracalente, i tassi di fedeltà sono un po’ maggiori rispetto a quella di Perugia. Il Pd raggiunge il 72%, perdendo consensi in direzione della sinistra radicale, il Pdl e, in misura minore, l’Italia dei Valori. Il Pdl arriva al 75%, perdendo voti verso gli altri di centrodestra, l’Udc, l’Italia dei Valori e l’astensione. Rifondazione e Comunisti Italiani si fermano al 35% di fedeltà, perdendo voti, oltre che verso il Pd (e il Pdl), anche verso la lista Terni Oltre. L’udc mantiene meno del 20% dei propri consensi di cinque anni prima, cedendo voti in tutte le direzioni ma non al Pd, né alle altre liste di sinistra. Tra i voti in ingresso si segnalano in particolare: i flussi in entrata nel Pd, e nei due raggruppamenti della sinistra radicale, che provengono quasi esclusivamente dalle altre liste del proprio schieramento, mentre quelli in ingresso nel Pdl e nelle altre di centrodestra sembrano provenire in larga prevalenza dallo schieramento opposto; l’attrazione di voti dell’Udc dal Pdl; quella dell’Italia dei Valori da diverse direzioni; l’attrazione di voti della lista civica Terni Oltre dalla Sinistra radicale e dall’Udc, ma non dal Pd. Per quanto riguarda le elezioni comunali, per Perugia risulta una “mobilità elettorale molto marcata”, così come per Terni, ricalcando pressoché quanto osservato per le Provinciali. Voto “più stabile” a Foligno e Orvieto (per il primo turno), “turbolento” a Spoleto. Dalla stima dei flussi relativi ai ballottaggi, incrociando i voti alle liste del primo turno e i voti ai due candidati a sindaco, per Terni, “nella maggior parte dei casi, non ci sono fenomeni rilevanti di voto incrociato – ha detto Bracalente – Chi non gradiva il candidato della lista di uno schieramento al primo turno si è astenuto più che votare per il candidato dello schieramento contrapposto”. Anche nel caso di Spoleto, non risultano “molto frequenti” i voti incrociati, ad eccezione delle Altre liste di centrodestra a favore di Benedetti (un quarto dei voti del primo turno). Per il ballottaggio, a Spoleto come a Orvieto, si è mobilitato anche chi non è andato a votare al primo turno, favorendo il candidato di centrodestra. Centrodestra che, a Orvieto, si mostra “sostanzialmente compatto” per eleggere il suo candidato a sindaco. “Una stima che va fatta con prudenza poiché basata solo su 20 sezioni elettorali – ha detto Bracalente – ma emergono consistenti flussi di voti andati al primo turno alle liste del centrosinistra che, al secondo turno, sono confluiti invece sul candidato del centrodestra. Le due liste del centrodestra hanno invece fatto confluire oltre l’80% dei consensi del primo turno al proprio candidato, mentre le astensioni sono state del 17-18%. Al ballottaggio si sarebbe recata alle urne una notevole parte (il 40%) degli astensionisti del primo turno, fenomeno che ha favorito nettamente il candidato del centrodestra (30%, contro 10%)”. “Dall’esame del ‘voto utile’ – ha commentato il presidente dell’Agenzia Umbria Ricerche, Claudio Carnieri – si ricava, innanzitutto, come l’elettorato umbro tenda a portare in primo piano la dimensione nazionale della sua scelta. Si passa, infatti, dai 560-570mila voti delle Politiche 2008 ai 512mila delle Europee fino a scendere di altri 30mila voti per le amministrative. Analizzando, inoltre, la dinamica politica, si registra il principale cambiamento nel 2004: alle Europee, la lista ‘Uniti per l’Ulivo’ ottenne 185mila voti, a fronte dei 238mila ottenuti alle Provinciali da Ds, Margherita e Socialisti, con un notevole differenziale. A cinque anni di distanza, non si è ripetuto lo stesso orientamento, anzi il Pd è passato dai 173mila voti delle Europee ai 164mila delle Provinciali, con un aumento della dispersione di voti. Nel raffronto, infine, tra le ultime due elezioni Provinciali, si assiste a un calo per centrosinistra e Pd, mentre il Pdl cresca nonostante la perdita di voti. In pochi anni – ha detto ancora – l’incidenza delle politiche nazionali fa sì che i sistemi territoriali si ricollochino in dinamiche diverse”. “L’analisi dei flussi territoriali elaborata insieme al Dipartimento di Economia dell’Ateneo perugino – ha concluso Carnieri – riveste particolare importanza per l’autorappresentazione della società regionale, poiché studia e fa conoscere i percorsi culturali complessivi che l’Umbria compie nelle più ampie dinamiche italiane ed europee”. La ricerca verrà ora pubblicata sul prossimo numero della rivista ‘Aur&s’ e sarà disponibile anche sul sito internet dell’Agenzia Umbria Ricerche. .  
   
 

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