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Notiziario Marketpress di Mercoledì 08 Luglio 2009
 
   
  "ALLA CONQUISTA DELL´IMMAGINARIO EUROPEO. USA VS URSS NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE D´EUROPA DURANTE LA GUERRA FREDDA" SALA GREMITA PRESSO IL MART VENERDÌ 3 LUGLIO, ALL´INCONTRO ORGANIZZATO DA OSSERVATORIO BALCANI E CAUCASO CON NUOVO CINEFORUM DI ROVERETO.

 
   
   Trento, 8 luglio 2009 - “Maccaroni, questa è roba da carrettieri! Io non mangio i maccaroni, perché io sono ammericà! Gli ammericani mangiano jogurt, mostarda… ecco perché l’americà vincono le guerre. Vino rosso. Io non bevo vino rosso, perché sono ammericano! Gli ammericani beveno il latte, apposta non se ´mmbriacano. Dal film "Un americano a Roma" (1954) Questo è uno dei famosi spezzoni di film, intepretato da Alberto Sordi, che sono stati proiettati venerdì 3 luglio presso la sala conferenza del Mart durante l´incontro pubblico "Alla conquista dell´immaginario europeo. Usa vs Urss nelle sale cinematografiche d´Europa durante la Guerra fredda", organizzato da Osservatorio Balcani e Caucaso con Nuovo Cineforum di Rovereto e in collaborazione con il Mart. I due relatori, David William Ellwood, docente di Storia delle relazioni internazionali all´Università di Bologna e Gian Piero Piretto docente di Cultura russa all´Università Statale di Milano hanno approfondito uno degli ambiti della competizione culturale tra Stati Uniti e Unione Sovietica dal secondo dopoguerra in poi: il cinema, strumento che le due superpotenze riconobbero fondamentale per plasmare l´immaginario collettivo della società europea per attrarla verso i rispettivi modelli politico e culturale. Il Sindaco di Rovereto - Guglielmo Valduga, intervenuto in apertura di incontro, ha sottolineato che questa occasione di riflessione rientra nel panorama di confronto tra culture di cui la città è protagonista: "E´ inscritto nel tessuto connettivo di Rovereto lavorare sull´incontro tra culture diverse, sul piano religioso come sul piano laico. Ciò avviene attraverso eventi organizzati da istituzioni che da un lato, come il Mart, ci proiettano nel mondo e dall´altro, come Osservatorio Balcani e Caucaso e il Nuovo Cineforum, offrono sul nostro territorio spazi entro cui confrontarci, metterci in discussione e aprirci a nuove prospettive". "Un´occasione che lancia lo sguardo oltre i nostri confini e verso i paesi dei Balcani coinvolti nel processo di integrazione europea, per costruire uno spazio politico comune" ha dichiarato Luisa Chiodi, direttrice scientifica di Osservatorio Balcani e Caucaso e curatrice del libro distribuito in sala dal titolo "Il mestiere del cinema nei Balcani. Storia di un´industria e dei suoi protagonisti dagli anni settanta ad oggi". Un libro fresco di stampa, seguito alla ricerca realizzata l´anno scorso grazie al sostegno della Fondazione Caritro, realizzato da Osservatorio per approfondire le trasformazioni politico-sociali, economiche e culturali nell´Europa sud-orientale attraverso la narrazione di storie dei protagonisti del microcosmo cinematografico balcanico. L´importanza di questi eventi artistici a sostegno di percorsi di riflessione politica e sociale, è stata ribadita anche dall´Assessore alla Solidarietà Internazionale alla convivenza della Provincia di Trento, Lia Giovannazzi Beltrami. "Accolgo con entusiasmo l´iniziativa e il lavoro di ricerca di Osservatorio Balcani e Caucaso, perché ritengo che sia di attualità. Nel periodo della Guerra fredda due superpotenze hanno cercato di plasmare l´immaginario europeo attraverso il cinema il quale viene usato ancora oggi - assieme allo strumento televisivo - dal mondo politico delle nostre società per indirizzare l´opinione pubblica" ha ricordato la Beltrami. Infine ha sottolineato l´importanza dell´utilizzo del materiale cinematografico per la ricerca storica: "Inoltre, ho potuto valutare in prima persona quanto l´analisi di materiale audio-video sia fondamentale nel settore della ricerca storica. Ho fatto parte vent´anni fa, assieme a David William Ellwood qui presente, dell´organizzazione internazionale Iamhist (The International Association for Media and History) nata per iniziativa di alcuni storici inglesi e che per prima ha raccolto e messo a confronto gli storici di molti paesi che utilizzavano il cinema e dunque i film nel loro lavoro quotidiano". Nell´intervento di David William Ellwood e Gian Piero Piretto, si sono analizzati film e manifesti di propaganda utilizzati dai due blocchi contrapposti. Come Scandalo Internazionale di Billy Wilder del 1948, ambientato a Berlino dopo la liberazione da parte dell´esercito americano; Terzo Uomo di Carol Reed (1949) ambientato a Vienna nell´immediato dopoguerra e che secondo le analisi dello studioso francese Marc Ferro - autore di molti libri che coniugano cinema e storia - rappresenta una tragedia politica nello spirito della Guerra fredda. Film sovietici degli anni ´60 e ´70 girati da registi noti tra cui molti georgiani, come Otar Ioseliani con C´era una volta un merlo canterino del 1973, un film in cui la società, fortemente legata alle regole, viene messa in ridicolo attraverso le vicissitudini di un giovane scapestrato musicista; oppure attraverso la sua prima pellicola occidentale I favoriti della luna del 1984 che vinse il Gran Premio Speciale della Giuria alla Mostra di Venezia, in cui si disegna in maniera magistrale la società contemporanea attraverso una commedia costruita su storie che s´incontrano e s´intrecciano. Poi film tedeschi come Matrimonio di Maria Braun del 1978, il successo più grande di Rainer Werner Fassbinder, che racconta la storia personale di una donna e delinea allo stesso tempo un panorama impressionante della società tedesca, in un paese distrutto fisicamente e moralmente dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Ma anche film italiani come La mano dello straniero di Mario Soldati, un thriller degli anni ´50 che racconta in una cupa Venezia la storia di un ragazzino inglese che, con l´ aiuto di una profuga istriana (Alida Valli), cerca di ritrovare il padre (Trevor Howard) - ufficiale britannico venuto a Venezia per incontrare il figlio - rapito da spie iugoslave. Rapporti tra cinema e storia che è necessario utilizzare per conoscere, riflettere ma anche per mantenere viva la memoria del nostro passato, come sottolineato in conclusione dal provveditore del Museo Storico Italiano della Guerra, Camillo Zadra: "La Guerra fredda appartiene al nostro passato e noi siamo tra gli elementi di continuità di quel passato, portiamo dentro di noi alcuni cliché e matrici culturali di quel periodo. Non possiamo prescindere dai paradossi che la denominazione di "Guerra fredda" contiene, come il ricordo di quel passato: dobbiamo imparare a riconoscere questo mondo che sta alle nostre spalle e imparare a conviverci, come qualcosa che è finito ma di cui non possiamo disfarci". .  
   
 

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