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Notiziario Marketpress di Martedì 21 Luglio 2009
 
   
  DALLA CINA ALL´IRAN, PASSANDO PER HONDURAS: IL PARLAMENTO EUROPEO CONDANNA TUTTE LE VIOLENZE

 
   
  Bruxelles, 21 luglio 2009 - Dalla prima seduta il Parlamento entra nel vivo dell´attualità, con un pomeriggio di discussioni sulla situazione internazionale nelle aree più calde del mondo. E il messaggio è unanime e chiaro: condanna di tutte le violenze, da quelle del regime iraniano dopo le elezioni, a quelle nel nord-ovest della Cina e al colpo di Stato in Honduras. I diritti e la democrazia nel mondo sono tradizionalmente temi che stanno al cuore al Parlamento europeo. Così, fin dalla prima seduta della nuova assemblea, i parlamentari hanno sentito la necessità di far sentire la propria voce sulle drammatiche vicende internazionali che hanno riempito le prime pagine dei giornali nelle scorse settimane. Iran - I deputati hanno fermamente condannato le violenze contro i manifestanti e l´opposizione a seguito delle elezioni, l´ostruzionismo contro gli organi di stampa e le torture nelle carceri. Hanno poi chiesto alle autorità iraniane di mettere fine ad ogni violenza ed aprire il dialogo con l´opposizione. "Qualsiasi cosa si pensi sul risultato delle elezioni - ha esordito il laburista britannico Richard Howitt - non ci sono dubbi sul fatto che centinaia di persone sono state ferite, decine uccise e migliaia imprigionate come detenuti politici". Dubbi sui risultati elettorali sono stati espressi da molti parlamentari: "tutte le persone del mondo hanno il diritto ad eleggere i propri rappresentanti e cambiarli quando non sono più adatti", ha detto la liberale belga Annemie Neyts-uyttenbroeck. Tutti d´accordo sulla condanna al regime: così, mentre il leader verde Cohn-bendit ha chiesto alla Commissione e ai Governi Ue di considerare in che modo alcune imprese europee si sono rese complici della repressione, fornendo al regime armi e tecnologie avanzate, il neoeletto della Lega Fiorello Provera ha messo in guardia sul programma nucleare iracheno, che potrebbe essere usato "per ricattare l´intera comunità internazionale". Cina - All´inizio di luglio la violenza etnica è esplosa nella regione cinese dello Xinjiang, fra la minoranza musulmana Uigur e il gruppo etnico predominate, gli Han. Il Governo cinese è intervenuto per sedare la ribellione, che ha provocato - secondo le fonti ufficiali - 184 morti e 1680 feriti. I deputati hanno condannato l´uso della forza, ma hanno messo in guardia contro i rischi di separatismo: "Certamente non dobbiamo appoggiare la secessione della provincia dello Xinjiang", secondo il conservatore britannico Charles Tannock. "Se non si raggiunge un accordo con i moderati, gruppi sempre più folti di giovani radicali prenderanno il potere", ha osservato l´ex-presidente della Commissione esteri Elmar Brok. D´accordo anche il centro-sinistra: il vice-presidente del Gruppo S&d Adrian Severin è intervenuto per dire che i diritti delle minoranze non giustificano politiche di tipo separatista. Honduras - Da destra a sinistra, condanna del colpo di Stato che ha portato i militari al potere nella repubblica centro-americana dell´Honduras. Il Presidente eletto Zelaya, sequestrato e esiliato in Costa Rica, non riesce più a rientrare. Il Parlamento europeo chiede il ritorno di Zelaya alla guida del Paese e appoggia la mediazione dell´Organizzazione degli Stati Americani (Oas) e del Presidente costaricano e premio Nobel per la pace Oscar Arias. Il francese della Sinistra Unita Jean-luc Mélenchon ha sottolineato che "i principi pacifisti non devono farci chiudere gli occhi davanti al colpo di Stato". D´accordo il popolare spagnolo Ignacio Salafranca, che chiede di mandare urgentemente una missione di osservazione europea nel Paese centro-americano. . .  
   
 

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