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Notiziario Marketpress di Giovedì 21 Gennaio 1999
 
   
  GUERRA BANANE: USA CONFERMANO RAPPRESAGLIA DAZIARIA DALL´1 FEBBRAIO

 
   
  Milano, 21 gennaio 1999 - Nel corso di una videoconferenza Milano-roma-washington, organizzata dall´Usis, l´ente governativo americano per le informazioni, Ralph Ives, dell´Ufficio Affari Europei e Mediterranei, Associate Us Trade Representative, ha, da Washington, illustrato la politica statunitense in relazione alla disputa con la Comunità europea sul commercio delle banane. In particolare, Ives ha ricordato che il 21 dicembre scorso, l´ambasciatore Charlene Barshefsky, Us Trade Representative, aveva annunciato una lista di prodotti europei sui quali, a titolo di rappresaglia per il comportamento europeo connesso con la vicenda banane, gli Usa hanno deciso di imporre dazi al 100% a partire dall´1 febbraio prossimo. Ives ha affermato che tale prerogativa, di cui gli Stati Uniti intendono avvalersi, è riconosciuta dalle procedure della World Trade Organization (Wto). La lista dei prodotti penalizzati riguarda le provenienze da Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Spagna Lussemburgo, Portogallo, Svezia, Regno Unito. Tra i prodotti figurano anche formaggio pecorino, biscotti, sali da bagno, candele, borsette, cartoni, carte d´auguri ( non le cartoline postali), litografie, maglieria di cashemere, lenzuola, batterie , macchine per il caffè e il tè , lampadari (esclusi quelli con base metallica e quelli usati per spazi pubblici). Secondo il governo Usa, i paesi europei soggetti a "retaliation" da parecchi anni hanno limitato, grazie ad un complesso sistema di quote preferenziali, le importazioni di banane da origini diverse da quelle delle ex colonie africane, dei Caraibi e dell´area del Pacifico: "è lodevole dicono gli americani che si aiutino i paesi in via di sviluppo, ma questo sistema di importazioni è un modello di inefficienza e dà solo un aiuto indiretto alle ex colonie, creando una carenza di banane sul mercato e prezzi molto alti del prodotto". Inoltre, sempre secondo gli Usa, gli europei hanno posto dei limiti alle banane non manipolate (maturazione, spedizione, ecc. ) da società dei rispettivi paesi del vecchio continente, in tal modo creando una situazione di "puro favoritismo". Quando i paesi membri dell´Unione europea, Italia compresa, hanno adottato una politica agricola comune, gli stessi paesi coinvolti negli interessi bananieri hanno operato in modo che si creasse un iniquo sistema di importazioni per il frutto per tutta l´Unione. Ives, nel suo intervento, ha rilevato che gli Stati Uniti non producono banane, ma due compagnie americane, la Chiquita e la Dole, lavorano banane coltivate in America Latina: ora, queste società hanno perduto molti affari europei perchè le banane latino americane non beneficiano del trattamento preferenziale per l´importazione in Europa. Così , gli Usa si sono uniti ai paesi latino americani interessati per azioni legali presso la Wto e nel maggio 1997 quest´ultima stabilì che il sistema di quote europeo discriminava ingiustamente le banane latino americane. La decisione Wto è rimasta quindi in sospeso in sede di organo di appello dell´Organizzazione a partire dal settembre 1997 mentre l´Ue si è rifiutata di prendere in considerazione modificazioni concrete del suo sistema. Quindi, l´1 gennaio scorso, l´Ue ha unilateralmente introdotto "modificazioni di facciata che conservano il sistema discriminatorio di base delle quote". L´italia ha detto Ives non ha nulla da guadagnare ma molto da perdere in relazione al sistema bananiero Ue: l´Italia importa banane quasi esclusivamente dall´America Latina perché gli italiani le preferiscono. Pertanto, limitare le importazioni determina una scarsità di banane in Italia e provoca un aumento dei costi del prodotto a carico dei consumatori. Inoltre, gli italiani sono destinati a perdere ulteriormente perché , dato che la Ue ha deciso di non tenere conto delle sentenze della corte, la Wto ha deciso di concedere agli Stati Uniti e ai suoi partner latino americani il diritto di introdurre aumenti dei dazi sui prodotti europei in misura pari al danno provocato dalla politica comunitaria. Numerosi dei prodotti soggetti a rappresaglia sono italiani: ad esempio, il formaggio e i cashemere. I costi di questi prodotti italiani sul mercato statunitense aumenteranno fortemente e di conseguenza le vendite verranno a ridursi Ives ha anche osservato che l´intero sistema del commercio internazionale regolato dalla Wto verrebbe a collassare se le decisioni della Wto non sono rispettate: gli Stati Uniti hanno nel passato perso parecchie cause con la Wto e si sono adeguate di conseguenza. Se la Unione europea dovesse insistere nell´ignorare le decisioni della Wto, questa perderebbe rapidamente ogni autorità . Oltre a giornalisti, alla videoconferenza Milano-roma-washington hanno partecipato anche rappresentanti di vari segmenti dell´industria tessile italiana che hanno espresso le loro preoccupazioni per gli sviluppi della vicenda. Particolarmente preoccupati sono gli operatori italiani del settore cashemere le cui esportazioni sul mercato americano sono fondamentali. .  
   
 

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