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Notiziario Marketpress di
Lunedì 09 Ottobre 2006 |
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L’ANALISI DI ASSOMARMOMACCHINE SULL’EXPORT DI TECNOLOGIE NEI PRIMI SEI MESI DEL 2006: + 14,54% IN VALORE PER UN FATTURATO DI 407 MILIONI DI EURO.
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Verona, 9 ottobre 2006 - I primi sei mesi del 2006 hanno confermato la ripresa delle esportazioni di macchine e attrezzature italiane per la lavorazione delle pietre ornamentali. Secondo le rilevazioni elaborate dal Centro Studi Assomarmomacchine – l’Associazione Italiana dei Costruttori e Utilizzatori di macchine e attrezzature per la lavorazione delle pietre naturali aderente a Confindustria – i segnali positivi già emersi nei primissimi mesi dell’anno hanno infatti trovato conferma anche nel rilievo statistico del primo semestre, periodo in cui l’export italiano di tecnologie lapidee ha fatto segnare un incremento pari al 14,54% in valore che si traduce in vendite sui mercati internazionali per 407 milioni di euro complessivi. “Un risultato buono – dichiara Flavio Marabelli, presidente Assomarmomacchine – che non solo conferma la decisa ripresa del nostro export ma ci consente anche di intravedere una chiusura 2006 di segno decisamente positivo. Una tendenza al rilancio che al di là dei rilievi statistici – prosegue Marabelli – ci viene confermata anche dai contatti quotidiani con le aziende nostre Associate e con i principali operatori internazionali del settore, che ribadiscono la fiducia nella continuazione di questo trend anche per i prossimi mesi”. Risultato importante per l’intero settore tecno-lapideo italiano, la crescita delle esportazioni nel periodo gennaio-giugno 2006 è ancor più significativa se riferita ai dati finali dello scorso anno, che avevano fatto segnare una flessione complessiva dell’8,5%: “una riprova – prosegue Marabelli - che la battuta d’arresto del 2005 era stata effettivamente una conseguenza per certi versi ‘fisiologica’ e prevedibile dopo gli ottimi risultati di vendite degli anni precedenti, e in particolare del 2004 e del 2003, come d’altronde avevamo già rilevato all’epoca in sede di analisi”. Osservando più nel dettaglio la classifica dei principali buyers di macchine e attrezzature italiane si nota, inoltre, come questa crescita complessiva si rifletta in modo significativo anche sui risultati dei principali paesi acquirenti. I principali mercati di destinazione della tecnologia lapidea italiana hanno fatto segnare una crescita notevole in modo pressoché indistinto, con incrementi mediamente superiori al 25% rispetto all’anno precedente. Eccezione importante a questa tendenza quella dell’Iran che, forse anche per le note posizioni in tema di politica estera, ha ridotto le proprie importazioni di quasi il 30% e allo stato attuale delle cose è realistico pensare che questo dato potrebbe trovare conferma anche nei prossimi mesi. Una flessione, quella dell’Iran - passato dai 48. 755. 059 € del primo semestre 2005 ai 34. 682. 210 € dello stesso periodo del 2006 -, che ha fatto perdere al gigante Medio Orientale, sceso ora al terzo posto, il ruolo di primo acquirente di tecnologie lapidee italiane. Posizioni perse a vantaggio degli Stati Uniti, tradizionale mercato di riferimento per l’industria tecno-lapidea italiana, risalito al primo posto grazie alla crescita delle proprie importazioni di ben 26,2 punti in percentuale equivalenti ad acquisti per oltre 50 milioni di Euro; e della Spagna, che è passata dai 28. 365. 096 di Euro del primo semestre 2005 ai 37. 246. 920 del primo semestre 2006, con un incremento del 31,3% che la colloca di diritto al secondo posto della classifica dei paesi acquirenti. Seguono poi l’India, quarto paese acquirente con un considerevole +91,7% dato dai suoi 34. 224. 734 € di acquisti complessivi, e la Turchia, quinta, con un altrettanto rilevante +51,76% dato da 24. 070. 380 € di made in Italy tecnologico importato nel periodo considerato. A livello di risultati spot ottime sono risultate anche le performance di Russia, protagonista di un boom del +43,2% che la fa balzare dal 9° al 6° posto, e Belgio, capace di un bel +64% che lo proietta dalla diciassettesima alla nona posizione nella speciale classifica che stiamo tratteggiando. Completano il quadro dei primi dieci paesi buyers, Regno Unito (7° con -14,54%), Francia (8° con +24%) e Algeria (10° con -5,39%). Rilevazioni statistiche – quelle su primi dieci paesi acquirenti – che acquistano un particolare significato statistico in quanto questi mercati assorbono da soli, sempre secondo i dati elaborati da Assomarmomacchine su base Istat, il 58,5% del nostro export settoriale mondiale (238. 722. 415€ su 407. 995. 292€ di export totale). Passando all’analisi dei dati per macro-aree geografiche è importante sottolineare come il mercato europeo, principale bacino di assorbimento di macchine e attrezzature italiane a livello continentale con uno share del 41,3% sul dato complessivo dell’export, abbia fatto registrare un buon +20,5%, mentre quello nord-americano, altra fondamentale area strategica per le nostre esportazioni, si assesti anch’esso su un + 17%. Concludendo con la disamina del dato per continenti, si osservi infine che nel periodo preso in esame il mercato asiatico, il secondo in termini di valore per il nostro settore, è l’unico ad aver lievemente diminuito (-3%) le importazioni dal nostro paese: “Questi dati li definirei più come un assestamento che come un calo – afferma Marabelli – una pausa di riflessione di alcuni paesi dovuta alle forti importazioni di questi mercati negli anni precedenti. In virtù della nostra esperienza internazionale, possiamo testimoniare che la predominanza della tecnologia italiana presso le aziende estere è un dato che rimane invariato nonostante una certa effervescenza di alcuni nostri concorrenti, che ci attaccano soprattutto sui mercati cosiddetti ‘di prezzo’ e su segmenti di prodotto a basso contenuto tecnologico”. In particolare, il Presidente di Assomarmomacchine rimarca come la crescita della competizione a livello mondiale debba fungere da sprone per tutti i costruttori italiani, invitati a non abbassare la guardia e a rinnovare, intensificandolo, il proprio impegno produttivo e promozionale per affrontare al meglio le nuove sfide che si profilano all’orizzonte. “Anche l’impegno e gli strumenti recentemente messi in campo da istituzioni come il Ministero del Commercio Internazionale, Ice e Confindustria vanno in questa direzione – conclude Marabelli –. L’accresciuta competitività di alcuni concorrenti internazionali non deve perciò trovarci impreparati, ma ci deve spingere a crescere sempre più velocemente per mantenere il vantaggio acquisito, lavorando sul rapporto tra prezzo e prestazioni e sulla conquista di nuovi mercati. Questi sono i fattori critici di successo su cui i costruttori italiani devono puntare”. A tal proposito è da sottolineare come la presentazione ufficiale dei dati semestrali – resi noti in concomitanza dello svolgimento di Marmomacc – sia stata anche l’occasione per anticipare il perfezionamento di un protocollo d’intesa tra Veronafiere e Assomarmomacchine, che impegnerà le due organizzazioni nello studio di iniziative riservate al comparto tecno-lapideo nazionale da svolgersi congiuntamente in mercati esteri d’interesse strategico, e che va a rinnovare ed ampliare il pre-esistente agreement tra le due importanti organizzazioni. I Dati Del Repertorio Economico Mondiale – Stone 2006 (presentazione ufficiale giovedì 5 ottobre, ore 15. 30 Sala Puccini, Centrocongressi Arena, Pad. 6/7 1° Piano). L´industria lapidea internazionale continua a crescere con progressioni notevolmente superiori a quelle dell’economia planetaria: dall’inizio degli anni Novanta, la produzione è aumentata del 7,2 per cento annuo, e l´interscambio si è incrementato dell´8,9 per cento, mentre nel 2005 sono state registrate, nei confronti dell´anno precedente, variazioni rispettive del 4,9 e del 9,8 per cento, quest’ultima più alta della media. Nel dettaglio, la produzione mondiale del 2005 è stata stimata in circa 175 milioni di tonnellate, al lordo degli sfridi di cava e delle risulte di trasformazione, ed ha indotto un consumo pari a 930 milioni di metri quadrati equivalenti, per un fatturato nell´ordine dei 48 miliardi di dollari. L´impiego "pro-capite", dal canto suo, ha raggiunto i 15,3 metri quadrati per cento unità, contro i 14,6 dell’anno precedente ed i 13,5 del 2003. Un ruolo decisivo per lo sviluppo del comparto lapideo in un quadro di globalizzazione è stato svolto dall´interscambio, che ha superato i 36 milioni di tonnellate: tenuto conto degli apporti di grezzo e lavorato, vi corrispondono oltre 540 milioni di metri quadrati equivalenti, dal che si desume che la maggioranza assoluta dei consumi mondiali si riferisce a materiali estratti, e spesso trasformati, in Paesi diversi da quello di installazione. I maggiori produttori (Cina, India, Italia, Spagna, Iran, Turchia, Brasile) hanno espresso da soli il 67,8 per cento dell´estrazione mondiale (un punto in più del 2004), confermando la presenza di forti concentrazioni, estese, il più delle volte, alle fasi a valle, e conseguentemente, alla distribuzione. I prezzi, nei mercati maggiori, sono risultati mediamente in flessione, con diverse eccezioni importanti, tra cui quella della Cina, dove la quotazione del lavorato ha fatto registrare, dopo molti anni di decrementi, una pur contenuta ripresa che ha iterato quella del 2004, attestandosi intorno a 16,20 dollari/metro quadrato (il prezzo italiano è all’incirca triplo). Ciò rientra in una tendenza di lungo periodo, indotta dal rapido sviluppo tecnico e dalle modificazioni del "mix" merceologico a favore di materiali più correnti, e contribuisce in maniera determinante ad aprire a marmi e pietre nuovi segmenti d´impiego. Un’attenzione specifica deve essere attirata anche sull’indotto, ed in particolare, sulle tecnologie (macchine e beni strumentali). Per quanto riguarda l’impiantistica, il 2005 ha visto una produzione mondiale nell’ordine delle 230 mila tonnellate, oggetto d´interscambio nella misura di due terzi, e la conferma della tradizionale “leadership” italiana, nonostante la perdita di alcuni punti nella quota di mercato, che è scesa al 42 per cento, a fronte di spedizioni per 650 mila quintali e di un volume d’affari per oltre 500 milioni di euro, cui si sono aggiunti 80 milioni di abrasivi e 50 di utensili diamantati. La movimentazione internazionale è stata caratterizzata, come in passato, da una significativa prevalenza dei mezzi navali, ma ha visto un discreto recupero di quello ferroviario, sia a breve che a lungo raggio. Circa i prodotti concorrenti, guidati dalla ceramica e dal gres porcellanato, la loro disponibilità complessiva in termini quantitativi (pari a 6,5 miliardi di metri quadrati) ha superato di circa sette volte quella dei lapidei, sottolineando, anche alla luce di tale confronto, le ampie prospettive di ulteriore crescita per marmi e pietre, in specie se supportate da un´adeguata politica promozionale, capace di ottimizzare i caratteri attuali, per taluni aspetti ancora episodici. Si deve aggiungere che, già da quattro anni, la velocità di crescita del lapideo è stata comunque maggiore di quella fatta registrare dai prodotti ceramici, avendo invertito significativamente la tendenza pregressa, di segno contrario. L´esame differenziato per Paesi dimostra che lo sviluppo del mondo lapideo è governato da processi assai variabili: in questo senso, se gli aumenti maggiori sono stati conseguiti da Cina, Brasile, India e Turchia in produzione, e dal Nord America nei consumi, la congiuntura dell’Europa è stata sostanzialmente stazionaria, con rinnovate tendenze al ristagno in Italia, Grecia e Norvegia, ed altrove, anche in Sudafrica (il caso greco è emblematico, perché per la prima volta nella storia ellenica, l’importazione ha superato le spedizioni all’estero). I prezzi del manufatto sono rimasti molto diversi da un Paese all’altro, con quotazioni medie dell’export che vanno dai 41 euro dell’Italia ai 32 della Spagna, ai 26,50 dollari della Turchia, e come detto, al minimo assoluto di 16,20 dollari della Cina. Sul fronte dell’import, invece, i valori più alti per unità di prodotto sono stati spuntati sul mercato americano, con una media di 46,80 dollari per metro quadrato, e quotazioni minime, di poco superiori ai 30, per le provenienze da Brasile, Cina e India. A proposito di prezzi, è da segnalare, poi, il nuovo massimo storico di quello conseguito dall’impiantistica marmomeccanica italiana, con un valore medio che è pervenuto a 773 euro al quintale, comunque inferiore al prezzo della concorrenza europea, a conferma della tradizionale competitività. Debbono essere esaminate, infine, le prospettive di sviluppo della produzione e dell´interscambio. In entrambi i casi, le previsioni sono favorevoli, tanto che, entro il 2025, il volume dei lapidei di pregio estratti nel mondo dovrebbe salire ad oltre 435 milioni di tonnellate lorde, con un impiego pari a 4. 750 milioni di metri quadrati equivalenti, mentre il quantitativo oggetto di scambio internazionale raggiungerebbe, a sua volta, i tre miliardi di metri. Possono sembrare cifre improponibili, eppure, ancora inferiori a quelle già raggiunte dalla ceramica nel consuntivo per il 2005. E´ verosimile, insomma, che il "trend" di crescita del comparto prosegua con un gradiente non inferiore a quello pregresso, tanto più che fatti esogeni negativi d´impatto generalizzato debbono ritenersi improbabili; si porranno, tuttavia, maggiori problemi di infrastrutturazione, dotazione impiantistica e collocazione delle risulte, che bisognerà affrontare a tutti i livelli, nazionali e sovranazionali, tenendo conto del ruolo fondamentale degli investimenti e della necessità di potenziarli sul piano aziendale, attraverso adeguati incentivi. Non meno importante sarà, nella medesima ottica, il confronto con la sfida dei costi. Il settore lapideo è contraddistinto da contenuti sociali molto elevati, e dalla possibilità di creare posti di lavoro con mezzi finanziari contenuti, tanto da essere stato riconosciuto, ormai da decenni, capace di innescare processi di espansione, laddove altri comparti sarebbero strutturalmente inidonei. Se non altro per questo, ha diritto ad essere oggetto di consapevoli attenzioni, sia nei Paesi terzi, dove costituisce un’occasione importante di implemento del valore aggiunto, sia in quelli maturi, dove esprime contenuti sempre più significativi in chiave economica e culturale. . |
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