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Notiziario Marketpress di Martedì 10 Ottobre 2006
 
   
  NO ALLA DEREGULATION PRODUTTIVA: LA CIA CRITICA LA NUOVA OCM (ORGANIZZAZIONE COMUNE DI MERCATO) DEL SETTORE VITIVINICOLO.

 
   
  Bologna - “Ci opporremo con tutti i mezzi i contro ogni ipotesi di “deregulation produttiva” del vino a livello comunitario”. Lo afferma Nazario Battelli, presidente della Cia dell’Emilia Romagna, nell’annunciare che a novembre la Cia ha promosso un incontro in sede comunitaria, a cui parteciperà il ministro dell’Agricoltura De Castro, in cui ci sarà una ferma opposizione a ciò che propone il nuovo Ocm vino (Organizzazione comune di mercato) dove “si nascondono, dietro belle parole, la non troppo velata intenzione di industrializzare la produzione di vino, annullando ogni sforzo culturale ed economico fino ad oggi profuso dai Paesi mediterranei per la creazione e valorizzazione delle produzioni vitivicole di qualità”. Secondo Battelli c’è il rischio concreto, qualora la Commissione abolisse il divieto di mescolamento di vini comunitari da quelli extra Ue, di cancellare i requisiti minimi di alcool. “Servono invece interventi per il rafforzamento e la messa in valore della specificità italiana del prodotto vino – insiste Battelli, proprio ora che il settore vitivinicolo europeo sta vivendo una fase di ‘pre-crisi” per i vini bianchi e di ‘crisi conclamata’ per i rossi. Tra le ipotesi della Commissione europea figura l’estirpo definitivo sovvenzionato di 400 mila ettari su base europea, tra l’altro con la sostanziale apertura a tutti i Paesi produttori del mondo: ciò si tradurrebbe automaticamente in un nuovo spazio di mercato pari a 400 mila ettari di vigneto per il resto del mondo. “Occorre invece un intervento regolamentare che consideri le diversità territoriali: aree collinari con spiccati caratteri qualitativi e paesaggistici spiega Battelli - aree di pianura con elevate produzioni e conclamate capacità di vendita. Bisogna inoltre introdurre la possibilità per le aziende di vedersi riconosciuti aiuti finalizzati ad incentivare il mantenimento in essere del vigneto in alternativa ad una loro estirpazione”. Un tale atteggiamento consentirebbe di evitare che le zone a minor redditività, ma di maggior pregio, siano le prime a beneficiare degli aiuti per l’abbandono, con evidenti risvolti negativi per tutta la filiera ed il territorio rurale in genere. “Sul versante della competitività – conclude Battelli - vediamo con favore l’ipotesi di ripristino dei premi per il rinnovo degli impianti: il Piano di ristrutturazione vigneti dell’Emilia-romagna ha prodotto effetti benefici sia sui costi di produzione, avendo introdotto l’obbligatorietà della meccanizzazione, sia sulla qualità dei vini, avendo dato la possibilità di aggiornare il parco .  
   
 

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