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Notiziario Marketpress di Giovedì 01 Aprile 1999
 
   
  UN FEGATO ARTIFICIALE SPERIMENTATO A PADOVA

 
   
  Padova, 1 aprile 1999 - Si tratta di un progetto estremamente innovativo che va sotto il nome di Hepatassist. E´ stato studiato e sviluppato presso il Cedars-sinai Hospital di Los Angeles e da qualche giorno è utilizzato anche dall´ Azienda Ospedaliera di Padova, alla quale è pervenuta l´ autorizzazione del ministero della Sanità ad avviare gli esperimenti sui pazienti affetti da gravi insufficienze epatiche. L´ Hepatassist, ha un funzionamento simile alla macchina per la dialisi in quanto il paziente è collegato alla macchina (il trattamento prevede un utilizzo di un´ ora al giorno per 15 giorni) che svolge le funzioni epatiche. Dopo che il plasma è stato separato da globuli rossi e bianchi viene messo in contatto, attraverso un sistema di canali permeabili, con cellule di fegato di maiale. Il trattamento richiederà l´ intervento contemporaneo e coordinato di quattro diverse equipe. Al coordinamento della struttura preposta alla fase di sperimentazione è stato designato il prof. Maurizio Muraca, che collabora con il centro statunitense dal 1994. Entrando nei particolari è possibile dire che si tratta di un fegato bioartificiale collegato al sangue del paziente e che funziona come un piccolo fegato extracorporeo. L´apparecchio è formato sostanzialmente da due parti: una componente animale, fatta da cellule di fegato di maiale, purificate e opportunamente trattate in modo da mantenere attive le funzioni epatiche specifiche, e un´ altra artificiale che di fatto fa da supporto alle cellule. Come già detto si tratta di un apparecchio sviluppato per il trattamento delle gravi insufficienze epatiche come le epatiti fulminanti che possono verificarsi in seguito a infezioni virali, ma anche per avvelenamento da funghi o da farmaci. In queste situazioni il fegato viene rapidamente distrutto dalla malattia e il paziente può entrare in coma profondo in poche ore, pertanto l´unico rimedio terapeutico è il trapianto di fegato, ma è difficile reperire un fegato in poche ore. E´ evidente, quindi, che in questi frangenti avere la disponibilità di un organo artificiale consente di mantenere le funzioni metaboliche essenziali per la vita che consentono di far arrivare il paziente al trapianto in condizioni cliniche idonee a superare l´ intervento chirurgico. Naturalmente questa prima fase di sperimentazione è solo una tappa obbligatoria per arrivare all´obbiettivo finale di utilizzare il fegato bioartificiale come sostegno metabolico nelle complicanze acute e in corso di cirrosi epatica. .  
   
 

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