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Notiziario Marketpress di Mercoledì 11 Ottobre 2006
 
   
  VIVIANE REDING IL COMMISSARIO EUROPEO RESPONSABILE DELLA SOCIETÀ DI INFORMAZIONE E DEI MEZZI ALLE COMMISSIONI PARLAMENTARI MISTE DEL PARLAMENTO ITALIANO: BANDA LARGA, CON 13,2% DI PENETRAZIONE L´ITALIA RIMANE SEMPRE AL DI SOTTO DELLA MEDIA EUROPEA CHE È SUPERIORE AL SEDICI PER CENTO (16,6%).

 
   
   Rome, 11 Ottobre 2006 - Sono molto onorata di parlare davanti a questo illustre gruppo di deputati e senatori italiani. In qualità di membro della Commissione europea sono particolarmente fiera di essere la responsabile di uno dei portafogli più interessanti e in grande evoluzione: quello della Società dell´informazione e dei media. E’ un settore economico di importanza cruciale per la prosperità e la qualità della vita nell´intera Unione europea con una chiara importanza strategica sia in una prospettiva europea che in quella italiana. L´economia moderna si fonda sulle tecnologie dell´informazione e della comunicazione che rappresentano il cinquanta per cento (50%) della crescita di produttività in Europa e costituiscono la principale fonte delle innovazioni che sono il motore della competitività. Questo settore costituirà un significativo driver per l´evoluzione economica dei i paesi europei che sapranno puntare decisamente su queste tecnologie, così come lo è già per Stati Uniti - dove rappresentano l´ottanta per cento della crescita di produttività - e altre economie emergenti, quali Brasile, Cina e India. L´europa è in ritardo. Molti sono ancora gli sforzi necessari sfruttare pienamente tutte le opportunità offerte da queste tecnologie. Un uso più ampio delle nuove tecnologie favorirà anche l´esercizio della cittadinanza e migliorerà la qualità della vita fornendo un numero maggiore di servizi di migliore qualità. Vi è dunque un ruolo chiave che la politica è chiamata a svolgere per una forte promozione di queste tecnologie. Permettetemi di spiegare più ampiamente alcune di queste sfide cominciando da quelle più cruciali per l´Italia. L´accesso a banda larga offre nuove possibilità in termini di qualità dei servizi forniti: insegnamento a distanza, e-government, servizi sanitari, intrattenimento, commercio elettronico, sono molto spesso accessibili in modo ottimale soltanto con la banda larga. Nonostante un miglioramento in termini di penetrazione della banda larga, con un tasso del tredici per cento (13,2%) l´Italia permane comunque sempre al di sotto della media europea e decisamente al di sotto della media dei quindici Stati membri, nei quali il tasso medio di penetrazione è superiore al sedici per cento (16,6%). Un altro aspetto preoccupante è che la copertura della banda larga (ossia la superficie del paese in cui sono disponibili connessioni in banda larga) è pari all´ottantasette per cento (87%), vale a dire una percentuale molto più bassa della media dell´Unione europea ed ovviamente inadeguata per lo sviluppo di applicazioni avanzate. L´accesso in banda larga si concentra nelle aree urbane, mentre la copertura nelle zone rurali è nettamente inferiore alla media (quarantaquattro per cento contro sessantacinque per cento). Il Ministero degli Affari regionali ci ha informato tuttavia che sono a buon punto i programmi intesi a promuovere la diffusione della banda larga nelle zone rurali. Mentre la percentuale degli investimenti connessi alle tecnologie dell´informazione e della comunicazione sul totale della ricerca e sviluppo è solo leggermente inferiore alla media europea (25%), gli investimenti complessivi in ricerca e sviluppo da parte delle imprese è meno della metà della media (0,3%). In questo settore meno investimenti in ricerca significa minore competitività. La riduzione degli investimenti privati nella ricerca è dunque particolarmente preoccupante, in quanto rischia di compromettere la solidità del settore e, nel lungo termine, la competitività dell´Europa rispetto alle altre regioni del mondo. L´italia fornisce servizi di e-Government in misura ben superiore alla media dell´Unione europea (60% contro una media del 40%), ma l´uso di tali servizi va a rilento: se il loro utilizzo da parte delle imprese è simile a quello delle altre imprese europee, i cittadini italiani vi ricorrono invece meno che nel resto d´Europa. La regolamentazione delle tecnologie dell´informazione e della comunicazione e, in particolare, delle comunicazioni elettroniche, è una delle condizioni essenziali per favorire investimenti in innovazione, lanciare nuovi servizi e avere prezzi più competitivi. Le mie proposte di modifica del quadro normativo delle comunicazioni elettroniche, in vigore dal 2003, mirano a creare le condizioni ottimali per rafforzare la competitività attraverso la concorrenza, senza tuttavia perdere di vista di interessi degli utilizzatori. È necessario assicurare che tale quadro sia attuato integralmente ed in modo efficace e che resti adeguato a un ambiente tecnologico in rapida evoluzione. L´italia dispone di una rete altamente sviluppata per la telefonia mobile e vanta uno dei maggiori tassi di penetrazione dell´Ue. L´italia è un paese leader in termini di diffusione di telefonini di terza generazione, con oltre settanta milioni di abbonati. Ma cosa succede se un utente italiano di telefonia mobile si reca in un altro paese europeo? Il livello di concorrenza non è certo lo stesso e le tariffe di roaming che deve pagare sono scandalosamente alte. Oggi le tariffe al dettaglio per le chiamate sono in media 5 volte maggiori del costo di base e quattro volte più alte delle chiamate nazionali. Le tariffe al dettaglio per ricevere chiamate sono da 4 a 6 volte più alte dei costi di base. Per esempio il costo per un cittadino Italiano che usa il telefonino all´estero è di 4 Euro per una telefonata di 4 minuti! La mia proposta di abbassare le tariffe del roaming costituisce un esempio chiaro e di grande interesse per gli utenti, data l´importanza della telefonia mobile per gli italiani. Confido nell’appoggio delle autorità italiane per questa iniziativa. Con l´attuazione del quadro normativo europeo sui servizi di comunicazione elettronica, esistono oggi in Italia i presupposti per una crescita ulteriore e maggiori investimenti in tali servizi. Perché i consumatori e l´economia ne traggano pienamente vantaggio le autorità italiane, che hanno compiuto un´eccellente lavoro di analisi dei vari mercati delle telecomunicazioni, hanno il dovere di adoperarsi per un´applicazione effettiva dei rimedi da parte degli operatori. Presenterò formalmente le mie proposte di modifica dell´attuale quadro normativo all´inizio del 2007 e mi auguro di poter contare sul sostegno delle autorità italiane. Durante recenti incontri, ho potuto constatare che alcune autorità nazionali di regolamentazione, inclusa l’Agcom, condividono i miei obiettivi politici di rinforzare il mercato interno anche da un punto di vista regolamentare. Questo ha confermato la mia intenzione di esplorare la possibilità di istituire un´Autorità di Telecomunicazione Europea indipendente basata sul modello del Sistema europeo di banche centrali. Vorrei passare ora a un punto chiave sul quale desidero soffermarmi: la revisione della direttiva "Televisione senza frontiere". La Commissione parte dal presupposto che è necessario riconoscere l´importanza dei media e delle comunicazioni per una società inclusiva, democratica e libera. Il settore audiovisivo è l´industria culturale per eccellenza. Le mie politiche perseguono tre obiettivi principali: garantire la diversità culturale e il rispetto dei diritti fondamentali e dei diritti dei consumatori, creare il miglior quadro normativo possibile per lo sviluppo del settore audiovisivo europeo, tener conto delle conseguenze della convergenza. Vi ricordo che l´obiettivo di tutto il nostro lavoro è quello di stimolare la crescita e la competitività e migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini europei. La nuova proposta mira a sostituire norme nazionali disparate in materia di protezione dei minori, di lotta contro la pubblicità occulta e l´incitamento all´odio razziale, con norme minime di base, a livello europeo, di protezione applicabili ai servizi audiovisivi "a richiesta". La direttiva non prevede obblighi nuovi, ma si limita ad armonizzare le legislazioni nazionali permettendo agli operatori di beneficiare pienamente del mercato interno. Gli operatori stabiliti nell´Unione ne trarranno solo vantaggi, poiché dovranno rispettare esclusivamente le norme dello Stato membro in cui sono stabiliti. Ma al di là di questi obiettivi attinenti al mercato interno, la proposta non persegue una liberalizzazione radicale dell´attuale regime e mantiene in vigore le norme di tutela dei consumatori e dei contenuti culturali che erano state attentamente elaborate all´interno della direttiva originaria. Permettetemi di ripetere i motivi per cui sono convinta che la proposta della Commissione sia all´altezza delle nuove sfide che ci vengono dal mondo dell´audiovisivo europeo. Mi auguro che sarete d´accordo con me sul fatto che questa proposta non intende introdurre disposizioni restrittive, ma mira a dare efficacia alle libertà sancite dal trattato e all´attuazione armonizzata del diritto fondamentale della libertà di espressione. Uno dei principi basilari dell´Unione europea è infatti quello della libertà di espressione, da cui deriva l´importanza decisiva della libertà e del pluralismo dei media. Non appena sarà adottata, la nuova direttiva sui servizi dei media audiovisivi conferirà efficacia a queste libertà in un contesto moderno e a prova di futuro. Il quadro normativo fisserà le regole del gioco, di cui i nuovi modelli di impresa e i nuovi sviluppi tecnologici hanno bisogno per conquistarsi la piena accettazione da parte dei consumatori e per permettere l´ampia diffusione di nuovi servizi sul mercato interno. La proposta della Commissione intende disciplinare i servizi di media audiovisivi, ma non attività che non costituiscono servizi ai sensi del trattato, nè servizi che non abbiano un contenuto audiovisivo (ossia filmati), né servizi che, pur contenendo filmati, non sono servizi di media audiovisivi. Dunque non si intende regolare l’Internet per sé, né la stampa on line o il blog personale. La proposta della Commissione coprirà invece servizi sottoposti alla responsabilità editoriale di un fornitore di servizi di media, il cui principale scopo sia l´offerta di programmi costituiti da immagini in movimento, con o senza suono, allo scopo di informare, divertire o istruire. La nuova direttiva fornirà quindi, in linea con il principio della neutralità tecnologica, un quadro flessibile per il mercato interno di servizi che possono essere chiamati sostanzialmente "servizi televisivi o di tipo televisivo". Tra questi servizi è necessario trattare in modo differenziato due diversi tipi di servizi: i servizi lineari, ossia la trasmissione programmata, per i quali sarà mantenuto un quadro normativo per una radiodiffusione più moderna e flessibile, i servizi non lineari, ossia a richiesta, soggetti a un insieme di base di regole minime abbinato all´uso più intenso possibile degli strumenti della coregolamentazione e dell´autoregolamentazione. La proposta della Commissione infatti incoraggia gli Stati membri che lo considerino opportuno a ricorrere alla coregolamentazione e all´autoregolamentazione come strumenti di attuazione della direttiva. La proposta della Commissione è stata oggetto di discussioni approfondite in seno al Parlamento e al Consiglio ormai da sei mesi. Il dibattito ha compiuto notevoli progressi, facendo tuttavia emergere la necessità di ulteriormente approfondire alcuni argomenti più sensibili, come le nuove disposizioni in materia di comunicazioni commerciali, in particolare per quanto riguarda la pubblicità attraverso l´inserimento di prodotti. A questo proposito, vorrei evidenziare due aspetti. Innanzi tutto, la Commissione non propone di aumentare il limite di pubblicità che resta fissato a dodici minuti per ora. Non vogliamo infatti una televisione all´Americana in cui non è la pubblicità ad interrompere il programma ma è il programma che interrompe la pubblicità! In secondo luogo, per quanto riguarda la pubblicità attraverso l´inserimento di prodotti, questa esiste di già e mi auguro che condividiate la mia preoccupazione per l’anarchia che regna in quasi tutti i paesi membri. Questa è una realtà che deve essere assoggettata a un quadro normativo preciso a livello europeo nel rispetto di alcuni principi fondamentali: garantire un livello adeguato di informazione dello spettatore (identificazione); garantire l´indipendenza editoriale, il che significa che occorre proibire l’integrazione del prodotto nel telegiornale e nei programmi di informazione; tutelare programmi che richiedono un´attenzione speciale, quali i programmi per bambini. La Commissione ha seguito con molto interesse il dibattito in Parlamento e Consiglio sugli eventuali miglioramenti del quadro normativo proposto. Ad esempio si è suggerito di introdurre il concetto di "undue prominence". Si è proposto anche di invertire le regole e passare dall´accettazione generale dell´inserimento di prodotti, fatta eccezione per qualche divieto, ad un divieto generale con eccezioni "positive", ad esempio ammettendo questo tipo di pubblicità attraverso i prodotti in determinati programmi come film, serie televisive e reality shows. Naturalmente, ciascun stato membro sarà libero di introdurre misure più restrittive per i fornitori di servizi stabiliti in quel paese. Tutte queste iniziative legislative sotto la mia responsabilità, dal roaming alla revisione del quadro normativo per le comunicazioni elettroniche e della legislazione sui contenuti audiovisivi, rappresentano degli strumenti importantissimi per migliorare la competitività, completare il mercato unico e promuovere gli interessi dei consumatori. Conto sul sostegno delle autorità italiane per conseguire questi importanti traguardi per l´ Europa. Grazie per l´attenzione! . .  
   
 

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