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Notiziario Marketpress di Mercoledì 11 Ottobre 2006
 
   
  CINEMA TEATRO DI CHIASSO STAGIONE DELLE ARTI TEATRALI AUTUNNO 2006

 
   
  Chiasso, 11 ottobre 2006 - Dieci stagioni per un inebriante girotondo delle Muse, una mitologia antica che oggi assume il valore di una circolare contaminazione tra le arti; cinque anni per un progetto di bellezza e per un ideale artistico e culturale che non finisce di entusiasmarci. Era il settembre del 2001, quando il Cinema Teatro, ristrutturato e restaurato, venne recuperato, dopo lunghi anni, dalla decadenza e dall’oblio. Da allora questo luogo ha saputo farsi portatore di un magnifico e coraggioso paradosso: affermare il valore della bellezza in un’epoca che ne ha smarrito il senso. Anche il nostro argomentare di bellezza, considerandola una forma di sapere e di conoscenza, oltre che, naturalmente, un’espressione artistica, costituisce una sorta di paradosso, o una provocazione, se preferite: nel ‘media village’ in cui abitiamo, assistiamo al trionfo dell’omologazione e all’offuscamento del bello. Non si tratta di resuscitare un ideale apollineo, o di restaurare un nuovo classicismo, quanto piuttosto di contrapporre un argine all’indifferenza attorno al bello, e di riscoprire ciò che si pone al centro dell’esperienza di ciascuno nell’atto creativo, verso la ricerca delle nostre radici più profonde, contrapponendo l’istanza della bellezza alla deriva del gusto. Il nostro ‘progetto di bellezza’ prosegue dunque anche nella decima stagione, intrecciando, alla rassegna autunnale di teatro, di musica, di danza e di cinema, il ciclo di eventi della Biennale dell’immagine (che abbiamo già presentato in un’edizione speciale di Chiasso_so!); con varie manifestazioni del territorio, come il Festival Internazionale del Teatro, come Transit Festival di arte e musica elettronica; e con altre iniziative di associazioni quali Musica nel Mendrisiotto e Arte & Musica sul Lario. Dieci eventi (in abbonamento) dell’arte della rappresentazione e del movimento, cui se ne aggiungono altri tre (fuori abbonamento) e un ciclo di otto film, riaffermano il valore di una ricerca fondata sulla drammaturgia e sulla parola, sul lavoro dell’attore e del regista, sulla ricerca musicale e coreografica, per scorgere il mattino del pensiero e dell’immaginario. Come sempre guardiamo con interesse alle migliori espressioni creative, in ogni ambito disciplinare, espresse da giovani talenti emergenti: come l’italiano Francesco Saponaro, giovane regista che si cimenta con due atti unici di Cechov; e come l’iraniano Amir Reza Koohestani, che con il suo Mehr Theatrical Group saprà affascinare il pubblico con una dolente vicenda di emigrazione dall’Iran verso l’Europa. Un attraversamento della Modernità, con una preziosa rassegna di drammaturgie di Marivaux, Cechov, Pirandello e Maraini, autori portati in scena da Toni Servillo, Lamberto Puggelli, dal citato Saponaro, e da quello straordinario personaggio che è Paolo Villaggio, costituisce la traccia principale della stagione teatrale. Mentre un ciclo di emozionanti concerti caratterizzerà la rassegna musicale: da Mauro Pagani, ex Pfm, collaboratore di Fabrizio De André, con il quale ha composto l’intramontabile Creuza de Ma, oggi tra i migliori talenti dell’area mediterranea; agli scatenati virtuosi di Triology, che s’avventurano in un repertorio classico tanto insolito quanto innovativo. Seguirà un omaggio al grande ‘Mimmo’ Modugno (per festeggiare i cento anni di Merlot in Ticino), realizzato da una band di otto fuoriclasse, devoti del grande maestro pugliese; fino all’incandescente finale con Noa, interprete israeliana di origini yemenite, magica voce, leggiadra e dolente, che, tra pop, folk e soul, evoca le canzoni della sua straziata terra. Una rivelazione sarà, senza dubbio, la giovane interprete vallesana Laurence Revey, che, nell’insolita cornice della Chiesa di San Vitale, proporrà un repertorio ispirato ai canti sacri e alle salmodie di origine cattolica. Due momenti di danza contemporanea: una coreografia di Jordi Cortés Molina, che giunge al nostro Teatro dopo avere collezionato prestigiosi premi e riconoscimenti; e il ritorno della Compagnia di Philippe Saire, che festeggia i venti anni della formazione, con una nuovissima creazione. E infine il cinema: dove sarà protagonista assoluto il grande e già citato Villaggio, al quale è dedicato un ciclo di sette film scelti in collaborazione con il critico Tatti Sanguineti, e una selezione di imperdibili show televisivi degli esordi. Non mancherà, come sempre, il cinema ritrovato, con musiche dal vivo, con il capolavoro di Murnau, Tabù, film del 1931. Non possiamo nascondercelo, il ‘progetto di bellezza’ è oggi un’impresa ardua; perso nei labirinti della sperimentazione e delle mode culturali, il teatro, inteso come l’insieme delle arti sceniche, corre oggi il rischio di perdere la sua specificità, di smarrire la sua vocazione più autentica, che è quella di farsi comprendere per quello che è e che vale, ovvero un crogiuolo di esperienze estetiche e di emozioni, capace di sollecitare creativamente un’inesauribile molteplicità di significanti nell’immaginario del pubblico. Ma è un progetto che vale la pena di sostenere, perché, come suggerisce Goethe nel Faust: ”La bellezza è il tesoro più grande”. .  
   
 

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