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Notiziario Marketpress di
Giovedì 12 Ottobre 2006 |
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FERMA CONDANNA DEL PARLAMENTO EUROPEO AL TEST NUCLEARE IN COREA DEL NORD
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Strasburgo, 12 ottobre 2006 - Nel corso di un dibattito in Aula, tutti i deputati hanno condannato il test nucleare della Corea del Nord, ritenendo che rappresenta una minaccia alla sicurezza e alla stabilità internazionale. Nel sollecitare una soluzione negoziale alla crisi, è stato anche sottolineato che eventuali sanzioni non devono colpire la popolazione. Dubbi sono stati sollevati circa l´efficacia del trattato di non proliferazione e l´Alto Rappresentante, Javier Solana, ne ha auspicato una revisione. Dichiarazione dell´Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune Javier Solana ha anzitutto sottolineato che i dati a disposizione non consentono di affermare con certezza che vi sia stato effettivamente un test nucleare ma che, tuttavia, ciò è molto probabile. Ha quindi condannato l´atto «irresponsabile» del governo nordcoreano che, ha aggiunto, rappresenta una minaccia a livello regionale e una mossa ostile alla sicurezza nel mondo che potrebbe avere conseguenze sulla corsa agli armamenti. L´alto Rappresentante ha poi voluto sottolineare l´atteggiamento «fermo e allo stesso tempo sereno» assunto dall´Ue e dalla comunità internazionale e, in particolare, dalla Corea del Sud, dalla Cina e dalla Russia. Ha anche osservato che il test nucleare ha avuto luogo in concomitanza con il viaggio del nuovo Primo Ministro giapponese in Cina e Corea del Sud. Per "Mister Pesc", inoltre, la minaccia nordcoreana alla sicurezza mondiale si manifesta anche nella produzione e nell´esportazione - «forse anche illegale» - di missili convenzionali. Ha quindi deplorato che il governo della Corea del Nord spende milioni di dollari in una «corsa al nucleare inutile allo sviluppo e al benessere dei cittadini» che, invece, soffrono la fame. L´alto Rappresentante ha poi notato il comportamento corretto dell´Onu e la disponibilità della Cina ad approvare una risoluzione chiara ed efficace per frenare la proliferazione nucleare. Ha quindi concluso affermando la volontà dell´Ue di seguire attentamente l´evolversi della situazione. Dichiarazione della Commissione Per Benita Ferrero-waldner il test nucleare rappresenta solo l´ultima delle sfide lanciate dalla Corea del Nord alla comunità internazionale, accrescendone l´isolamento. Questa escalation, ha aggiunto, è anche una «provocazione» volta a mettere alla prova l´unità della comunità internazionale. Sottolineando poi la risposta rapida e risoluta dell´Ue, ha voluto anche ricordare che l´Europa ha fornito, dal 1995, ben 345 milioni di euro di assistenza umanitaria e che, come in passato, continuerà a svolgere il proprio compito. La popolazione, infatti, patisce già abbastanza sofferenze a causa del «terribile regime» che la governa e l´Ue non dovrebbe quindi provarla ulteriormente. Per la commissaria, la comunità internazionale deve agire nei confronti della Corea del Nord al fine di «svelare l´atteggiamento paranoico» del suo leader e, in tale contesto, ha sottolineato che il nuovo Segretario generale dell´Onu - un sudcoreano - «è forse la persona migliore». Ha quindi riaffermato il proprio sostegno al multilateralismo ed ha auspicato che i membri europei del Consiglio di Sicurezza difendano la posizione dell´Ue in merito a una risoluzione «chiara e univoca». Interventi in nome dei gruppi José Ignacio Salafranca Sánchez-neyra (Ppe/de, Es) ha affermato che il test nucleare nordcoreano rappresenta una provocazione e una minaccia alla comunità internazionale. Una provocazione, perché si tratta di un regime dittatoriale «di stampo stalinista» che tiene unito il Paese nella fame e che dovrebbe dedicare le sue risorse «a una causa più nobile della proliferazione nucleare». E´ una minaccia alla sicurezza internazionale, invece, perché «compromette seriamente i valori della pace e della stabilità in una regione del pianeta particolarmente sensibile come il Sud Est asiatico». Per il deputato, inoltre, occorre che la comunità internazionale reagisca in maniera efficace e, in proposito, ha accolto con favore il fatto che il Consiglio di Sicurezza Onu stia esaminando la possibilità di infliggere delle sanzioni alla Corea del Nord. Al riguardo, peraltro, ha chiesto di conoscere la posizione del Consiglio in merito a tali sanzioni. D´altra parte, si è rallegrato che la Cina - «per la prima volta» - abbia dato la propria disponibilità a fornire una risposta adeguata e ad appoggiare eventuali sanzioni. Sottolineando poi che il caso coreano è «esemplare», visto che anche l´Iran sta partecipando all´escalation nucleare, il deputato ha affermato che l´Ue non deve restare inattiva ma dare una risposta efficace e appropriata. Per Martin Schulz (Pse, De) il «moribondo» regime coreano, attraverso l´escalation nucleare, sta cercando di ottenere vantaggi e di attirare l´attenzione delle comunità internazionale. Occorre quindi «mettere dei paletti», anche se il margine di manovra è limitato, visto che un regime «così imprevedibile» dispone dell´arma nucleare. Sostenendo che non bisogna punire un popolo «per la follia di un dittatore», il deputato ha affermato che non vi è altra alternativa all´azione diplomatica. Nell´osservare poi la relazione tra il test nucleare e la nomina del nuovo Segretario Generale dell´Onu, ha sottolineato con soddisfazione le reazioni moderate da parte dei paesi della regione. Al riguardo, definendo sbagliata «la politica dell´arroganza», ha ricordato che l´amministrazione Clinton aveva promosso dei programmi energetici con la Corea del Nord che sono poi stati abbandonati dalle amministrazioni successive, che si sono trincerate nell´unilateralismo. In conclusione, il deputato ha sottolineato «il rischio incalcolabile per l´umanità» rappresentato da coloro che pensano di risolvere i propri problemi attraverso l´escalation nucleare. István Szent-iványi (Alde/adle, Hu) ha sottolineato che la Corea del Nord ha sempre affrontato i negoziati con minacce e intimidazioni, ottenendo anche dei successi. L´ue, invece, deve dire chiaramente che, questa volta, «non funzionerà» e non saranno tollerati atti che minacciano la stabilità internazionale che promuovono la corsa agli armamenti. Dopo aver notato la relazione con il caso iraniano, il deputato ha affermato che la Corea del Nord deve astenersi da ulteriori test e tornare al tavolo del negoziato. Deve quindi abbandonare il programma nucleare e aderire al trattato di non proliferazione. Sottolineando poi come l´Ue abbia fornito importanti aiuti umanitari alla Corea del Nord, ha sostenuto che deve continuare a farlo. Ha quindi concluso che il prezzo che pagherà il Paese per il suo isolamento «sarà alto». Per Gérard Onesta (Verdi/ale, Fr) non ha importanza se la tecnologia coreana è veramente operativa oppure no, volendo piuttosto sottolineare che il Paese vive una «dittatura feroce che affonda la propria popolazione nella miseria totale». In proposito ha affermato che «milioni di persone vivono completamente sconnesse dalla realtà, ignorando il mondo esterno» e sono «prosternate di fronte al loro leader che dice loro ogni mattina che il mondo vuole invaderle». Si è quindi chiesto quali sanzioni possano essere efficaci di fronte a un regime che non tiene in considerazione il proprio popolo, visto che solo di recente «ha lasciato morire un milione di persone». La sola carta da giocare, ha spiegato, è la Cina che - nonostante abbia creato e mantenuto questo regime - è stata tra i primi a denunciare il test nucleare. A suo parere, se si vuole essere utili, occorre «dare prova di determinazione, di sangue freddo e, visto che diffondiamo tecnologia nucleare, di umiltà». Tobias Pflüger (Gue/ngl, De) ha sostenuto che il test coreano va condannato poiché porta all´instabilità e rappresenta una pericolo a causa delle ricadute radioattive. Stigmatizzando la spesa sostenuta per condurre questi test al posto di fornire aiuto alla popolazione, ha poi affermato che occorre trovare delle soluzioni negoziali e, in tale ambito, l´Ue può svolgere un ruolo attivo. A suo parere, inoltre, le sanzioni non fanno altro che peggiorare la situazione poiché colpiscono la popolazione civile. Il deputato ha poi affermato che il trattato di non proliferazione «è in crisi» e, al riguardo, ha ricordato che - in forza a tale trattato - anche gli Stati dell´Ue sarebbero tenuti a smantellare l´arsenale nucleare, mentre invece il Regno Unito sta sviluppando nuove armi. Ha infine concluso osservando che la questione iraniana e quella coreana sono state trattate in modo diverso: per la prima si minacciano azioni militari e per la seconda si pensa alle sanzioni. Secondo Ģirts Valdis Kristovskis (Uen, Lv), la pace e la stabilità «hanno subito un duro colpo» e vanno quindi sostenuti tutti coloro che hanno condannato il fatto. A suo parere, è difficile capire cosa abbia spinto la Corea ad agire in tale maniera poiché si tratta di «un paese comunista e totalitario e non vi può quindi essere una ragione logica al suo comportamento». Il deputato ha poi sottolineato il fatto che, riguardo alla non proliferazione, si è ricorso a un sistema di due pesi e due misure, come ha affermato anche El Baradei dell´Aiea. E, in proposito, si è chiesto perché si è accettato che Israele possegga armi nucleari, mentre non si accetta che la Corea del Nord ne abbia. Bastiaan Belder (Ind/dem, Nl) ha affermato che gli effetti destabilizzanti nella regione e nel mondo «sono evidenti». Sottolineando che sono in corso due crisi nucleari contemporaneamente, si è chiesto che valore abbia il trattato di non proliferazione. Ha quindi esortato la Cina e la Russia ad assumersi le proprie responsabilità ed ha chiesto che le attività commerciali della Corea del Nord siano controllate per evitare la vendita di tecnologia nucleare. Il deputato ha poi sollecitato contromisure risolute e sanzioni contro il regime, senza colpire la popolazione. Interventi dei deputati italiani Per Pasqualina Napoletano (Pse, It), il Parlamento europeo non può che associarsi alla condanna unanime che è stata espressa per i test nucleari che sarebbero stati messi in atto dalla Corea del Nord. La condanna ferma, per la deputata, deve essere accompagnata da un impegno dell´Unione europea e di tutta la comunità internazionale, volto a cercare di trovare una soluzione negoziale. A suo parere, peraltro, occorre «portare questa dittatura al rispetto delle regole della convivenza internazionale». Tuttavia, ha aggiunto, la comunità internazionale deve «imboccare seriamente» la via della non proliferazione ed ha sostenuto che è impossibile non riconoscere che l´indebolimento del Trattato di non proliferazione «è stato un errore fatale». Pertanto, qualsiasi soluzione di emergenza e di prospettiva dovrà basarsi sulla ripresa del negoziato per la revisione del Trattato di non proliferazione. Si tratta, a suo parere, «di un compito obbligato» che la comunità internazionale è chiamata a realizzare coerentemente, «perché soltanto in questo modo avremo la forza necessaria per imporre alla dittatura di Pyongyang – oppure in un´altra situazione – il rispetto di questa linea di condotta». La deputata ha poi aggiunto che la stessa guerra preventiva all´Iraq «ha convinto perversamente le dittature che possedere l´arma atomica è una specie di salvacondotto». Occorre invece «convincere i governanti del mondo che non è assolutamente così». Per concludere, ha chiesto all´Alto Rappresentante di spiegare le differenze tra la Corea e l´Iran, «perché troppo spesso i due dossier vengono associati». Replica della Commissione Secondo Benita Ferrero-waldner, l´ultima sfida al trattato di non proliferazione deve essere condannata in modo fermo e inequivocabile e occorre fornire una risposta «intelligente che compisca la leadership, risparmiando la popolazione». L´obiettivo della denuclearizzazione, ha aggiunto, può essere raggiunta unicamente per la via diplomatica. Occorre quindi intavolare dei negoziati per trovare una soluzione che garantisca la sicurezza. Replica dell´Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune Javier Solana ha anzitutto ricordato che il Ministro degli Esteri coreano ha recentemente detto che non vi sono possibilità di tornare la negoziato e che neanche la Cina è riuscita a convocare una riunione. Si è poi detto d´accordo con coloro che propugnano la revisione del trattato di non proliferazione - definito nel 1968 - in quanto occorre adattare alla situazione mondiale attuale. Nel sottolineare il ruolo che deve giocare l´Onu per impedire la proliferazione nucleare in Corea del Nord e negli Stati limitrofi, ha concluso sostenendo che è solo per via diplomatica che potrà essere trovata una soluzione. . |
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