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Notiziario Marketpress di Lunedì 16 Ottobre 2006
 
   
  LE REGIONI D’EUROPA PROTAGONISTE NEGLI “OPEN DAYS” A BRUXELLES TREMILA ESPERTI, 70 SEMINARI E L’ALPEUREGIO PER LA PRIMA VOLTA IN CAMPO

 
   
  Bruxelles, 16 ottobre 2006 - Da lunedì scorso al 12 ottobre le Regioni d’Europa hanno “occupato” Bruxelles, che del Vecchio Continente è la capitale organizzativa e finanziaria. Una occupazione simbolica, decretata però dai numeri e dalla qualità degli Open Days, il maggior evento dell’anno sulla politica regionale dell’Unione Europea. La quarta edizione ha coinvolto infatti più di 130 regioni e città d’Europa, organizzazioni del settore pubblico e privato e istituzioni finanziarie. Dal 9 ottobre ad oggi circa tremila esperti di sviluppo regionale hanno avuto la possibilità di scegliere tra 70 sessioni, seminari e gruppi di lavoro. “Investire nelle regioni e nelle città d’Europa- Partner pubblici e privati per la crescita e l’occupazione” il titolo dato a questa edizione degli Open Days, che a partire da oggi hanno in calendario una serie di eventi locali. Questa edizione degli Open Days ha segnato anche l’esordio – in qualità di organizzatori di uno degli eventi – dell’Alpeuregio (Trentino, Alto Adige e Tirolo). Un momento importante per l’Ufficio nato nel 1995, sottolineato non a caso dalla presenza negli uffici di rue Pascale, di Michele Delebarre, presidente del Comitato delle Regioni e di Danuta Hübner, membro della Commissione europea responsabile per la politica regionale. Con loro ha discusso a lungo Gianluca Salvatori, assessore alla programmazione, ricerca ed innovazione della Provincia autonoma di Trento. Proprio Salvatori infatti è stato uno dei protagonisti degli Open Days. Dapprima nel saluto alla conferenza stampa che martedì 10 ottobre ha richiamato decine di giornalisti delle Regioni del gruppo di lavoro guidato da Alperuregio (e che comprendeva il Friuli Venezia Giulia, la Carinzia, l’Istria, la spagnola Navarra, la rumena Timisoara, il Veneto e le regioni ceche di Olomuc e Zlin) poi con un intervento, ieri, ad un seminario sul ciclo di vita dei distretti di ricerca ed innovazione. L’esordio organizzativo dell’Ufficio Alpeuregio doveva costituire, nelle intenzioni dei responsabili – per il Trentino Vittorino Rodaro – una buona occasione di presentare ad una platea internazionale le peculiarità delle tre regioni transfrontaliere che, prime in Europa, hanno costituito insieme un ufficio a Bruxelles. E così è stato. Ma proprio perché la sfida del mercato globalizzato e la crescita stessa dell’Europa – ormai nei fatti l’Europa dei 25 – non permette di limitarsi solo alle “vetrine” e alla sterile elencazione del “quanto siamo bravi”, l’assessore Salvatori ha voluto andare al di là di quello che il Trentino sta facendo nel campo della ricerca e dell’innovazione (progetti che hanno strappato peraltro un convinto riconoscimento sia da Delebarre che dalla signora Hübner) per toccare questioni più squisitamente politiche e, per certi versi, culturali, nell’approccio al tema dell’innovazione, della ricerca, dei distretti. “Regional innovation for a better Europe”, ovvero l’innovazione regionale per un’Europa migliore era il tema assegnato al seminario che si è svolto martedì nella sede dell’Alpeuregio (e al quale ha partecipato tra gli altri Paolo Gurisatti, amministratore unico del distretto Habitech e consigliere d’amministrazione di Agenzia per lo sviluppo). “Stiamo attenti – ha detto Salvatori durante la conferenza stampa – perché l’Europa è di fronte ad un problema di crescita. Noi non abbiamo ancora una chiara comprensione delle conseguenze, ma in termini di pubblica opinione possiamo osservare una crescente paura di essere cittadini in Paesi in declino, con una evidente difficoltà nel vedere un futuro migliore per la prossima generazione. In questa fase la reazione più facile è quella difensiva: la nostra società non è capace di accettare cambiamenti perché c’è il timore di perdere qualcosa in termini di benessere e qualità della vita. La paura del cambiamento è molto pericolosa e paralizzante, giorno dopo giorno può minare il cuore stesso della società europea. La sfida maggiore, in termini politici e culturali, è oggi lottare contro questa tendenza. Dobbiamo cambiare attitudini e far cadere le riserve verso il futuro, diventando meno difensivi e più attivi nel pensare e nel progettare una strategia di sviluppo”. Un discorso non certo di circostanza quello di Salvatori. Non a caso, terminata la conferenza stampa, proprio Danuta Hübner ha voluto approfondire di persona con l’assessore trentino alcuni dei temi che aveva toccato nel suo saluto. “Dobbiamo capire – aveva infatti continuato Salvatori – che la cooperazione è un fattore chiave per affrontare il rischio “taglia” che colpisce i nostri territori. Sulla mappa del mondo i nostri Paesi, le nostre regioni, le nostre città sono troppo piccole. Siamo ossessionati dall’idea che lo sviluppo delle nostre società sarà il risultato della competizione tra territori. E’ una strategia perdente quella che vede le nostre piccole regioni in competizione una contro l’altra con lo stesso tipo di strategie, investimenti, progetti. E’ uno spreco di risorse e talenti che potrebbero essere usati meglio. L’innovazione più grande che noi possiamo promuovere non è quella tecnologica: al contrario è l’innovazione nel modello di relazioni tra le nostre piccole regioni. Dobbiamo vedere le nostre regioni come un sotto sistema ben connesso più che come un sistema auto sufficiente. E questo è vero in particolare per le nostre regioni, nell’area alpina, così piccola e periferica. Parlando di distretti, di politica dei distretti, dobbiamo onestamente ammettere che l’idea geografica di distretti produttivi non è più il quadro reale della situazione. Di conseguenza dobbiamo provare a trasformare il concetto di distretti in un nuovo scenario, pensando alla cooperazione non solo tra aziende collocate in un’area area ben delimitata, puntando invece ad un concetto di reale cambiamento, all’idea di distretti tra territori, regioni e città diverse e anche lontane tra loro”. Ieri, come detto, l’assessore Salvatori è poi stato tra i relatori di un seminario – organizzato in questo caso dalla regione autonoma Friuli Venezia Giulia – che ha analizzato il ciclo di vita dei distretti produttivi. Anche in questo caso ha volutamente rinunciato alla “classica” relazione con diapositive e power point. “Le avrei qui – ha detto, mostrando il computer e la chiave Usb che conteneva la relazione e le immagini – ma preferisco evitare le autocelebrazioni e l’elencazione, che pur sarebbe possibile, di quello che il Trentino ha fatto e sta facendo in questo campo”. E ha così approfondito e sviluppato quanto detto il giorno prima. Sottolineando, ad esempio, il fatto che l’innovazione deve ormai diventare più innovazione di processo che non di prodotto e prefigurando la capacità della politica (“una capacità tutta da inventare e da sperimentare”) di essere sorta di ombrello istituzionale nel ponte tra domanda ed offerta. E dove più territori combinati siano capaci di stare non più, come avvenuto finora, sul mercato nazionale ma su quel vasto e globale mercato mondiale che è oggi la realtà con la quale si devono confrontare i distretti e tutte le politiche di ricerca ed innovazione”. .  
   
 

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