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Notiziario Marketpress di Lunedì 16 Ottobre 2006
 
   
  NELLE TASCHE DI ANNIBALE

 
   
  Roma, 16 ottobre 2006 - Sono circa 250 cinquanta le monete puniche in tutto il mondo, di cui 150 conservate ad Algeri. Quelle in argento venivano battute anche per pagare le truppe mercenarie durante le guerre contro i romani. Un accordo tra l’Istituto di studi sulle civiltà italiche e del Mediterraneo antico (Iscima) del Cnr e il Ministero della cultura algerino prevede la valorizzazione di questo patrimonio e corsi di formazione per conservatori locali. In un pugno di monete puniche, lo spaccato dei traffici e delle attività economiche che resero i cartaginesi i ‘padroni’ del Mediterraneo. Sono infatti solo 250 quelle esistenti in tutto il mondo, di cui 150 conservate nel Museo Nazionale di Antichità di Algeri, provenienti per la maggior parte dall’antica Iol-caesarea. La città fu un centro strategico per la raccolta e lo smistamento delle mercanzie provenienti dai traffici marittimi e dalle vie carovaniere in epoca cartaginese. Per valorizzare e salvaguardare questo patrimonio archeologico, nello scorso settembre, ad Algeri, è stato siglato, presso il Mistero della Cultura, un accordo di collaborazione triennale tra l’Istituto di studi sulle civiltà italiche e del Mediterraneo antico (Iscima) del Cnr, rappresentato dal suo direttore prof. Francesco Roncalli di Montorio, e il Museo algerino, nella persona della direttrice M. Me Houria Cherid. Il programma di ricerca è cofinanziato dal Cnr e dal Ministero degli Affari Esteri nell’ambito dei contributi per i progetti archeologici italiani all’estero. “L’intesa” spiega Lorenza Ilia Manfredi dell’Iscima, responsabile scientifico del progetto “prevede la ricognizione sistematica delle monete puniche di Iol - Caesarea conservate nei musei e collezioni algerini, europei ed extraeuropei. In tale prospettiva, saranno sviluppate e applicate delle tecniche informatiche per la catalogazione e la messa in rete del materiale esaminato con la creazione di un apposito sito dedicato all’argomento. Inoltre, è prevista l’organizzazione di corsi di formazione e perfezionamento del personale algerino sui temi della catalogazione, delle strategie conservative e museografiche del materiale numismatico, nell’ottica dello sviluppo di una più efficace gestione e valorizzazione dell’importante patrimonio archeologico locale”. Sguardo furbo, barbetta appuntita, cerchietti ai lobi e tunica rosso porpora: questa è l’immagine del mercante cartaginese tramandataci dall’iconografia impressa nelle stele, nei sigilli, nelle paste vitree e nei gioielli rinvenuti dagli scavi archeologici. Abili e attenti nel trarre il massimo profitto dal baratto delle merci, a partire dal V secolo a. C. I punici dovettero convertirsi all’uso del conio. A proposito del baratto, Erodoto definisce quello punico ‘silenzioso’. Egli infatti narra che nella continua ricerca di metalli preziosi, i cartaginesi erano soliti lasciare sulle spiagge africane piccoli oggetti che, se graditi nella qualità e nella quantità dagli indigeni, venivano da questi sostituiti con le materie prime. “Il mutamento nella modalità dello scambio ha inizio a partire dal V secolo, quando i cartaginesi entrarono in contatto con l’evoluto sistema monetario dei greci di Sicilia, rapporto dimostrato, ad esempio, dall’adozione dell’iconografia della dea Kore e della quadriga”. Il progetto di ricerca sul ‘tesoro di Iol’ porterà i ricercatori italiani e algerini a individuare anche i bacini minerari di approvvigionamento di rame, ferro, piombo, stoccati nella antica città e in parte utilizzati dalla zecca. Le monete conservate ad Algeri hanno sul dritto il busto di Iside, effigie che richiama il culto egiziano e, al rovescio, tre spighe, simbolo della ricchezza di Iol. I conii in argento in particolare venivano utilizzati, oltre che per il commercio, anche per pagare le truppe mercenarie durante le guerre puniche. “Questi studi” conclude la Manfredi “ricostruiranno anche il percorso delle collezioni numismatiche algerine ed europee attraverso lo spoglio di archivio e avranno come risultato finale la pubblicazione di un volume sulla città e le sue monete”. . .  
   
 

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