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Notiziario Marketpress di Martedì 05 Settembre 2000
 
   
  I GIOVANI E IL VINO UN VENTENNE D´OGGI SA RICONOSCERE UNA DECINA DI BIRRE MA, PROBABILMENTE, NESSUN VINO

 
   
  Milano, 5 settembre 2000 - Per i ragazzi della Coca Cola, l´iniziazione al vino è lunga e lenta: cominciano ad apprezzarlo veramente non prima dei 30-35 anni. E´ un dato emerso dall´incontro su "Evoluzione del gusto del consumatore: è pronta la ristorazione e la produzione vinicola ad affrontare tale cambiamento?" organizzato all´interno della mostra nazionale degli Spumanti in corso (sino al 10 settembre) a Villa dei Cedri a Valdobbiadene. L´esperienza dei sommelier, confermata dal delegato veneto, Dino Marchi, delinea un preciso percorso: prima domina la Coca Cola, poi viene la birra, quindi i vini dolci, poi i vini fruttati, quindi i bianchi non spumanti e solo verso i 30 - 35 anni, l´approccio con i rossi e con i vini di qualità. Non si tratta, in molti casi, di una contrarietà ai prodotti alcolici, dato che nelle stesse fasce di età una fetta non indifferente di giovani consuma superalcolici, ma più semplicemente di una non consuetudine. L´iniziazione al vino, per la stragrande maggioranza dei ragazzi, arriva con la festa per i diciotto anni, e la scelta è d´obbligo: uno vino dolce, che si abbini alla torta, e che sia anche spumante, per la necessità del "botto". L´interesse per il vino comincia a manifestarsi verso i 20-25 anni e a far da apripista sono ancora i vini più dolci, gradevoli, non impegnativi. Poi è la fase dei vini fruttati. La maturazione del consumatore avverrà solo dieci anni dopo, quando finalmente comincerà a capire le differenze tra vino e vino, avvicinandosi anche ai rossi e a vini meno morbidi. La ristorazione, più che inseguire queste tendenze, può fare molto per educare il consumatore. Prima di tutto non inondandolo di carte dei vini chilometriche che automaticamente allontanano psicologicamente chi si sente inesperto, poi valorizzando la produzione locale che ha caratteristiche, boccato, denominazioni che anche il consumatore nuovo o inesperto riesce a sentire proprie, poi cercando di offrire vini sempre di qualità ma in linea con i prezzi di ciascun locale e, quindi, con le esigenze e disponibilità reali della clientela. Se è legittimo - affermano ancora i sommeliers - che le aziende vinicole inseguano il gusto dei consumatori proponendo, ad esempio, vinificazioni che diano vini più morbidi, è sbagliato che, per adeguarsi a standard generali, si appiattiscano o eliminino i prodotti dei vitigni locali, preferendo quelli internazionali, cancellando così specificità di secoli ed un patrimoni che può diventare, se ben amministrato, un elemento di forza.  
   
 

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