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Notiziario Marketpress di Lunedì 16 Ottobre 2006
 
   
  INVESTIMENTI NEL SETTORE ENERGETICO: CHIUSA PROCEDURA D´INFRAZIONE IL PARLAMENTO ITALIANO HA ABROGATO I DECRETI LEGISLATIVI SOTTO ACCUSA

 
   
   Bruxelles, 16 ottobre 2006 - La Commissione europea ha deciso di chiudere la procedura d’infrazione contro l’Italia grazie alle misure adottate dall’Italia per conformarsi alla sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee del 2 giugno 2005 riguardante la legge sugli investimenti in società del settore energetico. Nella sua sentenza la Corte ha stabilito che la sospensione automatica dei diritti di voto legati a partecipazioni superiori al 2% del capitale di società italiane dei settori dell’elettricità e del gas, prevista dalla legge in questione quando queste partecipazioni siano acquisite da imprese pubbliche che non sono quotate in borsa e detengono una posizione dominante sul loro mercato nazionale, viola le norme del trattato Ce sulla libera circolazione dei capitali (articolo 56). Questa decisione di archiviazione fa seguito alle misure adottate dall’Italia il 1° agosto 2006 per conformarsi alla sentenza della Corte. Nella sua decisione del 2 giugno 2005 nella causa C-174/04, la Corte di giustizia ha stabilito che mantenendo in vigore il decreto-legge 25 maggio 2001, n. 192, recante disposizioni urgenti per salvaguardare i processi di liberalizzazione e privatizzazione di specifici settori dei servizi pubblici, convertito in legge dalla legge 20 luglio 2001, n. 301, l’Italia era venuta meno agli obblighi che le incombevano in virtù delle regole del trattato Ce relative alla libera circolazione dei capitali (articolo 56). La legge in causa prevede la sospensione automatica dei diritti di voti legati a partecipazioni superiori al 2% del capitale di imprese operanti nei settori dell’elettricità e del gas, quando queste partecipazioni siano acquisite da imprese pubbliche che non sono quotate su mercati finanziari regolamentati e che detengono una posizione dominante sul mercato nazionale. La Corte ha statuito che la sospensione dei diritti di voto impedisce la partecipazione effettiva degli investitori alla gestione ed al controllo delle imprese italiane operanti sui mercati dell’elettricità e del gas e che essa costituisce pertanto una restrizione alla libera circolazione dei capitali. Ha aggiunto che il fatto che la disposizione si applichi soltanto alle imprese pubbliche che detengono una posizione dominante sul loro mercato nazionale nulla toglie a quanto sopra constatato. Il 14 maggio 2005 l’Italia ha adottato un nuovo decreto legge n. 81 che modifica la legge in causa. La Commissione ha tuttavia ritenuto che le modifiche apportate non erano sufficienti per dare piena attuazione alla sentenza della Corte. Di conseguenza, basandosi sull’articolo 228 del trattato Ce, la Commissione ha inviato all’Italia una lettera di costituzione in mora, con la quale sollecitava informazioni complete sull’esecuzione della sentenza della Corte, ed in seguito un parere motivato, con il quale chiedeva formalmente all’Italia di conformarsi alla sentenza della Corte. Il 1° agosto 2006, il Parlamento italiano ha adottato la legge n. 242 che abroga i decreti legge n. 192/2001 e 81/2005, conformandosi così pienamente alla sentenza della Corte. .  
   
 

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