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Notiziario Marketpress di Mercoledì 18 Ottobre 2006
 
   
  VINO, IN FVG SI PRODUCE BENE MA SI VENDE MALE

 
   
  In Friuli Venezia Giulia, come nel resto d´Italia, si produce un vino di alta qualità che non viene valorizzata adeguatamente da una commercializzazione spesso al di sotto delle necessità imposte dal mercato globale. Se non è ancora crisi è quanto meno un campanello d´allarme sviluppato oggi a Gorizia, nel corso del convegno "L´unione fa la forza: prospettive per l´integrazione commerciale tra piccole cantine" che, per l´intera mattinata, ha richiamato oltre duecento addetti ai lavori nel mini-centro congressi allestito nei padiglioni fieristici che ospitano Ruralia. Negli ultimi vent´anni - ha illustrato il docente di marketing all´Università di Udine, Mario Gregori - il consumo pro-capite di vinto nei Paesi produttori è calato da 110 a 54 litri all´anno, al contrario di quanto avvenuto negli Stati Uniti e in Australia, dove le cifre si sono moltiplicate fino a cinque volte, e di quanto sta avvenendo in Russia e Cina. Non a caso la quantità di vini italiani esportati è salita in due decenni dal 17 al 32 p. C. Ma, dato meno confortante per i produttori locali, sono anche aumentate le importazioni, passate incredibilmente dall´1 al 18 p. C. In Friuli Venezia Giulia si beve meno vino in assoluto ed una larga percentuale è comunque riservata ai vini esteri. D´altronde, ha spiegato Gregori - importare via mare una bottiglia di vino dall´Australia (da Melbourne a Trieste) costa appena 0,15 centesimi di euro, un´inezia che incide profondamente sul radicale mutamento delle abitudini dei consumatori italiani. Facile intuire che la concorrenza extracomunitaria incombe - è l´avvertimento di Dimitri Zbogar, presidente regionale della Coldiretti - e l´unica prospettiva di sopravvivenza per la piccola impresa è produrre e vinificare in autonomia ma commercializzare e promuovere in forma consociata. In questo contesto, ha evidenziato ancora Gregori, si inserisce anche un rapporto tra produttore e venditore sempre più vincolato alla grande distribuzione, in molti casi gestita da gruppi stranieri più facilmente legati ai loro prodotti, che assorbe il 75 p. C. Del venduto sul mercato nazionale. Ecco perché, ha concluso il docente friulano, siamo di fronte alla terza modernizzazione della viticoltura. Dopo vigneto e cantina, adesso va creata una nuova cultura d´impresa improntata ad una commercializzazione innovativa. Se la Coldiretti nazionale, attraverso Paola Grossi, invoca una "santa alleanza" tra gli anelli deboli della catena, produttori e consumatori, la Regione Friuli Venezia Giulia - come riportato dal direttore Risorse agricole, Augusto Viola - promuove e sostiene il cambiamento predisponendo il nuovo piano di sviluppo rurale (Psr) e mettendo a disposizione dei viticoltori la legge Sissar (servizi di sviluppo agricolo e rurale), articolata su quattro direttrici: aggiornamento professionale, consulenza aziendale, specialistica e dedicata ai servizi di certificazione e qualità. La Regione, in sostanza, crea le premesse e gli strumenti per la crescita omogenea dell´intero territorio finanziando imprese o cooperative affinché possano acquisire, a costo zero, i servizi di formazione e consulenza dagli enti attuatori. Finanziamenti mirati e non a pioggia, ha ammonito Viola, perché le risorse sono tutt´altro che infinite e il Governo regionale ha deciso di concentrare l´impegno sui servizi di sviluppo e sugli investimenti aziendali nelle infrastrutture, in particolare quelle rivolte all´irrigazione ed alla razionalizzazione fondiaria. Anche le aziende devono fare la loro parte - ha però esortato il direttore regionale delle Risorse agricole - aprendo i portafogli per sostenere la formazione, i progetti e soprattutto le borse di studio che rappresentano il ricambio, la garanzia di continuità e di nuovi apporti migliorativi. .  
   
 

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