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Notiziario Marketpress di Martedì 17 Ottobre 2006
 
   
  ATTESA PER LA GRANDE MOSTRA RUSSIA & URSS: IN CENTO SOLI FIAMMEGGIAVA IL TRAMONTO. VLADIMIR MAJAKOVSKIJ. ARTE, LETTERATURA, TEATRO DAL 1905 – 1940 A PALAZZO DUCALE DI GENOVA

 
   
   Milano, 17 ottobre 2006 - La mostra è dedicata ai processi estetici in Russia lungo la prima metà del Novecento. I dipinti, le fotografie, i manoscritti, le scenografie teatrali,ecc. , sottolineano la temperie creativa che ha determinato un panorama artistico che rappresenta un unicum per la sua evoluzione estetica, sociale e politica. Come punto di inizio si è individuato il 1905, data ideale (con il primo tentativo rivoluzionario) per partire e illustrare un periodo in cui le tensioni sociali consentirono da un lato agli artisti e ai letterati di sottolineare le istanze sociali; dall’altro sviluppare un forte cambiamento estetico dando luogo alle straordinarie esperienze delle avanguardie. La mostra tuttavia non trascura un fenomeno parallelo: nel medesimo tempo in cui veniva vissuta la “nuova arte”, una parte di letterati e artisti, pur impegnati nella discussione sociale ed estetica, continuarono a realizzare opere assimilabili alla grande tradizione verista russa dell’Ottocento. Gli “stili” si fronteggiavano dando luogo a un autentico combattimento espressivo. Il tempo è quello in cui, ad esempio, Larionov, Gončarova, Tatlin, Popova, Rodčenko, Kandinskij, Chagall, Malevič – per citare i nomi più emergenti – ecc. , discutendo vivacemente anche tra loro, coagulandosi in movimenti, separandosi e ritrovandosi, fronteggiavano i “tradizionalisti”, ad esempio Kustodiev, Korovin e molti altri, che continuavano a dipingere come se il vento dell’avanguardia non li riguardasse. Si ha l’impressione, esaminando questa straordinaria produzione artistica, proiezione del sentire un popolo, di assistere al dibattito di una nazione alla ricerca di se stessa. D’altra parte sono gli stessi anni in cui, con le nuove consapevolezze sociali, si sta predisponendo il grande atto rivoluzionario che sconvolgerà il paese. Ciò che avviene in pittura succede anche in letteratura, visto che nell’ambito russo tra le varie espressioni non vi è una così netta separazione tra le arti e i confini tra pittura e letteratura, in alcuni casi, sembrano mescolarsi. In letteratura dal simbolismo (e da tutte le varie tendenze) si passa velocemente alle estreme esperienze dell’avanguardia. Con personaggi come, Blok, Bélyj Kamenskij, Kručënych, Majakovskij, Acmatova, Cvetaeva e tutta la costellazione di amici e collaboratori che ruotarono attorno a loro. La mostra non trascura, ovviamente, il teatro che, proprio per sua natura – coagulo di letteratura e arti visive – costituisce un incontro tra le varie forme espressive, producendone una assolutamente autonoma: la vita rappresentata sul palcoscenico. In questo ambito si sviluppano i Balletti Russi di Daghilev, agli artisti che in vario modo collaborarono con il teatro producendo scenografie e costumi: Bakst, Serov, Korovin, Benois, Ekster, Larionov, Gončarova, Tatlin, Malevič, ecc. ; poi il teatro più propriamente innovatore di Meirchol’d e Majakovskij. Il variegato mondo dell’espressione artistica e letteraria si misurò ancora di più nel procedere degli anni, anche durante la Rivoluzione d’Ottobre e oltre, dando luogo a movimenti, gruppi, e “scuole” in continua ricerca di un senso espressivo che si coinvolse in un più ampio dibattito politico. Questo fece, come noto, convivere avanguardia e realismo classico, tendenze entrambe implicate nel grande dibattito sul come avrebbe dovuto essere rappresentata la nuova realtà sociale e umana attraverso le arti. I dibattiti ampi e accesi vissero le contraddizioni del tempo con gli artisti tesi a rappresentare le istanze rivoluzionarie. Da qui la necessità di sottolineare nella mostra la crisi dell’arte in rapporto alla nuova società che si stava formando nella Russia Sovietica. Questo fino a quando, con un atto ufficiale annunciato il 24 aprile 1932 dalla “Pravda” il potere stabilizzato determinò una vera e propria arte di Stato che si manifestò con uno “stile” assolutamente estraneo tanto alle avanguardie quanto al realismo classico, producendo opere che vengono indicate come “realismo socialista”. Molti artisti, nel nuovo clima venutosi a creare, accolsero, dopo aver operato ai vertici dell’avanguardia il “nuovo stile”. Emblematico l’esempio di Malevič che dal Quadrato nero del 1913, uno dei vertici dell’avanguardia pittorica, nei primi anni Trenta sviluppò una pittura del tutto coerente a quanto imposto dal potere, producendo opere assolutamente figurative. Il tessuto della mostra, proprio per la natura del tema, tende a una omogeneità, anche se, tra altre, tutte importanti e mai viste nell’Europa occidentale, emergono alcune opere di particolare interesse e importanza. Tra queste i dipinti di Larionov (Il gallo, 1913, del periodo “raggista”); Gončarova (Autunno . Parco, 1909); le scenografie e i costumi teatrali di Leon Bakst, di Benuà, ecc. Per gli spettacoli dei Balletti Russi; Tatlin (Controrilievo, 1914); Rodčenko (alcuni dei suoi celebri fotomontaggi, 1923); Kandinskij (Autunno nei pressi di Murnau, 1908), Chagall (Sogno del mio paese natale, 1926) Malevič (Prima idea del quadrato nero,1913) Pestel’ (Composizione costruttivista, 1915) Klijun (Composizione suprematista), Popova (Architettura pittorica, 1916) Kandinskij (Composizione infinita, 1916); Falk (Donna in abito rosso, 1918) Inoltre le grandi tele “celebrative”, Youn (Il nuovo pianeta, 1921) Nikonov (L’entrata dell’armata rossa a Krasnoiarsk, 1923), Petrov-vodkin ( Morte del commissario, 1927) Gerasimov (Lenin alla tribuna, 1930); Brodskij (Lenin allo Smol’nij, 1930); Belussov (Kirov parla al Xvii congresso del Vkp, 1930); Brodskij (Stalin, 1933); Riažskij (La squadra di cambio “Stakanov”, 1937); Svarog (Stalin e gli altri membri del Politburo festeggiati da gruppi di giovani nel parco Gor’kij, 1939) Curiosità “sovrane” L’uovo di Fabergé del 1916, in acciaio, oro e diamanti, ultimo della serie delle uova, donato dallo zar alla zarina L’ultimo Diario della zarina, 1918, con annotate le estreme frasi prima dell’eccidio di Ekaterinburg Le scarpette da ballo di Nijnskij Le carte per caramelle “Stelle dell’armata rossa”, disegnata da Majakovskij I piatti “propagandistici” con la scritta: “Chi lavora mangia” Teiera disegnata da Malevič e sempre di Malevič le scenografie e i costumi per lo spettacolo costruttivista “Vittoria sul sole” Bozzetti e scenografie di Éjzenštéjn www. Palazzoducale. Genova. It . .  
   
 

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