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Notiziario Marketpress di
Martedì 17 Ottobre 2006 |
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AL TEATRO STREHLER LO SPETTACOLO NATO DALLE PAGINE DI UNO DEI ROMANZI PIÙ SUGGESTIVI DI DACIA MARAINI: LA LUNGA VITA DI MARIANNA UCRÌA VIAGGIO NELLA SICILIA DEL SETTECENTO
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Milano, 17 ottobre 2006 - Va in scena da martedì 31 ottobre a domenica 19 novembre al Teatro Strehler, La lunga vita di Marianna Ucrìa, per la regia di Lamberto Puggelli. Una storia ambientata nella Sicilia del Settecento, affascinante e decadente, è il cuore del romanzo che la Maraini scrisse nel 1990 e con cui vinse il Premio Campiello. Protagonista della vicenda è la Duchessa Marianna Ucrìa di Fontanasalsa, abusata bambina da uno zio e divenuta sordomuta per il trauma. Nel corso della sua lunga vita, la duchessa si sposa, diventa madre, conosce l’amore vero grazie alla passione di un giovane servitore, ma soprattutto, impara a leggere e a scrivere, vedendo così schiudersi davanti a sé gli inesauribili orizzonti della fantasia e della letteratura. Il grande successo del romanzo ha portato alla realizzazione dell’opera teatrale – l’adattamento è opera sempre di Dacia Maraini – andato in scena per la prima volta tredici anni fa. Un gioco dialettico fra chi guarda e chi è guardato. La novità del testo teatrale rispetto al romanzo sta nello sdoppiamento di Marianna, ora giovane che osserva se stessa invecchiata, ora anziana che rivolge lo sguardo sbalordito a una se stessa infantile e persa. Questo gioco di prospettiva mi ha permesso di mantenere qualcosa dello stile metaforico, ragionato, del romanzo. Mi ha permesso di “riferire” il pensiero della protagonista che è parte integrante del tessuto narrativo. Nel gioco dialettico fra chi guarda e chi è guardato, chi spia ed è spiato, si inseriscono gli altri personaggi, a momenti proiezioni di una storia familiare dalle molte stravaganze e distorsioni, a momenti fantasmi di una mente che riflette su di sé e sul mondo che la circonda. La signora madre che si è voluta morta per non morire e trascorre le giornate alla finestra guardando gli altri agire, con una ciotola di canditi in grembo, il tabacco da naso a portata di mano, il laudano pronto nel bicchiere. Il signor padre, affascinante uomo di mondo, un poco Casanova, un poco filosofo. È lui che regala alla figlia il necessario per scrivere (la tavoletta pieghevole, la boccetta dell´inchiostro, la penna, il sacchetto con la cenere). Il signor marito zio che concepisce l´amore solo come rapina, ma poi finisce per attirare la nostra comprensione, se non proprio la nostra simpatia, per il modo in cui è stato educato e le privazioni che ha subito. E la nonna Giuseppa, colei che insegnerà a Marianna a leggere e scrivere. Innocenza la cuoca, che con la sua presenza borbottante e premurosa, tinge di sé l´intera storia della famiglia Ucrìa. Il fratello, signor Abate Carlo intelligente e riottoso, il solo che tenti di capire Marianna e le riveli, senza volerlo, l´origine del suo mutismo. Le tre figlie di Marianna: la irrequieta Giuseppa, la soave Manina, l’aspra Felice. E Saro il bello, l´ambizioso e devoto servo che imparerà a scrivere per comunicare il suo amore. Sarà lui a rivelare a Marianna che il corpo di una mutola non è del tutto morto. Fila la selvaggia, che agisce secondo ataviche e feroci sentimenti di integrità familiare. E Peppinedda che pur di potere continuare a rubare, è disposta a dividere il marito con la padrona. Una ultima considerazione: l´uso del siciliano, lingua straordinaria per ricchezza, comunicatività, sensualità e fantasia, nel libro è stato limitato da questioni di comprensibilità. Nel testo teatrale è stato rafforzato e reso ancora più ritmico e pregnante. Non solo perché nasce in Sicilia, ma perché, con l´irrompere del dialogo sulla scena, la lingua parlata prevale su quella scritta e si fa corpo autonomo, con le sue leggi spaziali e temporali. Dacia Maraini www. Piccoloteatro. Org . |
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