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Notiziario Marketpress di Martedì 17 Ottobre 2006
 
   
  COME SI VALUTA LA RICERCA A BARI UN SEMINARIO TECNICO ORGANIZZATO DALL’ARTI, CUI HANNO PRESO PARTE GLI AUTORI DEL LIBRO BIANCO SU “LA VALUTAZIONE DELLA RICERCA”

 
   
  Valenzano, 17 ottobre 2006 - Presentato ieri mattina a Bari il Libro bianco su “La valutazione della ricerca”. Il volume, curato dal Consiglio Italiano per le Scienze Sociali e pubblicato da Marsilio, è stato illustrato nell’ambito di un seminario tecnico organizzato dall’Arti, da Alberto Silvani (Università di Milano), membro del gruppo di redazione del Rapporto. A discutere dei temi proposti dal Libro bianco, insieme a Gianfranco Viesti, presidente dell’Arti, sono intervenuti Michele Capriati, consigliere economico del Presidente della Regione Puglia, Riccardo D´agostino dell’Università di Bari, Bruno Maione del Politecnico di Bari, Giuseppe Moro del Nucleo di Valutazione Regione Puglia, Guido Pasquariello, presidente di Tecnopolis. Il processo di valutazione nel Libro bianco è stato analizzato nelle sue varie fasi e con una grande attenzione alle esperienze regionali, nazionali e comunitari e agli strumenti e ai metodi più generalmente utilizzati. Il tema della valutazione della ricerca è divenuto negli anni sempre più centrale: in questo una responsabilità fondamentale è da attribuire alla progressiva contrazione dei budget pubblici e privati riservati alla ricerca e allo sviluppo. Questo fenomeno, acuitosi a causa della crisi economica dell’ultimo quinquennio, ha prodotto l’esigenza di razionalizzare gli investimenti nel settore, cercando di individuare essenzialmente a monte quali siano i filoni di ricerca meritevoli di maggiori investimenti. Quello che emerge è l’esigenza di incardinare strutturalmente la valutazione della ricerca e delle politiche per la ricerca nel processo decisionale, perché nella maggior parte dei casi i risultati della valutazione disegnano i criteri di riferimento per l’allocazione degli investimenti. Nel dibattito seguito alla presentazione sono stati sviluppati temi di grande interesse per chi fa della valutazione il proprio lavoro, ma anche per quanti – ricercatori, studiosi, decisori politici – trovano negli esiti della valutazione un riferimento necessitato per la propria attività. Grande attenzione è stata posta sulla rilevanza della dimensione regionale della valutazione (Moro); sulla valutazione non solo dei progetti, ma anche dei soggetti che svolgono ricerca e sull’impatto delle politiche di settore (Capriati); sull’importanza della valutazione in itinere (D’agostino); sui requisiti della “buona ricerca” e cioè la qualità dei ricercatori e l’utilizzabilità dei risultati (Maione). Un interrogativo ha percorso trasversalmente il seminario: e cioè perché la cultura della valutazione in Italia sia molto scarsa. Probabilmente (Pasquariello), la ragione sta nella bassa attitudine alla progettazione, che caratterizza negativamente non solo l’attività dei produttori e degli utilizzatori di conoscenza, ma anche quella dei produttori di politiche. In questo, il nostro Paese ha molto da apprendere dall’esperienza comunitaria di gestione della programmazione della ricerca (i Programmi Quadro), che suggerisce di intrecciare politiche e programmi, bilanciare selezione e monitoraggio, associare competenze tematiche e competenze valutative. Nella convinzione che una valutazione che non produca cambiamenti di tipo organizzativo e culturale perde di efficacia propositiva e dà luogo a fenomeni “dannosi” di adattamento e burocratizzazione. .  
   
 

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