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Notiziario Marketpress di Martedì 17 Ottobre 2006
 
   
  NO AD UNA NUOVA "TASSA SUL MACINATO" PER LE RASSEGNE STAMPA

 
   
  Peacelink - 17 ottobre 2006 - Un gruppo missionario che raccoglie sul web articoli sulla guerra in Darfur. Un comitato di quartiere che vuole documentare uno scempio ambientale archiviando articoli della stampa locale. UnŽassociazione di persone colpite da una malattia rara che vuole mettere a disposizione di tutti una rassegna stampa sui progressi scientifici del settore. UnŽassociazione pacifista che vuole denunciare, con prove giornalistiche alla mano, crimini di guerra e violazioni dei diritti umani. A partire dal 3 ottobre tutti questi soggetti potrebbero essere costretti a pagare una "tassa sul macinato" alle associazioni degli editori per continuare a svolgere le loro attivitaŽ. La sorpresa arriva proprio dalla finanziaria dipinta come uno strumento di tutela dei "soggetti deboli", e che in realtaŽ eŽ servita anche a tutelare le lobby dellŽeditoria modificando per lŽennesima volta le norme diritto dŽautore in senso peggiorativo, limitando il diritto dei cittadini alla realizzazione di rassegne stampa, e penalizzando le forme di uso libero e gratuito dellŽinformazione giornalistica a fini culturali. Il centrosinistra sembra avere particolarmente a cuore questa normativa, dal momento che giaŽ nel 2000 la legge 248 ha ritoccato il diritto dŽautore e stabilito la galera per chi copia software ottenendo un generico "profitto", quindi anche per chi fa una copia personale risparmiando per il mancato acquisto. Fino ad allora le manette scattavano solamente per un conclamato fine di lucro, se la copia era fatta per guadagnare soldi a danno degli aventi diritto. Non eŽ facile trovare la disposizione che introduce il pizzo degli editori sulle rassegne stampa: per scovarla non basta leggere lŽintero testo della finanziaria, ma va esaminato lŽarticolo 32 del capo Ix del decreto legge 262 del 3 ottobre 2006, collegato alla finanziaria ed entrato giaŽ in vigore il 3 ottobre scorso. Chi riesce ad arrivare alla fine di questo labirinto giuridico scopre che il decreto modifica la legge sul diritto dŽautore allŽarticolo 65, stabilendo che "i soggetti che realizzano, con qualsiasi mezzo, la riproduzione totale o parziale di articoli di riviste o giornali, devono corrispondere un compenso agli editori per le opere da cui i suddetti articoli sono tratti. La misura di tale compenso e le modalità di riscossione sono determinate sulla base di accordi tra i soggetti di cui al periodo precedente e le associazioni di categoria interessate. Sono escluse dalla cooresponsione del compenso le amministrazioni pubbliche". In sintesi: se vuoi fare una rassegna stampa online o cartacea, devi pagare. Anche se la tua attivitaŽ eŽ senza fini di lucro, umanitaria o caratterizzata da una valenza culturale o sociale, devi versare comunque dei soldi. Soldi che per giunta verranno intascati dagli editori, e di certo non dai giornalisti che hanno scritto quegli articoli, pagati una tantum per la cessione dei loro diritti dŽautore alle testate per cui lavorano. Per capire la violenza di questo giro di vite in tutta la sua portata basta leggere la precedente formulazione dellŽarticolo 65, che condizionava le rassegne stampa alla sola citazione della fonte: "gli articoli di attualità di carattere economico, politico o religioso, pubblicati nelle riviste o nei giornali, oppure radiodiffusi o messi a disposizione del pubblico, e gli altri materiali dello stesso carattere possono essere liberamente riprodotti o comunicati al pubblico in altre riviste o giornali, anche radiotelevisivi, se la riproduzione o lŽutilizzazione non è stata espressamente riservata, purché si indichino la fonte da cui sono tratti, la data e il nome dellŽautore, se riportato". Questa vecchia formulazione secondo alcuni dava troppa libertaŽ ai cittadini senza dare un centesimo alle aziende editoriali che vogliono lucrare perfino sulle attivitaŽ non-profit. Ma i tre grandi colossi editoriali italiani che applaudono alla nuova legge (Rcs, Mondadori/fininvest e il gruppo Caracciolo/lŽespresso) ignorano che la citazione di un articolo su un blog o un sito web eŽ in realtaŽ una pubblicitaŽ gratuita per chi lo ha stampato, e che i cittadini sostengono giaŽ di tasca propria le imprese editoriali con i finanziamenti a pioggia della legge sullŽeditoria che premiano gli editori e gli stampatori di riviste associati a improbabili partiti e movimenti creati ad arte per scucire quattrini, come ha documentato unŽottima inchiesta di "Report" . Da piuŽ di dieci anni lŽattività del sito www. Peacelink. It ruota attorno alla possibilità di pubblicare articoli (oggi quasi 18mila), alcuni originali, altri tradotti da volontari, molti ripresi da varie fonti autorevoli, sempre e comunque menzionate e riportate per esteso. Testi che, sul nostro sito, hanno acquistato un valore aggiunto proprio percheŽ organizzati, tematizzati, catalogati e collegati tra loro grazie al lavoro di un gruppo costituito totalmente da volontari, dal presidente in giuŽ. Molto di questo materiale eŽ scomparso dai siti web delle testate che lo hanno pubblicato, e questo aggiunge al nostro lavoro di bibliotecari anche un importante ruolo di memoria storica delle lotte italiane e internazionali per la pace e il rispetto dei diritti umani. Che cosa accadraŽ al nostro lavoro gratuito e volontario moltiplicando le nostre migliaia di articoli per il pizzo che gli editori si apprestano a riscuotere senza alcun beneficio per i giornalisti? Quali saranno i costi da sostenere per un sito come il nostro? Quale saraŽ in futuro il clima e il tenore democratico di un paese in cui le realtaŽ di informazione alternativa saranno costrette a convivere con la spada di damocle di una possibile denuncia se vorranno esercitare il diritto di citare, analizzare, catalogare o contestare articoli di fonti esterne senza dover pagare una tassa ingiusta? Quale saraŽ il destino di tutte le iniziative che cercano di affrontare la complessitaŽ e la ridondanza dellŽinformazione attraverso un paziente lavoro di tematizzazione, catalogazione e raccolta del meglio che lŽinformazione tradizionale eŽ in grado di produrre? In che modo una tassa sullŽesposizione di materiale pubblico incideraŽ sul diritto a "cercare, ricevere e diffondere informazioni, attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere" stabilito a chiare lettere dalla dichiarazione universale dei diritti dellŽuomo? Le risposte a tutte queste domande dovranno arrivare da un governo che si dichiara pubblicamente "amico dei deboli" e di nascosto produce cavilli giuridici a favore degli editori, il governo amico del volontariato che vuole estorcere soldi perfino alle associazioni non-profit, il governo amico della cultura che mette freni alla libera circolazione dei saperi, il governo vicino ai cittadini che in realtaŽ vuol premiare aziende giaŽ ben foraggiate e avvinghiate a due mani alle generose mammelle dello stato. Di fronte a tutto questo, al di laŽ di ogni schieramento politico e ideologico, diciamo che il buon senso, la civiltaŽ e lŽamore per la cultura e la diffusione dei saperi che dovrebbero muovere ogni essere umano, a cominciare dai politici, ci impediscono di tacere e ci obbligano ad una netta presa di posizione. Per questa ragione un gruppo di volontari dellŽassociazione Peacelink ha realizzato un appello (pubblicato allŽindirizzo: http://www. Peacelink. It/rassegnestampa ) per dare alle persone di buona volontaŽ la possibilitaŽ di conoscere quanto sta accadendo e prendere posizione in merito decidendo se schierarsi a difesa di un ingiusto profitto o dalla parte del diritto alla libera circolazione delle informazioni. In questo appello si chiede al governo di fare un passo indietro rispetto a questo frettoloso decreto legge. Ripristinare il diritto alla rassegna stampa tax-free, eŽ solo il primo, doveroso passaggio per ridiscutere in seguito tutte le questioni che attengono la revisione della legge sul copyright, e le tematiche connesse, durante il prossimo Forum sulla Internet Governance . La cultura eŽ una cosa seria, non lasciamola in mano ai contabili dei gruppi editoriali. Associazione Peacelink http://italy. Peacelink. Org/mediawatch/articles/art_18982. Html .  
   
 

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