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Notiziario Marketpress di Mercoledì 18 Ottobre 2006
 
   
  ALZHEIMER: L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE: DOTT. GIUSEPPE DI FEDE, DIRETTORE SANITARIO IMBIO, MILANO

 
   
  Milano, 18 ottobre 2006 - Scegliere di sottoporsi a questo test genetico rappresenta una presa di coscienza verso se stessi, un’opportunità per migliorare il proprio stato di salute e la qualità di vita. “Chi decide di eseguire un test genetico per la valutazione del proprio rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer” dichiara il dott. Giuseppe Di Fede, “sta compiendo un passo in direzione della prevenzione. Vivere a lungo è infatti un’opportunità vuota di senso se alla quantità di anni non si associa la possibilità di vivere una vita di qualità, in autonomia fisica e psichica. ” Chi deve sottoporsi al test? Il test genetico si rivolge ad un segmento di popolazione di età compresa tra i 40 anni e i 75 anni. La vera prevenzione si realizza tra i 40 ed i 65 anni, periodo in cui se è presente il rischio genetico di sviluppare la patologia, è alta la possibilità di bloccarne lo sviluppo, attuando protocolli e percorsi diagnostici, terapeutici e preventivi. “Tra i 50 e i 65 anni è ancora possibile instaurare una terapia medica adeguata per rallentare la manifestazione della patologia, ma, in questo caso, non si può parlare di prevenzione ma di diagnosi precoce di Demenza o pre-Demenza. ” Il test genetico ha una indicazione mirata verso quelle persone che hanno una familiarità per M. A. Con parenti stretti, padre, nonno, cugini, zii, ma si rivolge anche a tutti coloro che vogliono prendere coscienza del proprio stato di salute per poterlo mantenere o migliorarlo. Il referto “Eseguire un test genetico è una scelta libera e personale” afferma il dott. Di Fede “che in genere, però, vede coinvolte sia la persona che si sottopone al test, sia la famiglia. Infatti, soprattutto in caso di referto che indichi rischio elevato a sviluppare la malattia, la famiglia acquista un ruolo importante di sostegno nelle fasi di follow up e di coinvolgimento dell’adottare stili di vita preventivi. La partecipazione è spesso così importante che tutti i famigliari di un soggetto ad elevato rischio iniziano percorsi di prevenzione, favorendo quindi lo svilupparsi di una cultura di promozione della salute”. Il referto personalizzato contiene una determinazione del profilo di rischio pro infiammatorio associato al Decadimento Cognitivo e alla Demenza Senile, espresso in rischio Basso, Medio, Alto. Questa classificazione indica la probabilità di contrarre Decadimento Cognitivo e M. A. Il referto è semplice da comprendere, non necessita di un genetista per la sua lettura, ma di un medico che conosca i passi e i protocolli da mettere in atto, quali esami richiedere e quali percorsi preventivi attuare. In questo momento, il test si esegue presso l’Istituto di Medicina Biologica di Milano, dove il dott. Di Fede e la sua equipe, sono in grado di leggere il referto, mettere in atto le misure di diagnostica e terapia, valutare gli esami ematici e strumentali specifici, consigliare il percorso preventivo e gli stili di vita da modificare. Cosa fare in caso di rischio medio o alto? “Non si deve pensare che il test genetico crei malati o situazioni di vita da malati. Anche nei casi di rischio medio o alto gli esami diagnostici si effettuano una volta l’anno, proprio come sottoporsi ad un normale check up”. Gli esami che rientrano nel protocollo annuale sono: - la Tomografia Computerizzata dell’encefalo, - valutazione neurocognitiva, - determinazione dei fattori favorenti l’infiammazione, Ogni valutazione viene accompagnata da un’accurata anamnesi per determinare la presenza o meno di demenza o decadimento cognitivo nei familiari, controllo dello stile di vita, dell’attività fisica e dell’alimentazione, e se necessario vengono consigliati anche controlli per la determinazione di eventuali incompatibilità alimentari. Importante è la determinazione dello stress ossidativo e del conseguente danno cellulare e per questo motivo, sempre se necessario, si introdurranno dei nutrienti e antiossidanti cellulari specifici e personalizzati, oltre ad una terapia medica appropriata. Qualche consiglio pratico per ridurre il rischio di decadimento cognitivo? “Studi pubblicati sulla rivista Neurology del 2006, hanno messo in correlazione obesità e decadimento cognitivo” spiega il dott. Di Fede “indicando, indirettamente, quali stili di vita adottare. I protocolli che applichiamo dopo aver effettuato il test genetico vengono personalizzati in base a molteplici fattori; in generale è possibile dire che ridurre il peso e quindi la massa grassa corporea favorisce sicuramente la riduzione del rischio di decadimento cognitivo, anticamera della Ma. L’attenzione all’alimentazione è quindi importantissima: integrare la propria dieta con cibi ad alta concentrazione di sostanze antiossidanti (ad esempio il resveratrolo contenuto nel vino – non più di 2 bicchieri al giorno- e gli anticianosidi contenuti nel mirtillo), prediligere cibi a basso indice glicemico ed in caso di difficoltà a perdere peso sottoporsi al test delle intolleranze alimentari in grado di determinare quali cibi siano più datti a favorire il dimagrimento. La sedentarietà è assolutamente controindicata per tutti ma in particolar caso per chi ha un rischio anche basso di sviluppare la malattia di Alzheimer. L’esercizio fisico consigliato prevede almeno 40 minuti di passeggiata al giorno a cui vanno associati comportamenti “sani” quali l’astensione al fumo. Anche la vita sessuale condotta con regolarità, si annovera tra gli stili di vita preventivi del decadimento cognitivo. Inoltre, controllare il colesterolo e la glicemia nel sangue, valutare lo stress ossidativo cellulare e i valori dell’acido arachidonico fattori pro infiammatori che sono alla base di molteplici malattie infiammatorie e degenerative, in particolare a carico delle cellule del sistema nervoso. ” Se tali comportamenti preventivi vengono adottati nella fascia d’età in cui è ancora possibile parlare di prevenzione precoce (40-50 anni) è possibile far rientrare e quindi contenere il rischio di decadimento. .  
   
 

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