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Notiziario Marketpress di Mercoledì 18 Ottobre 2006
 
   
  LA CRISI DEI GRANDI CENTRI DI RICERCA INDUSTRIALE : UN PERICOLO PER LA COMPETITIVITA´ DEL PAESE IL GRIDO D´ALLARME LANCIATO A MILANO DAI DIRETTORI DEI GRANDI CENTRI D´ECCELLENZA DELLA RICERCA INDUSTRIALE

 
   
  Milano, 18 ottobre 2006 – Se non si interverrà a breve a sostenere strutture e relative risorse, progetti e professionalità nell´ambito della ricerca industriale in grado di dialogare fattivamente con l´eccellenza scientifica, le conseguenze andranno ben oltre i posti di lavori degli addetti che in Italia operano nei pochi grandi Centri di ricerca industriale ormai rimasti. Infatti questi Centri costituiscono un serbatoio insostituibile di tecnologie, know-how e risorse umane di alto livello tecnico-scientifico, da cui tradizionalmente attingono anche le piccole-medie imprese. La decadenza di queste "abbazie della tecnologia italiana" può essere uno dei fattori per portare la competitività tecnologica del sistema industriale italiano verso un reale Medio-evo, ovviamente con le dovute eccezioni. E´ questo il rischio che Airi – Associazione italiana per la ricerca industriale – vuole scongiurare e che ha prospettato oggi a Milano nel corso di una conferenza stampa cui hanno preso parte i direttori di alcuni dei principali grandi Centri di ricerca italiani. Per invertire questo pericoloso trend occorrono interventi legislativi e risorse finanziarie per stimolare un rilancio di queste strutture e un loro ruolo più determinante nella politica a favore della competitività che il Paese deve intraprendere. "Il nostro Paese vive da anni un forte ridimensionamento e contrazione delle strutture industriali di ricerca, specialmente di quelle più grandi orientate a progetti di medio-lungo termine" ha ricordato il prof. Renato Ugo, Presidente Airi. "Tutto ciò ha generato una progressiva perdita di know-how tecnologico di alto livello, con forti ripercussioni sulle capacità di dialogo tra Centri di eccellenza industriali e pubblici e tra mondo universitario ed imprese oltre che sulla competitività del sistema produttivo, incluse le piccole-medie aziende che ricavano da queste strutture, risorse umane molto preparate e know-how" è stato ricordato nel corso dei lavori. Per fare fronte a questa pericolosa deriva arrivata ormai quasi ad un punto di non ritorno, i cui effetti colpiscono il tessuto vitale delle grandi ma anche delle medie e piccole imprese, l´Airi - Associazione italiana per la ricerca industriale – ha predisposto ipotesi legislative volte a dare nuovo stimolo e supporto stabile anche finanziario alla capacità della ricerca dei grandi Centri industriali di ricerca che operano a medio-lungo termine anche con attività in "out-sourcing" per terzi. In particolare, secondo l´Associazione presieduta dal Prof. Renato Ugo, occorre fornire a questi Centri di ricerca industriale la possibilità di essere equiparati alla ricerca pubblica per le varie forme di defiscalizzazione delle relative attività di ricerca svolte per strutture industriali e di usufruire di forme di finanziamento a fondo perduto ben definite e per progetti strategici per il Paese. "Corriamo il rischio che dopo aver ridimensionato il tessuto della ricerca sviluppato negli anni `60/´70 dalle grandi imprese, questa crisi produca effetti sulle ultime grandi strutture di ricerca industriale e che queste vengano ridotte a dimensioni minime o peggio ancora vengano chiuse, come è avvenuto in molti casi negli anni ´90 e anche all´inizio di questo secolo, o che le industrie possano intraprendere scelte d´investimento che portino a prediligere la collocazione di questi Centri in paesi e sistemi alternativi al nostro". Ogni anno vengano investiti in progetti di ricerca industriale circa 8. 000 milioni di Euro, con un totale di 68. 000 addetti. Questi dati collocano ormai il nostro Paese agli ultimi posti tra le nazionali industrialmente più avanzate. .  
   
 

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