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Notiziario Marketpress di Lunedì 04 Dicembre 2000
 
   
  "BIOTECNOLOGIE? SI NO QUALE CIBO PER LA SALUTE"

 
   
  Milano 4 dicembre 2000 - Si è svolto nella Sala Convegno Cariplo venerdì 1 dicembre 2000 un convegno di attualità sulle biotecnologie nel corso del quale il prof Luciano Pecchiai, docente di anatomia patologica e primario dell´ Ospedale dei Bambini " Vittore Buzzi" di Milano ha tenuto una relazione sull´argomento. Di seguito ne è stata riportata una sintesi. E´ fuor di dubbio, che le biotecnologie fanno parte dell´attuale progresso tecnologico, che sarebbe assurdo contrastare, perché questo progresso fa parte della storia dell´umanità, Tuttavia molti sentono l´esigenza, che di fronte a un evento assolutamente nuovo sono necessario alcune garanzie, secondo il cosiddetto "principio di precauzione". Quindi prima di dare via libera alla produzione e al consumo di organismi geneticamente modificati sarebbe necessario escludere ogni ragionevole dubbio su eventuali danni per la salute e per l´ambiente. E´ stato questo il punto di vista delle Nazioni europee al recente Summit di Montreal in contrapposizione a quello degli Stati Uniti e del gruppo di Miami (Canadà, Argentina, Australia, Cile e Uruguay), al quale si è poi aggiunto il Messico, la Gina e il Giappone. Questi Paesi manifestano indifferenza nei confronti dei paventati rischi per l´ambiente e la salute, perché questi rischi sono considerati irrilevanti, anche se teoricamente possibili. Questa indifferenza è essenzialmente dovuta a tre ragioni: 1°) perché il transgenico fa parte dell´evoluzione scientifica e del corso ineluttabile della storia e quindi non può essere respinto come principio con degli slogan tipo "Frankenstei food"; 2°) perché di fronte a qualsiasi proposta nuova vanno valutati rischi e benefici e i benefici certi sarebbero superiori ai danni, per ora soltanto ipotetici 3°) perché l´umanità nella sua storia millenaria si è dimostrata in grado di assuefarsi alle più diverse modificazioni ambientali e alimentari. Affrontando il problema del transgenico è innanzitutto importante una precisazione: Nell´ambito delle biotecnologie vanno separate quelle che intervengono nel campo medico farmacologico da quelle, che operano nel campo agro-alimentare, che è l´oggetto del Convegno. E´ quindi fuor di luogo enfatizzare le prospettive del transgenico in senso medico, che nessuno vuole negare, per giustificare l´impiego delle biotecnologie agronomiche e zootecniche" Un´altra precisazione assolutamente fondamentale da un punto di vista scientifico è che per qualsiasi ricerca sperimentale deve essere previsto un testimone, per poter attuare un confronto. Quindi, per poter eseguire una corretta indagine epidemiologica, cioè per poter verificare un eventuale incremento di alcune patologie, o la comparsa di malattie nuove, correlabili a quella, che potrà essere definita come la "patologia della civilizzazione transgenica" è necessario che in Europa alcune nazioni non siano coinvolte nell´alimentazione transgenica. Dal momento che in Italia l´opinione pubblica è per lo più contraria agli Organismi geneticamente modificati e anche in Francia, Germania e Austria vi sono notevoli perplessità, potrebbero essere questi Paesi i testimoni nei confronti del transgenico. In ogni modo potrebbe bastare anche la sola Italia. Fatte queste due premesse, lo scopo di questo intervento è dimostrare, che vi sono già dati scientificamente certi per affermare che il transgenico è dannoso per l´ambiente e la salute, così che eventuali benefici economici dovrebbero essere considerati irrilevanti e comunque non determinanti Pur dimostrando questi danni è molto probabile, che l´umanità di fronte al dilagare del transgenico raggiungerà una assuefazione, anche se sarà inevitabile, che i più labili e i più deboli, non essendo in grado di adattarsi, saranno, almeno in parte, eliminati. Danni per l´ambiente - Tra i tanti dubbi sui danni per l´ambiente da parte degli organismi geneticamente manipolati (Ogm), ne possono essere ricordati almeno due, che rappresentano sicure certezze: 1) L´azoto atmosferico fissato nel terreno, sotto forma di opine, dal ginestrino transgenico, che è una leguminosa, si rivela una sostanza azotata abnorme, tanto da scatenare una flora batterica, che la distrugge, considerandola una sostanza estranea, a guisa di una reazione di rigetto. 2) Ii veleno del Bacillus Thuringensis, i cui geni sono stati introdotti nel mais per difenderlo dal suo patogeno, la piralide e il veleno dello scorpione i cui geni sono stati introdotti nel riso e in altri vegetali per difenderli dai loro patogeni si diffondono attraverso l´apparato radicale della pianta nel terreno circostante avvelenandolo . Danni per la salute del consumatore: le intolleranze alimentari - Oltre al rischio di assuefazione ad alcuni antibiotici, usati come test nei prodotti transgenici e quello dell´eventuale allergia, che, se riscontrata fa subito escludere quel prodotto, il rischio certo è quello di una intolleranza. Sul rischio intolleranza vi è accordo anche da parte delle multinazionali depositarie dei brevetti sul transgenico, che però, ovviamente, ne minimizzano l´insorgenza, spostandola nel tempo. E´ infatti noto, che per l´insorgenza di una intolleranza di fronte a un alimento nuovo, cioè mai assunto prima, e gli alimenti transgenici sono alimenti nuovi, sono necessari anche parecchi anni. Valga a questo proposito l´esempio di intolleranza al kiwi, al mango e alla papaia, che si sta generalizzando dopo più di 10 anni dalla loro introduzione in Italia. Poiché una intolleranza a un alimento nuovo insorge tanto più facilmente nei primi anni di vita, nell´Unione Europea è stata emanata una Direttiva, recepita anche in Italia col D. P. R. 128/99 del 7 aprile ´99" che stabilisce il divieto di dare alimenti transgenici ai lattanti e ai bambini fino a 3 anni. Poiché questo divieto è chiaramente finalizzato a evitare l´insorgenza di intolleranze alimentari è evidente, che questo rischio non rappresenta una ipotesi, ma una certezza. Ne deriva di conseguenza che, per evitare l´insorgenza di un contenzioso, come nel caso delle sigarette con richieste senza fine di danni, sulle confezioni di alimenti transgenici, destinati al consumatore comune, dovrebbe comparire la dichiarazione; "Alimento transgenico con rischio di intolleranza. Da non dare ai bambini fino a 3 anni, ai sensi del D. P. R. 128/99" Questo affinchè le scelte del consumatore possano essere responsabili e non soltanto del consumatore. Sembra infatti ovvio, che anche le Istituzioni dovrebbero rispettare il D. P. R. 128/99, nel senso che ai bambini degli asili nido e ai bambini ricoverati nei reparti pediatrici della prima infanzia dovrebbe essere escluso l´uso degli alimenti transgenici, compresi i loro derivati. A questo punto deve essere chiarito un equivoco suscitato dalle multinazionali del transgenico, che pur riconoscendo, ovviamente, che il Dna e le proteine correlate sono diverse rispetto a quelle dell´ organismo naturale, hanno introdotto,per i derivati, il concetto di "sostanziale equivalenza". Mi riferisco alla lecitina da soia transgenica, allo sciroppo di glucosio e all´amido da mais transgenico e anche all´olio da mais transgenico, cioè i derivati, che avendo subito un processo di estrazione e raffinazione non dovrebbero contenere ne Dna, ne proteine geneticamente modificate, Va precisato, che il concetto "sostanzialmente equivalente" si riferisce all´aspetto nutrizionale, perché da un punto di vista biologico, tutto l´organismo transgenico e quindi tutte le sue componenti in protidi, lipidi e glucidi e non soltanto il Dna sono sostanzialmente diversi. Quindi anche per i derivati dovrebbe essere imposta la dichiarazione "da soia transgenica", "da mais transgenico" e così via. L´intolleranza al glutine (celiachia) e il frumento Ogm - A ulteriore dimostrazione, che il rischio di intolleranza alimentare non è una ipotesi, può essere ricordata l´intolleranza al glutine del frumento, che caratterizza la "celiachia". E´ noto, che qualche decennio fa nasceva 1 bambino celiaco ogni 1. 000-2. 000 nati. Ora, via via siamo arrivati a 1 caso ogni 150-100 nati. E la frequenza sta ancora aumentando. In queste decenni il frumento originario è stato geneticamente modificato con varie tecniche ed incroci, aumentando il numero dei cromosomi, da diploide a tetrarploide ed esaploide (8-32-48 cromosomi ) per aumentare la grandezza della spiga e quindi la resa per ettaro. Poi, per evitare l´allettamento per il vento e la pioggia il frumento è stato ulteriormente modificato geneticamente, nanizzandolo. E ora è intervenuta la tecnologia transgenica per renderlo resistente ai suoi patogeni e alle erbe infestanti e si sta tentando di fargli acquisire la capacità delle leguminose di fissare l´azoto atmosferico, così da autofertilizzarsi. E l´intolleranza al frumento continuerà ad aumentare, vulnerando il fondamento della nostra civiltà: la civiltà del cereale. Conclusioni - E´ ormai generalizzato il convincimento, che le ricerche in base alle quali negli Stati Uniti è stata dichiarata I1innocuità del transgenico, sono insufficienti. Per dimostrare una volta per tutte, se il transgenico è o no dannoso per l´ambiente e la salute, la ricerca eubiotica propone il seguente programma: 1°) Dimostrare nelle erbe spontanee ammendanti-infestanti, nei funghi e nelle coltivazioni subentranti la presenza della tossina del bacillus Thuringensis e del veleno dello scorpione, liberati nel terreno dall´apparato radicale del mais e del riso transgenico. 2°) Attuare negli animali da esperimento il cosiddetto "test del nonno", che sarebbe più corretto definire "test della nonna", prolungando Ia, ricerca per almeno 3 generazioni, così da disporre della fase di gravidanza di 3 generazioni e quindi di 3 fasi embrionali-fetali. 3°) Valutare le ripercussioni negative delle modificazioni del Dna nucleare nei confronti del Dna mitocondriale citoplasmatico. In particolare andrebbe studiato il Dna mitocondriale di ovociti di animali transgenici o ad alimentazione transgenica. 4°) Studiare il Dnamitocondriale delle cellule del latte "umano" prodotto dalle vacche "umanizzate". E´ umano o vaccino ? 5°) Studiare il Dna mitocondriale dei maiali "umanizzati" da utilizzare per xenotrapianti. Poiché è ovvio, che nei maiali umanizzati la modificazione riguarda soltanto il Dna nucleare, vi è il rischio, che il Dna mitocondriale del maiale introdotto nell´uomo si possa comportare come un "cavallo di Troia" per aprire le porte al virus influenzale del maiale. Non si dimentichi la "spagnola" del 1918. Poiché queste ricerche, che sono fondamentali da un punto di vista scientifico non sono mai state fatte dalle multinazionali detentrici dei brevetti, è di tutta evidenza la superficialità antiscientifica della dichiarazione di innocuità del transgenico, da parte della F. D. A. Americana. .  
   
 

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