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Notiziario Marketpress di Venerdì 15 Dicembre 2000
 
   
  IL RAZZISMO DEGLI ITALIANI EMERGE A TAVOLA AFFEZIONATI DI PASTA, PIZZA E CAFFÈ I PIÙ INTOLLERANTI DEL MONDO

 
   
  Milano, 15 dicembre 2000 Il grado di intolleranza? Adesso si misura a tavola. Non potete fare a meno di pasta, pizza e caffè ? Allora potreste essere dei potenziali razzisti. Gli italiani, infatti, risulterebbero il popolo più intollerante del mondo: l´eccessiva abitudinarietà infatti sedimenta atteggiamenti che possono sfociare nel razzismo vero e proprio. La clamorosa bocciatura emerge da un´indagine di Viaggiare. It www. Viaggiare. It , il primo sistema integrato di offerta one stop shop online/offline dedicato al turismo ed ai viaggi, realizzata da un pool di ricercatori che hanno costruito e sottoposto un questionario/test ad oltre 4000 persone di diversa nazionalità. Risultato: gli italiani (a tavola, ma non solo) hanno il grado più basso di adattabilità e di apertura di fronte al diverso e al nuovo. E mentre i migliori risultano, a sorpresa, i Giapponesi, noi veniamo superati pure dal popolo considerato più sciovinista di tutti, i Francesi. "Abbiamo commissionato e proposto il test - afferma Paola Gonella, responsabile marketing di Viaggiare. It - per capire l´attitudine alla tolleranza nei confronti degli altri popoli e delle altre culture partendo dall´atteggiamento nei confronti del cibo e dalle abitudini alimentari in genere, e si articola in una serie di domande che vanno dalla conoscenza dei piatti e dei cibi stranieri alle cose di cui non si può fare a meno di mettere in valigia al momento della partenza per l´estero, dal tipo di alimentazione che si segue quando si è lontani dal proprio paese al grado di curiosità nel provare i piatti di tradizioni gastronomiche diverse dalla nostra. " Sei italiani su dieci: neanche un giorno senza pasta Secondo quanto pubblicato su www. Viaggiare. It il 65% dei nostri connazionali che si sono sottoposti al test ha dichiarato di non poter rinunciare alla pasta neanche per un giorno alla settimana; tra gli intervistati non italiani non si riscontra nessuna percentuale così alta di fedeltà assoluta ad un piatto. I Giapponesi possono benissimo fare a meno del sushi (solo un terzo, il 35% se ne dichiara inseparabile). Gli Americani che eleggono il pollo fritto a loro piatto preferito non si fanno neppure troppi problemi: solo il 22% dice di doverne mangiare almeno cinque o sei volte alla settimana. Gli Inglesi, considerati abitudinari e tradizionalisti, non sono poi così rigidi quando si tratta di cibo. L´unico legame cui il 25% dichiara di non saper fare a meno è con il porridge, il budino di cereali da consumarsi di prima mattina. I Tedeschi senza birra ? Vivono benissimo. Solo uno su tre (31%) a tavola afferma che non berrebbe nient´altro, mentre i Francesi non sembrano essere legati a doppio filo a nessun piatto: solo il 5% ha affermato di non resistere senza formaggi e vino patrio. La tavola straniera ? Per l´italiano medio è "sporca o disgustosa" Ancora più significativo il tipo di reazione che gli italiani hanno di fronte a piatti e sapori diversi dai loro e rilevato dall´indagine. Solamente un italiano su cinque, infatti, si dimostra interessato alle tradizioni e alle culture gastronomiche degli altri paesi. Coloro che rifiutano a priori anche l´odore di ogni piatto esotico o non immediatamente riconoscibile sono il 25% degli italiani. Si tratta della frangia più estrema di intolleranti, i veri razzisti della tavola. Atteggiamenti simili, ma meno estremi, quelli di coloro che, invece, confessano di provare regolarmente, quelle volte che si siedono a una tavola non italiana, un atteggiamento di disgusto: sono il 32%, in pratica un italiano su tre di fronte a un piatto di sushi, a un´insalata greca o a un kebab turco accusa veri e propri sintomi di nausea. Le ragioni di questi veri e propri intolleranti della tavola ? <<Sono posti sporchi>>, <<non saprei cosa ci mettono dentro>>, <<dobbiamo mangiare e difendere la cucina italiana>>, <<gli stranieri non sanno cucinare>>. Chi si muove, invece, in un atteggiamento di regolare diffidenza rispetto alla cucina e ai piatti stranieri oscilla attorno al 23%. Quanti all´opposto mantengono un posizione di apertura e curiosità nei confronti dei sapori e degli aromi diversi dai propri sono solo il 17% degli italiani. Sono coloro che costituiscono i clienti delle migliaia di ristoranti etnici aperti ormai in tutta Italia e che una volta all´Estero non vanno necessariamente in pizzerie e ristoranti italiani. Infine, gli entusiasti, quelli che si sono sostanzialmente convertiti all´esterofilia a tavola, che sono il 6% degli italiani. Dal sudamerica all´Estremo Oriente italiani a caccia di cucina made in Italy Cibi speziati, strani piatti elaborati, menù illeggibili: per gli italiani in viaggio il nutrirsi diventa un vero incubo. Molto meglio le pizzerie e le trattorie tipiche italiane, che ormai si trovano disseminate ai quattro angoli del globo. Ecco allora che il 64% dichiara categorico che almeno due o tre volte alla settimana, in qualsiasi Paese si trovi, <<alla cucina italiana non ci rinuncia>>, e non solo per questione di sapori famigliari, ma anche per l´ostacolo della lingua. Due su tre confessano infatti che il più grave imbarazzo nei ristoranti locali è <<non capire cosa ci sia scritto sul menù>>. La cucina locale viene accettata solo dal 25% purché il pasto venga consumato in ristoranti lussuosi dove ci sia qualche garanzia in più in fatto di igiene. <<Non guasta poi che i camerieri sappiano spiegare in italiano la composizione dei vari piatti>>. Da segnalare altresì quel 22%, in particolare giovani sotto i 30 anni, che si dicono fedeli frequentatori di fast food. Come afferma uno tra coloro che si sono sottoposti al test: <<in qualunque angolo del mondo mi trovo so che mangio un hamburger di carne con una foglia di insalata>>. Potere della globalizzazione e solo qui gli Italiani vengono superati dagli altri. Americani, Tedeschi e Russi all´estero mangiano nei fast food in percentuali che vanno dal 31 al 38% dei casi. Gli Inglesi e gli Svizzeri nel 28%. Tornando al "bel paese" è solo un esiguo 12% a dichiarare di andare alla ricerca dei locali più caratteristici e dei posti dove solo le persone del luogo vanno a mangiare. Italiani in viaggio: in valigia pasta e caffettiera prendono il posto di guide e dizionari Non parliamo, infine, di quando si tratta di fare le valigie. Specchio decisivo per capire il grado di aprtura gastronomica dei nostri connazionali. Alla domanda <Cosa non dimenticherebbe mai di mettere in valigia prima di partire per l´Estero?> le risposte date al test pubblicato da Viaggiare. It rappresentano già un indice di poca apertura verso il diverso. Gli Italiani sono infatti gli unici al mondo capaci di mettere in valigia uno o due chili di pasta, preferibilmente spaghetti, (23%), e per il 18% diventa fondamentale non dimenticare a casa la caffettiera per la moka. Persino una o due bottiglie di vino (16%) risultano più importanti di mappe, guide e dizionari della lingua locale, scelti solo da un Italiano su dieci (11%). Il 31%, infine, si preoccupa poi di controllare di non aver dimenticato la macchina fotografica. È anche il caso di dire "Italiani popolo di mammoni", visto che il 6% degli intervistati non rinuncerebbe mai di mettere in valigia la foto di "mammà".  
   
 

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