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Notiziario Marketpress di
Giovedì 19 Ottobre 2006 |
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ELETTROSHOCK, NECESSARIO UN CONSENSO ANCORA PIÙ INFORMATO ´E´ UN PASSO AVANTI NELLA TUTELA DEI DIRITTI DEI PAZIENTI PIÙ FRAGILI E VULNERABILI´
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Firenze, 19 ottobre 2006 - Non un semplice adempimento burocratico, che si esaurisce nella compilazione di un modulo, ma uno strumento che tuteli realmente i diritti e la personalità del paziente, della sua autonomia di scelta, del rispetto della sua dignità e del suo vissuto. Una procedura che contempli colloqui approfonditi, spiegazioni chiare ed esaustive, e la certezza che il paziente abbia compreso il suo diritto di accettare o rifiutare il trattamento. Così dovrà essere il consenso informato per quanto riguarda l´elettroshock, secondo le ´Linee di indirizzo per l´informazione, la partecipazione e il consenso della persona sottoposta a terapia elettroconvulsivante´ approvate dalla giunta. "In considerazione della particolarità di questa terapia, e delle controversie ancora esistenti all´interno della comunità scientifica – chiarisce l´assessore al diritto alla salute Enrico Rossi – abbiamo ritenuto di dover dedicare un´attenzione ancora maggiore alla procedura del consenso informato. Ci sembra comunque un passo avanti nella tutela dei diritti dei pazienti, soprattutto di quelli più fragili e vulnerabili, come lo sono quelli che vengono sottoposti a questa terapia". La Tec (terapia elettroconvulsivante) è un trattamento utilizzato nella cura della depressione grave, degli episodi maniacali gravi e della catatonia, in quei casi in cui le altre terapie non hanno avuto effetto, o hanno controindicazioni, o la situazione clinica del paziente è tale da porre in serio pericolo la sua vita. Non ci sono dati certi sul suo meccanismo d´azione, e ancora oggi sulla sua efficacia si registrano pareri discordanti tra gli specialisti. In Toscana, la Tec viene fatta solo nella clinica psichiatrica dell´Università di Pisa diretta dal professor Giovanbattista Cassano, l´unica autorizzata: circa 100 trattamenti l´anno, il 30% a pazienti toscani, il 70% a pazienti provenienti da fuori regione. "E´ un´omissione non fare l´elettroshock a un malato grave che ne ha bisogno – dichiara il professor Cassano – La Tec è comunque una terapia che non si può fare a tutti". La Toscana aveva disciplinato la Tec e gli altri interventi di psicochirurgia (lobotomia prefrontale e transorbitale, ecc. ) con la legge 39 approvata dal Consiglio Regionale il 28 ottobre 2002, con la quale si ponevano molti limiti al ricorso alla Tec, e si bandivano tutti gli altri interventi di psicochirurgia. Nel novembre 2003 la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittimi alcuni articoli della legge, con la motivazione che il legislatore non può entrare nel merito delle pratiche mediche. Dalla ´censura´ della Consulta si salvava l´articolo 4 della legge, quello relativo a ´monitoraggio, sorveglianza e valutazione´. E da qui è ripartito il lavoro. Nel 2004 una delibera di giunta ha istituito un Comitato per la valutazione ed il monitoraggio degli interventi di terapia elettroconvulsivante. Il Comitato, molto esteso e rappresentativo, composto da medici di medicina generale, psichiatri, psicologi, difensore civico, Tribunale dei diritti del malato, sta lavorando su due fronti: il monitoraggio (un gruppo di lavoro esaminerà le cartelle cliniche dei pazienti egli ultimi due anni); e la stesura, appunto, delle linee guida sul consenso informato. Secondo le indicazioni degli esperti, il paziente dovrà essere informato personalmente, con un linguaggio chiaro e comprensibile; gli dovranno essere spiegate le ragioni cliniche del trattamento, i benefici e i rischi prevedibili; ogni possibile alternativa. Dovrà essergli spiegato dettagliatamente lo svolgimento della terapia, il numero massimo di trattamenti, gli effetti collaterali. E dovrà essergli chiarito il suo diritto a ritirare il proprio consenso al trattamento in ogni momento il paziente lo ritenga opportuno. La terapia elettroconvulsivante potrà essere attuata solo dopo che il paziente avrà accordato il proprio consenso informato espresso in forma scritta, datato e controfirmato dal paziente stesso e dallo psichiatra responsabile della cura. "Alla base di queste linee di indirizzo – spiegano gli estensori – c´è un appello ad un´assunzione di responsabilità, non solo scientifica, ma anche etica, da parte del medico specialista. Queste terapie non possono prescindere da un´accurata, coscienziosa e complessiva presa in carico del paziente da parte del personale curante". . |
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