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Notiziario Marketpress di Venerdì 18 Settembre 2009
 
   
  TRAFFIC FESTIVAL A MITO SETTEMBRE MUSICA - KEIJI HAINO - VENERDÌ 18 SETTEMBRE 2009 A SPAZIO 211

 
   
  Venerdì 18 settembre, ore 22, ingresso gratuito a sPazio 211, Traffic – Torino Free Festival presenta Keiji Haino: voce, chitarra, elettronica e percussioni. Apparenze da rockstar: chitarra al collo, capelli lunghi e immancabili occhiali scuri. Ma Keiji Haino, in attività da quasi 40 anni, rockstar non lo è affatto. Anche perché la musica di cui è artefice provoca e addirittura intimorisce l’ascoltatore, anziché compiacerlo, ruvida e caotica com’è. Un muro del suono che qualcuno ha definito “di proporzioni wagneriane”. Haino stesso considera del resto lo strumento “un’arma per esprimersi”. E imbracciandolo si avventura in audaci esplorazioni del rumore elettrico, che pur nascendo in alveo rock si manifestano formalmente – a partire dall’approccio improvvisativo – con caratteristiche tipiche del free jazz. Per lui più che per qualsiasi altro musicista connazionale si addice allora il neologismo Japanoise. Il selvaggio temperamento espressivo del personaggio ha a che fare coi primi passi compiuti in ambito artistico, quando nei tardi anni Sessanta Haino si misurava coi canoni del “teatro della crudeltà” di Antonin Artaud. La musica arrivò dopo, al suono – parole sue – di When The Music’s Over dei Doors e con la successiva scoperta del blues: punti di partenza di un percorso durevole e complesso, che l’ha visto animare un’infinità di progetti diversi (di tutti il più noto e longevo è un trio chiamato Fushitsusha) e pubblicare dischi a decine, intercettando cammin facendo le traiettorie di figure altrettanto radicali, da John Zorn a Derek Bailey. Un cursus honorum tracciato nei meandri del sottobosco dove albergano le avanguardie, tale da renderlo a lungo andare artista di culto: sconosciuto ai più ma venerato dai seguaci. A conti fatti, il modo migliore per esporsi al suo talento scabroso è ammirarlo - come capita appunto a Mito - nelle esibizioni da solista, in cui alla proverbiale bellicosità chitarristica associa l’uso della voce, incline più all’urlo o al mugolio che al canto vero e proprio. Eppure, a tratti, dal caotico maelstrom rumorista affiorano relitti melodici che potrebbero anche essere canzoni (non a caso insieme a Charlie Parker, Syd Barrett e Iannis Xenakis, Haino cita fra le proprie fonti d’ispirazione Marlene Dietrich). Assistere a un suo show significa dunque seguirlo in un’immersione dentro ciò che Conrad chiamerebbe “cuore di tenebra”, tentando magari di coglierne l’inopinato intento spirituale. Haino sostiene infatti di mirare in quel modo a un effetto catartico, alludendo alla condizione detta nel buddhismo zen satori .  
   
 

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