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Notiziario Marketpress di Lunedì 21 Settembre 2009
 
   
  NO PROFIT: DA ´ALTRA ECONOMIA´ QUASI 4% PIL LORDO E 1,5 MLN DI OCCUPATI

 
   
  Roma, 21 settembre 2009 - Oltre 167. 000 imprese, più di un milione e 400. 000 occupati e 60 miliardi di euro di valore aggiunto, e cioè la differenza tra il valore dei fattori di produzione e il valore finale del prodotto, quasi il 4% del prodotto interno lordo italiano. Sono questi i numeri della cosiddetta ´Altra economia´ nel nostro Paese, e cioè della galassia di imprese e delle organizzazioni no-profit (con entrate annuali sopra i 50 mila euro) operanti nei comparti dell´agricoltura biologica e del commercio equo e solidale, della finanza etica e delle energie rinnovabili. Senza dimenticare il riuso e riciclo dei materiali e il settore del ´software libero´. Realtà diverse tra loro, ma con diversi fattori in comune, a cominciare dall´investimento del ´surplus´ aziendale nell´impresa stessa. A scattare questa ´fotografia´ del settore è il ´Primo rapporto nazionale sull´Altra Economia´, realizzato da Obi One Coop sulla base dell´incrocio di diversi dati statistici ufficiali, e presentato il 17 settembre nell´ambito della ´Festa dell´Altra Economia´, apertasi presso la ´Città dell´Altra Economia´ nell´ex-Mattatoio di Roma, e organizzata dall´assessorato al Bilancio e alla Programmazione economico e finanziaria e Partecipazione della Regione Lazio. Secondo il rapporto, l´´altra economia´ conta quindi il 6% degli occupati complessivi dell´economia nazionale (e quasi 700 mila volontari). Tra le imprese dell´altra economia, spiccano i numeri di quelle che operano nel riuso e riciclo, circa 65. 000 in tutto il Paese, con un valore aggiunto di 23 miliardi di euro annui e 546. 000 occupati. Il riuso e riciclo dei materiali non è solo quello del piccolo artigiano o della filiera corta. Esiste un fondamentale sistema industriale del riciclo e riuso che coinvolge soprattutto quattro prodotti: il legno, il vetro, la carta, i metalli. Secondo il Conai (Consorzio nazionale imballaggi), oltre il 60% della produzione nazionale di acciaio è realizzata con l´impiego di rottami di ferro, circa il 75% della produzione nazionale di alluminio è garantita dall´utilizzo di rottami, il 70% della produzione nazionale di agglomerati lignei viene ottenuta da truciolare, il 55% della produzione cartaria nazionale assicurata dall´utilizzo di carta e cartone da macero. Nell´ambito per eccellenza dell´ ´altra economia´, il commercio equo solidale, il rapporto segnala circa 170 operatori, 1. 300 occupati, più di 800 volontari, con un prodotto interno lordo pari a 11 milioni di euro. E, nell´agricoltura biologica, altro comparto sempre più ´trendy´, sono quasi 50 mila le aziende operanti, tra produzione, trasformazione, grande e piccola distribuzione, con un prodotto interno lordo a prezzi correnti di circa 1,3 miliardi di euro e poco più di 190 mila addetti. Anche nell´ambito della finanza etica e del credito cooperativo i numeri che emergono dal rapporto sono positivi. Le dimensioni della finanza etica, ricavate direttamente dai bilanci delle organizzazioni che ne fanno parte, sono circa 60 soggetti operanti, 300 volontari e 230 addetti per un valore aggiunto complessivo intorno agli 11 milioni di euro. I dati del credito cooperativo, tratti invece dal bilancio sociale della federazione delle omonime banche, parlano di 430 aziende (banche), poco meno di trenta mila addetti, quasi 5 miliardi di euro di valore aggiunto prodotto. E non potevano mancare, nel rapporto, i dati sul comparto più ´in voga´ nel momento, le energie rinnovabili. Secondo il rapporto, che cita la principale fonte sulla materia e cioè il rapporto del Gestore dei servizi elettrici (Gse, ultimo anno disponibile 2008), l´insieme delle fonti rinnovabili in Italia incide per il 17,1% sul consumo interno lordo di energia elettrica. Con 360 imprese che operano nella produzione e distribuzione di energie alternative, che producono 2,4 miliardi di euro di valore aggiunto e occupano circa 11 mila persone. Nel comparto del ´software libero´, a fine 2008 erano quasi 6 mila le imprese del comparto, con circa 27 mila addetti, producendo un valore aggiunto pari a circa 1,4 miliardi di euro. Il rapporto analizza quelle che vengono definite le ´luci´ e le ´ombre´ nelle relazioni pubblico-privato , a partire dalla consapevolezza del fondamentale ruolo che la pubblica amministrazione può giocare (e spesso infatti gioca) per lo sviluppo dei segmenti più innovativi dell´economia, in particolare quando questi si connotino per la produzione di esternalità positive per la società e l´ambiente. Dal campo delle attività energetiche a quello del riuso e riciclo dei materiali, dallo sviluppo del software libero alla promozione dell´agricoltura biologica, sono tanti i casi, secondo il rapporto, in cui il coinvolgimento degli enti pubblici (spesso locali, raramente regionali e ancor meno nazionali) ha dato una spinta cruciale a tali attività. Tra le principali iniziative legislative messe in atto da alcune regioni italiane a proposito di attività di altra economia, spiccano quelle del Lazio, che ospita la ´Festa dell´Altra Economia´. La Giunta Regionale ha, infatti, messo in campo le prime norme in tema di altra economia del 2005, il Fondo per il microcredito, le norme in tema di agricoltura biologica e di software libero, ma soprattutto il passaggio fondamentale della legge regionale del 17 luglio 2009 dal titolo ´Disposizioni per la diffusione dell´altra economia nel Lazio´. E cioè la prima legge completa sull´altra economia in genere, in Italia, che definisce il settore, norma possibili azioni per il suo sostegno e la diffusione, e stanzia dei primi fondi per iniziare il lavoro. .  
   
 

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