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Notiziario Marketpress di
Lunedì 23 Ottobre 2006 |
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CONDIVIDENDO IL SOGNO « LE TELE DI AMANDA LEAR » SPAZIO HOUSE MODENA
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Modena, 23 ottobre 2006 - Così si è espressa Amanda Lear in una intervista realizzata in occasione di una sua personale presso la Margutta Arcade di Roma: “La gente mi conosce unicamente come personaggio dello spettacolo e non sa quanto per me sia più importante l’arte, rispetto al trucco e ai costumi di scena. Lo spettacolo paga l’affitto, ma la pittura è la mia unica vera passione: dunque, mi definisco una pittrice che fa anche spettacolo. L’arte è per me una sorta di terapia, grazie alla quale riesco ad interpretare i miei sentimenti: angoscia, rabbia, speranza e desiderio sessuale, che esprimo attraverso l’uso di colori forti, accesi e violenti, quali il rosso, il giallo e il verde. Una tela vuota davanti ai mie occhi è sinonimo della libertà assoluta di espressione, quella di poter dare voce al mio mondo segreto”. Amanda Lear è apprezzata dal pubblico per la sua tagliente ironia e la sua forte personalità. Un’anima pulsante di vita che riesce a comunicare concetti e sensazioni articolate anche in una sola battuta. Ma Amanda non è solo questo. In lei, da sempre, vive e si manifesta una vena artistica che l’ha portata a realizzare opere pittoriche esposte in prestigiose gallerie internazionali, da Rotterdam, Parigi, New York a Berlino, Milano, Ginevra, Bruxelles. Amanda nasce pittrice; sa e sente che questa è la sua grande e vera passione. Il resto è a corollario della sua poliedrica natura. La tematica espressa da Amanda riflette solo in parte l’arte surrealista del suo maestro. L’incontro con il grande Salvator Dalì, più che fortunato appuntamento con il destino, ha rappresentato un karmico ricongiungimento. In lei si agita un profondo turbamento, una pietas verso la condizione dell’intera umanità. Troviamo un senso spiccato della decadenza della vita, che si esprime in quadri dal titolo esplicito quali “Decadence”, “Degenerescence”, oppure “Apocalypse”,”melanconico” a cui fanno da contro altare figure angeliche e fughe nei piaceri della carnalità, concepiti come un sollievo o un rifugio dalla fatica del vivere e dalla precaria condizione umana. Si vedano ad esempio le opere dal titolo “Angelo 2”, “Lust Luxure” e soprattutto “Midas”, dove il Re che rendeva oro tutto ciò che toccava, viene rappresentato nudo come le statue degli antichi eroi, a significare che i piaceri offerti dalla ricchezza vengono allegoricamente equiparati a quelli sessuali che, se da un lato innalzano l’uomo quasi allo stato di un semidio in terra, dall’altro diventano emblemi di un’effimera carnalità e del potere irrisorio dell’oro. E per comprendere appieno il grande spessore simbolico delle opere di Amanda occorre rivolgersi al dipinto intitolato “Double” dove una donna appare nuda, quasi completamente di schiena, accanto a sé medesima capovolta. La condizione di tutti gli esseri si riflette in questa rappresentazione, quando ci si accorge di essere diversi da come ci eravamo immaginati. Diversi e contrari, addirittura capovolti a testa in giù, uno stato che ancora una volta evidenzia la precarietà del nostro vivere. L’artista interpreta la sessualità come necessità di liberarsi dai pensieri e dalle melanconie, un non pensare, per un breve volgere di tempo, all’esistenza terrena, come fa chi omaggia Bacco, l’unico fra gli dei dell’Olimpo che ama veramente l’uomo, perché gli permette, per un attimo, di annullare la propria individualità, e di abbracciare quell’oblio che è il solo in grado di liberarlo dalle costrizioni della ragione. Platone affermava che gli uomini erano simili agli animali, relegati ad una non vita, finché non avrebbero raggiunto la vera conoscenza di se stessi, che è scintilla divina. Forse è per questo che fra i soggetti di Amanda spiccano cavalli al galoppo, allegoria della natura degli uomini, al tempo stesso frementi e concitati. Lasciarsi andare ai piaceri e alla gioia del vivere - e questo Amanda lo sa - a volte è necessario, per ritemprare le forze. . |
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