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Notiziario Marketpress di
Lunedì 23 Ottobre 2006 |
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RADIO 1 RAI: L´AVVOCATO PENALISTA NINO MARAZZITA AL COMUNICATTIVO DI IGOR RIGHETTI “L’ITALIA È UN PAESE CHE HA AVUTO MOLTE VERITÀ NEGATE” “L’INDULTO SERVE A UNA CLASSE POLITICA CHE PRODUCE UNA BRUTTA POLITICA E CATTIVE LEGGI”; “SULLA VERITÀ SUI MANDANTI DELL’UCCISIONE DI ALDO MORO CI VORREBBE UNA VOLONTÀ POLITICA FERMA E UNA MAGISTRATURA TOTALMENTE INDIPENDENTE DALLA CLASSE POLITICA”
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Roma, 23 ottobre 2006 - venerdì 20 ottobre su Radio 1 Rai Nino Marazzita è stato ospite del “Confessionale del Comunicattivo”, programma dei linguaggi della comunicazione ideato e condotto da Igor Righetti. Ecco un estratto dell´intervista. Chi è Nino Marazzita? È un essere umano che è nato in Calabria, naturalmente mi guarderei bene dal dire quanti anni fa, certamente pochi per la vitalità che ho dentro di me, forse non ho superato neppure gli anni della scuola media. È una persona molto curiosa, capace di indignazione, la vita gli piace, è vitale, fa mille cose, vorrebbe che la giornata non finisse mai e soprattutto vorrebbe che la vita non finisse mai. È quello che voleva essere? Sì, Nino Marazzita si è realizzato al 90 per cento per come voleva essere. Avevo anche altre aspirazioni: quando ero giovane facevo gare automobilistiche, lì non sono riuscito a realizzarmi, forse ne sarei stato capace. Avevo cominciato a fare cinema, mi ero iscritto al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, ero entrato tra i primi dieci del concorso, poi non l´ho finito perché ho cominciato a fare l´avvocato, quindi qualcosa di non compiuto c´è anche nella mia vita. Rimpiange di non aver proseguito per quella strada? Non lo so, quando vedo i set cinematografici pieni di donne bellissime, perché non riesco mai a memorizzare gli uomini quindi vedo e immagino solo donne, penso ‘’ecco qui starei meglio’’, meglio sicuramente di un tribunale dove si sente il tintinnio delle manette, dove si vedono volti corrucciati, signori che piangono, però poi dico ‘’forse qui sono più utile’’, non so in che misura. Spero di essere stato più utile nei tribunali. Quanto deve il suo successo di avvocato a suo padre, a se stesso e all’essere calabrese? All´essere calabrese ci metterei il sessanta percento, alla guida e all´assetto di mio padre ci metterei il venti percento, forse poi un po´ di merito ce l´ho anch´io. Non sono bravo in matematica, tutto il resto, quello che resta. Santo Versace, un altro calabrese di successo, ha detto che il volto più bello della Calabria è quello dei giovani che chiedono di non essere lasciati soli a combattere le cosche. Condivide? Sì, è il volto più bello e più struggente. Li guardo con grande ammirazione e quando vado in Calabria dico loro: "Non fate come ho fatto io che sono fuggito dalla Calabria, restate perché la questa regione ha bisogno di voi, per combattere i fenomeni criminali c´è bisogno di voi in Calabria”. Di suo padre, senatore socialista oltre che avvocato, che cosa ricorda con più piacere? La dolcezza e l’amore per lo studio. Mi insegnava il latino con una dolcezza tale che io ero bravissimo in latino. Ricordo tante frasi che mi diceva, frasi sofisticate, ricordo tutto con grande tenerezza. A che cosa sono dovuti i malesseri della giustizia italiana? A una classe politica che prima di Tangentopoli riteneva che non avrebbe mai avuto a che fare con il mondo della giustizia. Siamo passati da una prima a una seconda Repubblica, ancora non si è formata una classe politica dirigente capace per lo meno di dirigere. C’è una classe politica che stenta a ritrovarsi verso una qualità superiore. Quindi produce una cattiva politica, la cattiva politica produce cattive leggi e le cattive leggi certo non fanno funzionare bene il mondo della comunicazione giudiziaria. E non solo quella giudiziaria… Sì, sottoscrivo. Anche a un assassino di bambini come Luigi Chiatti è stato concesso l’indulto. Ma a chi e a che cosa doveva servire l’indulto? A una classe politica che produce una brutta politica e produce cattive leggi. L’indulto è una cattiva legge, basta pensare a questa illogicità: Chiatti ha ucciso due bambini e gode di tre anni di indulto. Chiatti ha commesso un reato che si chiama omicidio plurimo che è un reato contro la persona. Il Codice è diviso in capitoli, nel capitolo reati contro la persona c’è l’omicidio, c’è la violenza carnale. Questo legislatore è talmente illogico, mi permetta di dire anche poco capace, per cui non fa godere dell’indulto lo stupratore e questo è giusto perché lo stupro è un reato tremendo, terribile, infamante, brutto, da vigliacco. Però coerentemente non può poi far godere dell’indulto l’omicidio che è il primo dei reati contro la persona. Illogica la norma fuori da ogni realtà di ingegneria legislativa. Come avvocato lei si è occupato di processi entrati nella storia come quello per l’assassinio di Pier Paolo Pasolini, del massacro del Circeo, di Aldo Moro e di tanti altri personaggi. Ha difeso Donato Bilancia, Michele Profeta e Pietro Pacciani. Nomi che fanno tremare i polsi. Quando studia le carte processuali di efferati delitti riesce poi a dormire? Sì riesco a dormire perché ho l’abitudine a staccare completamente la mente. Non dormo dopo i processi perché mi dico “forse avrei potuto fare meglio”. Che cosa la colpisce di più in un atto come l’omicidio? C’è omicidio e omicidio. Se l’omicidio è fatto perché qualcuno vuole rubare un Rolex a un altro è un uomo efferato, un uomo cinico, violento, deprecabile; se uccide per amore forse potrebbe essere visto in un’ottica non dico benevola non dico affettuosa, ma certamente potrebbe essere capito. Ha mai rifiutato di difendere qualcuno? Sì perché mi era antipatico, un professore universitario che era un nazista, faceva continuamente apologia di nazismo in modo assolutamente intollerabile. L’imputazione era banale, un’imputazione qualunque, mi fece talmente antipatia quel personaggio che a un certo punto trovai una scusa per dire che non potevo più difenderlo perché avevo molto da fare. In realtà avevo ventisette anni, avevo bisogno di guadagnare però i soldi di quella persona non li volevo. Per aver difeso alcuni degli autori dei delitti che hanno fatto più scalpore lei è stato soprannominato “l’avvocato dei diavoli” e ha pure scritto un libro con questo titolo. Ma i diavoli vanno difesi? Certo, vanno difesi più i diavoli degli angeli, gli angeli sono fortunati, sono buoni hanno la virtù della virtù. Perché dovrebbero essere difesi gli angeli? I diavoli hanno bisogno dell’avvocato difensore perché sono diavoli, perché commettono cose che non dovrebbero commettere e allora ci vuole un avvocato che cerchi di spiegare ai giudici, qualche volta addirittura al mondo se parliamo di personaggi storici. Hanno bisogno dell’avvocato che spieghi perché hanno commesso qualcosa di brutto, di ripugnante e di esecrabile. Mi sarebbe piaciuto fare l’avvocato di Hitler, di Stalin, entrare in quelle menti perverse che hanno devastato il mondo sarebbe stata un’avventura di viaggio per un avvocato penalista assolutamente unica. Quale tra i criminali non può perdonare? Di questi ultimi quel Brigida che ha ucciso i tre figli. Ecco questo è un caso al quale ho rinunciato perché non si era stabilito quel rapporto di fiducia, mi aveva detto che i figli vivevano e invece io avevo capito che i figli li aveva uccisi prima che venisse fuori tutto questo. Il processo mi creò un grande problema di coscienza perché la madre, con l’istinto materno, ha compreso da una mia intervista al programma “Chi l’ha visto”, che io avevo capito che il marito aveva ucciso i figli. Mi assediò, mi aspettò davanti allo studio e io non potevo tradire il segreto professionale e soprattutto non potevo dare una certezza che non avevo. L’unica cosa che ho potuto fare è stata di chiamare un prete che avevo letto sui giornali essere il suo confessore e gli dissi: “Credo al novanta percento che questa donna avrà questa terribile notizia, che il marito ha ucciso i figli”. E forse sono stato un minimo utile perché questo prete molto intelligente, molto sensibile, l’ha opportunamente preparata. Parlando dell’uccisione dello statista Aldo Moro lei ha detto che i mandanti sono rimasti impuniti. Si potrà mai scoprire la verità? Ci vorrebbe una volontà politica ferma e desiderosa di scoprire la verità, ci vorrebbe una magistratura totalmente indipendente dalla classe politica, slegata dal potere che tenacemente vuole perseguire uno dei grandi obiettivi dell’uomo: la verità. In questo momento storico non c’è né l’uno né l’altro. Gli intellettuali, in genere, hanno paura della morte. E lei, di che cosa ha paura? Della morte non ho paura, avrei semmai paura della sofferenza, del fatto di dover dipendere da qualcuno. Non so come mi comporterò, forse non riuscirei a superare un problema di questo tipo, forse porrei fine a quella vita che amo follemente. Ma spero di arrivare alla morte più tardi possibile e compiutamente in salute. Che cos´è l’amore per Nino Marazzita? È la gioia, il divertimento è l’edonismo, il gioco, il piacere di stare insieme con una donna è il piacere di comunicare, di raccontare, di farsi raccontare e poi di fare l’amore. Quello è un piacere insostituibile. E farlo con fantasia, con gioia, senza tabù, liberamente col sorriso sulle labbra. Che cosa pensa del tradimento? Il tradimento tante volte è inevitabile. Io sono un traditore lo devo confessare. Non riesco a concepire la fedeltà, forse quando diventerò grande riuscirò a essere monogamico. Passa per essere una persona gaudente. Forse per combattere la realtà di una umanità dolente? Sì, me lo sono posto da tanti anni questo problema. Soffro molto, partecipo alla vita degli altri. I miei clienti soffrono, sia innocenti sia colpevoli, e poi ho bisogno di un atto liberatorio, come quello di essere non libertino, ha detto bene lei, gaudente. Moderatamente gaudente. Il suo maggiore difetto? È una tenacia che quasi mi perseguita. Quando mi prefiggo un traguardo devo raggiungerlo e divento schiavo di quel problema e in quel momento soffro. Quando raggiungo il traguardo è altamente liberatorio. Non so se è un difetto, forse però non lo è. Chi sono i suoi migliori amici? Quelli che mi vogliono bene, quelli che mi vogliono bene in modo autentico e che vengono ampiamente ricambiati. L’amicizia è molto bella. È un sentimento che travolge e sconvolge, si vive molto meglio con gli amici. Qualche volta ho detto ‘’l’amore non sarà un’amicizia turbata dal sesso?”. Qual è il suo motto? Vivere, vivere, vivere. Il coraggio premia? Sì, il coraggio e l’audacia premiano. Bisogna ragionare. Non quello irrazionale, non quello dello pseudo-eroe che si butta nella mischia sapendo già che viene ucciso. Bisogna buttarsi nella mischia sapendo che ci sono molte probabilità di uscirne vivo. Quali sono le ipocrisie più grandi dell’Italia? Quella di negarsi la verità. L’italia è un Paese che ha avuto molte verità negate: caso Moro, caso Pasolini ed altri. Severino dice “quando si nega la verità alla storia di un Paese è quasi come negargli la libertà, è un crimine esecrabile”. Sono d´accordo con Severino. Quale Italia vorrebbe? Vorrei un’Italia civile, pacifica, ragionevole, un’Italia che capisca quanto sia stolta la guerra, quanto sia bella la vita, un’Italia che si abbraccia, che si sveglia sorridente, un’Italia che ha una classe politica che vive partecipando ai problemi gravi e in questo momento ci sono per una fetta molto vasta di cittadini. Una classe politica che pensa a loro gioiosamente. Solo gioiosamente e col sorriso sulle labbra si riesce a creare un Paese migliore. Che cosa pensa la sera quando spegne la luce? Che domani sarà una giornata più bella, avrò altre emozioni e aspetto con gioia il risveglio. . |
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