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Notiziario Marketpress di Mercoledì 14 Ottobre 2009
 
   
  CHRISTIANE BEER ORTZEIT MILANO, 15 OTTOBRE-21 NOVEMBRE 2009

 
   
  Milano, 14 ottobre 2009. La galleria “Fabbri Contemporary Art” nasce dalla grande passione per l’arte contemporanea da sempre coltivata dalla sua giovane titolare, Renata Fabbri. Una passione ereditata dalla famiglia, soprattutto dal padre Andrea (noto collezionista e mercante d’arte), e che si accompagna al desiderio di studiare a fondo il profilo identitario dell’arte contemporanea e di farne conoscere le molteplici espressioni ad un pubblico più vasto. L’interesse della galleria si orienta in particolar modo verso la dimensione aniconica dell’arte, verso l’astrattismo e il minimalismo in tutte le loro varietà e sfumature, senza però escludere altre forme espressive più vicine alla figurazione. Renata Fabbri ha intenzione di valorizzare particolarmente, nell’ambito della sua attività, anche il significato del rapporto tra l’arte contemporanea intesa come ricerca linguistica e sperimentazione a oltranza, e il linguaggio di quella che può dirsi ormai “tradizione” pittorica, sia pure una “tradizione del nuovo”. In altre parole: porre in relazione in modo stimolante e vitale, la storia del Xx secolo, come insieme di idee e di atti creativi sedimentati nel tempo, e il presente dell’arte, la sua attualità più immediata, i suoi vari modi di essere “attuale”. Una ricerca della “modernità” e della sua essenza attraverso il lavoro di diverse generazioni di artisti, tutti a loro modo intenti a cercare di comprendere ed esprimere la complessità di ciò che potrebbe forse ancora chiamarsi “bellezza”, magari attraverso stili inediti, inattesi e sorprendenti. L’attività della galleria si esplicherà nell’organizzazione di mostre nei propri spazi, ma anche in spazi pubblici e nella partecipazione a importanti manifestazioni di arte contemporanea. Un particolare impegno sarà profuso anche nella realizzazione di eventi culturali di vario genere, volti a promuovere la comprensione e l’apprezzamento dell’arte presso il pubblico. Christiane Beer – Ortzeit - La giovane scultrice tedesca presenterà presso la Fabbri Contemporary Art, in occasione della sua personale, una dozzina di grandi sculture, alcune delle quali appositamente realizzate per questa mostra, e una serie di opere su carta eseguite a matita, pigmento bianco e polvere di marmo. Il titolo della mostra, “Ortzeit”, è una parola che non esiste, una parola inventata, ma che è frutto della fusione delle due parole in lingua tedesca :“Ort” , “luogo”, e “Zeit”, “tempo”. “Ort” è il luogo come orizzonte e orizzontalità assoluta, luogo del corpo che riposa sulla terra, che a lei come mater materia è fisicamente, irresistibilmente legato. “Zeit” è il tempo come verticalità, proiezione verso un altrove, elevazione metafisica verso la conoscenza e la spiritualità . Come l’artista stessa ci dice, “da una parte l’attrazione per l’idea, l’astrazione, la verità, il nulla, la struttura e dall’altra l’esperienza diretta, la soggettività, fisicità, sensualità…”. E proprio in queste due fondamentali direzioni - orizzontalità assoluta e verticalità assoluta – si sviluppa con forza la scultura - essenziale, più ancora che minimale - in cemento o in ceramica sitetica, da parete o da terra, di Christiane Beer. E’una peripezia attorno al peso e alla leggerezza della materia, che fa approdare all’affascinante paradosso di una scultura capace di affermare la sua forza con un sottile e accanito procedimento di sottrazione, riduzione, variazione, in un intenso dialogo con l’architettura e con la musica. Si avverte qui la consapevolezza che lo spazio è uno di quei fenomeni-concetti originari capaci di provocare nell’uomo, come afferma Goethe, una profonda inquietudine: lo spazio è ciò che cattura totalmente. L’universo cromatico di Christiane Beer è frutto di un’austera limitazione che è insieme possibilità di inedite, intense emozioni coloristiche: la luce assoluta del bianco, come pienezza del vuoto, come purezza, solitudine, silenzio; e poi il grigio, secondo Baudelaire somma di tutti i colori, dunque colore della natura nella sua globalità, secondo Paul Klee “punto cruciale tra divenire e svanire“: ambivalenza, confine, molteplice appartenenza, differenza non riducibile ad una totalità dialetticamente placata, ma anche possibilità originaria della forma, dell’armonia e dell’ordine. Le opere della scultrice tedesca sono strutture ambientali e percorsi di luce, luce come vibrazione ottica e come luogo simbolico, luogo del pensiero e delle idee. Coinvolgono la materia come idea di spazio, il luogo come progetto, il progetto come tempo. Ci aiutano a ricordare quanto scrive Heidegger: “Dovremmo imparare a riconoscere che le cose stesse sono i luoghi, e non solo appartengono a un luogo”. Grazie a queste sculture che sono luoghi, e non appartengono a nessun luogo, lo spazio custodisce l’utopia dello sguardo e consente al possibile e al nascosto di sopravvivere. Nota biografica - Christiane Beer è nata a Plauen, in Sassonia, nel 1965. Ha studiato scultura con Giuseppe Spagnulo alla Staatlichen Akademie der Bildenen Künste di Stoccarda, dove si è diplomata nel 1986. Nel 1993, vinta una borsa di studio del Ministero della Cultura del Baden-württemberg, si è trasferita a Milano dove ha vissuto fino al 1994. Nel 1999 ha vinto una seconda borsa di studio dello stesso Ministero, e nel 2002 una borsa di studio del Ministero della Cultura della Baviera. Tra le principali esposizioni personali recenti, da ricordare quelle alla Galleria Sophien-edition, Berlino, alla Galleria Mitten, Wasserburg, alla Galleria Gedok-galerie, Stoccarda , alla Galleria Grossetti Arte Contemporanea, Milano, alla Galleria Artesilva, Seregno (Mi). Attualmente vive e lavora tra Monaco di Baviera , Milano e la provincia di Cuneo. Di recente il suo lavoro è entrato a far parte della prestigiosa collezione Panza . .  
   
 

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