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Notiziario Marketpress di Mercoledì 14 Ottobre 2009
 
   
  MAGGIORE ATTENZIONE SULL´ITALCEMENTI DI MATERA

 
   
  Matera, 14 ottobre 2009 - Le associazioni Centro Carlo Levi, Città Plurale, Falco Naumanni, Fondo Ambiente Italiano, Italia Nostra, Legambiente, Movimento Azzurro Murge, Mutamenti a Mezzogiorno, Wwf di Matera hanno inviato una lettera ai Presidenti della Regione, della Provincia e dell’Ente Parco Murgia, oltre che al sindaco, per denunciare la situzione che si sta verificando al Cementificio Italcementi. Questo il testo della lettera: “L’italcementi S. P. A. Ha quasi ultimato presso il Cementificio di Matera un’operazione di restlyling degli impianti entrati in esercizio nel 1973, attraverso anche uno stravolgimento dello skyline e finalizzato tra l’altro ad un incremento della capacità produttiva sino a 2. 200 t al giorno, contro le attuali 1. 900. Il tutto con Autorizzazione Integrata Ambientale (A. I. A. ) rilasciata dalla Regione Basilicata in data 7 Maggio 2007 Lo stabilimento di Matera si trova in contrada Trasano e sfrutta le cave di Trasanello e di Torre Spagnola quali giacimenti di estrazione delle materie prime. Il clinker, costituito al 70% di calcare e 30% di argilla, viene ottenuto attraverso la cottura a 1450° C delle materie prime precedentemente macinate ed essiccate. Come combustibili cosiddetti alternativi sono impiegati o sono autorizzati ad usare pneumatici e gomme non clorate e rifiuti, come un qualsiasi inceneritore. Il Dl. 133 del 2005 permette ai cementifici italiani di contenere le spese diventando dei “co-inceneritori” di rifiuti e stabilisce per i loro forni gli stessi limiti di emissioni degli inceneritori veri e propri. Dei 1. 500 ettari a servizio della cementeria e delle cave molti furono concessi in comodato d’uso dal Comune di Matera alla allora Società Calabro-lucane ed oggi ricadono al confine con il Parco delle Chiese Rupestri di Matera ed all’interno di un Sito di Importanza Comunitaria a valenza europea (Sic). Le motivazioni di allora furono prettamente occupazionali ed oggi lavorano 108 dipendenti tra tecnici, impiegati ed operai. La Città di Matera convive con il cementificio e con le sue emissioni da quasi 40 anni. I principali componenti delle emissioni atmosferiche sono le polveri, il biossido di zolfo (So2) e gli ossidi di azoto (Nox). La conversione tecnologica dell’impianto prevede un incremento di produzione ed una razionalizzazione nei processi sia per una contrazione delle risorse impegnate- acqua, combustibili- sia per una riduzione- programmata- delle sostanze inquinanti immesse nell’atmosfera. Il progetto per il quale la Regione ha rilasciato l’A. I. A. Parla di un impianto sofisticato ma allo stesso tempo delicato al quale Italcementi fa un monitoraggio continuo con misurazioni periodiche in autocontrollo. Il restyling aziendale era atteso, da parte delle associazione ambientaliste e non solo di Matera, con la speranza di un miglioramento delle attività di protezione e gestione ambientale, tale da monitorare la qualità dell’aria, minimizzare l’impatto sull’ecosistema, ridurre le emissioni e ottimizzare l’uso delle risorse. Tali aspettative sono in linea con quanto ratificato nel protocollo di Kyoto, ma non trovano conferma nei piani aziendali di Italcementi. In particolar modo nessuna attenzione è stata rivolta all’uso di fonti energetiche rinnovabili come ed esempio il fotovoltaico. I rifiuti , considerati combustibile alternativo, possono essere inceneriti in condizioni di minore salvaguardia rispetto ad un normale inceneritore e quelli depositati nella discarica di La Martella, da diverso tempo, potrebbero trovare sistemazione definitiva. Nessuna attenzione è stata attuata per ridurre l’impatto paesaggistico dettato dalle esigenze ambientali dell’area Parco (l’Ente Parco non è stato coinvolto nelle varie fasi di revisione) e del centro storico di Matera. Purtroppo il nuovo skyline ha aumentato lo sviluppo verticale dell’impianto e ora è possibile scorgerne la sommità da vari punti della città. Nessun miglioramento è stato rivolto al monitoraggio dell’aria. Vi è infatti il monitoraggio delle emissioni in autocontrollo, e Regione, Arpab, Provincia svolgono un ruolo passivo di consegnatari di documenti e la loro consegna è diluita nel tempo. Anche per questo non vi è nessuna centrale di allarme che segnala, immediatamente, lo sforamento dai parametri tollerati. Non esiste un protocollo per l’impianto di centraline di monitoraggio dell’aria a gestione pubblica e con dati pubblicati quotidianamente, così da creare una condivisione dei dati da parte dei cittadini, come avviene in altre città italiane dove coesistono cementifici. Anche il deposito sul terreno va monitorato così da prevenire quanto è successo in provincia di Lecce e di Taranto, dove si sono dovuti abbattere dei capi di bovini perché il loro latte era contaminato. Il miglioramento attuato per ridurre le emissioni a valori compatibili con il contesto naturalistico del cementificio è apparso limitato. Per quanto le emissioni dichiarate rientrino nei limiti normativi, queste non tengono conto di una condivisa Valutazione di Incidenza Ambientale (dove ancora una volta l’Ente Parco non è stato coinvolto), la quale ne avrebbe sicuramente ristretto i valori. In conclusione, si chiede quanto di seguito: 1. Installazione di un numero sufficiente di centraline fisse di monitoraggio dell’aria atte a rilevare in maniera precisa la sua qualità, specie per quei fumi che si dirigono verso la città, e monitoraggio di quanto depositato sul terreno. 2. Divieto d’impiego come combustibile di qualunque tipo di rifiuto, comunque trattato o definito. 3. Impegno ad eliminare dalla voce combustibili il Pet-coke, materiale fortemente canceroso 4. Impiego del 30% di fonti energetiche rinnovabili; 5. Una seria proposta di riduzione delle emissioni da concordare con le Associazioni e le Istituzioni competenti 6. Avvio immediato di seri ripristini ambientali, con la realizzazione di un vivaio forestale e la messa a dimora delle piante per il restauro del paesaggio. 7. De-localizzazione degli impianti di San Vito e relativa bonifica dell’area 8. Riduzione, compatibilmente allo stato dei lavori, dell’altezza totale dell’impianto". .  
   
 

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