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Notiziario Marketpress di Martedì 24 Ottobre 2006
 
   
  IL VOTO ELETTRONICO IN EUROPA E IN TRENTINO PRESENTATI I RISULTATI DELL’ESPERIENZA DEGLI ULTIMI DUE ANNI DI SPERIMENTAZIONE

 
   
  Trento, 24 ottobre 2006 – Dopo cinque sperimentazioni di “voto elettronico” nel corso del 2005 e del 2006, che hanno coinvolto sette comuni e circa 8. 500 elettori, era giunto il momento di una analisi problematica e di un approfondimento che aprissero gli orizzonti dell’esperienza trentina anche a quanto sta succedendo nel resto d’Europa. Stamane, quindi, presso la Sala Stampa della Provincia, s’è tenuto un primo seminario informale e informativo, ricco di dati, di proposte e di analisi. Da un lato Carlo Buzzi dell’Università di Trento ha sintetizzato i risultati di un’analisi sociologica che ha supportato e completato l’attività del parallelo gruppo di lavoro “tecnologico” coordinato da Adolfo Villafiorita dell’Itc-irst. Prima della sperimentazione si era stimato che quasi l’84% dei Trentini fosse perfettamente in grado di votare elettronicamente; il 70% di loro si dichiarava molto o abbastanza d’accordo che, prima o poi, si dovesse cambiare modo di votare; e già il 95% di quelli che sarebbero stati di lì a poco coinvolti nelle sperimentazioni valutava il sistema di voto elettronico molto facile o abbastanza facile. Dopo i test compiuti nei comuni di Fondo, Trento, Baselga di Piné, Coredo, Lomaso, Daiano e Peio, la percentuale di coloro che dichiarava il voto elettronico un sistema facile è salita al 97,7. “Attenzione, però, – ha ricordato Buzzi, – perché queste sono solo percezioni. Il dibattito sul voto elettronico, a livello provinciale, si apre solo adesso, perché tutta la comunità trentina dovrà dirsi convinta del metodo, per poterlo poi applicare nelle elezioni in modo o alternativo o vincolante”. Robert Krimmer, invece, dell’Università di Vienna e direttore dell’E-voting. Cc. , il Centro ricerche che analizza i problemi legati al voto elettronico, ha portato al seminario sia una serie di dati relativi a esperienze di E-voting compiute in Austria, in Estonia, in Francia, Germania, Irlanda, Olanda, Spagna, Portogallo, Inghilterra e in Svizzera, sia un lungo elenco di problematiche emerse appunto da queste esperienze: “Il problema centrale – ha detto Krimmer, – è che i cittadini debbono avere fiducia nel sistema, devono considerarlo sicuro, trasparente, facile da usare, capace di evitare brogli e frodi. È quindi necessario che si arrivi a sistemi certificati, individuando quindi metodiche che documentino nel tempo la trasparenza e la controllabilità. ” “Il Trentino è partito in tempo – ha detto Gianfranco Postal, dirigente generale del dipartimento affari e relazioni istituzionali, – e ha puntato su un metodo di lavoro che privilegiasse l’interdisciplinarietà, coinvolgendo quindi l’Itc per la parte tecnologica e l’Università di Trento per la parte sociologica. Questa prima fase avvierà un dibattito che si arricchirà via via con i risultati delle esperienze vissute in altre regioni italiane e in altri Paesi europei. Quello di oggi è comunque un primo passo in vista di un prossimo convegno che, certamente, aprirà un dibattito anche a livello politico”. Dopo due anni di sperimentazioni avvenute nel corso di ripetute elezioni comunali e che hanno coinvolto sette municipalità (Fondo, Trento, Baselga di Piné, Coredo, Lomaso, Daiano e Peio) e 8. 500 cittadini, si sentiva la necessità di un momento pubblico nel quale da un lato i responsabili della sperimentazione (la Provincia autonoma di Trento, l’Università degli Studi di Trento e l’Itc-irst) illustrassero le motivazioni e il percorso effettuato, dall’altro ci si potesse confrontare con altre analoghe esperienze compiute in Europa. L’occasione si è avuta stamane nel corso di un seminario tenutosi nella Sala Stampa della Provincia autonoma di Trento, con una tavola rotonda coordinata da Alberto Faustini, Capo dell’Ufficio Stampa, e attorno alla quale erano seduti i principali protagonisti della sperimentazione e alcuni tra i massimi esperti del settore. La prolusione è toccata a Gianfranco Postal, dirigente del dipartimento Affari e relazioni istituzionali della Provincia autonoma di Trento. “In tema di voto elettronico – ha detto Postal, – l’Europa si muove, il mondo si muove, e quindi anche il Trentino non ha potuto restarsene con le mani in mano. Ma siamo riusciti ad inserirci nel panorama delle sperimentazioni con un metodo di lavoro e con alcune soluzioni del tutto originali come ad esempio la stampa del voto espresso elettronicamente e una metodologia d’indagine e di sperimentazione interdisciplinari che pesassero e analizzassero anche l’impatto sociale. Adesso è arrivato il momento che si apra finalmente un dibattito capace di coinvolgere l’intera comunità del Trentino, per aiutare la classe politica a fare le scelte conseguenti”. Robert Krimmer, dell’Università di Vienna e direttore del Centro di competenza per il voto elettronico (E-voting. Cc. ), ha condiviso con gli operatori presenti un grande numero di riflessioni e di provocazioni. Quali sono le motivazioni che spingono verso il voto elettronico? “Le motivazioni sono molto concrete: la possibilità di un voto più comodo, che produce più partecipazione, che consente maggior efficacia, più risparmi anche in termini finanziari, che garantisce più affidabilità, che aumenta la celerità di spoglio e di comunicazione dei dati. Sono tutte motivazioni che vanno nel senso della democrazia più compiuta”. Ma bisogna anche stare attenti ai pericoli: “I pericoli possono essere di carattere tecnologico, come si è visto in Irlanda, terra nella quale a fronte di un ingente investimento da parte del governo, i meccanismi del voto elettronico sono stati subito sconfessati dal paese reale, che non era né informato né convinto. Il pericolo maggiore, quindi, è che il voto elettronico venga calato dall’alto, senza che la comunità ne sia profondamente coinvolta e cosciente. Il vero lavoro per l’introduzione del voto elettronico sta in una scelta di comunicazione intelligente, di sperimentazioni trasparenti, di tecnologie che siano capaci di assecondare tutte le richieste di garanzie”. Per quel che riguarda le tecnologie, a quali problemi è necessario dare una risposta? “Bisogna che, all’atto del voto, il momento dell’identificazione dell’elettore sia completamente disgiunto dall’istante in cui l’elettore entra in contatto con la macchina ed esprime la sua preferenza. Oggi abbiamo tutte le strumentazioni più sofisticate che vanno in questa direzione, senza dimenticarci che la fortuna del voto elettronico sta soprattutto nella sua semplicità d’uso, vera garanzia di democraticità e di partecipazione”. E le esperienze europee che cosa ci possono insegnare? È stato sempre Krimmer a rispondere: “Fino a oggi in Europa abbiamo un grande numero di sperimentazioni poco omogenee tra di loro e, in alcuni casi, anche di applicazione totale del voto elettronico, come avviene ad esempio in Olanda. Ma in Austria, in Estonia, in Francia, Germania, Irlanda, Portogallo, Spagna, Svizzera ed Inghilterra abbiamo assistito e stiamo assistendo a molti test vincolanti o non vincolanti, che però non possono prescindere dal convincimento degli elettori, cioè dei cittadini. ” A questo proposito, l’esperienza sia pure limitata a 8. 500 cittadini che hanno partecipato ad elezioni comunali nel 2005 e nel 2006 in Trentino (la prossima sperimentazione è prevista per il 5 novembre a Cavedine) ed ai quali è stato chiesto di ripetere elettronicamente il voto espresso su carta, ha tenuto conto proprio della fase del convincimento e dell’analisi dell’impatto sociale della nuova modalità di voto. “Il fatto che nei primi test di Fondo, Trento, Baselga di Piné e Coredo – ha detto Carlo Buzzi, dell’Università di Trento, responsabile di una ricerca sociologica che si è affiancata alla sperimentazione tecnologica – solo una percentuale che va dal 44,5% al 63,% di elettori abbia accettato la replica del voto anche col sistema elettronico, mentre negli ultimi test di Daiano e Peio la percentuale sia salita oltre l’85%, la dice lunga di come anche la sperimentazione si sia affinata col passare del tempo e di come la comunicazione abbia influito sulle scelte”. Altri dati resi pubblici da Buzzi sono parimenti significativi. Alla domanda “I Trentini sono pronti a votare elettronicamente”, quasi l’84% degli intervistati sono risultati molto o mediamente idonei. Alla domanda “Come considerate l’affermazione ‘È inevitabile che prima o poi si cambi modo di votare’”, il 70% degli intervistati si è dichiarato abbastanza o molto d’accordo, il 21 % poco o per niente d’accordo, non sa o non ha risposto il 9%. A un campione di cittadini che hanno partecipato ai test elettorali nel corso di elezioni comunali nel 2005 e nel 2006, prima dell’elezione è stato chiesto come valutasse il voto elettronico. Il 64,4% lo ha previsto molto facile, il 30,6% abbastanza facile, un po’ o molto difficoltoso il restante 5%. Ad avvenuta sperimentazione, invece, alla stessa domanda le risposte sono state: il 68,5% molto facile, il 29,2% abbastanza facile, il 2,3% un po’ difficoltoso. E nessuno lo ha definito “molto difficoltoso”. A distanza di cinque mesi dalle sperimentazioni effettuate in Trentino, è stato quindi intervistato un significativo campione di elettori per valutare le differenze percepite tra una tradizionale votazione cartacea ed una votazione elettronica. I risultati parlano da soli: la votazione elettronica “vince” per ciò che riguarda risultati veloci, minor personale coinvolto, minori possibilità di brogli, facilità di interpretazione dei dati e velocità di votazione. Praticamente i due sistemi di votazione coincidono per quel che riguarda la segretezza e la facilità d’uso. Un discorso a parte lo meritano le tecnologie fin qui sperimentate. Ne ha parlato nel corso del seminario Adolfo Villafiorita dell’Itc-irst, responsabile del gruppo di lavoro al quale è stato delegato l’incarico di definire e sviluppare le tecnologie software e hardware necessarie per il voto elettronico. “Innanzitutto – ha detto Villafiorita nel suo intervento, – la scelta fatta dal Trentino non va nella direzione del voto remoto, con l’utilizzo di Internet o del cellulare, ma nella predisposizione di seggi elettorali tradizionali, con tanto di cabina, che prevedano l’uso di macchine informatiche per l’espressione del voto e per raccolta e la divulgazione dei risultati dello scrutinio. Giunti a metà del percorso progettuale, possiamo dire di aver individuato alcuni prototipi di semplice utilizzo, che adottano da un lato strumentazioni informatiche già di proprietà della Provincia o degli enti locali, ma con strumentazioni hardware all’avanguardia, simili a quelle utilizzate nel settore avionico, che tengono sotto controllo il modo di operare delle macchine, per ovviare a guasti e ad interruzioni del servizio”. Semplicità d’uso è la prima parola d’ordine. “E abbiamo scelto il metodo touch screen, che consente di esprime il voto con un semplice tocco sullo schermo con il dito”. Sicurezza è la seconda parola d’ordine. “La stampa del voto espresso elettronicamente è solo una delle modalità che assicurano segretezza e certezza del voto accanto alla scelta di macchine stand-alone (non connesse) durante la votazione”. Innovazione nella tradizione è la terza parola d’ordine. “La schermata del voto elettronico ripropone lo schema classico della scheda su carta. Ciò aiuta l’elettore ad esprimere il proprio voto, avendo davanti agli occhi qualcosa di conosciuto. ” A questo punto parrebbe tutto facile e già deciso. La realtà è ben diversa. “È diversa – hanno ricordato tutti i relatori “trentini”, – perché adesso deve aprirsi una fase di approfondimento più ampio e aperto alla società. Solo con una comunità interamente convinta dell’utilità del voto elettronico, potremo pensare di passare ad una votazione provinciale usando lo schermo del computer per eleggere il presidente della Provincia, oppure il sindaco, oppure ancora per esprimere il proprio parere in merito a un referendum”. Ma è chiaro che la strada imboccata è quella giusta. Robert Krimmer, nei suoi prossimi interventi in giro per l’Europa a parlare di voto elettronico, dovrà aprire una nuova parentesi sull’esperienza trentina, “un’esperienza – ha detto, – che colpisce per serietà, per metodologia e per i primi risultati che sono già sul tappeto”. E poiché il voto elettronico è un voto che possiamo considerare “giovane”, il prossimo novembre i milletrecento studenti del Liceo scientifico “Da Vinci” di Trento eleggeranno i loro rappresentanti negli organi collegiali utilizzando i prototipi di macchina di voto. La sperimentazione prosegue. .  
   
 

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