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Notiziario Marketpress di Lunedì 19 Ottobre 2009
 
   
  RAPPORTO I GIOVANI ADOLESCENTI IN UMBRIA UN VOLUME PER CONOSCERE E LANCIARE POLITICHE DEL BENESSERE”

 
   
  Perugia, 19 ottobre 2009 - Hanno come riferimento primario la famiglia, vivono in una società multietnica, sono sempre più “interattivi”, nel loro percorso di vita sono condizionati da diseguaglianze e gerarchie sociali molto forti, tendono a fare affidamento sulla rete sociale piuttosto che sulle proprie capacità, le ragazze avvertono con più forza rispetto ai maschi gli indici del disagio giovanile, si interessano poco di politica e se lo fanno si dichiarano di destra, cercano sempre di più un supporto nei servizi di mediazione psicologica. Sono veramente tante le sfaccettature che contribuiscono al tratteggio dei giovani umbri attraverso il rapporto “I giovani adolescenti in Umbria”, presentato oggi a Perugia. Lo studio è stato svolto da un ampio team di studiosi sulla base di un questionario somministrato a 2mila giovani delle scuole medie superiori e dei corsi di formazione professionali, con lo scopo di indagare valori, stili di vita, condizione sociale e familiari, visioni del futuro e altro. Alla presentazione del lavoro erano presenti l’assessore regionale alle politiche sociali e giovanili, Damiano Stufara, il rettore dell’Università degli Studi di Perugia, Francesco Bistoni, il presidente dell’Aur, Claudio Carnieri, il direttore dell’Aur, Anna Ascani. A concludere i lavori sarà la presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti. “Il volume è frutto di mesi di lavoro accurato – ha detto l’assessore Stufara – basato su un campione ampio e rappresentativo che per la prima volta ci fornisce uno spaccato approfondito di una parte della popolazione. ‘I giovani adolescenti in Umbria’ non è una semplice opera di ricerca e lettura della società o di una parte di essa. Questo volume è un’indagine complessa che disvela e conferma sensazioni che ciascuno può nel tempo aver maturato e contemporaneamente stupisce chi vorrà fruire di questo lavoro, per indicazioni sin qui non adeguatamente rilevate e analisi inedite su percorsi di scavo mai intrapresi. E’ un pugno nello stomaco a chi si accontenta dei propri stereotipi e a chi pensa di conoscere i tratti dei giovani e delle giovani dell’Umbria”. Nell’aprile 2008 la Regione Umbria ha sottoscritto con il Governo un Accordo di programma quadro attraverso il quale sono state avviate azioni su più livelli. “Lo strumento dell’Apq è stato la leva con la quale tentare di scoperchiare una realtà, quella appunto dei giovani adolescenti in Umbria, per guardarci dentro – ha detto l’assessore - Questa ricerca, prevista e finanziata dall’accordo sopra citato, rappresenta la traduzione di una volontà politica e di una necessità: la volontà di lanciare politiche di benessere per i giovani umbri, di cui sono testimonianza le Linee di indirizzo sull’asse strategico della promozione del benessere delle giovani generazioni e l’Azione di sistema nell’area della prevenzione sociale, approvate nei mesi scorsi dalla Giunta Regionale”. Per l’assessore “nella iper-complessità della società contemporanea, trovare una modalità di approfondimento e di risposta ai bisogni ed alle problematiche di una fondamentale fascia di cittadinanza, è senza dubbio un atto dovuto da chi si occupa di fornire gli strumenti per garantire i servizi indirizzando le politiche sociali e il welfare in generale verso una più attigua e congrua griglia di interventi, aderenti alle reali istanze ed esigenze dei giovani”. “I giovani hanno sempre, nella storia sociale e di ricerca, fatto da modello ineluttabile di studio, per fotografare il tempo, la contemporaneità. La non unicità della chiave interpretativa che emerge dalla complessità della ricerca induce a evidenziare un solo grande fattore “plasticamente” tangibile: l’Umbria è già multietnica. Affiorano nella ricerca i nuovi umbri (migranti di seconda generazione) con percentuali del 10 per cento tra gli studenti e del 30per cento tra chi frequenta corsi di formazione professionale. Un dato che ci parla di un processo epocale determinatosi in un tempo relativamente breve, che annuncia l’evoluzione e la contaminazione di culture, nuova comunicazione e nuovi linguaggi, quindi non più soltanto una risorsa per il lavoro e la produzione, ma per il richiamo al mondo che caratterizza la nostra Regione. Interessante il discorso della differenza di genere che emerge come dato più significativo e può indurre alla costruzione appunto di un modello sociale nella regione in funzione della qualità e quantità della libertà di donne e uomini”. Contenuti Dell’indagine Il presidente dell’Aur, Claudio Carnieri, ha spiegato in modo attento e dettagliato il senso della ricerca: “Si è trattato di un lavoro molto complesso – ha detto – che contiene un groviglio di piste con un’enorme massa di dati analitici ciascuno ricco di conseguenze e di valutazioni”. Molte le risposte e tanti gli spunti di lavoro: “Il primo dato che emerge – ha riferito il direttore dell’Aur – è che l’Umbria e già una realtà multietnica e che tutta la regione vive oggi in questa dinamica che richiama il mondo”. ”Le disuguaglianze e le gerarchie sociali appaiono molto forti e se ne trovano tracce fondamentali in tutti i percorsi di vita nei quali si formano i giovani, a partire dalla famiglia, alle scelte scolastiche, alle visioni del futuro, ai rapporti, modesti e critici, con la politica. Abbiamo trovato conferma anche di una vischiosità fino alla stazionarietà della mobilità sociale verso l’alto con dati che rivelano che l’universo giovanile tende a fare affidamento più sulle ‘reti’ che sulle proprie capacità. Tuttavia il dato più prezioso è offerto dal segno di genere. Le ragazze infatti, rivelano rivelano un incipit più profondo e complesso nella costruzione del proprio sè”. Tra gli interventi pubblici più richiesto dai giovani intervistati c’è quello della mediazione psicologica che “certamente – ha spiegato Carnieri – conoscono meno la complessità degli strumenti e quindi alludono ad una forma di aiuto”. Altra particolarità è che “in una regione di profondissime tradizioni di sinistra, di forte solidarismo laico e cattolico le ambizioni ad una relazionalità umana più ricca sembra essersi trasferito nei ceti più elevati e colti. La ricerca inoltre, ci trasmette in questa fase degli orientamenti di destra in controtendenza rispetto alle idee degli adulti”. Per quanto riguarda l’appartenenza familiare, l’istruzione e accesso al lavoro dal Rapporto emerge come in Umbria i giovani possano contare su una famiglia particolarmente solida ed in grado di sostenere i propri figli, mentre condividono con gli altri studenti italiani le difficoltà di una scuola a selezione precoce. Famiglie tradizionali, dunque, in cui i figli unici (solo 25 per cento degli intervistati) sono più una eccezione che una regola e le reti parentali sono solide e presenti. Famiglie che sembrano in grado di tenere un buon profilo educativo e relazionale anche in un contesto complesso come quello contemporaneo. In riferimento alla scuola, i percorsi di istruzione appaiono fortemente condizionati dalle appartenenze sociali e familiari e scontano il permanere delle rigidità strutturali del sistema formativo italiano. Tra i ragazzi dei licei solo il 25 per cento mostra percorsi accidentati, contro il 43 per cento dei ragazzi degli istituti tecnici, il 56 per cento dei ragazzi degli istituti professionali e il 72 per cento dei ragazzi della formazione professionale. Anche il lavoro, per i giovani umbri sembra rappresentare un luogo del presente e non solo del futuro. Moltissimi - 31 per cento dei liceali e 38,5 degli studenti degli istituti professionali - sono coloro che hanno alle spalle esperienze lavorative che consentono loro di guadagnare il denaro necessario per i propri consumi. Un accesso diffuso, quindi, ma frammentato e spesso poco professionalizzante che restituisce un’immagine del lavoro caratterizzata dall’instabilità e dalla fatica a far valere le regioni del merito. L’ultimo capitolo del rapporto è intitolato “adolescenti umbri, adolescenti italiani”. In pratica i dati dell’indagine sugli adolescenti umbri sono stati confrontati con quelli dell’ultima indagine nazionale Iard condotta nel 2004, dalla quale è stato ricavato il sottocampione di studenti frequentanti la scuola media superiore. Lo studio prende in esame anche la famiglia e la scuola: l’ultima indagine dall’Istituto Iard sulla condizione giovanile si sottolineava come la presenza di modelli educativi tolleranti e permissivi, l’ampia autonomia concessa ai figli e alle figlie e il ridotto controllo esercitato sul loro tempo libero fossero i tratti caratteristici delle famiglie italiane. In Umbria le cose non sono molto diverse. Da una parte lo scarso contributo alle faccende domestiche - i ragazzi umbri infatti sembra si occupino della casa prevalentemente per quanto riguarda la gestione degli apparecchi elettronici 62 per cento delle donne e 78,2 per cento dei ragazzi - dall’altra una libertà che se per alcuni versi sembra leggermente più limitata dal controllo genitoriale, per altri però si estende in campi, come quello della sessualità, che altrove rimangono tradizionalmente interdetti. Anche il vissuto scolastico dei giovani umbri sembra essere non molto dissimile da quello più generale delle altre regioni con qualche punta positiva in più: maggiormente soddisfatti (81,9 per cento degli umbri contro il 79 degli italiani) dei loro insegnanti e dell’esperienza scolastica in genere, mostrano una integrazione più compiuta negli ambiti istituzionali dove si realizza l’incontro tra le generazioni. La rappresentazione della coppia ideale sembra coincidere in gran parte con quella che emerge tra i giovani italiani, tuttavia è possibile osservare una tendenza locale ad enfatizzare i tratti generali: gli umbri di cui il 41,5 per cento degli intervistati ha già un ragazzo o una ragazza contro il 32,9 per cento di altre regioni, si dimostrano più idealisti e meno concreti di quanto già lo siano gli altri loro coetanei. Ma la maggiore astrattezza ed idealità nei rapporti sentimentali contrasta con il maggior disincanto e la maggiore strumentalità rivelata nelle opinioni legate all’ingresso nel mercato del lavoro ed anche con la più spiccata disponibilità dei genitori di agevolare i rapporti affettivi dei figli e delle figlie. Il 35 per cento dei ragzzi umbri per trovare lavoro conta sull’appoggio di familiari e persone influenti contro il 21,1 di altre regioni, mentre competenza e preparazione contano per il 34,4 per cento contro il 42,4 degli altri ragazzi italiani. Comunque i fenomeni osservati in Umbria sono gli stessi e le tendenze trasgressive non sono certo marginali dal punto di vista della loro incidenza sulla popolazione giovanile. Le regole di condotta individuale, ovvero la dimensione etica personale, si distanzia dalle attese che il mondo adulto ha nei confronti delle nuove generazioni. Ciò provoca un’ evidente maggiore propensione trasgressiva che si rivela in alcuni ambiti particolari come nei confronti dell’alcol, in particolare superalcolici (il 32 per cento degli umbri ne consuma almeno una volta la settimana contro il 14 per cento in Italia), che delle droghe. E’ confortevole osservare una buona propensione degli studenti umbri a frequentare associazioni, non dissimilmente da quanto avviene nel resto del paese ma in direzioni un po’ diverse. Ad esempio è assai più spiccata la tendenza a partecipare a società o gruppi sportivi (30,9 per cento degli umbri contro 19,2 degli coetanei di altre regioni) ed anche, seppur in modo estremamente contenuto data anche l’esiguità dei militanti, ad organizzazioni politiche, partiti o movimenti (8,2 dato regionale e 3,8 nazionale). Per contro minore è il coinvolgimento degli umbri in gruppi parrocchiali o religiosi, in gruppi musicali, in associazioni di volontariato sociale. L’orientamento politico sembra guardare a destra (36,9 per cento dei giovani umbri) in sintonia con alcuni sviluppi registrati nel nostro Paese. La fiducia nelle istituzioni in Italia appare nelle indagini Iard molto scarsa, quella mostrata dai giovani umbri sembrerebbe ancora più bassa: solo il 24,2 per cento ha fiducia negli amministratori del Comune in cui abitano contro il 31,6 a livello nazionale. .  
   
 

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