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Notiziario Marketpress di Martedì 24 Ottobre 2006
 
   
  NEGOZI APERTI LA DOMENICA. GLI ITALIANI CHIEDONO IL DOPPIO DELLE APERTURE DOMENICALI ATTUALMENTE CONCESSE

 
   
  Milano, 24 ottobre 2006 – Le aperture domenicali sono percepite come un servizio per il consumatore, poiché consentono una migliore gestione del proprio tempo e permettono un acquisto più ragionato e consapevole. Ma sono anche un volano per l’economia, creando ricchezza e incentivando consumi che altrimenti non si farebbero. Sono queste alcune delle evidenze che emergono da una ricerca Cermes-bocconi commissionata da Federdistribuzione, l’organismo di rappresentanza della Distribuzione Moderna Organizzata in Italia, presentata oggi a Milano nel corso di un dibattito a cui hanno partecipato Paolo Barberini, Presidente di Federdistribuzione, Daniele Capezzone, Presidente della X Commissione della Camera dei Deputati (Attività Produttive, Commercio e Industria), Lorenzo Miozzi, Presidente di Consumer’s Forum e del Movimento Consumatori, Roberto Ravazzoni, economista d’impresa Cermes-bocconi, Giorgio Triani, sociologo, Università di Verona. Agli italiani piace fare shopping la domenica. Nell’ultimo anno, il 64,5% degli italiani ha fatto acquisti domenicali nei supermercati, il 56,8% nei centri commerciali, il 54,7% nel centro città, il 39,8% nei mercati ambulanti e il 37,8% nei negozi sottocasa. Si acquistano soprattutto abbigliamento e calzature (69,1%), prodotti di elettronica ed elettrodomestici (30,3%), articoli per la casa (24,1%) ma anche, in misura estremamente rilevante, prodotti alimentari (63,5%) a testimonianza di quanto le aperture domenicali siano percepite dal cittadino come un vero e proprio servizio. Ciononostante, quasi l’80% degli italiani è insoddisfatto dell’attuale situazione delle aperture domenicali e richiede interventi migliorativi in termini di comunicazione (il 66,6% degli intervistati vorrebbe avere maggiori informazioni) e minore occasionalità. Se le aperture domenicali fossero meglio programmate e comunicate dando sicurezza di calendario al consumatore, circa il 19% degli Italiani sposterebbe il proprio giorno abituale per la spesa alimentare alla domenica. Tale percentuale sale al 25,9% per i beni non alimentari. “I dati di questa ricerca evidenziano come il tema delle aperture domenicali rappresenti una grande opportunità per i cittadini, le imprese e il sistema economico nazionale e locale” ha affermato Paolo Barberini, Presidente di Federdistribuzione. “Istituzioni locali e nazionali, parti sociali, rappresentanze del mondo dei consumatori e imprese devono lavorare insieme per trasformare questa opportunità in soluzioni concrete, avviando un cammino di progressivo aumento delle aperture domenicali. Questo darebbe agli Italiani più libertà di scegliere come impiegare il proprio tempo, la domenica come negli altri giorni”. “Nella società moderna il fattore tempo è un elemento che condiziona moltissimo i comportamenti degli individui e le dinamiche di mercato, sia dal lato dei consumi che dal lato degli acquisti. Liberare tempo e facilitare gli spostamenti rappresentano due interventi-chiave per semplificare la vita quotidiana dei cittadini e sostenere i consumi di chi, con il tempo liberato, vorrà dedicarsi con maggior intensità allo shopping” ha dichiarato Roberto Ravazzoni, economista d’impresa e coordinatore della ricerca eseguita da Cermes-bocconi. “Per sviluppare comportamenti sempre più consapevoli e razionali il cittadino-consumatore deve essere da un lato sempre più informato e, dall’altro, sempre più libero di poter scegliere. E’ questo il ruolo fondamentale del policy-maker che, se desidera stimolare la produzione di effetti di benessere per il consumatore, dovrà non solo impegnarsi per garantire questa condizione di partenza, ma in seguito proteggerla dagli attacchi corporativi, dagli interessi particolari” “Negli ultimi 15 anni la quantità di tempo libero degli Italiani (budget time) è cresciuta pochissimo: solo 2 minuti rispetto al 1988, a differenza di Germania e Inghilterra, che hanno registrato il maggiore incremento di tempo libero, grazie anche al telelavoro – ha detto Giorgio Triani, sociologo dell’Università di Verona. - Da noi gli orari di fabbriche e uffici sono rimasti quelli di quarant’anni fa: bloccati fra le 8 del mattino e le 6 del pomeriggio. Con effetti che, ad esempio per le coppie lavoratrici (25-44 anni) con figli, a causa dell’aumento dei tempi di percorrenza casa-lavoro, ha significato la perdita di 27 minuti di vita in famiglia rispetto a quindici anni fa”. La ricerca Cermes-bocconi/federdistribuzione ha raccolto anche il contributo delle Associazioni Consumatori appartenenti a Consumers’ Forum, che hanno evidenziato come sia necessario affrontare il tema delle aperture domenicali garantendo un approccio di sistema, che coinvolga il mondo del commercio nella sua globalità e tutte le sue formule. Occorre inoltre ragionare sui “tempi della città”, pensando agli orari di apertura dell’intero settore dei servizi (banche, ecc) e la loro sincronizzazione con i tempi del lavoro. In questo quadro è rilevante il coordinamento delle aperture con l’adeguamento dei servizi di mobilità urbana ed extra urbana e/o con una tariffazione conveniente dei parcheggi pubblici. “La ricerca di Federdistribuzione rappresenta un contributo importante sia dal punto di vista quantitativo in quando monitora in modo attento il mondo dei consumatori, sia dal punto di vista qualitativo poiché evidenzia le reali aspettative e i problemi di comunicazione esistenti” dichiara Lorenzo Miozzi Presidente di Consumer’s Forum e del Movimento Consumatori. “E’ tuttavia importante rilevare che l’apertura domenicale dei negozi, per quanto si possa auspicare più estesa, non deve creare meccanismi di sviluppo disordinato del settore commerciale specie in relazione alla crescita e alla qualità della vita dei centri urbani. Solo una crescita armonica del tessuto sociale, commerciale e dei servizi, può garantire un miglioramento della qualità della vita dei consumatori e in questo senso, i dati della ricerca devono indurre a proposte articolate cogliendo davvero l’esigenza dei cittadini”. Dalla ricerca Cermes-bocconi/federdistribuzione emerge anche come le aperture domenicali non rappresentino soltanto un’efficace modalità per consentire una più razionale gestione del tempo degli individui ma consentano anche di sostenere i consumi delle famiglie, con benefici per l’intero sistema economico: per il 54,8% degli Italiani le aperture domenicali sono utili per fare acquisti che altrimenti non potrebbero effettuare. Se, infatti, il numero medio delle aperture domenicali annuali sul territorio nazionale venisse raddoppiato, passando dalle attuali 14 a 28, i consumi commercializzabili alimentari e non alimentari crescerebbero di 4,16 miliardi di euro, pari ad un incremento dell’1,96%, che equivale ad un’incidenza sul Pil 2005 dello 0,29%. Anche sul fronte occupazionale, il raddoppio delle domeniche di apertura offrirebbe 9. 000 nuove opportunità di lavoro nella grande distribuzione e circa 13. 000 nuove potenziali posizioni nella distribuzione tradizionale. Nota agli editori La normativa in materia di aperture domenicali è stata regolata dal decreto Bersani del 1998, che prevedeva la chiusura domenicale degli esercizi con deroghe per le domeniche di dicembre e per altre otto festività all’anno. Facevano eccezione i Comuni turistici o d’arte, che avevano la possibilità di stare aperti fino a tutto l’anno. Le Regioni dovevano stabilire i criteri per definire “turistico” o “città d’arte” un Comune e le amministrazioni locali, nell’ambito degli schemi regionali, ne determinavano l’ambito applicativo. Nel 2001 è poi intervenuta la modifica del Titolo V della Costituzione, che ha delegato la competenza sul commercio alle Regioni, e quindi anche la possibilità di decidere su orari e giorni di apertura. .  
   
 

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