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Notiziario Marketpress di Mercoledì 18 Novembre 2009
 
   
  DEPUTATI EUROPEI CHE VIVONO SOTTO MINACCIA

 
   
  Bruxelles, 18 novembre 2009 - Fare politica può essere un mestiere pericoloso. Non solo in Italia, a causa dell´inquietante minaccia mafiosa. Ma anche in Spagna, dove l´Eta ha ucciso decine di politici, o in qualsiasi altro Paese dove ci siano estremisti che rispondano alla politica con la violenza. Che cosa significa convivere con una minaccia di morte? La risposta di tre europarlamentari: l´ex sindaco di Gela Rosario Crocetta, il basco Carlos Iturgaiz, e una greca che, 2 settimane fa, si è ritrovata una bomba sotto casa. Non è una minaccia, è una condanna a morte", puntualizza l´ex-sindaco antimafia di Gela Rosario Crocetta (Pd, S&d). E ci racconta che la prima minaccia l´ha ricevuta il primo giorno di insediamento al Comune: "avevano capito che facevo sul serio". In pochi mesi la sua battaglia antimafia ha toccato molti interessi: "Per ricostruire la filiera mafiosa, ho iniziato a chiedere l´informativa antimafia di tutte le imprese che partecipavano alle gare, ho revocato grossi contratti, ho cominciato a controllare tutti i sub-appalti. Abbiamo scoperto che c´erano 200 Milioni di € legati alle cosche intorno al petrolchimico a Gela. Ho perfino interrotto la costruzione del Palazzo di Giustizia, un appalto da 50 Milioni, perché avevo scoperto infiltrazioni". La risposta non si fa attendere. Dopo solo nove mesi di mandato, la polizia informa il Sindaco di avere intercettato una telefonata in cui un imprenditore di Gela s´accordava con un ´collega´ lituano per farlo fuori. Ma la paura non lo ferma: "Abbiamo creato un´associazione antiracket a cui hanno aderito più di 120 imprenditori e commercianti, che hanno iniziato a denunciare le estorsioni", contribuendo all´arresto di oltre 950 mafiosi. "Ma il peggiore affronto per loro è stato quando ho scoperto che al Comune lavorava la moglie di un boss, e l´ho licenziata". Crocetta racconta che le minacce non sono mai finite, anzi. "L´8 febbraio 2008, era il giorno del mio compleanno, ho ricevuto una chiamata. Era la procura che m´informava del terzo tentativo di disfarsi di me. L´ultimo risale ad aprile di quest´anno. Stavano comprando le armi per eliminarmi a Milano quando li hanno presi". Anche se non è più sindaco, l´europarlamentare si sente ancora vulnerabile, soprattutto quando viene in Belgio: " Le autorità belghe ritengono che io non sia in pericolo quando sono qui. Spero che abbiano ragione, ma il problema è che la mafia è un´organizzazione internazionale e ha la memoria lunga. Io comunque ho scelto di continuare a fare il mio dovere". "Non è facile vivere con questo pensiero", ammette. "Non puoi avere una vita normale, non puoi andare a mangiare un gelato, io vivo a 300 metri dal mare e non posso più andare a farmi il bagno. Non posso nemmeno affacciarmi sul balcone. E´ un pensiero talmente costante, che mi sono quasi abituato all´idea". Ma Crocetta non ha smesso di lottare contro la mafia, e appena nominato al Parlamento europeo ha chiesto di istituire una commissione d´inchiesta "per fare il punto sulle mafie in Europa". Specialmente in tempo di crisi, spiega, perché "il problema per le imprese normali è il credito. Le imprese mafiose hanno una straordinaria disponibilità di liquidi, quindi possono spazzare fuori dal mercato le imprese legali. Si stanno specializzando a fare affari legali con sistemi illegali". Carlos Iturgaiz: "Eta non perdona. E noi non perdoniamo loro" "Ho vissuto per molti anni sotto la minaccia dell´Eta. Sono assassini che minacciano chiunque non danzi alla loro musica, specialmente quanti di noi sono contro l´indipendenza dei paesi baschi e contro i loro metodi criminali" - ci racconta Carlos Iturgaiz, oggi deputato europeo, un tempo segretario del Partito Popolare Spagnolo nei Paesi baschi. "Non vogliono sentir parlare di democrazia, libertà, diritti umani. Per cui siamo tutti ´obiettivi´". Sono 15 anni che vive con la scorta: "ho realizzato di essere in pericolo quando ho visto comparire il mio nome in un bersaglio sui muri del Paese". "Hanno provato a uccidermi varie volte. Io sono informato di due: la prima, durante una manifestazione contro un rapimento di Eta. Ero nel mirino ma poi una persona è passata in mezzo, e hanno preferito non sparare". La seconda volta è stata la più traumatica: "C´era una bomba nel vaso di fiori sulla tomba di un compagno morto. Ogni anno io e un gruppo di colleghi andavamo al cimitero per rendere omaggio a sette amici del Ppe uccisi da Eta. Ma una delle mie guardie del corpo aveva un apparecchio di sicurezza, che ha individuato la bomba. Siamo andati via, ed è arrivata la polizia, ma non ha trovato niente perché la bomba era nascosta nel vaso. Dopo qualche ora, Eta l´ha fatta scoppiare. E´ stata una scena dantesca, con le ossa dei morti che saltavano in aria". Anche se oggi Iturgaiz è parlamentare europeo, la minaccia non si estingue mai: "Eta non perdona. E noi non perdoniamo loro. Ma non puoi vivere in un castello circondato dai coccodrilli. Allora, per vivere una vita pseudo-normale, devi cambiare sempre le tue abitudini. Non puoi andare sempre allo stesso bar, quando vai al ristorante devi stare attento a dove ti siedi, devi cambiare strada ogni mattina, non puoi uscire alla stessa ora tutti i giorni. Sfortunatamente, è così la vita. Non è facile per la famiglia, sono loro i più colpiti da quest´assenza di normalità. Per esempio mi ricordo che quando mia moglie ha partorito, i primi a farle gli auguri sono stati le mie guardie del corpo. Erano loro che l´avevano portata all´ospedale. In una famiglia normale, i genitori vanno ai giardini con i bambini, o li vanno a prendere alla fermata dell´autobus. Io non sono mai potuto andare. Non potevo mettere in pericolo la vita dei miei figli e quella degli altri bambini. " "Non aver paura è la risposta", secondo l´ex-ministro dell´istruzione Giannakou - Come reagire quando una televisione e un giornale ricevono una telefonata che le informa che c´è una bomba a casa tua? Pare si debba restare calmi. E´ quello che ci racconta l´eurodeputata greca Marietta Giannakou: "Alle 4:20 di mattina del 29 ottobre (di quest´anno, ndr) la polizia ha suonato il campanello. Ci ha detto che c´era una borsa dal contenuto sospetto sulla porta. Ci hanno chiesto di uscire, io ho detto che era meglio che restassimo dentro, perché la bomba poteva esplodere al nostro passaggio. In due minuti è successo tutto: quattro esplosioni consecutive, che hanno frantumato tutte le finestre e danneggiato la porta blindata. Finora sono state arrestate quattro persone, e altre sono indagate". Ma perché una minaccia così? Secondo la deputata del Partito Popolare la vicenda risale ai tempi in cui era Ministro per l´Istruzione e le questioni religiose, dal 2004 al 2007: "Con 21 leggi in totale, ho modernizzato il sistema educativo greco e ho introdotto standard europei per le nostre università". La sua permanenza in politica è considerata un affronto dai terroristi, che altro non sono che "una continuazione" dei gruppi dell´estrema sinistra, "oggi mobilizzati facilmente via internet". Ma l´ex-ministro non ha paura, e continua la sua vita come prima. "I politici sono personaggi pubblici, è normale che ispirino simpatie o odio da parte di qualcuno che ha interessi o ragioni diverse dalle tue. Io sono fiera di quello che ho fatto e continuerò. " Chiaramente la preoccupazione maggiore è per i suoi cari: "Ho una mamma di 91 anni e una figlia di 17. Ma la prima ha un carattere forte e non ha paura di niente, e la seconda subito dopo la bomba è andata a scuola come se niente fosse". L´unica risposta al terrorismo, conclude la Giannakou, è "non aver paura". . .  
   
 

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