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Notiziario Marketpress di Venerdì 20 Novembre 2009
 
   
  TORINO: A PALAZZO DAL POZZO DELLA CISTERNA SABATO 21 NOVEMBRE PER UNA VISITA GUIDATA GRATUITA

 
   
  Palazzo Dal Pozzo della Cisterna, sede storica della Provincia di Torino, apre i suoi battenti sabato 21 novembre alle 10 per una visita guidata aperta a tutti. La prenotazione è obbligatoria, telefonando ai numeri 011-8612127 / 8612901. La visita, della durata di un’ora, sarà dedicata all’androne del palazzo, al cortile d’onore, al giardino e alla parte aulica di rappresentanza del complesso di via Maria Vittoria 12. Il Palazzo Dal Pozzo della Cisterna compone parte dell’antica Isola (isolato) dell’Assunta oggi delimitata dalle vie Bogino, Giolitti, Carlo Alberto e Maria Vittoria. Il nucleo originario dell’edificio (di proprietà del conte Flaminio Antonio Ripa di Giaglione) risale al 1675. Tre anni dopo fu annessa al complesso l’area occupata oggi dal giardino, concessa e donata dalla Madama reale Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours. Nel 1685 il complesso passò alla famiglia Dal Pozzo della Cisterna che arricchì ed abbellì progressivamente l’insieme. Nella seconda metà del Settecento furono realizzati numerosi lavori di ristrutturazione ed ampliamento, voluti dal principe-mecenate Giuseppe Alfonso e approntati progettualmente dal 1773 da Francesco Valeriano Dellala di Beinasco, architetto regio. Fu così rimodellata la manica di ponente e risistemata la facciata; fu inoltre costruita ex novo una scuderia. Per l’allestimento interno, abili maestri artigiani e minutieri eseguirono decorazioni in legno, stucco e ferro. Il palazzo è un buon esempio di Barocco Piemontese, evidenziato ancora oggi nella sobria facciata sull’attuale via Maria Vittoria. Negli anni a cavallo tra fine Settecento e primi decenni dell’Ottocento la vita del palazzo subì un rallentamento: prima durante l’occupazione napoleonica, poi nel 1821, quando il principe Emanuele, coinvolto nei moti liberali, condannato a morte in contumacia, fu costretto ad espatriare. I suoi beni furono posti sotto sequestro. Nel 1832 la confisca fu però revocata e la pena capitale commutata in quella dell’esilio. Nel 1842 il principe beneficiò di un indulto. Nel 1867, Maria Vittoria, erede del padre Emanuele, scomparso nel 1864, sposò il principe Amedeo di Savoia, duca d’Aosta. Il Palazzo, diventato sede ducale, cambiò ancora una volta profilo, assumendo un più marcato ruolo di rappresentanza: furono aggiunte nuove sale, realizzati soffitti a cassettone, sistemate vetrate policrome, applicate dorature e tappezzerie in seta; il tutto arricchito da preziosi mobili e suppellettili, da numerose opere d’arte pittoriche e dalle decorazioni dei pittori Augusto Ferri e Francesco Gonin. Nel 1876, Maria Vittoria, per tre anni regina di Spagna, morì a soli 29 anni: il palazzo, insieme ad altri beni della casata, fu ereditato dai figli Emanuele Filiberto, Vittorio Emanuele e Luigi Amedeo, unitamente al loro padre Amedeo. Anche dopo la scomparsa della principessa, per volontà del marito, i lavori nel palazzo proseguirono, delineando così l’aspetto odierno del complesso. Tra il 1878 e il 1879, su progetti di Camillo Riccio e Alessandro Albert, fu completata la facciata interna. All’esterno, il muro di cinta del giardino su via Carlo Alberto fu abbattuto: al suo posto, fu installata l’attuale cancellata. Tra il 1879 e il 1883 fu realizzato lo scalone di rappresentanza e nel 1898 fu sopraelevato il terrazzo tra il cortile e il giardino. Tra il 1905 e 1906 Alfredo D’andrade e altri studiosi s´impegnarono con successo per la tutela e la salvaguardia della facciata del palazzo da manomissioni estetiche e strutturali. Nel 1940 la famiglia Savoia Aosta vendette il complesso all’Amministrazione Provinciale di Torino. L’anno dopo, la Provincia fu autorizzata a realizzare il progetto di Giovanni Chevalley per l’adattamento pubblico-istituzionale del complesso. Sul finire della seconda guerra mondiale, il 29 aprile 1945, nel palazzo s´insediò la Giunta regionale di Governo nata dal Cln (Comitato di Liberazione nazionale) per il Piemonte; il 9 ottobre dello stesso anno a Palazzo Cistyrena si installò la Deputazione Provinciale. Oggi nel palazzo è conservata un’unica, ma notevolissima, testimonianza delle decorazioni del secolo Xvii: è la volta di un ambiente, al piano terra nell’ala di levante, ora adibito a sala lettura della Biblioteca storica della Provincia. Sempre al piano terra, nell’ala di ponente, quattro grandi stanze conservano affreschi ottocenteschi del Gonin ed una graziosa scala di servizio. La restante parte aulica e di rappresentanza del complesso al primo piano (annunciata da un imponente scalone d’onore) oltre a diversi soffitti settecenteschi nell’ala di ponente, presenta la ristrutturazione, attuata a fine Ottocento, in stile toscano: i soffitti a cassettone si susseguono con rigorose simmetrie, variate da molteplici decorazioni e dorature, scandite dai giochi di luce provenienti da numerose vetrate a cattedrale istoriate. Gli arredi, in alcuni loro componenti, sono ancora quelli del Palazzo ducale. Alle pareti una serie composita di dipinti che spaziano da ritratti della famiglia Dal Pozzo della Cisterna ad opere ottocentesche e dei primi anni del Novecento di vario genere . .  
   
 

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