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Notiziario Marketpress di
Giovedì 17 Dicembre 2009 |
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UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE PRESENTA I PRECONSUNTIVI 2009: -30% LA PRODUZIONE DELL’INDUSTRIA ITALIANA COSTRUTTRICE DI MACCHINE UTENSILI, ROBOT E AUTOMAZIONE NEGATIVE LE PREVISIONI 2010 GIANCARLO LOSMA, PRESIDENTE UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE: “ROTTAMAZIONE DEI MACCHINARI OBSOLETI, PROROGA DELLA TREMONTI TER E HOLDING SETTORIALI SONO GLI STRUMENTI PER SUPERARE LA CRISI”.
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Cinisello Balsamo, 17 dicembre 2009 - La crisi economica mondiale ha messo a dura prova l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione che, con la chiusura del 2009, archivia il peggior anno di sempre. Questo è quanto emerso questa mattina in occasione della conferenza stampa di fine anno di Ucimu-sistemi Per Produrre, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot, automazione e prodotti ausiliari. L’analisi dei prenconsuntivi 2009, elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu-sistemi Per Produrre, evidenzia un crollo della produzione italiana di settore che si attesta a 4. 093 milioni di euro, il 30% in meno rispetto all’anno precedente. In ragione di questo arretramento il fatturato di settore torna ai valori espressi nel biennio 2003-04. Sul risultato globale hanno pesato sia il negativo riscontro ottenuto dai costruttori sul mercato domestico sia il calo delle esportazioni. Sul fronte interno, il calo del consumo, sceso del 44,1%, a 2. 336 milioni di euro, si è duramente ripercosso sulle consegne dei costruttori che non sono andate oltre quota 1. 608 milioni di euro, il 36% in meno rispetto al 2008. Peggiore è stato l’impatto sulle importazioni che, scese a 728 milioni di euro, registrano un calo del 56,4%. “Dall’analisi di questi dati - afferma Giancarlo Losma, presidente Ucimu-sistemi Per Produrre- si evince la capacità dei costruttori di meglio presidiare il territorio nazionale rispetto ai concorrenti stranieri, capacità che si scontra però con il preoccupante ridimensionamento del mercato italiano”. Meno brusca è la contrazione registrata dall’export che, sceso a 2. 485 milioni di euro, segna un calo del 25,5% rispetto all’anno precedente. Secondo i dati Istat, nei primi nove mesi dell’anno le esportazioni italiane di sole macchine utensili sono calate del 24,1% rispetto al periodo gennaio-settembre 2008. Germania e Cina si confermano al vertice della classifica delle aree di destinazione dell’export italiano di macchine utensili, seguono Stati Uniti e Francia. Nel dettaglio, segnali positivi giungono da Cina, ove le vendite sono cresciute del 22,9%, Corea del Sud (+21,8%) e da Finlandia, Egitto, Iran, mercati caratterizzati da vivacità dei consumi ma da valori assoluti di acquisizione di offerta settoriale ancora piuttosto ridotti. Deludono invece le vendite nei principali mercati di sbocco del Made by Italians: Germania (-17,2%), Stati Uniti (-1,8%), Francia (-25,3%), Russia (-44,3%). Cresce di oltre tre punti percentuali, attestandosi al 60,7%, la quota di produzione destinata alle esportazioni. Parimenti cresce il saldo della bilancia commerciale che, con un incremento del 5,5%, raggiunge il valore di 1. 757 milioni di euro. Di segno negativo anche le previsioni 2010. Secondo le stime, la produzione dell’industria italiana di settore diminuirà, del 14,1%, a 3. 515 milioni di euro. Segno meno per le esportazioni attese in calo, del 12,1%, a 2. 185 milioni di euro. Allo stesso modo proseguirà il trend negativo delle consegne dei costruttori che scenderanno, del 17,3%, a 1. 330 milioni di euro. D’altra parte il consumo domestico, nel 2010, vedrà un ulteriore ridimensionamento che ne porterà il valore a quota 1. 955 milioni (-16,3%). In un contesto difficile come l’attuale, le imprese del settore hanno comunque dimostrato di saper difendere le proprie strutture. Nel 2009 l’occupazione è scesa, dell’1,6%, a 31. 750 addetti. Più deciso il calo del numero di addetti nel 2010 quando le imprese non avranno più la possibilità di utilizzare gli ammortizzatori sociali. In particolare, il numero degli operatori impiegati nell’industria della macchina utensile scenderà a 30. 750 unità, il 3,1% in meno rispetto all’anno precedente. Giancarlo Losma, presidente Ucimu-sistemi Per Produrre ha affermato: “i dati elaborati dal nostro Centro Studi dipingono un quadro davvero preoccupante. Sebbene dalle ultime rilevazioni appare chiaro che il periodo peggiore è alle nostre spalle, le previsioni per il 2010 individuano una situazione ancora complessa. Il rischio di uscita dal mercato di numerose realtà industriali, a corto di ossigeno come mai prima d’ora, è davvero elevato”. “Occorre dunque intervenire subito con misure concrete volte a sostenere le imprese del settore dei sistemi per produrre che, tra l’altro, rappresenta una delle miniere di know-how più preziose nel panorama manifatturiero del paese”. “In particolare - ha aggiunto Giancarlo Losma - chiediamo che le autorità di governo prevedano un sistema di incentivi alla rottamazione dei macchinari obsoleti con deduzione dall’imposta del 50% della somma investita nell’acquisto di nuovi macchinari sostitutivi. Questo provvedimento, che dovrebbe essere attuato parallelamente a quello della rottamazione delle auto, oltre a favorire la ripresa dei consumi, permette l’aggiornamento tecnologico dei sistemi di produzione, indispensabile per il mantenimento della competitività dell’industria italiana”. “Oltre a ciò - ha proseguito il presidente di Ucimu-sistemi Per Produrre - segnaliamo la necessità di un intervento immediato che permetta la proroga, fino a fine 2010, del provvedimento Tremonti Ter funzionale alla necessità di ampliamento della capacità produttiva dell’industria del paese e attualmente in vigore fino al 30 giugno prossimo. L’estensione temporale permetterebbe infatti alle imprese di sfruttare appieno i benefici derivanti dal provvedimento in un momento, la fine dell’anno prossimo venturo, in cui ragionevolmente la domanda sarà nel pieno della sua ripresa”. “Più nel dettaglio - ha sottolineato Losma - i costruttori italiani, che negli ultimi mesi del 2009 rilevano interessanti riscontri derivanti dall’introduzione della misura di detassazione degli utili reinvestiti in macchinari a alta tecnologia, chiedono che il provvedimento sia applicato alle macchine di produzione ordinate entro il 31 dicembre 2010 e consegnate nei diciotto mesi successivi all’emissione dell’ordine”. D’altra parte in una situazione particolarmente complessa come l’attuale, le imprese italiane del settore hanno cominciato a indirizzare particolare attenzione al tema delle aggregazioni e fusioni con l’obiettivo di ottimizzare costi, migliorare performance e, in alcuni casi, sopravvivere alle difficoltà indotte dalla crisi economica mondiale. Per favorire il processo di crescita dimensionale e culturale delle aziende del settore, Ucimu-sistemi Per Produrre propone la creazione di holding che aggreghino imprese del settore. Il progetto, cui l’associazione sta lavorando ormai da un paio di mesi, prevede la creazione di Mu Holding costituite da un mix di contributi privati e pubblici. Oltre alla Cassa depositi e prestiti, interverranno istituti di credito, Simest, Sace e eventualmente investitori privati. Le imprese nelle quali entrerà la holding potranno decidere come e se mantenere il controllo. In questo modo gli imprenditori che lo vorranno saranno coinvolti direttamente nei processi decisionali dell’azienda. “La proposta di una holding con partecipazione pubblica - ha concluso Losma - è una interessate alternativa all’utilizzo di fondi di private equity finalizzati a investire solamente in progetti altamente remunerativi in tempi decisamente ristretti. Soltanto con un modello come quello della Mu Holding è possibile assicurare anche alle imprese in grande difficoltà una strada alternativa alla debacle”. A proposito del Fondo per le Pmi presentato ieri dal ministro Tremonti, Ucimu-sistemi Per Produrre auspica si tratti di uno strumento concreto che preveda una gestione differente rispetto a quella dei private equity. Perché sia effettivamente utile, occorre che il Fondo divenga operativo entro i primi mesi del 2010, che abbia durata medio lunga e che, in fase di start-up, possa garantire agli investitori una remunerazione non superiore al 5%, 6%. Questo perché nel primo periodo non si può pensare a iniziative che favoriscano esclusivamente lo sviluppo; è necessaria infatti una prima fase di ristrutturazione propedeutica al rilancio del sistema che potrà poi avvenire attraverso investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione, internazionalizzazione, aggregazione e fusioni. . |
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