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Notiziario Marketpress di Lunedì 11 Gennaio 2010
 
   
  I PRODOTTI DI SECONDA MANO COSTANO MENO MA DANNEGGIANO L´AMBIENTE

 
   
  Bruxelles, 11 gennaio 2010- I paesi in via di sviluppo acquistano in Europa e negli Usa prodotti di seconda mano, ad esempio fabbriche e macchinari, per risparmiare soldi e sfruttare materiali non ancora tanto vecchi da dover finire nella spazzatura. Ma qualcuno ha mai pensato al loro impatto sull´ambiente? In un articolo di prossima apparizione nell´International Journal of Global Environmental Issues, alcuni ricercatori francesi e lussemburghesi sostengono che l´esportazione di materiale e tecnologie datati ha dissuaso i paesi dall´adottare tecnologie non inquinanti e più rispettose dell´ambiente. Il Dr. Benteng Zou, dell´Université du Luxembourg, e il dottorando Luisito Bertinelli, in collaborazione col professor Eric Strobl dell´Ecole Polytechnique francese, hanno confrontato nuove e vecchie tecnologie e hanno calcolato l´inquinamento cui danno luogo nei paesi in via di sviluppo. La ricerca mostra che negli ultimi anni l´acquisto e la vendita di vecchi materiali e macchinari ha innescato la crescita dei paesi del terzo mondo, che hanno scelto di entrare in questo tipo di commercio soprattutto per la mancanza di capitali. Acquistare beni di seconda mano si è dimostrata una vera manna per loro, perché ha consentito di ottenere tecnologie fino ad allora al di fuori portata. Il problema, però, è che materiali e macchinari vecchi richiedono un maggiore sforzo fisico da parte dell´utilizzatore, affermano i ricercatori, non solo perché queste tecnologie richiedono riparazioni più frequenti, ma anche perché sono meno automatizzate. Un altro argomento di peso è che l´acquisto di vecchie tecnologie fa sensibilmente aumentare l´inquinamento di base e mette in secondo piano l´importanza di ridurne il livello. "Abbiamo lavorato per modellizzare il modo in cui la decisione di adottare tecnologie più vecchie e inquinanti modifica il rapporto tra sviluppo economico e inquinamento", affermano i ricercatori. Il gruppo ha usato un sistema economico noto come "vintage capital structure", che, in sintesi, analizza le differenti risorse e livelli d´inquinamento. La peculiarità del modello è che permette ai ricercatori di stabilire quando sostituire i vecchi materiali e macchinari con altri più nuovi e tecnologicamente avanzati. Il sistema consente inoltre di valutare l´influenza dei cambiamenti sull´inquinamento. "Se partiamo dal principio che le tecnologie più vecchie sono più inquinanti, allora la decisione di quando scartarle e quale tipo di tecnologia, se nuova o usata, adottare al loro posto diventa un fattore importante della quantità d´inquinamento generato", hanno sottolineato i ricercatori. Dal punto di vista politico, i ricercatori ritengono che i paesi favorevoli alle tecnologie più vecchie possono anche spendere meno a breve termine, ma a lungo termine sentiranno le conseguenze negative delle loro scelte. I risultati delle loro decisioni potrebbero essere tassi d´inquinamento più elevati e tempi più lunghi per giungere a una fase di sviluppo sostenibile, avvertono. "Le pressioni esercitate sui paesi in via di sviluppo affinché riducano le barriere alle importazioni di beni usati dovrebbero essere messe sul piatto della bilancia a fronte del costo dell´inquinamento supplementare indotto dall´utilizzo di una tecnologia obsoleta", sottolineano i ricercatori. Per maggiori informazioni: International Journal of Global Environmental Issues - cliccare: qui Université du Luxembourg: http://wwwen. Uni. Lu/ Ecole Polytechnique: http://www. Polytechnique. Edu/ .  
   
 

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